di Luca Chiofalo
Aldo Cazzullo, sul “Corriere della Sera”, elenca, traendo spunto dal disastroso rogo di Stromboli, alcune delle nostre criticità. Tra queste il “mordi e fuggi” estivo, un problema sottovaluto ma dalle gravi conseguenza per l’equilibrio del territorio eoliano e per la qualità della sua economia.
Per evitare che il fenomeno dilaghi, lo dico chiaro e senza infingimenti, é venuto il momento di discutere come “razionalizzare” o limitare con un tetto massimo (se “legge” e logistica permettono) gli ingressi giornalieri, pensando, soprattutto, alle nostre isole più piccole che subiscono “assalti” ravvicinati e ingestibili di migliaia di persone. Provvedimenti ben ponderati sulla nostra reale (e sostenibile) capacità “ricettiva” non saranno un danno per l’economia locale ma valore aggiunto, un modo per liberare pienamente la forza attrattiva e proteggere la bellezza delle Eolie, non vocate ad un turismo di massa che le stravolge.
Meno caos nel periodo estivo centrale, servizi adeguati che non implodono per sovrannumero di utenti, riqualificazione turistica, commerciale e “sociale”, migliore offerta complessiva e protezione del territorio le probabili conseguenze.
L’ISOLA DISTOPICA
Pensi alla vita isolana e la mente evoca tranquillità, ordine, tempi e modi rilassati, niente code né traffico.
Lipari fa eccezione, da noi certe “pallose” caratteristiche insulari non sono di casa.
Tranne nei mesi invernali in cui ogni attività umana sembra sospesa, con orgoglio e soddisfazione diffusi, é il caos il tratto distintivo di questa meraviglia del creato abitata come la peggior periferia di una megalopoli.
Traffico e code, veicoli parcheggiati ovunque, occupazione di ogni spazio possibile da parte di privati e attività varie, abusi ormai divenuti “creativi”, oltre ad una tensione che cresce, assieme alla voglia matta di infrangere ogni regola di civile, collettiva convivenza, col procedere della stagione turistica.
Così, al disagio dell’insularità in materia di servizi (che oggi rasenta il disastro), aggiungiamo, di nostra sponte, problematiche che hanno i grandi centri ma non dovrebbero essere nostre.
All’amministrazione che si insedierà in giugno chiedo poco: pretendere e offrire servizi che non offendano la dignità umana e fare in modo che la nostra stupenda isola torni ad una dimensione più consona alla sua intima natura.
« [...] Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell'angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio...
Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d'identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo per chi ci è nato dura poco l'allegria di sentirsi seduto sull'ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino.
Capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire se stesso, assolversi o condannarsi. Ma significa, insieme, definire il dissidio fondamentale che ci travaglia, l'oscillazione fra claustrofobia e claustrofilia, fra odio e amor di clausura, secondo che ci tenti l'espatrio o ci lusinghi l'intimità di una tana, la seduzione di vivere la vita con un vizio solitario. L'insularità, voglio dire, non è una segregazione solo geografica, ma se ne porta dietro altre: della provincia, della famiglia, della stanza, del proprio cuore. Da qui il nostro orgoglio, la diffidenza, il pudore; e il senso di essere diversi.
[...]Ogni siciliano è, di fatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l'isola tutta è una mischia di lutto e di luce. Dove è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce, e fa sembrare incredibile, inaccettabile la morte. Altrove la morte può forse giustificarsi come l'esito naturale d'ogni processo biologico; qui appare come uno scandalo, un'invidia degli dei.
Da questa soperchieria del morire prende corpo il pessimismo isolano, e con esso il fasto funebre dei riti e delle parole; da qui nascono i sapori cupi di tossico che lascia in bocca l'amore. Si tratta di un pessimismo della ragione, al quale quasi sempre s'accompagna un pessimismo della volontà.[...]
Il risultato di tutto questo, quando dall'isola non si riesce o non si voglia fuggire, è un'enfatica solitudine. Si ha un bel dire – io per primo – che la Sicilia si avvia a diventare Italia (se non è più vero, come qualche savio sostiene, il contrario). Per ora l'isola continua ad arricciarsi sul mare come un istrice, coi suoi vini truci, le confetture soavi, i gelsomini d'Arabia, i coltelli, le lupare. Inventandosi i giorni come momenti di perpetuo teatro, farsa, tragedia o Grand-Guignol. Ogni occasione è buona, dal comizio alla partita di calcio, dalla guerra di santi alla briscola in un caffè.
Fino a quella variante perversa della liturgia scenica che è la mafia, la quale fra le sue mille maschere, possiede anche questa: di alleanza simbolica e fraternità rituale, nutrita di tenebra e nello stesso tempo inetta a sopravvivere senza le luci del palcoscenico.
[...] Non è tutto, vi sono altre Sicilie, non si finirà mai di contarle... »
LE CENTO SICILIE DI GESUALDO BUFALINO
Vulcano-Lipari, decedute le signore Giuseppa Schibeci e Anna Pittari
Chiunque si cimenti in una delle più straordinarie e coinvolgenti attività umane, la politica, deve ben ponderare rischi personali e benefici potenziali per la collettività.
I migliori politici e amministratori sono quelli più “liberi” da gravosi impegni in attività private e meno esposti sul piano del patrimonio personale, per il semplice motivo che si riducono i rischi di conflitto di interesse e si è meno soggetti al “ricatto” del compromesso al ribasso a difesa o vantaggio del patrimonio privato.
Peraltro, dietro i “business men” spregiudicati ed in piena attività che “scendono” in politica con velleità di comando c’è la concreta possibilità che si creino comitati d’affari, certamente dinamici ma poco attenti all’interesse ed all’etica pubblica.
Quando Berlusconi si candidò alla guida del paese, i più arguti osservatori politici lo definirono “unfit” (inadeguato) a governare, non perché non fosse capace ma perché zavorrato da un fardello personale e privato che ne avrebbe condizionato in negativo l’attività di governo.
Sappiamo com’è andata, tra leggi ad personam, conflitto violento e permanente, interesse privato e particolare inevitabilmente anteposto a quello pubblico e collettivo, problemi del paese e qualità “politica” peggiorati…
Fatte le dovute proporzioni e considerato che il controllo democratico a livello nazionale è molto più forte, starei molto attento, in luoghi a corto di “oppositori” con la schiena dritta come il nostro, a non accentrare in poche mani potere economico e politico.
La politica non si può ridurre ad un affare.
Poi, c’è il voto democratico che va rispettato in ogni caso… Auguri!
Lipari, è deceduto Santo Nicchia
Possibile che Acquacalda sia ancora ridotta così? Per non parlare del lungomare di Canneto, fermo ai lavori incompleti (e forse malconcepiti) della primavera passata…
da cittadino, vorrei sapere a quale ente o istituzione addebitare quest’assurda e protratta agonia del territorio e della sua comunità…
Con sincero rammarico. Auguri!
L’Italia del calcio è campione d’Europa!
Una squadra di ragazzi fenomenali e di vecchietti eroici (Bonucci e Chiellini) guidati a bordo campo da due amici veri e di lungo corso (Mancini e Vialli) che hanno emozionato il paese intero con i loro abbracci stracolmi di gioia commossa a suggello delle partite vinte.
Un gruppo di granitica unità e forza, una straordinaria compagine di professionisti col cuore caldo.
É una vittoria perfetta ed è più di una vittoria sportiva:
rappresenta un’orgogliosa affermazione che tutti gli Italiani sentono propria.
I VIDEO DI BARTOLO GIUNTA E FEDERICO LO SCHIAVO