UNA STRAGE VAL BENE UNA MESSA
Diceva Enrico di Borbone.
O forse era Parigi, boh, vai a sapere. D'altronde i tempi sono questi e ci si deve accontentare.
Ieri abbiamo superato i 27mila morti. Cifra solo indicativa se, come sostenuto dai dati Istat, nella sola provincia di Bergamo la mortalità, rispetto ai primi 4 mesi del 2019, è aumentata del 900%.
Ma queste son bazzecole.
Il vero problema che dilania le coscienze è il perdurante divieto di celebrare messa, suscitando così gli alti lai della Conferenza Episcopale, la quale "non può accettare di vedere compromessa la libertà di culto".
Distinguendo tra "ciò che compete al comitato scientifico e quanto compete alla Chiesa, di organizzare la vita della comunità cristiana nella pienezza della propria autonomia."
Veementi affermazioni cui non sono estranee, riteniamo, le legittime preoccupazioni per la salvezza della nostra anima. Piuttosto che, come sostenuto da qualche maligno, la rarefazione delle offerte e il timore di perdere, a lungo andare, la massa di munifici donatori dell'otto per mille.
A questo grido di dolore si è subito associato, neanche a dirlo, il pio Matteo Salvini.
Mentre l'altro Matteo per il momento tace, affidando le ferme proteste ai peones del proprio gruppo parlamentare.
Unica voce fuori dal coro, quella di un pericoloso anarco-insurrezionalista argentino che risponde al nome di Jorge Bergoglio, il quale ha pregato il Signore "perché dia al suo popolo la grazia della prudenza e dell'obbedienza alle disposizioni".
Dando così ragione al grande Pino Caruso, quando sosteneva che "tra i cattolici ogni tanto c'è anche qualche cristiano".
A colpire è soprattutto l'inusuale durezza di un organo solitamente mellifluo come la Conferenza Episcopale.
Che "esige", "non può accettare" e pretende di organizzare "in piena autonomia".
Toni da padroni del vapore che hanno stupito perfino un giornale notoriamente marxista e rivoluzionario come il Sole 24 Ore.
Ci fosse a capo del governo uno dal carattere brutto come il mio, a quest'ora i membri della Conferenza Episcopale sarebbero già a ramazzare strade con guanti e mascherina.
Ma per fortuna, abbiamo come Presidente del Consiglio uno che per religiosità batte pure il Devoto Oli.
Siamo quindi fiduciosi che un qualche compromesso verrà presto trovato, garantendo così al gregge la necessaria dose di spiritualità.
"Da mihi animas et cetera tolle", tuonava san Giovanni Bosco. Datemi le anime e prendetevi tutto il resto.
Appunto. Spoglie mortali incluse.
"Sarebbe atroce," dissi, "uccidere un uomo per dire bu-ba-baff!"
"Sarebbe atroce," commentò Guglielmo, "uccidere un uomo anche per dire Credo in Unum Deum".
(U. Eco - Il nome della Rosa)
STRAGE DI CUORI
Un elenco a parte, fitto di righe bianche, andrà compilato un giorno per tutti i figli non nati.
Vittime di questa brusca interruzione della trama, di un'infantile addizione che incolonna a casaccio timori fisici, economici ed esistenziali.
Prima di giudicare, di ammonire saggi sermoni sulla vita che rinasce, consideriamo le implicazioni di una gravidanza in un simile momento.
A rischio contagio e con magari un licenziamento, o una cassa integrazione, sulle spalle o all'orizzonte.
Un bivio che non riguarda solo le coppie più o meno stabili, ma i rapporti in divenire.
Quell'amore tanto idealizzato, che è soprattutto desiderio, sopravviverà a tre metri di distanza? Compresso nel fermo immagine lucidochimico di uno sguardo, senza potersi tradurre in odore, saliva, morsi?
Quanti, già timidi di loro o semplicemente impacciati da circostanze non favorevoli, rinunceranno a esprimere un sentire che, il più delle volte, alla forza accompagna l'urgenza?
Si può forse rinviare, a dopo il vaccino, la firma di un contratto, una prova vestito, l'assemblea di condominio.
Non certo i morsi e quant'altro viene trascinato dalle vorticose correnti sanguigne.
