di Giovanni Albano*
Insulino-resistenza parte quinta Come si scopre l’insulino-resistenza
La diagnosi di insulino-resistenza può essere posta esclusivamente su base anamnestica, in una persona con:
o obesità addominale
o ipertensione arteriosa
o iperglicemia
o dislipidemia.
Laddove sia necessario quantificare l’insulino-resistenza o quando i criteri clinici non siano evidenti, può essere eseguito un esame del sangue a digiuno per rilevare contemporaneamente i livelli di glicemia e insulinemia basale.
In questo modo è possibile verificare se c’è un eccesso di insulina (iperinsulinismo) e calcolare degli indici (HOMA homeostatic model assessment e QUICKI quantitative insulin sensitivity check index) che possono risultare indicativi di insulino-resistenza, anche in presenza di normali livelli di glicemia e insulinemia.
I test con carico orale di glucosio (come il test della curva insulinemica) non hanno indicazione per la diagnosi di insulino-resistenza
Altri test (come clamp euglicemico, test di tolleranza glicemica endovenoso, test di tolleranza glucidica) non sono utilizzati per una diagnosi della pratica clinica, ma solo nell’ambito della ricerca medica scientifica.
*Ambulatorio bio salus MIlazzo
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Insulino-resistenza parte quarta
Le manifestazioni dell’insulino-resistenza possono essere lievi e non sempre immediatamente riconoscibili, dal momento che la condizione si sviluppa lentamente, nel corso degli anni. Oltre a iperinsulinemia e iperglicemia, altri possibili segni e sintomi che possono indicare la presenza del disturbo includono:
o aumento di peso, e in generale tendenza a ingrassare, in particolare intorno alla zona addominale
o astenia e senso di affaticamento, soprattutto dopo aver mangiato
o difficoltà nella concentrazione
o fame eccessiva: che si sostanzia in un senso di languore continuo, soprattutto dopo i pasti
o ipotensione e ipoglicemia postprandiale, ovvero un calo della pressione sanguigna e della glicemia dopo i pasti. Queste condizioni possono portare a sensazioni di svenimento o instabilità iperidrosi o problemi dermatologici, come Acanthosis nigricans, caratterizzata da zone di pelle scura e ispessita, specialmente nelle pieghe come il collo e sotto le ascelle
o sindrome dell'ovaio policistico (PCOS), caratterizzata da periodi mestruali irregolari, irsutismo, acne e problemi di fertilità.
Nonostante questi possibili sintomi, molte persone non mostrano segni evidenti di resistenza all'insulina finché non si sviluppa una condizione più grave, come il diabete mellito di tipo 2. Per questa ragione, è importante sottoporsi periodicamente a controlli, soprattutto se si hanno fattori di rischio come:
o sovrappeso
o vita sedentaria
o familiarità con diabete mellito di tipo 2
o elevati livelli di colesterolo e trigliceridi.
Insulino-resistenza parte terza
Complicazioni a lungo termine
L’insulino-resistenza, se non adeguatamente trattata, a lungo termine (sia ben chiaro in vari anni) può avere conseguenze importanti. Le principali complicazioni possono essere;
o malattie cardiovascolari e malattia renale cronica: dal momento che come detto, l’insulino-resistenza è associata a fattori di rischio cardiovascolare come l'ipertensione, l'obesità, in modo diretto con gli elevati livelli di trigliceridi e il basso livello di HDL.
o sindrome metabolica: è un insieme di condizioni (compresa alta pressione sanguigna, dislipidemia e obesità addominale) che si verifica spesso in chi è insulino resistente, aumentando ulteriormente il rischio di diabete mellito e di malattie cardiache.
o steatosi epatica non alcolica (NAFLD): in passato definito fegato grasso non alcolico, può progressivamente causare infiammazione (steatoepatite non alcolica -NASH) e danni epatici non reversibili.
Oltre ai rischi di condizioni specifiche, l'insulino-resistenza può complessivamente ridurre laqualità della vita, aumentare il rischio di altre malattie croniche e influenzare negativamente la salute generale. È dunque importante intervenire modificando lo stile di vita e, quando necessario, con il trattamento farmacologico per gestire o invertire l'insulino-resistenza.
