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di Michele Giacomantonio

Soprattutto i bambini del catechismo hanno voluto dare il ben tornato al Partroco padre Gaetano Sardella sabato 18 alla fine della Messa con questa foto ricordo. Alla partercipazione alle funzioni del sabato e delle domenica seguità presto la ripresa della messa quotidiana. Intando martedì 21 sera alle 18.30 alla chiesetta del Pozzo ci sarà la celebrazione di un settimo e mercolerdì 22 sera a S. Pietro alle 18 si celebrerà la festa per S.Cecilia patrona dei musicisti.

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di Gianluca Veneroso

BENTORNATO PADRE!
Nell'immaginario di ogni io-bambino l'idea del papà che ritorna a casa ha il calore della carezza genitoriale, l'eccezionalità del piccolo dono consegnato....l'indescrivibile emozione di una pienezza interiore atta a colmare un'assenza non voluta. Ecco come noi coristi di San Pietro/S.M. di Portosalvo ci siamo sentiti questa sera. Figli di un carismatico mentore che, per qualche -fortunatamente fugato- problema di salute, aveva lasciato pro tempore le sue anime elette. Siamo stati sempre e comunque accolti e seguiti da eccellenti pastori che hanno celebrato le funzioni sacre in questo lasso di 40 giorni, ma il pensiero che l'adorato Padre Sardella dovesse affrontare un decorso ospedaliero con successiva degenza ci ha incupiti. Certo...laddove le distanze fisiche FERMANO, le nuove frontiere tecno-visive FREMONO, per cui a colpi di selfie e whatsappate varie avevamo già ritrovato, con estremo sollievo, da qualche settimana, il sorriso di Don Gaetano. Eppure, proprio alla luce della recuperata gagliarderia, ci premeva ancor più rivederlo sull'altare che ce lo identifica da anni. Lui: voce che spiega e presenza che tranquillizza.

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Ci mancava quel colloquio di sguardi che ci fa sentire paghi del poco. Ecco che, dopo lunga attesa, il ritorno paterno ha avuto luogo...tempo e fervore di festa! In occasione della Santa Messa delle 18:30 (nuovo orario autunnale), l'agognato Padre ha riabbracciato pulpito e fedeli della "sua" San Pietro, territorio fisico e rituale che ne traccia la parabola umana e religiosa di sacrifici, incontri, lotte e tante meritevoli soddisfazioni. Con la vena dialettica che gli appartiene in modo sopraffino e il solito amore per i pilastri affettivi della famiglia e della comunità, l'uomo, l'amico....IL SACERDOTE ha ripreso i sandali del cammino senza sollevare polvere o smuovere sassi. Deciso e fiero. Energico e disinvolto. Umile e discreto. A un innamorato della Vergine Maria - prefigurazione di una mai sopita sete della straordinarietà materna - quale Padre Gaetano è, non potevamo che tributare inni mariani impastati di forza e dolcezza...intrisi di ardore e tenera vitalità. Nelle sue parole una composta emozione.

La stessa che è risuonata nelle nostre vibranti voci. Gianluca Zanca, guida di un gruppo che aldilà della mera esperienza canora SA e VUOLE essere una "somma di sensibilità" al servizio della preghiera e alla ricerca del sorriso, ha curato con estrema dovizia di particolari questo evento, intessendolo di quelle implicazioni affettive che ogni BUON PAPÀ semina e raccoglie, meritando senza la benché minima richiesta. Da ottimi cultori del concetto "culinario" di festa, non è mancato un momento di convivialità post-messa accompagnato da torta, brindisi e - decisamente all'occorrenza- da goliardiche canzonette di BENTORNATO. Che bello vivere l'ecclesialità come unione armonica....non solo di note su fogli...ma di persone sulle strade del mondo! Continui a scaldare i nostri cuori con le sue mirabili perle di saggezza, Padre Gaetano! La FEDE, per elevarsi da parola a certezza, richiede spiriti ardimentosi come il Suo.


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Nuova sfida per il PICCOLO BORGO ANTICO, compagnia teatrale locale che, nonostante l'amatorialità che le è propria, cerca di soppesare con occhio attento i lavori a cui dà vita in scena. Bonariamente sobillati dalla vulcanica regista TINDARA FALANGA, ieri sera, i "ragazzi" hanno portato in rassegna (quinto appuntamento della XVI stagione) un classico di grande spessore e forte richiamo: L'AVARO DI MOLIÈRE, una pietra miliare del patrimonio recitativo esistente.

