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di Martina Costa 

"LA “BALORDA NOSTALGIA” PER AMADEUS LASCIA IL POSTO AL “BATTITO” DI CARLO CONTI"

Si chiude il sipario del teatro dell’Ariston in occasione del Festival di Sanremo 2025. Che Festival è stato quello del ritorno di Carlo Conti?
I numeri non mentono: gli italiani, ancora una volta, rimangono fedeli all’appuntamento dell’anno. Una festa importante, “patronale”, definita sui social “la settimana santa della nuova era”. Ed è proprio dai social che arrivano dati sbalorditivi: le interazioni hanno superato di gran lunga quelle dello scorso anno, confermando la loro posizione d’honneur. E checchè se ne dica, è dovere poter dire che il vincitore, da un paio d’anni a questa parte, è chi già, dalla prima esibizione, riesce a portare a casa un numero di commenti, like, interazioni, critiche e complimenti più alto. Certo, nelle settimane - o addirittura mesi- che precedono il Festival si ha già il/la favorito/a, ma come regola vuole, Sanremo ribalta le carte, le mescola, perchè vuole l’effetto a sorpresa. E i social giocano, come già detto, un punto fondamentale.

In linea generale, quello che è appena passato, è stato l’anno dei ritorni: alcuni, senza ombra di dubbio, affascinanti e meritevoli, come quello di Bianca Balti, che con il suo ritorno all’Ariston esamina i cuori dei telespettatori, commossi ed emozionati; Miriam Leone, che non ha bisogno di tante presentazioni, decide per l’essere “se stessa, in acqua e sapone”, Antonella Clerici che ritorna con a seguito i suoi più stravaganti abiti e la sorridente Alessia Marcuzzi che incornicia l’ultima serata… E Carlo Conti, che torna, e, come se si sentisse in ritardo con qualcuno o qualcosa, corre e chiude la seconda serata del Festival alle 00.30.

Un Festival che sembra partire un pò sotto le righe: il pubblico era impreparato - e lo confermano i tweet, i commenti, gli hashtag dedicati- ad accogliere una sorta di “normalità” televisiva dopo gli anni del “Sanremo-si Ama”; abituato alle paillettes di Amadeus, a fare le tre del mattino per ascoltare l’ultima canzone in gara, a prendere il caffè delle sette in compagnia di Fiorello, alle rose “non profumate” di Blanco, agli “Ama-Rello”, e a un trash velato che appariva come normalità.

Quest’anno Conti è lineare; ostenta precisione, evita imprevisti ed errori, non vuole andare oltre, il suo compito è quello di lavorare nella tranquillità, senza far troppo rumore, quasi come un Tony Effe qualsiasi che decide di coprire i suoi tatuaggi nella serata d’inizio. Ma a noi telespettatori, innamorati di Sanremo, il Festival piace anche così. E a Carlo non tardano ad arrivare i complimenti per aver preso il timone passato da Amadeus e aver portato a compimento, con sobrietà ed eleganza, un’edizione dove, certamente, non sono mancati momenti emozionanti e commoventi: dal grido di pace tra Israele e Palestina, al Teatro Patologico, ospite durante la terza serata, alla bellissima Bianca Balti che scende le scale da top-model e non da malata di cancro,

all'intervento di Papa Francesco, anche lui in gara all’Ariston per un “canto” di Pace, il piccolo -già grande- Alessandro Gervasi che con le sue manine ha regalato splendide note, così come è da mettere in cornice il momento dove viene celebrato il talento del grande Gianni Bella, con plausi scroscianti e “carezze” dal pubblico. Anche la serata dei duetti, aperta da Roberto Benigni, vola con i suoi ascolti, con il 70,8% di share, superando il 67,8% dello scorso anno. E sul palco della kermesse arrivano le voci di grandi artisti e anche quella di Topo Gigio che conquista il posto successivo a quello della vittoria di Giorgia e Annalisa. Ma sul podio si trova anche la rivisitata “Bella Stronza” di Fedez e Masini, tanto chiacchierata e diventata la colonna sonora del gossip del momento. Angelica, Chiara, o, semplicemente, la voglia di riscatto personale: Fedez riunisce tutte le sue forze e intona l’inno al libero, quanto atteso e desiderato, sfogo. Sarà vera gloria?

Possiamo, intanto, affermare pienamente che, in ogni caso, Federico è riuscito a ri-uscire, anche con le sue mani tremanti e con gli occhi gonfi di lacrime. Ma Sanremo è anche questo, l’appuntamento che ogni anno ci fa tutti giudici, critici, scrutatori, giornalisti e attenti osservatori. E come regola vuole, il social impazza già dal primo minuto di diretta per commentare outfit e accessori: uno fra tutti, che ricorderemo, sarà la tanto chiacchierata collana-foulard in oro giallo di Tony Effe, firmata Tiffany, di un valore che si aggira tra i 50mila euro.