Appare importante sottolineare come la insulino-reistenza e l’iperinsulinismo conseguente determina una condizione di flogosi sistemica e basso grado.
Insulino-resistenza parte seconda
Quando si è insulino-resistenti, come detto, l’organismo attua una serie di reazioni e di adattamenti che danno esito a una serie di effetti negativi
a) Iperinsulinemia, è il primo tentativo di compenso da parte del nostro organismo che vuole rimediare alla resistenza all'ormone insulina, inducendo le cellule beta del pancreas, a produrre più insulina del normale, per di mantenere normali i livelli di glucosio ematici.
b) Iperglicemia, ovvero l’ aumento dei livelli di glucosio nel sangue si avvera poiché nonostante l’aumentata produzione di insulina, la capacità del corpo di ridurre efficacemente i livelli di glucosio nel sangue diminuisce per una alterazione recettoriale cellulare. In questo modo, i livelli di glucosio rimangono più elevati del normale.
c) Maggiore rischio di sviluppare diabete di tipo 2, poichè con il passare del tempo, il pancreas può diventare incapace di produrre sufficiente insulina per compensare la resistenza. Ciò può portare a un'ulteriore elevazione dei livelli di glucosio nel sangue e potenzialmente quindi di sviluppare diabete di tipo 2.
d) Maggiore rischio di sviluppare diabete gestazionale poiché in gravidanza vi è sempre una relativa insulino-resistenza dovuta agli enzimi placentari. Nelle donne che avviano la gravidanza con un problema di insulino-resistenza vi è un maggior rischio che i livelli di glicemia aumentino, sviluppando diabete gestazionale.
e) Alterazioni del metabolismo lipidico (dislipidemia) infatti le persone insulino-resistenti spesso hanno livelli elevati di trigliceridi e livelli ridotti di colesterolo HDL (colesterolo "buono"). Queste alterazioni dei lipidi nel sangue aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari
L’insulino-resistenza, se non trattata, a lungo termine può avere conseguenze importanti ed anche molto gravi
L’insulino-resistenza- prima parte
L'insulino-resistenza, è una condizione in cui le cellule insulino-sensibili, come il tessuto adiposo, muscolare, epatico, dell’organismo, non rispondono adeguatamente all'insulina e di conseguenza la capacità di assorbire glucosio dal sangue.
L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas, deputato come si è detto a fare penetrare il glucosio dal sangue alle cellule, dove questo zucchero viene utilizzato ai fini energetici. L'insulina e il glucagone sono i due ormoni fondamentali per regolare i livelli di glucosio nel sangue (glicemia). In particolare, l’insulina facilitando la metabolizzazione del glucosio abbassa i livelli glicemici, mentre il glucagone è l’altro ormone di controregolazopne
L’insulina viene rilasciata dal pancreas nel sangue continuamente, in modo da mantenere stabile il glucosio nel sangue a digiuno, mentre dopo i pasti quando i livelli di zucchero nel sangue aumentano, viene secreta una maggiore quantità per abbassare la glicemia. L'ormone raggiunge le cellule dei diversi tessuti, facendo in modo che queste assorbano il glucosio, la cui concentrazione nel sangue, così, diminuisce. Questa funzione è di particolare importanza, dal momento che elevate quantità di glucosio nel sangue possono avere effetti tossici, causando danni alle cellule.
In presenza di resistenza all’insulina, per mantenere i livelli di glicemia entro un intervallo adeguato, il pancreas produce quantità maggiore dell’ormone. Tale condizione non fa altro che peggiorare il problema originario, conducendo, nel tempo, a un incremento sia dei livelli di insulina nel sangue (iperinsulinismo) che di glicemia (iperglicemia).
L’insulino-resistenza è una risposta scorretta delle cellule alla presenza dell’insulina, provocando una riduzione della loro capacità di assorbire il glucosio dal sangue. Quando si instaura la insulino-resistenza, il pancreas deve produrre maggiori quantità di questo ormone.
