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di Cristina Marra

Ne ha fatta di strada Jeffery Deaver da editor del magazine del liceo a corrispondente legale del Wall Street Journal fino alla pubblicazione del romanzo Il collezionista di ossa nel 1997 che lo proietta nell’olimpo degli autori di thriller best seller in tutto il mondo. Se il suo personaggio più noto Lincoln Rhyme, è tetraplegico ma viaggia con la mente, Colter Shaw è un randagio, si sposta in vari stati americani e macina chilometri per ricercare persone scomparse. Shaw è il cacciatore di ricompense più famoso d’America e con Tempo di Caccia edito da Rizzoli, è al suo quinto caso, apparentemente impossibile, da portare a termine. E’ sempre la sfida a incuriosirlo e a spingerlo ad accettare incarichi rischiosi.  

Anche questa volta per annotare storie e piste da seguire non si separa dal suo taccuino nero 13×18 e dalla stilografica delta titanio Galassia  e trova che  quello strumento così elegante, fosse più gentile per la mano rispetto a una penna a sfera. Pure l’inserimento di questi dettagli personali, di cui Deaver è un vero maestro,  denotano il rispetto del protagonista verso i casi di cui si occupa quando accetta un incarico allettato dalla ricompensa ma senza trascurare il fattore umano. 

Tempo di caccia , tradotto da Sandro Ristori, riporta Deaver in  tour in Italia e il suo protagonista, entrato ormai nel cuore di tanti lettori,  va alla ricerca del prototipo di un rivoluzionario dispositivo per reattori nucleari sottratto all’azienda dell’uomo d’affari Marty Harmon, forse dall’ingegnera Allison Parker, sparita insieme alla figlia Hanna.  Da Ferrington, la nuova città immaginata dallo scrittore, tra sparizioni e fughe, un poliziotto psicotico, un’adolescente ribelle, tanti segreti e straordinarie rivelazioni, la caccia orchestrata da Deaver inizia con una trappola.   

Ciao Jeff e benvenuto. Nei tuoi romanzi i luoghi vengono sempre descritti molto accuratamente, al punto da non stare sullo sfondo, ma diventano dei veri e propri personaggi al fianco dei protagonisti. Con quale criterio li scegli e perché per Tempo di caccia hai voluto Ferrington?

Mi piace che le ambientazioni siano dei personaggi a sé stanti,

per cui mi assicuro di dare loro delle personalità realistiche. Ferrington è un’opera di
fantasia, ma si basa su città vicine a quelle in cui sono cresciuto, che ora sono depresse a
causa del trasferimento delle industrie. Anche i problemi di droga sono abbastanza reali in posti come quello, a causa della disoccupazione giovanile.

Nel romanzo ti soffermi molto sul rapporto tra genitori e figli (Colter e suo padre, Hanna e Allison e John). La famiglia e i suoi equilibri sono al centro del romanzo?

Direi che mi piace esplorare le relazioni tra tutti i membri della famiglia nei miei libri, perché ai lettori piace tanto quanto i crimini di cui scrivo. Mi piace creare tensione nei drammi personali, tanto quanto negli omicidi!

La fuga che racconti è soprattutto fuga da se stessi?

Ottima osservazione. Sì, nel libro le persone scappano dagli assassini, ma scappano anche dal loro passato – o cercano di farlo. Fino a quando si rendono conto che non si può scappare dal passato, ma che bisogna affrontarlo!

Azione, colpi di scena e denuncia sociale restano gli elementi principali dei suoi romanzi?

Sì, scrivo ciò che i lettori vogliono. I libri non riguardano affatto me, ma i lettori. E loro amano la mia specializzazione, i colpi di scena, l’azione e le osservazioni sociali e politiche che faccio.

Che rapporto hanno i personaggi di Tempo di caccia con la verità e il senso di colpa?

I miei personaggi sono sempre fedeli alle persone reali su cui li baso. I cattivi in genere non si sentono in colpa. Purtroppo come molte persone (compresi i politici americani!).