Un vero e proprio caso, ribattezzato il “collana-gate” che stava costando a Tony l’eliminazione dal Festival. Ma la questione sembra essersi risolta, ed eccolo che, fasciato nel suo abito sartoriale creato nell’atelier napoletano di Gerardo Gallo per Gcds, Tony Effe scende le scale dell’Ariston accessoriato come una Cleopatra Moderna: oltre la discussa collana, brillano gli orecchini da 50 mila euro, in oro e diamanti, di Alessandro Bernini, anelli dal valore di 25mila euro circa, una spilla a forma di rosa da mille euro, anch’essa Tiffany, e dulcis in fundo, sfoggia una catena per i pantaloni da 85mila euro. «Non toglietemi i miei gioielli», dice Tony, preoccupandosi più per essi che per la gara in sé.

Perché Sanremo è Sanremo, e bisogna dirlo: non si giudica più soltanto un brano, un testo o la musicalità. Si va oltre, e se è una fortuna o meno, non sta a noi dirlo. Ciò che conta è che Sanremo, ogni anno, acquista sempre più energia e prestanza, convolando a nozze con numeri e ascolti destinati a crescere. Si chiude con il 73,1% di share - rispetto al 74,1% della scorsa edizione - proclamando Olly, vincitore della settantacinquesima edizione, con il solo 0,4% in più rispetto al cantautore Lucio Corsi, che arriva secondo e abbraccia il vincitore condividendone la felicità. Per Corsi arriva il premio “Mia Martini” e il grido del pubblico dei social «Sei tu il nostro vincitore morale!».

Chiude il podio, Brunori Sas, che in queste sere ha portato sul palco dell’Ariston un eleganza per niente scontata, e con la sua "L'albero delle noci” ci racconta di un amore potente tra padre e figlia. Il premio Sergio Bardotti dedicato al miglior testo va a lui.
Non sono mancati fischi e disapprovazione da parte del pubblico per la mancata presenza sul podio di Giorgia (che vince il premio “Tim”) e Achille Lauro, che conquistano il sesto e settimo posto. Ottime le performance di Fedez , che grazie a questo Sanremo, riesce a risalire a galla dopo i gossip delle settimane che hanno preceduto il Festival - la sua canzone parla del mostro

della depressione che, come una viscida amante, auspica al “collasso” dell’uomo -, e di Cristicchi, che nonostante il 5^ posto porta a casa il premio Sala Stampa Lucio Dalla e il premio Giancarlo Bigazzi per il miglior componimento musicale, con il suo inno di forza pregno di emozione dedicato a tutte le persone che soffrono di Alzheimer.

Ed ecco che si chiude il sipario su questa edizione “contiana”, tra alti e bassi, tra sorrisi e lacrime di commozione, tra momenti di intrattenimento e interessanti spunti di riflessione, tra pubblicità e realtà, tra luci e ombre, scale da scendere e altre da salire, come nelle classifiche che, da oggi, saranno strumento di vera vittoria.
E nella vita funziona allo stesso modo, c’è chi scende e c’è chi sale, a fasi alterne, con i tacchi o con le sneakers, o per chi ama osare e decide di dire “Grazie, ma no, grazie” e prosegue a piedi scalzi. Non perché si è “Incoscienti giovani”, o perché si ha la voglia di “Voler essere un duro”, ma perché c’è la voglia di uscire dalla “Tana del granchio”, per non rimanere nella “Febbre” che è

un pò come un “Fango in Paradiso”, capace di farci perdere il nostro equilibrio nel "Ritmo delle cose”. E molti ci prenderanno per dei “Fuorilegge” dalla “Pelle diamante”, perchè, probabilmente, non comprenderanno la nostra “Anima e Core” che, per ognuno, diventerà “La cura per me”.
E “Lentamente”, con “Tra le mani un cuore”, saremo liberi di dire, con un forte “Eco”, “La mia (nostra) parola”, e per “Mille vote ancora”, il nostro “Albero delle noci” tornerà a darci frutto.

E il Sanremo che è appena terminato si chiude così, con l’immagine di Carlo Conti che forse, inizialmente, aveva anche un pò di paura di prendere la direzione dopo Amadeus, e avrà, sicuramente, detto ai suoi compagni di viaggio: «Damme ‘na mano».
E, infatti, ai microfoni ha detto di essere andato oltre le aspettative e non ha nessun rimpianto.

Dopotutto, Sanremo “non si dimentica alle 7” del giorno dopo, ma per le settimane che verranno, musiche, gossip e dietro le quinte ci terranno compagnia.
Perchè Sanremo è come un “Battito” di cuore, che per cinque giorni va a ritmo di sola musica; Sanremo è l’inno del “Viva la Vita” che, ogni anno, si rinnova, per “Tutta L’Italia” e anche oltre.
E quando finisce, inevitabilmente, porta con sé una “Balorda Nostalgia”!

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