di Ettore Resta
Tornate fuori col metodo dei quadrupedi, le ginocchia e le mani erano indolenzite e sporche... Tentennarono, poi decisero: scesero alla piscina per ripulirsi. E’ proprio scomparso – esclamò Liliana – sarei curiosa sapere dove è andato. Baddino, Baddino - chiamò. Dopo un poco chiamò ancora. Era proprio sparito…scomparso. – Guarda dov’è. Là infondo guarda, sta salendo frettolosamente la stradina da cui siamo scese. Sembra stia rincorrendo qualche animaletto. Il cagnetto portatosi nei pressi del faro forse in cerca di prede, si era ficcato sotto un largo telo. Lo rimestò con le unghia ed esso nel sentirsi sollecitato ridendo si sollevò un poco, in quello la brezza lo gonfiò facendolo volare. Il pelosetto cercò di afferrarlo per il nodo della barbetta che pendeva, ma si sentì trasportare e volteggiare. Vola e vola stette per giungere alla ridi ridi. Il garrire dei gabbiani distolsero la ridi ridi dal tranquillo sopore prodotto dal dondolio delle piccole onde. Agitando con forza l’albero riuscì a bloccare il volo dei due e farli cadere a bordo. Il cagnetto da non abile marinaio, riuscì ad addentare e sciogliere la cima. Sganciato l’ormeggio, il telo si trasformò in vela.
Così, spinti dalla lieve brezza di grecale, si posero in navigazione. Andarono per lungo e largo, liberi di scorazzare iniziarono a rincorrere il saltare delle meravigliose rondinelle di mare che nel guizzare e nel rituffarsi lasciavano con il loro plup , schizzi d’acqua . In qualità di marinaio, manovrando il timone un poco bene ed un poco male, rese la ridi ridi ubbriaca giungendo allo sperone bianco della piscina di Venere. Avrebbe voluto scansarlo ma non vi riuscì. Ma guarda, guarda, come avrà fatto? Si chiesero le ragazze guardandosi meravigliate in viso… Il cagnetto nel vederle iniziò ad abbaiare di gioia oscillando velocemente la coda. Ad imitarlo fu prontamente la barchetta, che non avendo coda, iniziò a dondolarsi e col battere delle sartie all’albero fece echeggiare un .. den , den... den den den lasciando afflosciare il telo come fosse un inchino. Ma che meravigliosi, formidabili, gentili…che gioie sono venute a prenderci.
Rimani qui, disse prontamente Liliana. Io salto a bordo e ti lancerò una cima che legherai in qualche sperone di roccia. Andiamo a visitare prima una grotta in mare. Quale, quella nell’angolo? Certo, ‘’gamba di donna’’. Non è la ‘’grotta del cavallo di Vulcano’’, in questa entrare con la barca non è possibile, l’albero ce lo impedisce. Scavalcata la battagliola, portatasi in coperta, si tolse le scarpe, come di regola, per evitare di graffiarla. Perché gamba di donna? Lo vedrai! Sono curiosa…Tuffatisi la raggiunsero a nuoto. Non era molto luminosa, né grande. Le pareti al livello del mare erano piene di piccole patelle e chiocciolette. Il fondale era molto chiaro e la poca luce entrando dava un riflesso azzurrino. Dal centro si ergeva una stalagmite bianca la quale dal bagnasciuga in su diventava una stalattite conica inclinata. Sembra proprio una gamba esclamò Emanuela. Guardato bene sott’acqua: é’ proprio una colonna. E’ la rimanenza della roccia mancante, rise. Il cagnetto nuotando le aveva seguite ed adesso, salito su una roccia, per primo si stava preparando a saltare in barca. Stava! (continua)
L’Intervista del Notiziario al comandante Ettore Resta, l’artista sulle ali
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