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di Beatrice Giunta Saltalamacchia

Devi sporcarti le mani e toccare il male. Prima devi capire quello che è il male. Mi guardavano quegli occhietti, ma non sapevo che cosa fare, come aiutare. La paura e l’ignoranza sono il vero male. È atroce pensare la disperazione degli altri, di quelli che stanno morendo. Un imprenditore, si fa per dire, per lavorare i campi, aveva dichiarato solo un trattore e nessun lavoratore agricolo. L’imbroglio, la truffa da una parte, la fame, la miseria dall’altra. Mettiamo il tutto in una bilancia. Gli occhietti affamati dei bambini e la smodata furia di ricchezza dall’altra. Dove sta il giusto mezzo?

Se qualcuno lo sa, si faccia avanti. “ Se non piangi di questo, di che pianger suoli?” Ironia della sorte, il conte Ugolino non muore per dolore, ma per la fame. A parole è facile trovare la via giusta del comportamento da assumere, ma quando due bambini si stringono pancia a pancia; quando la madre, disperata, dal barcone, li cerca mentre affoga no nell’acqua fredda e agitata. Che cosa fai?

Quando i piccoli si aggrappano nel legno e non riescono a salire in barca? Che cosa fai? Oltre a guardare inebetito. Sarà uno dei temi più importanti che la commissione europea dovrà discutere e risolvere. E finalmente le lacrime scendono copiose. Hai trovato la soluzione: li hai lasciati morire per paura di non riuscire e non te lo perdonerai mai.

Hai toccato il fondo della dabbenaggine: non era questo che dovevi fare, perché ora c’è il silenzio attorno a te e non piange più nessuno, hai creato il deserto. Non è questa la pace. Qual è, allora? Dillo tu, se lo sai. Sinceramente non lo so. È vero, come dice qualcuno, che non c’è acqua per piangere. Però viene a consolarci l’allegro di turno che ci esorta a non avere una visione distopica della realtà.

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MARZO 2020

Da Firenze in linea Beatrice Giunta Saltalamacchia "il ricordo di papà Giuseppe..."

Si sentiranno i Liparesi di impegnarsi nella lettura di un libro che tratta di fermenti bellici dopo essere stati bombardati, e non metaforicamente, da notizie di stragi, mancanza di cibo e tutto il resto?

Il dolore, già debordante, ora è diventato nausea verso il genere umano.
Solo Manzoni poteva parlare di pace nella Pentecoste perché Manzoni veniva ascoltato.
“Pace che il mondo irride ma che rapir non può“
Tutti eravamo speranzosi: adesso non possiamo evitare di avere una visione distopica della realtà perché il mondo è cambiato.

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Eppure io spero che questo libro postumo di Giuseppe Giunta possa sortire un effetto positivo sulla società.
Un semplice diciassettenne di 100 anni fa ha scritto con un eufemismo la tragedia della prima guerra mondiale.
Poi, dopo aver contratto la malaria ed essere stato rimpatriato, ha conseguito l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica e ottenuto la medaglia di bronzo.

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