Al cospetto di una gremitissima platea di oltre 500 presenze, il famigerato ARPAGONE, magistralmente animato da DANIELE RUSSO, ha regalato due ore di comicità, evasione, gag e sotterfugi, spalleggiato -o contrastato - da affini, servitori o invadenti figuri che ne attentavano l'ossessivo equilibrio patrimoniale. Un variopinto carillon di pose, costumi e sberleffi in auge con l'époque in cui il testo fu concepito ma con striature di una vivacità sicula tutta appannaggio della sapiente regia. Un MOLIÈRE che fa l'inchino a un teatro visto con gli occhi- e la coscienza - di un'attualità ancora oggi avara ( nei sentimenti come nelle tasche).

Un'attualità che nell'AVERE ( sempre e disperatamente di più) cerca - ma spesso non trova- le risposte di un ESSERE in crisi coi suoi SÈ! Un'ulteriore nota di merito all'eclettico protagonista che, nonostante i problemi dì raucedine che lo avevano colpito poco prima della prima, ha dato comunque magnificamente voce ( con l'anima e non solo con le corde vocali) a uno status symbol del teatro d'ogni tempo. Brava Tindara, instancabile pioniera di una cultura che sceglie le rare strade dell'emozione per arrivare al cuore di chi ne vive, coglie, sente...la straordinaria portata umana.

Il PICCOLO BORGO ANTICO raccoglie ancora una volta con fierezza e orgoglio questo ulteriore successo ed esprime un meritevole GRAZIE a chi, anche dietro e oltre al sipario, contribuisce fattivamente al calore degli applausi suscitati.

Fra tutti mi si conceda una nota di encomio a favore di ANGELINO BIVIANO, presidente della Compagnia e nostro factotum, interprete senza copione di un ruolo di immane responsabilità. Viva il teatro, specchio di un mondo che va contemplato e letto tra le righe di una complessità che ci allontana da noi stessi!

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A pochi mesi dalla morte di Alberto La Volpe, ex-Direttore del Tg2, fondatore del Tg3 e pilastro del giornalismo italiano, L'ONDA DI MAOMETTO, fatica a sei mani che Alberto ha plasmato con l'amico-collega LIVIO ZANOTTI e con la docente di Arte Scenica STEFANIA PORRINO, torna a far parlare di sé.
Il testo, dopo alcune letture e rappresentazioni presso due teatri della capitale (Palladium, Argentina), per volontà degli autori approda a Lipari nel 2015 e diventa un toccante lavoro teatrale affidato alla regista TINDARA FALANGA. La perspicace e poliedrica Tindara, al termine di una meticolosa analisi delle potenzialità sceniche del copione, mette in piedi con la Compagnia locale PICCOLO BORGO ANTICO una vera e propria tournèè a più tappe (Lipari, Salina, Favignana, Ischia...): ecco che l'ONDA si infrange sulle coscienze di un pubblico profondamente colpito e sensibilizzato dalla tematica scottante e attualissima trattata. Il teatro si inchina di fronte a messaggi educativi di somma urgenza ed entra finanche nelle scuole.

Quest'inverno una nuova sfida: trasformare la sceneggiatura teatrale in un lungometraggio! La vicenda dell'inviata LUCIANA CONSALVI, rapita in Pakistan da una cellula terroristica, la cui sorte crea fibrillazione presso la redazione giornalistica dove opera, passa così, tout-court, dal palcoscenico alla macchina da presa. Con l'impeccabile consulenza di NINO ALLEGRINO, occhio attento alle regole di montaggio da seguire, e il valido contributo di DANIELA COSTANZO , laureata presso l'Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria, è stato realizzato un movie di 40 minuti, spendibile in concorsi nazionali a tema e in materiale didattico da proporre a studenti e giovani.Naturalmente l'operazione ha richiesto una mappatura di location e risorse locali da "investire" nel progetto, creando un'affascinante sovrapposizione tra i siti della vicenda e il contesto liparota: le rocce brulle dell'area di Caolino hanno evocato gli scenari mediorientali del fatto di cronaca; i capannoni dell'ASL si sono prestati a fungere da redazione; l'attico dell'hotel Philadelphia ha ospitato l'incontro tra i due teologi, su uno sfondo archeologico (la Civita) adatto a quelle reminiscenze multietniche di cui L'ONDA è imbevuta.

