Eventi e Comunicazioni

 agevolazioni_bonus_pubblicità_2025.jpg

"Con il Notiziario delle Eolie puoi usufruire del Bonus Pubblicità con credito d'imposta al 75%"  email bartolino.leone@alice.it 

9f7af8b4-4034-4e34-8bff-fe4cde4b6641.jpg

di Martina Costa

Lipari nel Decamerone di Giovanni Boccaccio: L’Amore, l’Illusione della Ricchezza e la Solidarietà Femminile.

Dieci furono le giornate in cui un gruppo di giovani, per sfuggire al contagio della peste, lasciò Firenze e si rifugiò in una villa di campagna, dove trascorse il periodo di isolamento raccontandosi le “cento novelle”. Ciascuna di queste storie esplora una diversa sfumatura della natura umana: amore, inganno, astuzia e virtù, offrendo loro una via di fuga dalle tragiche circostanze che avevano devastato la città e sconvolto la loro vita quotidiana.
Il “Decamerone” di Giovanni Boccaccio rappresenta oggi una pietra miliare della nostra letteratura. Le novelle, che tutti noi abbiamo studiato a scuola, ci offrono uno spaccato di un'epoca che, seppur distante, non ci appare poi così lontana dalla realtà contemporanea. Lontane dall'essere semplici favole a lieto fine, le novelle di Boccaccio raccontano la vita, dove spesso il mezzo per raggiungere un epilogo felice è la stessa morale che emerge dalla storia.
E tra le cento novelle, una ci riguarda da vicino.

Si tratta della novella raccontata nel corso della V giornata che vede protagonisti due giovani ragazzi innamorati: Gostanza e Martuccio. L’isola di Lipari è la cornice di questa storia.
Gostanza era una bellissima ragazza dell’isola che si innamora perdutamente di Martuccio, anche lui isolano, ragazzo valoroso ma povero. Purtroppo, il padre di Gostanza rifiuta la richiesta di matrimonio e dice al giovane che potrà sposare sua figlia solo quando sarà diventato ricco. Martuccio «sdegnato per il rifiuto», lascia Lipari in cerca di fortuna: diventa corsaro e nel giro di poco accumula tante ricchezze.

Come accade a chi, dopo una vita di privazioni, assapora per la prima volta il lusso, egli non riesce più a rinunciarvi e, pertanto, decide di non fare ritorno a Lipari, ma di proseguire nel suo accrescimento di ricchezze. Ma il corsaro non aveva messo in conto il pericolo che si corre a derubare i più deboli! Da lì a poco, lui e i suoi compagni vengono catturati e derubati da alcune navi saracene, e condotti a Tunisi per essere imprigionati. Intanto, a Lipari, la bella Gostanza, piange e si dispera per la notizia che è appena giunta sull’isola: Martuccio e i suoi compagni si sono dati per morti.

Inconsolabile, Gostanza, che è abile nella pesca, si imbarca su una «navicella fornita di remi e di vela» e decide di lasciarsi andare in balia delle onde. Vuole porre fine alle sue sofferenze e non ha più la forza di reagire.
Ma succede che il destino gioca sempre le sue carte, che sono ben diverse da quelle che avremmo mai potuto immaginare!
La barchetta giunge nei pressi di una spiaggia a Susa, in Tunisia, ma la ragazza non ne è consapevole, poiché sceglie di rimanere sotto un mantello, convinta di essere prossima alla morte. Tuttavia, la situazione suscita un'immediata sorpresa nei pensieri di una donna, Carapresa, che si interroga sul motivo per cui una barca fosse arrivata a terra con le vele spiegate. Decide, quindi, di andare a controllare e, sollevando il mantello, vede la giovane addormentata.

La narrazione prosegue con l'intervento di Carapresa e di altre donne di Tunisi, che accolgono e offrono ospitalità alla giovane Gostanza. In questo nuovo contesto, la protagonista apprende la lingua, le tradizioni e le attività lavorative locali: è grazie a queste donne che Gostanza riceve una "seconda vita", trovando nel loro supporto e nella loro solidarietà una nuova possibilità di rinascita e speranza.

Un giorno, tuttavia, il paese viene scosso da voci che intonano canti di rivalsa: un giovane saraceno desidera conquistare a tutti i costi il regno di Tunisi ed è pronto a sfidare il sovrano per rovesciarlo. Queste voci giungono fino alle prigioni, dove Martuccio e i suoi compagni sono ancora detenuti. Sarà proprio Martuccio a chiedere alle guardie di poter incontrare il re, in quanto ritiene di conoscere la mossa strategica che garantirà la sua vittoria e impedirà la perdita del trono. E sarà veramente vincente questo consiglio: il giovane saraceno verrà sconfitto e il re di Tunisi, insieme al suo regno, saranno salvi!
Martuccio Gomito, a questo punto, necessita di un’opportunità, che gli sarà concessa dal re, grato nei suoi confronti per averlo aiutato. In virtù di questo gesto, il giovane isolano sarà ricompensato con onori e ricchezze.

