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di Bartolino Ferlazzo

Il bianco polveroso della pomice, il bianco stanco e pesante del sudore di generazioni di individui, piegati da un destino che non assolve nessuno.
E' blu il sangue di Lipari, il blu dell'abbraccio liquido e molte volte inquieto, che la imprigiona e la conforta, la confina e la collega; il blu intenso e luminoso, mobile e immoto che ha messo insieme l'esistenza di tanti uomini di mare, il blu di tanta nobiltà che l'ha sempre contraddistinta; è rosso il sangue di Lipari, quel rosso che sgorga dalle profondità dei suoi vulcani, sempre attivi sempre turbolenti, ma sempre attraenti nella loro grande maestosità.-
La paura dell'isola il desiderio dell'isola, il senso acuto dell'essere chiuso e l'oppressione con molta malinconia del limite del non oltre, ma anche la libertà esaltante dell'isolamento voluto o forzato, che amplifica sia le emozioni che i sentimenti.-

Anche quando no lo vedi, e siamo in tanti, avverti sempre, prepotentemente, il suo richiamo, ed anche quando non le vedi, avverti la presenza delle dolci colline liparote; spiagge, sentieri, vigne e barche, chiese e approdi, quelle che furono sorgenti termali e sabbia, il tutto in pochi chilometri quadrati; coste scoscese in scogliere silenziose; poi arriva il centro dell'isola, grovigli compatti di case, viuzze, terrazze che si sono arrampicate le une sulle altre, dalle quali in lontananza scorgi un orizzonte unico nel suo genere e, forse intravedi il futuro; i campanili delle chiese che hanno fatto la sua storia, che puntano in modo sfrontato, ma non blasfemo, verso il cielo.-
Quanto sole.-

Una calura che morde, azzanna il giorno, a volte è tanta da nascondere Vulcano, Salina, Alicudi, Panarea; poi quando il sole si stufa di infierire su uomini e natura, allora tutto ritorna nell'essere delle cose, allora si notano perfettamente il marrone polveroso delle stradine, il grigio dei sassi dove le lucertole si rincorrono; ritornano i profumi del cappero, del fico d'india e, qui termina, solo per poco, la lotta tra i due elementi di Lipari, mare e colline si ricordano di essere complici tra di loro ed interpreti di una storia che si perde nella notte dei secoli.-.

A Lipari si è abituati ad attendere un ritorno, un traghetto, buone notizie, chi parte e chi rimane, sono passati tutti da Lipari i greci, i romani gli arabi, gli spagnoli, specialmente il terribile Barbarossa, i normanni, i borboni ed anche i confinati del periodo dell'unificazione dell'Italia; e poi ci sono coloro che per necessità, hanno abbandonato la propria isola, gli emigranti costretti a lasciarla non riuscendo ad assecondare le traversie della propria vita, buttai in paesi dai nomi misteriosi Australia, America.-

Lipari non si da mai completamente, conserva sempre qualche cosa per se e, se le coste si adeguano ai ritmi dei villeggianti, l'interno invece difende il proprio cuore che rimane nascosto, anche se da aprile a settembre sono tantissimi i visitatori che anelano vacanza, sono interessati a vivere l'isola, ma non sempre a guardarla negli occhi, al contrario di chi invece cerca di capirla e ritorna diverse volte, la vera differenza sta proprio in questo; hanno imparato ad amarla, non la consumano come un gelato che si scioglie nel caldo, ma l'assaporano lentamente con gusto e delizia.-

Sono quelli che cercano silenzi ,che non sono fughe, ma vittorie e spesso scelgono le colline, in case protette da giardini fioriti e profumate anche di antiche memorie, sono quelle case, che durante l'anno le sognano come un'eterna felicità.-
E quando l'energia di un giorno su spiagge di ciottoli roventi o su barche dai colori vivaci, assolto il rito della doccia del dopo mare, tutti a trovarsi nell'aperitivo consumato nel centro di Lipari, con un andirivieni senza pensieri, le due strade parallele del centro pieni di negozi che vengono tagliate da viuzze, da casette colorate e ricoperte di fiori dai balconcini in ferro, sempre con il motivo della spada normanna, che divide i quattro venti, come a scacciare gli spiriti maligni;

e così gonnelline, infradito, pantaloncini, si danno appuntamento nella meravigliosa Marina Corta, un porticciolo piccolo e tavolini dei molti bar a fronteggiare la maestosità, non per grandezza, della chiesetta del Purgatorio, di una sincerità e semplicità disarmante, anche solitaria a sfidare tempeste e sfortuna dovute al suo isolotto; molti vanno oltre al Parco e nella necropoli di Diana e, poi su verso il castello, cinto dalle poderose mura spagnole che troneggia, ma nello stesso tempo difende l'abitato di Lipari, con le sue chiese di storica memoria, con la basilica di San Bartolomeo, il semplice ma storico chiostro normanno e i tanti resti archeologici, che dimostrano, illustrano la vera storia di Lipari; in molti sfidano la scalinata alla rocca che parte da via Garibaldi e taglia le mura giungendo direttamente alla cattedrale.-

La bellezza di Lipari, nascosta, va conquistata e scelta volta per volta, una conquista pagata caramente dal prezzo dei collegamenti marittimi, non sempre facili a causa del tempo e, dalla mancanza di mezzi e, con un progetto di aviosuperficie fortemente invocata ma fortemente osteggiata, da quelle entità grigie che non ne hanno permesso fino a questo momento la sua realizzazione. Ma questo approccio lento verso la destinazione, che obbliga a rispettare tempi e leggi naturali che paiono non appartenere alla frenesia delle grandi città, ma serve a liberare sia il cuore che la mente; una apparente perdita di tempo che, non banalizza il viaggio, ma gli ridà uno spessore, restituendo il senso, anche noioso. dell'attesa e della scoperta, della partenza e dell'arrivo.-

A Lipari, la sera ci si addormenta, veramente, con la certezza del domani, forse non sempre roseo, pronti a nuove navi, a nuove pagine da scrivere e da vivere.-
С наилучшими пожеланиями, Липари.

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