L'altro ieri sera, sotto un cielo solcato dalle tradizionali stelle cadenti di San Lorenzo, il video è stato proiettato a Chiesa Vecchia, in località Quattropani, riscuotendo successo e sollevando interrogativi e spunti di riflessione su una storia ancora in fieri. Punto forte dell'opera: il relativismo intellettuale con cui – sciorinando teorie e testimonianza da più fonti (Corano, vicende storiche, cronaca, disquisizioni etimologiche...) – il famigerato TERRORISMO ISLAMICO viene esaminato. Se ne ricava l'immediata caduta di assiomatici luoghi comuni che da decenni aleggiano intorno alla questione: crolla l'idea che il terrorismo nasca dalla sfera islamica; cade l'assunto in base al quale la "guerra santa" sia suggerita e contenuta all'interno del Corano; viene meno la visione meramente religiosa ed ideologica di un conflitto che ha radici economico-finanziarie millenarie, ben precedenti rispetto all'avvento di Maometto.Erano presenti all'evento: Sindaco, Vicesindaco, rappresentanti di varie associazioni locali, la formazione di Marco Manni, Salvatore Sarpi e un parterre di turisti e di Eoliani....in cerca di una stella che "lacrimasse" nonostante il chiarore lunare.

---Recitare è un'esperienza unica nel suo genere, un viaggio che ricolloca il nostro essere in spazi, tempi ..... VITE .... "altre da noi". Quando si calca un palcoscenico, l'identità dell'attore si carica di sfumature che lui stesso – da uomo senza maschera – non sapeva di custodire nel proprio SÉ QUOTIDIANO. E... se la maschera, poi, trae le sue origini dal mondo ellenico e reca l'impronta inconfondibile di Menandro, padre della Commedia Nuova, l'avventura dell'interprete acquista ulteriori valori: è cultura, ritorno a una classicità intrinseca nel nostro genoma artistico.....voglia di ridare al passato lo sguardo che merita! Noi della COMPAGNIA PICCOLO BORGO ANTICO di LIPARI, spesso attenti al recupero di un teatro autoriale in "sandali e tunica....mantello e peplo", abbiamo ridato voce a un pilastro della COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI, portando in scena LA DONNA DI SAMO del succitato MENANDRO. Tale sodalizio artistico ha avuto luogo ieri, presso la splendida cornice dell'ANFITEATRO DI PUNTA MEGNA-RINELLA.

Mentore e pigmalione di lavori di siffatto spessore è l'amico RICCARDO GULLO, sempre pronto a riservare una nicchia classica all'interno del cartellone di eventi culturali con cui è solito fregiare il suo Comune, durante il periodo estivo. Vincente l'idea di "consegnare" lo spettacolo al pubblico intorno alle 18:30, nel rispetto di una tradizione che – in mancanza di apparecchiature tecnologiche e di elettricità – concepiva il teatro come MOMENTO DIURNO, vita spicciola da indossare ed esibire alla luce del sole. Al cospetto di una platea selettiva e conoscitrice del genere, la squadra di TINDARA FALANGA ha animato l'intricata vicenda di Demea (Gabriele Famularo), padre burbero che, in età piuttosto avanzata, ha avuto un figlio dalla concubina Crysis (la donna di Samo, per l'appunto, interpretata da Tiziana Lauricella). In sua assenza il neonato muore e il figlio illegittimo di Demea, Moskion (Gianluca Veneroso), pensa bene di operare uno scambio riparatore: spacciare il bambino nato dalla sua relazione segreta con Plangon, giovane figlia del vicino di casa Nikerato (Marco Russo), come prole sua e dell'avvenente concubina. In realtà Demea, d'indole sospettosa, fatica a comprendere la reale paternità della creatura e, offuscato dalla gelosia, caccia di casa la Samia, attribuendole una tresca con Moskion, mai però avvenuta. Con l'aiuto del dinamico servitore Parmenon (Matteo Biviano) e di un'anziana tata (Jasmine Palino), il piano viene portato a compimento: lo scambio d'identità sembra sortire effetto e il pargolo viene allevato come figlio di Crysis, in modo che la giovane Plangon possa avere salvo l'onore. Solo alla fine – in virtù del matrimonio accordato a Moskion e Plangon dai rispettivi padri– la verità trionferà sulla logica dei sotterfugi e tutti i personaggi ricomporranno quell'equilibrio affettivo profondamente minato da egoismo e timori.

