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di Julie Sferlazzo

Isola di Lipari - Nei fondali marini vicino alla Secca del Bagno, dopo avere avvistato un ammasso costituito da una vecchia lenza da pesca, il subacqueo Liparo-Francese, Christian Mirabito ha provveduto, da solo, il giorno di Ferragosto, alla rimozione del materiale inquinante e dannoso per la biodiversità.
Sono state necessarie ben tre immersioni profonde poiché la matassa composta da vecchio filo di nylon trasparente e altamente resistente, giaceva tra i 60 e 76 m.

In un primo momento è stato effettuato un sopralluogo al fine di capire l’entità esatta del materiale da riportare in superficie e la scelta dell’attrezzatura necessaria all’intervento di recupero. Durante la seconda immersione il maltempo e le forti correnti hanno impedito la rimozione in sicurezza della lenza ed è stata quindi approfondita la perlustrazione del fondale, evidenziando una profondità maggiore di quella prevista, ovvero più di 100 mt.
Cosi, nelle prime ore del mattino di lunedì 15 agosto, il cluster è stato riportato in superficie con l’ausilio di un pallone di sollevamento, dopo 17’ d’intervento sul fondo e 45’ totali di decompressione per il subacqueo.

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Christian Mirabito, Presidente dell’Associazione Mare Incognitum, mettendo a disposizione barca e attrezzatura sue nonché la sua preziosa esperienza maturata nell’ambito di tali interventi, insieme alla sottoscritta che ha fornito supporto logistico nella pianificazione pre e post-intervento, hanno colto l’occasione per aprire il dialogo sia con la nuova amministrazione comunale che con alcuni rappresentanti di gruppi di pescatori eoliani.

I fondali marini, infatti, abbondano di attrezzatura da pesca abbandonate o perse accidentalmente rappresentano, tra i rifiuti marini, una delle minacce più grandi per l’ecosistema. Pur essendo scarsamente documentate, le cause dell'abbandono di reti e attrezzi da pesca sono principalmente riconducibili a condizioni meteorologiche avverse, a conflitti fra attrezzature e alla pesca illegale.

Numerosi studi hanno chiaramente dimostrato che i materiali che compongono tali attrezzature costituiscono un grave pericolo per la fauna marina in quanto gli animali rimangono intrappolati e soffocano. Inoltre, con il tempo, esse si sminuzzano in microplastiche, che vengono ingerite dagli animali stessi. Come ricorda il WWF, il 95% dei rifiuti che finiscono nel Mediterraneo è composto da plastica ed oltre 130 specie, in particolare le tartarughe marine, sono vittime di ingestione da plastica. Le fibre sintetiche derivanti dalla plastica, che richiedono centinaia di anni per decomporsi, generano appunto microplastiche, le quali entrando nella catena alimentare hanno effetti deleteri a lungo termine sulla salute degli esseri umani.

Inoltre, tali attrezzature fantasma, soprattutto quando fluttuano, possono alterare anche gli habitat marini e compromettere la biodiversità marina locale come, ad esempio, quello della posidonia e degli organismi incrostanti come quelli che compongono il coralligeno.
Preme rammentare che il 93% dell’anidride carbonica mondiale, viene sottratta dall’atmosfera e resta negli oceani grazie alle fitte relazioni che si instaurano negli ecosistemi marini tra fitoplancton, alghe, fanerogame e animali. Perdere anche solo l’1% di questo ecosistema equivale a rilasciare le emissioni di 97 milioni di auto. Gli oceani assorbono più carbonio delle foreste….

Ebbene, dall’intervento svolto sempre dagli stessi subacquei nel 2021 (v.foto sopra) in relazione al recupero di una c.d. “rete fantasma” nei pressi di San Calogero, la normativa in relazione ai “marine litters” è  cambiata notevolmente con l’entrata in vigore, il 25 giugno 2022, della Legge Salva Mare: da adesso, tali rifiuti marini non sono più considerati quali rifiuti speciali.

Infatti, prima era una sfida impossibile riportare a terra i rifiuti pescati accidentalmente in mare, tra cui quelli prodotti dall’attività di pesca (RAP) e i rifiuti volontariamente raccolti nel corso di campagne di pulizie del mare (RVR) perché considerati entrambi “rifiuti speciali”.
Essi erano soggetti a complesse procedure burocratiche in relazione alla raccolta e allo smaltimento; pertanto, era più semplice (e sicuro per il portafoglio!) rigettare ogni scarto in mare.

Ormai, tutt’oggi non costituisce più il reato comune istantaneo di trasporto illegale di rifiuti, ex art. 256, comma 1 del D.Lgs 152/2006, raccogliere rifiuti nel mare e riportarli sulla terra ferma ai fini di smaltimento o riciclo.

Essi possono essere depositati presso gli impianti portuali di raccolta integrati nel sistema comunale di gestione dei rifiuti e verranno anche attribuite misure premiali a favore dei pescherecci e degli operatori del mare più virtuosi che rispetteranno le modalità tecniche di conferimento dei rifiuti.
La consegna presso gli appositi impianti sarà gratuita per il conferente e i costi di gestione saranno coperti con una componente integrata alla tassa sui rifiuti (TARI).

Inoltre, verranno organizzate campagne di sensibilizzazione e di informazione per coinvolgere i cittadini volenterosi, con l’aiuto dello Stato.
Non è tutto, diventano obbligatorie, per gli alunni di tutte le scuole Italiane di ogni grado, l’Educazione Ambientale e la raccolta differenziata la quale verrà gestita dagli alunni stessi: le generazioni futuri devono imprescindibilmente e il più presto possibile diventare consapevoli dell’importanza della preservazione dell’ambiente.

La corretta messa in pratica della legge SalvaMare rientra in pieno negli Obbiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite; a questo fine sono previste campagne pubblicitarie, a cura delle autorità di sistema portuale e dei Comuni: dei protocolli tecnici elaboreranno la mappatura delle aree adibite alla raccolta e alla massima semplificazione per gli operatori del settore.

Ma … , c’è un Ma…. Anche se la legge SalvaMare è indiscutibilmente un’ottima normativa nei suoi principi generali, serve regolamentarla e mancano ancora i decreti  attuativi, fondamentali per la sua piena applicazione.

MA… Dobbiamo rimanere nell’inerzia mentre l’urgenza sussiste da anni?
Dobbiamo aspettare che il governo e i ministeri competenti si attivino affinché i decreti siano elaborati e attuati?
Credo proprio di no in quanto la consapevolezza individuale di essere protagonisti della tutela del proprio territorio è ben presente nelle menti e abbiamo i mezzi per iniziare a rimediare.

Sussiste una palese voglia nonché la determinazione contagiosa di chi ama il proprio territorio e intende ricambiare tutto quello che il mare gli offre: anche i piccoli gesti faranno la differenza.

Ed è proprio quello che è successo nelle acque azzurre di Lipari durante questo Ferragosto 2022: due subacquei, con l’immediato ausilio dell’amministrazione comunale, hanno provveduto alla tutela del loro mare “senza se e senza ma!”

Convinti che la solidarietà e la collaborazione tra ogni componente di uno stesso territorio, mettendo le proprie competenze e capacità a disposizione della collettività, possa costituire il primo passo sulla strada di una gestione più sostenibile nelle risorse e per la salvaguardia degli ecosistemi marini.

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