Gent.mo Direttore,
avevo letto, poco dopo l'approvazione alla Camera della legge sulle unioni civili (o incivili?) con la quale si introducono, in pratica, i matrimoni gay, un commento del dott. Giacomantonio che esultava anche se ancora manca un ultimo passaggio (Mattarella), per cui ora se ne parla in diversi posti. Per me un cattolico che, con la scusa della misericordia, attacca i Vescovi perché non l'hanno approvata, così come non hanno approvato, a suo tempo, quella sul divorzio, non mi sembra un buon cattolico. Essi, del resto, non hanno fatto altro che seguire un orientamento bimillenario che affonda le sue radici nel Sacro Testo Biblico. Si deve sapere che la misericordia di Dio ha un limite. Infatti ammoniva il grande S. Agostino: "Non merita misericordia chi si serve della misericordia di Dio per offenderlo". Ed anche S. Alfonso M. de' Liguori, anch'egli dottore della Chiesa, diceva: "Ne manda di più all'inferno la misericordia di Dio che non la sua giustizia". Non e forse vero che, quando ci si confessa, è necessario, oltre al pentimento, promettere di fuggire le occasioni di peccato? Quindi chi persevera nella sua condotta immorale non può essere perdonato! E poi, quando mai s'è detto che i pastori devono farsi condurre dal gregge invece di guidarlo sulla retta via? Il problema è che le leggi sui gay, contrarie al volere di Dio, sono state approvate, in un primo periodo, in quei Paesi occidentali dove c'è stata una maggiore "scristianizzazione" e poi ne hanno purtroppo contagiato molti altri. Per fortuna ancora ce ne sono diversi in Europa che resistono a questo andazzo. Se guardiamo poi il resto del mondo, i Paesi che hanno adottato leggi simili sono in netta minoranza! Quindi altro che civiltà! A me sembra un grave decadimento morale! Quanto al divorzio, ha forse dimenticato il dott. Giacomantonio che il Signore ha detto chiaramente: "L'uomo non separi ciò che Dio ha unito"? Ed ancora: "Chi ripudia la propria moglie per sposarne un'altra commette adulterio". Certo, è più comodo divorziare (pur a scapito dei figli) quando, in una coppia di genitori, nascono grossi problemi di relazione, invece di affrontarli con pazienza e sacrifici. Per arrivare all'eterna felicità è necessario passare per la via stretta, quella della Croce. Purtroppo molti ancora credono che si possa andare in Paradiso in carrozza! Infine penso che un vero cristiano debba essere orgoglioso di appartenere al Signore piuttosto che a partiti in cui la maggioranza dei membri è contro la vita (vedi aborto, eutanasia, ecc.) ed in cui si approvano leggi che non consentono l'obiezione di coscienza e che vogliono imbavagliare (fatto gravissimo!) chi dice la verità (vedi ddl Scalfarotto sull'omofobia)! Quindi altro che democrazia! Purtroppo anche in Italia si vuole instaurare una dittatura ideologica (anche riformando la Costituzione) e molti ancora non se ne sono accorti! Spero che ad ottobre vincano i NO al referendum per mandare a casa quel voltagabbana di Renzi (ed i suoi accoliti) che una volta era contro le unioni (in)civili ed ora, forse per mantenere il potere, sfrutta certe idee che vanno, ahimè, di moda! Cordiali saluti
Gianfranco Armeli - Messina
I COMMENTI.