Le sequenze dell'intreccio – come da consuetudine letteraria greca – sono state interrotte e contestualizzate dal sapiente narratore, "vestito" da Bartolo Fonti. Oltre due millenni fa – e questo ha davvero dello straordinario! – il gioco sottile della dissimulazione la faceva da padrone. Già nel IV secolo a.C., insomma, l'umanità entrava in teatro con tutte le sue brutture morali, alla disperata ricerca, tuttavia, di un possibile riscatto. Chi di noi non ha temuto il padre? Desiderato la fuga? Coperto una magagna sacrificando se stesso? Sragionato perché offuscato dall'attrazione fisica? Quanti brontoloni Demea e Nikerato a due passi dalle nostre abitazioni? Quante Crysis vittimizzate dalle ingiurie di cui spesso le donne sono bersaglio? Troppi giovani Moskion e Plangon scoprono precocemente la genitorialità! Troppi Parmenon ruffiani si dilettano con la tattica "d'u CUMMOGGHIU"! Allora...altro che letteratura del passato! Qui c'è in ballo un NOI PRESENTE che trova eco e riflesso "anche" nell'arte scenica! Assistere a Menandro equivale a riscoprire colpe, vizi, limiti, paure scomodamente ancora attuali. In un mirabile "bagno" di blu e verde, lo splendore della Commedia menandrea ha riottenuto la sua forza nativa. Complici l'amore per la recitazione, l'acerba mediterraneità del sito, la levatura di chi (RICCARDO GULLO e TINA POLLICINO) sa trasformare un incontro di menti in una simbiosi di cuori. All'inizio dello spettacolo un doveroso momento di raccoglimento per onorare la memoria di ANNAMARIA LOPEZ, indimenticabile modello di una femminilità fiera e sensibile che nella coraggiosa CRYSIS greca vede un valido cliché. Una donna che avrebbe – come spesso era solita fare in occasioni del genere – elogiare senza
retorica.

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Il culto della MADONNINA DI PORTOSALVO é quanto di più bello e autentico la fede possa plasmare e render nostro. É Il sacro che indossa i colori e le fragranze del terreno. É la capacità di trasferire alla purezza eoliana, impastata di mare, barche e pescatori vocianti, la più alta purezza della MATER MARIA.
La tradizionale festa, che ieri ha avuto luogo a Marina Lunga, suggella proprio l'amore che, da secoli, i Liparoti serbano verso questa icona di grazia e imponenza....dolcezza e umanità. Un puzzle composito di quanto di più eterogeneo il popolo dei devoti desideri regalare alla sua protettrice diletta: fiori e fuochi, musica e funzioni, palco e processione "tra i flutti". La celebrazione eucaristica delle 21:00, presieduta dal facinoroso e zelante padre Gaetano Sardella, con la gradita presenza delle principali eminenze civili e militari del comprensorio municipale, ha rappresentato il punto di "approdo" ( restando "ancorati" a un gergo marinaresco) di tutti gli slanci materiali e spirituali, personali e collettivi .... che hanno traghettato le anime dei convenuti ai piedi della Vergine....."stella naufragis". Una stella la cui luce non tradisce mai le aspettative di chi vi anela. Una luce che abbaglia ma non sovrasta, mostra ma non impone!