Per un altro interminabile elenco, in cui andranno annotati tutti i baci rimasti intenzione.
IL NANO PIU' ALTO DEL MONDO
Si sperava che una tragedia come questa inducesse le persone a maggiore logica, a un uso più affilato dell'intelligenza.
Purtroppo non è così, anzi, dopo le iniziali paure, sono ritornati a tutto vapore gli analfabetismi funzionali.
Stanno avendo grande successo, per esempio, le bizzarre opinioni del sedicente scienziato Giulio Tarro, autoproclamatosi "il più grande virologo del mondo".
Nel curriculum vitae autopubblicato da questo signore si legge che:
1) è stato più volte candidato al nobel
2) è stato docente all'università di Napoli
3) ha isolato e sconfitto un'epidemia di virus respiratorio sinciziale in Campania
4) E' stato premiato come "virologo dell'anno"
5) Insegna in numerose e prestigiose università americane
eccetera eccetera...
Nel lungo e agiografico curriculum, non è specificato se abbia anche salvato il mondo dagli alieni, mutato l'acqua in vino o moltiplicato pani & pesci, ma a giudicare dal tono adottato, sarebbe più che lecito supporlo.
Mi sembra quindi utile e istruttivo chiarire che:
1) Le "vere" candidature al Nobel vengono rivelate solo dopo 50 anni. Quindi affermare una cosa del genere è solo una millanteria e chi è veramente grande, di solito, non ha bisogno di millantare.
2) Il suo nome non figura in nessuno dei database universitari italiani, tanto meno in quello dell'università di Napoli. Quindi quella del docente sembra essere un'altra millanteria.
3) Il virus respiratorio sinciziale, responsabile dell'epidemia neonatale degli anni '70 in Campania, è stato isolato nel 1979 da un'equipe dell'Università di Napoli, di cui ovviamente Giulio Tarro non faceva parte.
4) Il premio di "virologo dell'anno" gli è stato conferito da un'oscura associazione senza crediti né storia, che potrebbe domani, dio non voglia, conferirlo anche a me, per altrettanto inesistenti motivi.
5) Le prestigiose università americane in cui insegnerebbe, sono solo dei siti internet che assegnano diplomi farlocchi dietro congruo pagamento.
6) Questo signore è stato in passato coinvolto nella vergognosa vicenda del Siero di Bonifacio, negromantico preparato a base di urina e feci di capra, che a suo dire avrebbe dovuto sconfiggere il cancro.
7) Le sue opinioni in materia di coronavirus sono uno zibaldone di castronerie: verrà sconfitto dal caldo (in laboratorio il virus ha resistito fino a 60 gradi, paesi non certo freddi come l'Iran hanno più di 80mila contagiati) ci vuole una cura, non il vaccino (a oggi non esiste una cura per nessun tipo di virus, li abbiamo sconfitti solo grazie ai vaccini) ect
8) Se insistete nel rimbalzare le assurdità che propugna, nonostante sia evidente la sua statura scientifica e morale, non darete prova di essere "alternativi e aperti a ogni ipotesi", ma solo e soltanto degli irreparabili creduloni (voglio essere buono).
9) La gente sta morendo. A oggi sono 165.071 i decessi per coronavirus. Di fronte a una simile strage, sarebbe corretto e responsabile tacere, invece di veicolare truffe e menzogne. Soprattutto quando si ignora totalmente la materia.
10) Propongo ufficialmente che d'ora in poi, i sostenitori di questo signore, se si ammalano, vengano curati solo con feci e urina di capra.
Perché se la democrazia garantisce libertà di opinione, implica anche l'assunzione di precise responsabilità.
Prevengo eventuali accuse di arroganza ricordando che arroganza è abbracciare un'idea senza avere gli strumenti utili a valutarla. Arroganza è pretendere di conoscere e capire un argomento, più di chi quell'argomento lo ha studiato per una vita.
Arroganza è misconoscere o derubricare i fatti e le evidenze, per tifare fanaticamente.
In ogni caso, se il signor Tarro, dal basso del suo curriculum, è il più grande virologo del pianeta, nessuno mi impedisce, dall'alto del mio metro e ottantatré, di proclamarmi Nano più Alto del Mondo.