di Michele Giacomantonio
Caro Direttore, questa apparsa sul Notiziario è la terza lettera che il dott. Armeli mi scrive in questo ultimo mese sulle unioni civili, ma delle mie risposte sembra non tenere alcun conto, per questo sono stato incerto se rispondere. Ma la mia “vis polemica” alla fine ha avuto il sopravvento e mi spinge a due puntualizzazioni. Prima puntualizzazione. Scrive l’Armeli: “Per me un cattolico che, con la scusa della misericordia, attacca i Vescovi perché non l'hanno approvata, così come non hanno approvato, a suo tempo, quella sul divorzio, non mi sembra un buon cattolico”. Lasciamo al Signore il compito di decidere chi è un buon cattolico o un cattivo cattolico. Per fortuna la Chiesa italiana ha avuto santi come Caterina da Siena che chiamava i Cardinali che stavano intorno al Papa ad Avignone “servi de lo Dimonio”. Ma che cosa ci si può sperare da chi definisce le unioni civili come incivilie confonde la critica con l’attacco tout court ? Già ho chiarito, in una precedente lettera, al dott. Armeli che la posizione di gran parte dei vescovi sugli omosessuali è frutto soprattutto di un pregiudizio. “Fino a tutto il XIX secolo – scrive il teologo prof. Don Enrico Chiavacci - si è pensato sempre e senza eccezione ai comportamenti omosessuali come comportamenti viziosi, posti in essere da persone eterosessuali in cerca di piaceri alternativi. Anche la condanna morale in S. Paolo è pronunciata su questa base. E anche quando e dove le persone dedite a tale vizio erano considerate una categoria a parte, si trattava (e ancora oggi si pensa che si tratti) di persone disprezzabili, volutamente rifiutantisi di rispettare la natura. Oggi questa posizione dovrebbe quanto meno essere ripensata”. Infatti, oggi si sa con certezza che l’omosessualità non è né un vizio né una malattia ma é un modo di essere dell’uomo o della donna che per questo vanno rispettati con amore, carità, misericordia. “Il che nel campo della sessualità vuol dire – spiega ancora Chiavacci - comprendere la propria sessualità come dono di Dio, come capacità di espressione di un'esistenza che ci è data per donarci, per portare frutto nella carità per la vita del mondo. In questo orizzonte di fede va vissuta globalmente la nostra esistenza: e ciò implica una comprensione della propria sessualità sempre come capacità di relazione all'altro, sia nella vita di coppia in cui il complesso della vita sessuale esprime e favorisce il reciproco dono, sia nella vita personale del singolo che deve saper orientare la propria sessualità sempre in tale direzione, sia nella rinuncia all'espressione della propria sessualità come annuncio e profezia su un mondo in cui la sessualità è continuamente profanata nella sua intrinseca sacralità”. La seconda puntualizzazione. Il dott. Armeli non comprende o finge di non comprendere che un conto sono i valori che il cristiano è chiamato a vivere ed altro è la laicità della legge che deve rispettare la laicità dello stato. Se io credo nella indissolubilità del matrimonio sono chiamato a vivere questa esperienza ma non posso imporla anche a chi credente non è. Per questo abbiamo voluto il divorzio e per questo allora, molti cattolici come me, fondarono il “movimento dei cristiani per il NO” che contribuì a vincere il referendum sconfiggendo chi invece voleva cancellarlo dalle leggi dello stato. Anche allora dissentimmo dai Vescovi e credo che abbiamo fatto un grande servizio alla Chiesa che ne è uscita più forte e più viva e più rispettosa di tanti uomini di buona volontà che credenti noi sono.
di Maurizio Pagliaro
Egregio dott. Armeli. Non voglio polemizzare con Lei, non ho titoli per farlo, pero' debbo ricordarLe che un buon cristiano non deve essere arrivista, quindi non deve aspirare ad una carriera politica ( in nessun partito ) o pensa che ci sia un partito migliore degli altri per un buon cristiano ? Credo che se fosse in Suo potere rifarebbe le " SANTE CROCIATE IN TERRASANTA " solo perche' sono diversamente religiosi. L'Amore con la "A" maiuscola, non ha sesso ne religione, è solo AMORE . Concetto molto lontano dal suo essere " cristiano ".