Nonostante l'apertura del percorso viario a numerosi esercizi commerciali ambulanti e al passaggio dei turisti, la funzione sacra si è svolta nel massimo raccoglimento, in un'atmosfera rarefatta in cui spiritualità e silenzio stabiliscono un legame unico e speciale. Noi umili voci del Coro San Pietro-S. Maria di Portosalvo, guidate dall'instancabile timoniere Gianluca Zanca, abbiamo contribuito con i mezzi accorati della musica sacra ad accarezzare il manto di Maria. Valori aggiunti del nostro sodalizio canoro sono state la magnifica collaborazione del coro di Lami e la partecipazione della prof.ssa Scappin. La tempra vocale dell'amato Salvatore Naso, il sassofono dalle note venate di forza e passione dell'eclettico Sergio Pollo, il sostegno delle solari Pia e Mariagrazia e la disciplina compita della cara Franca: ecco che la consuetudine dell'accompagnamento vocale si è mutata in magia dell'incontro, stupore del sentirsi gruppo....GIOIA DEL FARE INSIEME! Premesso che ogni canto costituisce un prezioso scrigno di teologia ed emozioni, concedetemi di spendere qualche pennellata di elogio per il Maestro Frisina, dalla cui agile penna abbiamo attinto buona parte del repertorio intonato. Ebbene, le sue opere sono l'espressione più compiuta e indovinata di una sete di preghiera sublimata in arte, di un intimo ardore che trova forma e traccia sul pentagramma.

Viva Maria, portatrice di salvezza, in un mondo che è sempre più porto funesto di naufraghi disperati! In un mondo dalle terre che separano ma dai mari che avvicinano, riconnettono...ABBRACCIANO!

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FIAT ..... LUX FIDEI
L'intervento, di domenica sera, nel celebre salotto di Fazio, del poeta-professore siriano Adonis, circa le grandi fratture esistenti tra Occidente e Oriente, mi ha spinto a una serie di riflessioni e domande di forte impatto e struggente attualità. Prima fra tutte: " Non sarebbe opportuno declinare al plurale termini come Cristianesimo e Islam, solitamente rappresentati come monoliti assoluti, nonostante le svariate sfaccettature latitudinali, geo-politiche e culturali in cui le due coscienze si sono frastagliate?". E inoltre: "Siamo poi così digiuni di spirito e tanto famelici di materia?". Durante il suo breve dibattito-intervista, Adonis reclamava che gli Occidentali hanno perso quel respiro metafisico, quella noncuranza estetica e quel fremito spirituale che in molti scorci orientali ancora trovano vita e riscontro. Dal mio punto di vista, quella che Adonis definisce una "perdita" assoluta costituisce piuttosto un residuo religioso, rimasto "rito" senza farsi filosofia esistenziale, bloccato allo stadio di "credenza" senza mutarsi in prassi, ma pur sempre radicato e ancestrale. Tutta questa premessa, per asserire che di spiritualità l'Occidente ne ha ben donde! La liturgia della nostra benemerita Chiesa, per esempio, è ricca di riferimenti magnificamente immateriali. Primo fra tutti la LUCE, elemento-guida apotropaico che indica la redenzione, ammicca alla conquista della grazia...sussume l'orientamento dell'anima verso il bene, evoca il DISCERNIMENTO! Festa della luce per eccellenza è la Candelora, che decade domani, 2 Febbraio, 40 giorni dopo il Natale. "Candelora" è una definizione impropria o comunque riduttiva, associabile all'usanza di benedire delle candele distribuite ai fedeli, al termine della cerimonia. L'evento biblico originario, invero, è la Presentazione di Gesù al Tempio, momento in cui il Redentore viene esposto all'indottrinamento, alla sapienza, quindi alla luce della Verità.
Di questo evento ogni sito cristiano di culto si fa orgogliosamente carico, alle porte della Quaresima. Anche qui a Lipari, le varie chiesette invocheranno la luce. Tra esse la Chiesa di San Pietro, dove Padre Gaetano Sardella celebrerà, alle ore 18:00, la S. Messa, animando il cammino cristiano della comunità "ad lucem", in preparazione alla S. Pasqua. La celebrazione sarà accompagnata dal Coro di S. Maria di Portosalvo, guidato con un ardore (è il caso di dire) "illuminato" dall'alto, da Gianluca Zanca, giovane eoliano al servizio della preghiera.
Questo dono – la luce –assurto a tema-centrale di una recente Enciclica che ha segnato il passaggio di testimone da Benedetto XVI a Francesco I, accenda il nostro orgoglio di "figli"e fratelli, restituendoci quell'abbandono estatico alle cose poste oltre l'evidente e l'utile da cui appariamo vergognosamente lontani, MA NON ESENTI !

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