di Christophe Merlino
Cari amici eoliani
ieri, ero su una spiaggia di Normandia con un folto gruppo di Americani per far visitare questo cimitero dei loro soldati caduti durante la Seconda guerra mondiale. Poi, leggendo il Notiziario durante una pausa del mio lavoro di Cicerone, ho scoperto la lunga lista di Eoliani nel mondo che nel 1940 hanno contribuito, con le loro piccole rimesse, alla costruzione dell’ospedale di Lipari, che in questo momento è in grande difficoltà.
Mi sono commosso e mi son detto : perché gli Americani, che è un popolo di guerrafondai, riescono ancora a tener così vivo un sentimento patriottico e fraterno e noi Eoliani lo abbiamo perduto?
È sicuramente questione di educazione, d’impotenza politica, di menefreghismo, d’inciviltà di noi tutti che abbiamo dimenticato il nostro passato. In una nostra precedente intervista dell’estate scorsa per il Notiziario, papà ed io avevamo sollevato il problema di emigranti Eoliani, considerati ora stranieri nelle loro isole natali. I migliori se ne erano andati via per lasciare spazio ad altri.
Oggi, nella nostra isola, assistiamo al trionfo dell’ingiustizia, dell’ipocrisia, della burocrazia. Le Eolie e tutte le altre isole, come tutto il Sud d’Italia, filiamo un cattivo cotone e a nulla varrà il prossimo G7 che si terrà in Italia a cambiare le cose.
Diventeremo ancora più disumani. Ben vengano dunque le proposte di Girolamo Casali da Berlino, di Fausto Mandarano dalla Svizzera, di Sal Cambria dal Canadà, e i ricordi del Dottor Francesco Biancheri da Roma che ci parla della sua infanzia Liparota nella nostra lingua.
“Gli emigranti capiscono a volo. Verrà giorno che amministreranno il cuore delle Eolie. Far bene non è un male“ Cari saluti da Parigi.
L'intervento
di Gianni Iacolino*
Ho seguito saltuariamente il lungo reality che si protrae da Natale sulla vicenda umana del sig. Pasquale che purtroppo vive, per sua scelta, in condizioni di indigenza, nonostante i numerosi tentativi, fatti negli anni, per alloggiarlo in una dimora dignitosa. Tutti tentativi, però, purtroppo infruttuosi, vista la dura ostinazione con cui ha sempre respinto chiunque lo avvicinasse con intenzione di aiutarlo. Sappiamo che è questa una comune caratteristica di tutti i clochard che, di queste estreme scelte, fanno il loro modo di vivere.
Chi è più avanti negli anni ricorderà di Iolanda che si piegò ad accettare una sistemazione decorosa solo dopo lunghe e laboriose trattative. Ma, nonostante cinquant'anni di tentativi, mai si riuscì a far mettere piede in una casa a Giuseppina. Operazione invece riuscita col sign. Bruno, ma non ancora con Pasquale. Sembra ora che si apra uno spiraglio positivo e che Pasquale possa cambiare idea.
Lo si spera tutti, ma lo si faccia, per favore, con modalità discrete, che si faccia uso di una griglia di decenza che in casi come questo è necessaria. Con immagini seriali di miracolose missioni accompagnate da ampi servizi fotografici " a miracol mostrare " , si corre il rischio di valicare la frontiera del rispetto e dell'inclusione dei fragili. È da tutti risaputo che Pasquale vive sotto i ponti e che tanti volenterosi concittadini da sempre, da tanti anni, lo aiutano in modo concreto e discreto. Sappiamo anche che forse è la volta buona che si convinca a cambiare modo di vivere, ma non trovo dignitoso trasformare in fanfara ogni passaggio (vedi la calata delle bottiglie d'acqua) per galvanizzare le truppe.
Assomiglia ad una scomposta parodia che ridicolizza i protagonisti e la loro azione, anche se animata da spirito altruistico e caritatevole. Il figlio di Enzo Jannacci dichiarava in una recente intervista che gli piace ricordare l'immagine di suo padre perché è " un ricordo di decenza ". Non vorrei apparire saccente, ma lo stile prevalente in certi servizi spinti oltremisura mi sembra l'indecenza. Che non significa cattiveria o spocchia. Vuol dire perdita di misura. E così si corre il rischio che in certe campagne giornalistiche, portate avanti oltremisura con l' intento di raggiungere finalità etiche collettive, di quel senso della decenza, cui faceva riferimento il figlio di Jannacci, c'è davvero scarsa traccia.
*Assessore
La replica
Noi come Notiziario continueremo tranquillamente l'opera caritatevole nei confronti del buon Pasquale che sin dal primo viaggio ci ha accolto a braccia aperte e come abbiamo fatto proseguiremo a documentare con foto e i video la gran solidarietà che si è scatenata con i nostri interventi.
Perchè l'obiettivo, oltre che un tetto sicuro, è anche far avere i documenti che ancora non ha, nonostante le promesse, una indennità che continua a chiedere, come una radio per compagnia che presto avrà.
Un grazie di cuore da queste colonne lo rivolgo a Federica Puglisi che si è subito messa in contatto appena finita la diretta Facebook con una gran borsa di alimenti, ad una famiglia di Canneto-Lami, a Sal Sambria, a Michele China, ad Antonio Tripi da Vulcano, ad Fausto Mandarano che ha messo a disposizione una casetta di legno, a Livio Munafò, al dottor Fabio Merlino, a Padre Gaetano Sardella che ha già pronto quattro pacchi di vestiario.
E ancora all'ing Emanuele Carnevale che si attiverà per accellerare i lavori di quella strada che da almeno cinque anni è pericolante all'Onorevole Calogero Leanza che sul dramma di Pasquale presenterà anche una interpellanza.
Il "reality" finirà nel momento in cui Pasquale, come già fatto con Francesco Bruno, non dormirà piu' sotto quel ponte pericolante sopra la strada che trema...
Ps, si è dimenticato di citare Eugenio Sciacchitano che in piazza Mazzini alloggiava nel gabinetti pubblici e come per la signora Iolanda Raffaele c'è stato anche in quelle occasioni chi se n'è occupato... (BL)