di Gianfranco Armeli
Gent.mo Direttore, ho letto sul suo Notiziario i commenti alla lettera del sottoscritto su unioni civili e divorzio e mi vedo costretto ancora una volta ad intervenire in quanto il dott. Giacomantonio non capisce o fa finta di non capire che la sua posizione, per quanto suggestiva, si scontra con quella che non è di un solo teologo o di un gruppo di vescovi, ma di tutti i papi, di tutti i vescovi e di tutti i teologi che, per circa duemila anni, hanno tenuto costantemente sulla questione dell'omosessualità. E soprattutto esiste, come in precedenza avevo cercato di fargli intendere, un DOGMA fondamentale della nostra fede che è quello della INFALLIBILITA' su QUESTIONI DOTTRINALI. Quindi né S. Caterina, né Galileo, né altre persone di vera fede hanno mai potuto muovere critiche alla Gerarchia su questioni di tal genere, ma solo aspetti di altra natura! Comunque ritengo che i pregiudizi, che purtroppo ci sono stati, riguardano solo gli aspetti pastorali e non quelli dottrinali. Se finora i gay sono stati discriminati, ora si cerca di promuovere il loro rispetto, ma ciò non significa che hanno la licenza di continuare nella loro condotta immorale. Del resto, l'esimio prof. Chiavacci, cui Giacomantonio fa riferimento, dice che la dottrina tradizionale su tale argomento "dovrebbe quanto meno essere ripensata" e ciò sembra significare che la sua posizione non è ancora definitiva. E poi, ammesso e non concesso, che un domani la maggioranza dei teologi avesse una posizione diversa da quella del Papa, come è successo al tempo di Paolo VI sulla questione degli anticoncezionali, non farebbe testo la posizione dei teologi, ma l'ultima parola spetterebbe al Papa. Infatti, su quest'altra vicenda, per un vero cattolico, quel che fa testo è l'Humanae vitae! Quanto al divorzio, la questione è diversa perché, almeno dal punto di vista dottrinale, pare che Giacomantonio sia d'accordo con me. Il problema riguarda invece l'opportunità di trasferire certi valori dal piano religioso a quello civile. E' un problema che riguarda meno i non credenti, in quanto possono anche capire ciò che è giusto, essendoci anche la legge naturale; riguarda invece soprattutto molti cattolici che non hanno una fede matura o sono cattolici solo di nome. Ma questo non significa che, chi conosce la verità, doveva e deve arrendersi. Si doveva forse chiarire meglio la questione e lottare per evitare ciò che è successo: lo sfaldamento dell'istituzione familiare e, di conseguenza, della società! Lo dimostra anche il crollo del numero dei matrimoni e quello delle nascite con annesso l'invecchiamento della popolazione! Per quanto riguarda invece il commento di M. Pagliaro, concordo con lui sul fatto che un cristiano non deve essere arrivista, ma servire casomai i cittadini mediante la politica. Quanto all'amore con l'A maiuscola, come egli scrive, quello tra gay non è vero amore. Infatti si ama una persona quando si agevola il suo cammino verso la meta per cui è stato creato. Per questo un uomo che sposa un altro uomo non lo ama, ma lo strumentalizza. La natura dell'uomo, infatti, ha il suo compimento nel rapporto con la donna. Persino la biologia dimostra che l'uomo e la donna sono fatti per unirsi. Perciò giustificando l'amore gay si giustifica il proprio egoismo narcisistico usando l'altro secondo le proprie voglie.
di Saverio Merlino
Leggo che anche a Lipari, seppure in sordina, si è aperta una discussione a proposito della legge sulle Unioni Civili con scambi di opinioni ovviamente diverse per le quali - fortunatamente - esiste il confronto rispettoso. C’è chi però non lo accetta perché presuntuosamente è convinto di essere l’unico detentore della verità e pensa che gli altri… andranno sicuramente all’inferno. Anche nel nostro contesto, però, in quelle poche occasioni e in quelle pochissime realtà in cui si riesce ad affrontare la questione “Unioni Civili” (purtroppo se ne parla poco e si ha paura di trattare l’argomento) ho avuto modo di verificare che si identifica chi si dichiara cattolico con il dover essere per forza contrario alle Unioni Civili. Bene, io sono cattolico (non vado tutti i giorni in chiesa, ma prego ogni giorno, specialmente la sera prima di addormentarmi e mi sforzo di essere “cattolico” nei fatti quotidiani) e sono stato, da sempre, favorevole alle Unioni Civili e non certamente per moda, per inclinazioni sessuali o per fede politica. Ritengo, con convinzione, che nessuna appartenenza religiosa, politica o sociale possa escludere il dovere di spiegare le proprie ragioni e confrontarsi con i fatti anche quando questi sono scomodi. Ho letto da parte di un cattolico … (dice lui, convinto e praticante) che « il cattolico deve sempre essere