Nel frattempo, la notizia giunge alle orecchie di Gostanza, che, incredula, desidera accertarsi personalmente – come un San Tommaso biblicamente evocato – che il suo Martuccio sia realmente vivo. L'incontro avverrà tra lacrime di commozione e un cuore traboccante di gioia. Finalmente riuniti, torneranno a Lipari, nella loro isola natale, e celebreranno il matrimonio, coronando così il loro sogno di felicità.

Oggi, oltre all’immenso patrimonio letterario italiano, da questa novella possiamo trarre alcuni spunti di riflessione.
Prima di tutto, il ruolo delle donne a Lipari: il “Decamerone” fu scritto tra il 1349 e il 1353, dunque abbiamo già testimonianza di come nelle nostre isole già a partire dal Medioevo, non esisteva una netta separazione tra lavori maschili e femminili- e nemmeno, se vogliamo dirla tutta, esisteva una divisione, purtroppo, tra attività destinate ai bambini e quelle per gli adulti.

Ricordiamo che la prima legge in Italia che impedisce i lavori minorili e operai ai bambini con età inferiore ai 9 anni arriverà solo nel 1886 con la Legge Berti-. Boccaccio scrive in questa novella di Gostanza: «era abbastanza esperta nella navigazione, come lo erano tutte le donne sull’isola». Non è soltanto scrittura di fantasia, ma riflette la realtà isolana dell’epoca dove era presente una cultura del lavoro condiviso, dove le donne erano coinvolte in una vasta gamma di attività produttive, senza limitazioni di genere.

Dunque, è chiaro che le nostre donne facevano di tutto, “non ebbero mai paura di sporcarsi le mani”: mamme, pescatrici, contadine, levatrici, mammane, curatrici… E io ne porto testimonianza diretta da parte di mia nonna, deceduta nel 2022. Era una contadina, instancabile lavoratrice, una stacanovista ante litteram, fiera dei suoi sacrifici e fiera del suo lavoro. Come lei, storie di moltissime donne che su queste isole hanno fatto la storia, seppur senza troppi clamori, anche nel silenzio, tra le mura delle proprie abitazioni.
Diciamo grazie a Giovanni Boccaccio perché in questa novella dona alle nostre donne l’esser protagoniste, celebrando la loro forza, il loro coraggio e la loro capacità di affrontare le avversità della vita.

E mi collego subito al secondo punto fondamentale della novella: il concetto di solidarietà femminile. Le donne amiche e aiuto per le donne. Seppur diverse per etnia, per colore della pelle, per linguaggio e religione, Gostanza riceve cura e supporto dalla “diversità”, che come ci suggerisce il termine “capovolto” altro non è che un “verso-di”. Potremmo definire, in questo caso, un aiuto verso le avversità che la vita ci presenta. E che ha un’immagine tutta femminile. La "diversità" come risorsa, che non divide ma unisce, è un tema che oggi, in un mondo sempre più globalizzato e multietnico, trova una rilevanza enorme.

La terza riflessione che ci regala la pagina di questa novella riguarda il personaggio di Martuccio, che inizia la sua vita come un uomo povero ma rispettato per la sua onestà e il suo valore. Poi, quando la fortuna gli sorriderà e diventa ricco, il suo comportamento cambia. La ricchezza, infatti, lo trasforma, e inizia a mostrare atteggiamenti di vanità e arroganza. Una volta che diventa ricco, Martuccio non è più la persona semplice e dignitosa che era prima. Inizia a usare la sua nuova posizione economica per cercare di sopraffare gli altri, i più deboli. Questo personaggio suggerisce una riflessione sul carattere umano e su come la fortuna possa influenzare negativamente una persona, facendola dimenticare le proprie radici e i propri valori. Valori che cercherà di recuperare al cospetto di Gostanza. Ma, c’è un ma…In tutta questa storia che ci viene raccontata non torna qualcosa.

Allora, mi chiedo: Martuccio ha realmente imparato la lezione?
Sarebbe tornato da Gostanza se fosse diventato ancor più ricco?
Gostanza non riesce a trovare la pace senza Martuccio; possiamo dire lo stesso del ragazzo?
Come già detto, la novella si chiude con un lieto fine.
Difficile dire se il fine, per Martuccio, sia stato lieto oppure sia stato dettato dalle circostanze.
Va detto, in ogni caso, per onor del vero, che Martuccio non chiede una esplicita ricompensa al re per dispensare il suo vincente consiglio.
Che forse abbia imparato, il nostro ragazzo, il nostro antico proverbio : «U suviecchiu è cumu u mancanti»? (trad. Il tanto è come il niente)

A noi questo non è dato sapere.
I lettori amano il lieto fine e auspicano alla “Luna di miele” finale dei protagonisti isolani.
Rimane in ogni caso la consegna di un messaggio sociale importante: l’invito a restare valorosi, per utilizzare le parole di Boccaccio. Perché il conformismo, la ricerca di un pseudo-successo, l'eccessiva materialità, l’illusione della ricchezza possono diventare, a lungo andare, delle prigioni. E non è detto che lì fuori, anche per noi, ci sarà una “Gostanza” pronta ad aspettarci!

downloadsxcder.png

capersud copia.jpg