Leggeremo di un incontro tra Colter e Lincoln?

Sì, i due si incontreranno presto in un romanzo.

Faletti e Camilleri. Quanto è importante per lei la narrativa italiana? Quali sono i tuoi libri preferiti?
Sono tanti gli autori italiani che leggo per esempio Michele Giuttari e Gianrico Carofiglio mi piacciono molto. Le altre mie letture vanno da Ian Fleming a John Le Carrè a Conan Doyle fino a Ernest Hemingway. 

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Sabato 13 aprile 2019. Libreria Ubik, via XXIV maggio, 48/P Cosenza. Ore 18.
Presentazione del libro di poesie IL ROSSO E LO ZENZERO e incontro con l’autore.

Per la prima calabrese del suo libro di poesie IL ROSSO E LO ZENZERO (Prefazione del Prof. Raffaele Morelli, Direttore di Riza Psicosomatica) Domenicantonio Minasi ha scelto Cosenza con una presentazione-evento itinerante. Due gli appuntamenti nella giornata di sabato 13 aprile, il primo alle 18 alla Libreria Ubik, con la partecipazione di Peppino Mazzotta, attore di cinema, teatro e fiction (Il Commissario Montalbano, Squadra Antimafia, Anime nere) a cui saranno affidate alcune letture sceniche, e Mimmo Cavallaro, grande interprete e sperimentatore della tradizione musicale calabrese che eseguirà interpretazioni acustiche delle sue canzoni preparate appositamente per l’evento. Moderano l’incontro letterario chi scrive, giornalista e direttrice artistica del Calabria Noir Festival e di Lipari Noir Festival, curatrice della rubrica "I libri di Eolo" su Notiziarioeolie.it e Luigi Carbone, giornalista e scrittore. La presentazione itinerante proseguirà per le vie del centro storico al ristorante La Prosciutteria, via Archi di Ciaccio, 23 dove ci sarà un momento gourmet con il finger book, un’idea di Domenicantonio Minasi sull’associazione di gusto tra le poesie del libro, che contengono numerosi riferimenti al food, e alcuni finger food realizzati per l’occasione dallo chef.
La raccolta poetica “Il rosso e lo zenzero” concepita in un anno e mezzo di lavoro ha la prefazione del Professor Raffaele Morelli, psicoterapeuta, filosofo e scrittore, dal 1979 direttore della rivista Riza Psicosomatica. La sensuale illustrazione delle copertina è del maestro Milo Manara, disegnatore di fama internazionale, che detiene tutti i segni dell’amore nel gesto di una bellissima donna su un letto sfatto che si nutre del cuore: l’attesa, la passione, il possesso e la gelosia, la sofferenza e il disincanto. Il disegno è tratto dal libro di Vincenzo Mollica e Milo Manara Pin up – Art.
Il libro racconta di amori che mordono feroci il cuore. Amori rosso sangue pungenti come lo zenzero. Amori inafferrati e lasciati andare. Per condividere un sogno la richiesta del cuore è la perfezione. Questi amori nudi e imperfetti sono trentuno poesie più Le attese, edite da L’Erudita. Sensazioni senza resistenza e intralci espresse da Domenicantonio Minasi con un linguaggio potente e incorrotto, che arriva veloce all’anima. Questa raccolta poetica nasce da ciò che non si vede, dalle immagini dell’anima e dalle visioni del cuore non dirette. In questo orlo mediano si trova la poesia di Minasi. Proprio lì al centro dell’anima tra fantasia e concretezza. Le 31 poesie sono frecce che cercano l’estasi. Sono baci posati sulle zone segrete del cuore, un confine che separa e unisce il desiderio della persona amata.
Le grafiche della presentazione, inviti e roll up sono a cura di Stefano Gaudio , per Ark Design.

Domenicantonio Minasi, nato a Palmi (RC), vive a Roma. E’ autore televisivo e direttore artistico di numerosi eventi live. Collabora attualmente con diversi programmi di Rai 1.

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