di Aldo Grasso
A «Quarta repubblica» di Nicola Porro (Rete4) c’è stato un interessante dibattito fra Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm e Gaia Tortora.
Il motivo del contendere era l’istituzione di una «Giornata delle vittime degli errori giudiziari». Com’è noto, il 17 giugno 1983 Enzo Tortora fu ammanettato e condotto in carcere davantiIl caso tortora alle telecamere per poi risultare del tutto innocente. Da allora, per eco mediale, è simbolo delle vittime degli errori giudiziari.
Secondo Santalucia una simile giornata avrebbe l’effetto di «ledere il prestigio della magistratura». Forse perché Santalucia non è abituato ai dibatti televisivi ma la sua difesa è stata molto fragile e Gaia Tortora lo ha messo più volte alle strette con argomenti convincenti. Santalucia continuava a citare gli «errori terapeutici» (gli sbagli dei medici) dimenticando di aggiungere che i medici quando sbagliano pagano.
Il dramma è che troppi innocenti finiscono in carcere: in media 1.000 ogni anno, quasi tre al giorno, oltre 26.000 negli ultimi venticinque anni.
Lo Stato ha già speso in risarcimenti più di 740 milioni di euro e il conto prosegue al ritmo di 81.000 euro al giorno. Beniamino Zuncheddu ha trascorso 33 anni in carcere da innocente. Per fortuna ha trovato l’attenzione e la sensibilità della procuratrice Francesca Nanni che gli consentono ora di vivere qualche anno ancora in libertà.
Ma il giudice che gli ha «rubato» 33 anni ha pagato qualcosa? Mentre scrivevo una biografia di Enzo Tortora per la Treccani sono rimasto sconvolto da un fatto in apparenza marginale: uno dei magistrati che sostenne l’accusa nei confronti di Tortora è stato poi eletto al Csm, l’organo di autogoverno. Com’è possibile una cosa del genere?
Santalucia sostiene che i tre gradi di giudizio servono apposta per evitare gli errori. Ma quando gli errori si compiono per imperizia, impreparazione, superficialità ci dev’essere sempre lo scudo dello Stato a proteggere gli incapaci? In questa rubrica ho sempre difeso la «sacralità» dei tribunali contro le gogne mediali e i processi paralleli in tv ma la «malagiustizia» esiste ed importante porvi rimedio, anche in senso simbolico. (corriere della sera.it)