pronto, con l’esempio dei santi e dei martiri a difendere la propria fede e la propria Chiesa, deve opporsi alle unioni civili che deturpano il santo volto della dottrina morale cattolica e prendere coscienza della lotta tra la luce divina e l’oscurità del mondo a cui partecipa l’uomo con tutto il proprio essere. Per questo la Chiesa di Cristo, fiduciosa nel piano provvidenziale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttavia fare a meno di far risuonare il detto dell’Apostolo: “Non vogliate adattarvi allo stile di questo mondo”. Il momento è dunque grave e cruciale, richiedendo l’impegno politico e culturale, diretto e in prima persona, di ogni singolo cattolico che davvero pensa o spera di essere tale e che proprio per questo non può esimersi dall’opporsi con fermezza, con parole, con manifestazioni pacifiche, culturali, perfino con il proprio voto all’occorrenza, alle Unioni Civili (e a tutte le altre nefandezze giuridiche e antropologiche che seguiranno nel prossimo futuro) ». Queste dichiarazioni, purtroppo abbastanza diffuse fra molti cattolici e uomini di Chiesa, a mio avviso, sono una di quelle cause che hanno “svuotato” le chiese di giovani e non, proprio perché la Chiesa non si è adattata allo stile di questo mondo e di questo momento, lontana anche dalle istanze dei credenti perché non in sintonia con il tempo e con il mutare della cultura e dei costumi. Sulle Unioni Civili quello che maggiormente mi riguarda e m’importa (anche per quel poco che ho letto nel Vangelo, poiché non ho la presunzione di tanti di conoscerlo in lungo e in largo o di saperlo correttamente interpretare), quello che ritengo moralmente rilevante non è - almeno primariamente - la differenza di genere, che pure esiste, bensì il rispetto e l’amore reciproco, vissuti e praticati con generosità, ma anche con imparzialità e correttezza, sia nei confronti di sé che degli altri. Dunque senza divisioni o prese di posizione ideologiche o ingiustificate. La mia “convinzione cattolica” e la mia “fede” che è nata con la giovane e mai dimenticata formazione nell’Azione Cattolica, ha sempre messo al primo posto “l’amore“ consapevole che questo grandissimo e indispensabile valore non può essere ridotto a una partita tra buoni e cattivi, noi o loro, conformista o anticonformista, religioso o laico. L’amore è l’amore e penso che nessuno abbia il diritto di interrompere o manifestarvi contro. Rammento infine che le Unioni Civili riguardano molte coppie etero, anche di matrice culturale cattolica, che hanno scelto di unire le proprie strade con differente formalizzazione del loro status anagrafico. Le Unioni Civili rappresentano una tappa per l’organizzazione concreta ed efficiente dello Stato, che è Stato di tutti, casa di tutti, luogo di convivenza democratica e regolata da leggi laiche e valide per tutti i suoi cittadini. Nessuno impone a un cattolico di convivere, divorziare, ricorrere all’aborto, ma un cattolico non può imporre a un concittadino di Credere nello stesso modo e di adottare le regole del proprio credo. Tanto più un vero cattolico può desiderare – a mio avviso e a parere di moltissimi - di conformare uno Stato sulla regola confessionale… Uno Stato confessionale, integralista, coercitivo non si attaglia a quella nota di purezza di cuore e di mitezza che reca con sé il messaggio evangelico più profondo.
di Maurizio Pagliaro
Egregio dott. Armeli, lei confonde il sesso con l'Amore. Se fosse come Lei pensa, tutte le "lavoranti " delle ex case di tolleranza sarebbero sante.
di Gianfranco Armeli
Caro Direttore, ho letto l'ultimo commento sulla questione unioni (in)civili di Saverio Merlino, quindi puntualizzo: 1) Sfera religiosa: ho contestato il dott. Giacomantonio perché, credente e praticante, non dovrebbe andare contro i dogmi cattolici. Chi invece è cattolico, ma non praticante, conosce poco la dottrina religiosa e ha convinzioni diverse; quindi posso solo avviare con lui un dialogo democratico. 2) Sfera civile: chi è praticante ed è convinto che una legge è dannosa per la società, ha il diritto di non approvarla, ma certo non può imporre il suo punto di vista agli altri. Però quando la maggioranza non rispetta le regole democratiche violando la Costituzione, è ovvio che si possa chiedere di abrogarla almeno in parte. E che la Costituzione sia stata violata nel caso della legge Cirinnà, lo dicono molti esperti giuristi. Ad es. l'art. 29 che descrive la famiglia come fondata sul matrimonio tra uomo e donna e l'art. 72 che riguarda il passaggio (mancato in questo caso) in Commissione prima della discussione in Aula. Ed infine che democratici sono coloro che non ammettono l'obiezione di coscienza? Se questa è civiltà allora io sono l'imperatore della Cina!