di Monica Blasi
È straziante e il volto di questa tartaruga parla da solo.
Continuano le segnalazioni (più di 4 nell'ultima settimana) di tentativi di deposizione di Caretta caretta sulle spiagge di Lipari e Salina in località assolutamente non idonee (anche se lo erano nel passato).
Questa foto è stata fatta da turisti che hanno assistito al tentativo della tartaruga tuttavia inconsapevolmente interferendo con l'evento di deposizione riportandola a mare o disturbandola durante la risalita (sicuramente in buona fede e probabilmente pensando di fare una cosa giusta)
E dunque...Non abbiamo ancora un nido documentato alle Eolie e lo sapete perché?
1) I pochissimi luoghi idonei alla deposizione sono troppo antropizzati o in aree remote dove le segnalazioni scarseggiano.
2) Nei luoghi documentati dove le tartarughe provano a deporre le persone sulla spiaggia disturbano l'esemplare.
3) i cartelli che abbiamo affisso con le norme di comportamento da seguire spesso non vengono neanche letti.
Cosa si dovrebbe fare?
1) Far trovare alle tartarughe tratti di queste spiagge pulite e ripristinate come lo erano nel passato.
2) Lanciare una campagna informativa sulle norme di comportamento da seguire per i turisti e gli operatori del turismo (soprattutto gli stabilimenti balneari) sui principali canali informativi dei comuni Eoliani durante il periodo riproduttivo.
3) Inserire le spiagge delle tartarughe tra le Oasi Blu di protezione speciale con il supporto di cittadini e autorità locali.
4) Creare una rete di volontariato (come già abbiamo fatto per il recupero delle tartarughe marine in difficoltà) per il monitoraggio mattiniero delle spiagge: noi di Filicudi Wildlife Conservation da soli non riusciamo a coprire il monitoraggio quotidiano di tutte le spiagge delle isole Eolie e il vostro aiuto è fondamentale!
5) Una gestione del territorio e del mare che valorizzi la biodiversità marina come risorsa conservazionistica e anche turistica.
Lipari, i Carabinieri sequestrano un’area e denunciano due persone per attività di gestione di rifiuti non autorizzata
Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Barcellona, su richiesta della locale Procura della Repubblica, guidata dal Dott. Giuseppe Verzera, ha convalidato il sequestro preventivo di un’area sita nella località Vallone Bianco, nella frazione Quattropani dell’isola di Lipari, operato dai Carabinieri della locale Stazione nei giorni scorsi, nei confronti di due uomini, ritenuti responsabili di aver cagionato abusivamente un disastro ambientale, mediante l’esercizio non autorizzato di attività estrattiva di materiale pomiceo, con l’aggravante di aver commesso il fatto in un’area sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico. Agli indagati, titolare e dipendente di una ditta operante attività di recupero e messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi, viene contestato anche il deturpamento di bellezze naturali, nonché l’attività di gestione di rifiuti non autorizzata, in quanto avrebbero depositato in modo incontrollato una quantità cospicua di materiale inerte e rifiuti pericolosi in una vasta area, all’interno dell’impianto di frantumazione.
Dal sopralluogo effettuato dai Carabinieri, con il supporto del personale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sicilia, è emersa la presenza di copertoni di gomma in disuso per autocarri, un serbatoio in plastica, lastre di lamierati parzialmente arrugginite, fusti in metalli danneggiati e deformati, numerose componenti in plastica, un cassone di metallo danneggiato, una benna arrugginita, il cassone di un autocarro anch’esso arrugginito provvisto di elevatore, un’imbarcazione cabinata in disuso e vari materiali metallici. In particolare è stata accertata la presenza di diversi terrapieni, di notevoli dimensioni, realizzati con rifiuti prevalentemente derivanti da attività di costruzione e demolizione, frammisti a scarti di pomice e di guisa, nonché di terrazzamenti realizzati tramite lo scarico ed il livellamento di rifiuti.
L’odierno sequestro è frutto degli ulteriori accertamenti effettuati su un’area di circa 8.300 mq per la quale, all’inizio del mese di luglio, era già stato operato un sequestro eseguito sempre nei confronti degli odierni indagati, in esecuzione di un provvedimento emesso d’urgenza dalla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, resosi necessario per scongiurare l’imminente pericolo di crolli che avrebbero potuto arrecare danni irreparabili alla pubblica incolumità. Le indagini condotte dalla Stazione dell’Arma fin dal 2019, mediante servizi di osservazione e controllo, l’assunzione di sommarie informazioni e accertamenti tecnici, avevano consentito di accertare come gli indagati, gestori di un impianto di recupero e messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi, in realtà svolgessero l’attività, totalmente abusiva, di estrazione illegale di pietra pomice dai costoni delle montagne presenti e, dopo averla raffinata e mescolata a materiale terroso e di risulta edile, lo commercializzassero in favore di cantieri edili siti nell’Arcipelago Eoliano e di altre ditte esercenti nella provincia messinese.
Continua l’incessante azione di tutela ambientale condotta dall’Arma dei Carabinieri nell’Arcipelago Eoliano, con il coordinamento della Procura di Barcellona di Pozzo di Gotto.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.
Salina-Lipari, decedute le Nonnine delle Eolie le signore Giuseppina Vasquez vedova Pellegrini e Maria Aurora Raffaele vedova Saltalamacchia