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La spiaggia di Saranda, in Albania, meta delle vacanze per molti italiani

di Leonard Berberi

In Italia non sarà l’estate dei record. E non perché non ci siano stranieri. Anzi. L’afflusso di statunitensi e olandesi, scandinavi e polacchi è senza precedenti. Il fatto è che sono venuti meno proprio gli italiani. Chi scoraggiato dai rincari, chi ha deciso di trascorrere vacanze più «low cost» in Montenegro, Albania, Grecia, Turchia, Tunisia, Egitto e chi è andato molto lontano — Nord America, Africa, estremo Oriente, Oceania — perché con i tempi che corrono è probabile che nel 2024 toccherà stringere la cinghia.

I numeri dell’estate 2023
Le associazioni italiane di categoria in questi giorni hanno snocciolato diversi numeri. Le stime, a fare una media, puntano a una riduzione del 20-25% delle prenotazioni. E se luglio — come spiega la ministra del Turismo Daniela Santanchè — «è andato ben oltre le aspettative, superando i dati del 2019», è agosto che preoccupa per il suo calo significativo, in alcuni casi del 30-33% secondo la piattaforma Sojern e proprio nell’area che un tempo trainava il settore: il Sud. Per Federturismo salgono gli arrivi degli stranieri (+4%) che non compensano il calo degli italiani per questo il saldo, secondo Assoturismo, si aggira su 800 mila presenze in meno questo mese. Eppure l’anno era iniziato bene, come ricorda Confcommercio, con un +15% nei primi cinque mesi. «I dati negativi arrivano dal mercato interno — dice Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi —, mentre va bene quello internazionale».

L’effetto maltempo
«Nel 2023 si dovrebbero raggiungere i numeri del 2019 che è stato l’anno record per passeggeri e prenotazioni. Ma non sarà l’anno del sorpasso», prevede Gianni Rebecchi, al vertice di Assoviaggi. Che indica come fattori che hanno portato a una «riduzione della domanda in agosto il maltempo in Emilia- Romagna, le grandinate nel Nord Italia e i problemi all’aeroporto di Catania dopo un incendio». Sullo sfondo ci sono i rincari. I dati della società di analisi Str dicono che l’Italia registra uno degli incrementi più alti in Europa del costo giornaliero per il pernottamento in albergo (+12,3% rispetto al 2022). A fine luglio la quota di letti occupati è stata del 77% (74% nel 2022). Il rialzo dei prezzi ha avuto un impatto maggiore da noi perché, certifica ForwardKeys, a muoversi sono soprattutto le famiglie che devono così sopportare una spesa maggiore, mentre restano lontani dai valori pre Covid le coppie (-14%), i single (-16%) e i gruppi (-20%).

Per agosto, spiega la ministra Santanchè, «i dati ci parlano di una lieve flessione dei flussi, ma questo conferma che il mondo del turismo e dei viaggi è cambiato dopo il Covid». «Il boom di luglio — prosegue — evidenzia come siano cambiati i periodi di ferie di lavoratori che, spesso in smart working, vivono oggi esperienze ben diverse rispetto a qualche tempo fa».

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