L'Italia e' in ogni parte del mondo con le sue storie belle e tristi. In Crimea gli italiani sono stati e sono di casa. Nella citta' di Kerch esiste ed e' in piena attivita' l'associazione Italiani di Crimea.
Nell'intervista rilasciata al Notiziario delle Eolie online, la dottoressa Giulia Giacchetti Boico, presidentessa, nata a Kerch, con genitori di Trani (Puglia), parla degli italiani di ieri e di quelli di oggi che vivono in questa bella parte della nuova Russia, dei momenti drammatici che vissero soprattutto durante la 2' guerra mondiale, quando si registrò la deportazione di circa 5 mila concittadini che vennero sequestrati, trasferiti in Siberia (la maggior parte morirono per la fame e il freddo..) e i pochi superstiti, pur parlando italiano, senza documenti, sono impossibilitati a dimostrare le proprie origini.
Nel 1942, a causa dell'avanzamento della Wehrmacht in Ucraina e in Crimea, le minoranze nazionali presenti sul territorio finirono deportate con l'accusa di collaborazionismo, seguendo il destino della minoranza tedesca già deportata nell'agosto 1941 durante l'Operazione Barbarossa. La deportazione della minoranza italiana iniziò il 29 gennaio 1942 e chi era sfuggito al primo rastrellamento fu catturato e deportato l'8 e il 10 febbraio 1942: l'intera comunità, compresi i rifugiati antifascisti che si erano stabiliti a Kerch, venne radunata e costretta a mettersi in viaggio verso i Gulag. Il convoglio attraversò i territori di Russia, Georgia, Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan: via mare da Kerch a Novorossijsk, poi via terra fino a Baku, fu quindi attraversato il Mar Caspio fino a Krasnovodsk e infine, nuovamente sui binari, i deportati giunsero sino ad Atbasar, per essere poi dispersi nella steppa tra Akmolinsk e Karaganda, dove furono accolti da temperature fra i 30 e i 40 gradi sotto zero, che li decimarono. Lo stretto di Kerch e il Mar Caspio furono attraversati con navi sulle quali gli italiani erano confinati nella stiva; una di esse affondò. A causa della lentezza con cui procedevano i convogli, il viaggio durò fino a marzo; quasi metà dei deportati e tutti i bambini morirono durante il viaggio.
A seguito delle "battaglie" dell'associazione, 4 anni fa la comunità fu riabilitata e riconosciuta come la minoranza etnica ex deportata e perseguitata. Ma dopo la "divisione" dall'Ucraina e il "passaggio" alla Russia, per le sanzioni che arrivano dall'Unione Europea sono addirittura impossibilitati a fare rientro in Italia. Incredibile, ma vero! Non per niente si sentono pure dimenticati dalla loro terra d'origine. E questo è l'appello che lanciano al governo italiano. "Non possiamo essere figli di nessuno. Ricordatevi che noi viviamo..."
Scrisse Giulia Giacchetti Boico: «Tutta la strada da Kerč' al Kazakistan è irrigata di lacrime e di sangue dei deportati o costellata dai nostri morti, non hanno né tombe né croci». Come non si può non ricordarli?
L'intervista alla presidentessa Giulia Giacchetti Boico
Bartolino Leone era in diretta
IL RACCONTO. La popolazione degli italiani di Crimea ammonta a circa cinquecento persone, anche se un censimento ufficiale non è mai stato effettuato. La maggior parte di loro risiede a Kerč, dove nel 2008 è stata costituita l'associazione "C.E.R.K.I.O." (Comunità degli Emigrati in Regione di Crimea - Italiani di Origine, presieduta da Giulia Giacchetti Boico), i cui obiettivi sono:
la salvaguardia e la promozione della conoscenza della lingua e della cultura italiane, attraverso corsi tenuti gratuitamente dagli stessi associati; presso la sede dell'associazione è stata anche allestita una biblioteca di volumi in italiano giunti in dono dall'Italia, si proiettano film in italiano e si tengono corsi di cucina italiana;
il riconoscimento da parte delle autorità ucraine dello status di minoranza perseguitata e deportata, sia per ristabilire la verità storica sia per poter usufruire di alcuni vantaggi di tipo economico riservati alle vittime del comunismo;
il consolidamento dei rapporti istituzionali con l'Italia, avviati solo di recente;
la ricostruzione dell'albero genealogico degli italiani di Crimea, reso estremamente difficoltoso dal fatto che quando fu attuata la deportazione a tutti gli italiani vennero sequestrati i documenti di identità e molti dei superstiti, pur parlando italiano, sono impossibilitati a dimostrare le proprie origini.
A livello istituzionale dopo la prima interrogazione parlamentare in Italia sul tema, che risale al 1998, ci sono state altre iniziative con interventi alla Camera e al Senato rispettivamente nel 2009 e 2010.
Dopo il referendum sull'autodeterminazione della Crimea del 2014 l'interlocutore dell'associazione Cerkio è divenuto il governo della Repubblica autonoma di Crimea e in seconda battuta il governo russo. Il 21 aprile 2014 la presidenza russa ha emanato un decreto per il riconoscimento delle minoranze crimeane perseguitate dallo stalinismo, omettendo però di includere quella italiana. A questa mancanza è stato posto rimedio il 12 settembre 2015, a seguito dell'incontro a Yalta fra il presidente Putin e una delegazione dell'associazione Cerkio guidata dalla presidente Giulia Giacchetti Boico. All'incontro era presente anche Silvio Berlusconi. Il presidente russo ha emendato il decreto e ora gli italiani sono stati a tutti gli effetti riconosciuti come minoranza perseguitata e deportata.
RASSEGNA STAMPA
Crimea, una storia tutta italiana. Dagli artigiani dell'800 fino ai ...
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Mostra "Il genocidio dimenticato. Gli italiani di Crimea
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