di Melissa Prota
In questi giorni ho sostenuto un esame all'università sulla storia dell'arte in Sicilia e nell'area mediterranea. Avendo fatto una tesi di laurea, alla triennale, sulla storia artistica di Lipari dopo il 1555, la materia è ritornata familiare. Nello studio poi, mi sono imbattuta in un termine di origine spagnola "cachorro" che si riferisce ad un particolare tipo di crocifisso seicentesco in cui il Cristo è grondante di sangue. Il termine mi ha fatto venire subito alla mente che anche a Lipari si usa una parola molto simile "caciurru". Non essendo pratica del dialetto ho chiesto all'amico Luigi Barrica, che stimo soprattutto per la sua conoscenza della nostra storia locale. Luigi è stato una fonte preziosa come speravo e mi ha spiegato che il "caciurru" era il manto rosso posto sopra il cristo crocifisso nelle processioni del venerdì santo. Questa piccola info in più mi è valsa oggi all'esame un trenta e lode. Ma non è per vantarmi del voto che scrivo questa sera, bensì, perché insieme all'amico Luigi siamo persuasi del fatto che bisogna valorizzare la storia, l' arte il dialetto di Lipari e dell'arcipelago. Questo messaggio è un invito rivolto alle istituzioni locali ad integrare delle ore di lezione nelle scuole di civiltà liparota! Lipari ha tanti tesori ma sono pochi a conoscerli e finché c'è chi può e vuole tramandarceli dobbiamo cogliere l'occasione di creare una società eoliana conscia della propria storia.
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