Si è svolto al comune di Lipari un incontro con gli operatori turistici delle Eolie sul tema dell'area marina protetta.
Oltre al Sindaco Marco Giorgianni erano presenti gli assessori Fabiola Centurrino ed Ersilia Paino e numerosi albergatori ed operatori turistici eoliani tra i quali Bernardi Longo, e da Panarea Cincotta e Omero.
Le interviste al Sindaco Giorgianni
ed a Eduardo Omero
Lipari&Giunta Giorgianni, fissati gli incontri per l'area marina protetta. I commenti
Concluso anche il terzo incontro della giornata sull'area marina protetta del sindaco Giorgianni con le categorie di operatori turistici del traffico locale (trasporto passeggeri e gite in barca) previste dal calendario incontri.
I COMMENTI
di Angelo Pajno*
Ieri si sono svolti alcuni degli incontri programmati dall'amministrazione liparese sulla ventilata istituzione della AMP delle isole Eolie.
video di Marco Calvo
il nostro amico pesce.... Pippo la cernia....
di Ruben Piemonte
Gent.mo Direttore,
approfitto dello spazio che molto cortesemente mette a disposizione sulla sua testata per condividere qualche riflessione sulla ormai istituenda AMP delle Isole Eolie.
Ho l’impressione che a distanza di qualche centinaio di anni si stia ripresentando la stessa scena di quando Cristoforo Colombo, proprio in questi giorni di Ottobre del 1492 sbarcò sulla spiaggia di San Salvador e portò delle casse contenenti “doni” , parola che sarebbe meglio tradurre in “ciarpame”( specchietti, campanelle, perline colorate), da scambiare con le ricchezze degli indigeni.
Anche da noi, a fronte di una cessione delle nostre ricchezze naturali e soprattutto della nostra sovranità sulla libera fruizione delle isole, vengono portati in dono fantomatici incrementi di turismo e di pescato, l’oro blu che viene spesso citato in alcune trasmissioni televisive, una specie di “pagherò”: intanto diamo tutto al padrone della AMP, poi un giorno, forse avremo in cambio più turisti e più pesce.
Per la mia esperienza diretta posso dire che il trend di demolizione delle barche da pesca non è stato minimamente modificato dalla istituzione della amp alle Egadi, e la pesca miracolosa con incrementi del 400% come si legge su alcuni giornali ( non si sa bene certificata da chi) rimane prerogativa solo dei Vangeli.
La AMP, comunque la si voglia inquadrare, ha un padrone, l’ente gestore ed il suo responsabile, ed una oligarchia incarnata dalla sua commissione di riserva, con il suo presidente, e dal comitato tecnico scientifico; tutti posti di lavoro che sono ambiti e costituiscono merce pregiata in campagna elettorale; ma attenzione i posti di lavoro non sono per i locali ma per i nominati dalla politica di diverso ordine e grado, con la scusa delle competenze specifiche, o dei famosi titoli “comparativi”.
Infatti a ben riflettere se ad interessare fosse veramente la tutela dell’ambiente, si sarebbe dato seguito immediato, già da tempo, a tutte le attività possibili per evitare lo sversamento in mare di liquami terrestri non trattati e delle acque di ritorno dai dissalatori, oppure si sarebbe realizzata una raccolta rifiuti degna di un paese civile ( anche se pochi lo sanno, la spazzatura accumulata nei e vicino ai cassonetti o in mezzo alla strada ,come avviene a Lipari, produce liquami pericolosi per la salute e per l’ambiente).
A proposito, ma gli scarichi delle fogne e del dissalatore dove vanno a finire nelle Eolie? Gli effluenti sono controllati in modo da verificarne la rispondenza con i parametri stabiliti dalle norme? Chi li controlla? Chi lo denuncia?
Anche immaginando che sia il comune a governare, le cose non andrebbero meglio, sia perché non ha le competenze ( a meno di non assumere consulenti) sia perché abbiamo l’esempio di come questa estate non sia riuscito a dare compimento alle richieste semplici della ordinanza della CP sulla balneazione, nemmeno nelle attività banali come per esempio installare i cartelli informativi o le boe di segnalazione per le zone sicure dedicate ai bagnanti o quelle per individuare i corridoi di lancio per le unità a motore che si avvicinano alla spiaggia ( non so se vi è capitato, ma in Agosto sulle spiagge di Canneto vicino Calandra o vicino alla banchina sembra di essere in Normandia nel D-Day per il numero di mezzi da sbarco che ingoiano o vomitano turisti ben oltre il limite consentito dalle norme), o più semplicemente raccogliere la spazzatura dai cestini montati sui pali delle bandiere blu.
Anche nelle Egadi pensavano che sarebbero stati i residenti a governare, invece oggi hanno capito che non è così, ma ormai è troppo tardi.
Noi siamo ancora in tempo….
Non voglio quindi entrare nel merito della auto-sostenibilità economica delle amp, basta andare su internet e vedere quante raggiungono il pareggio di bilancio.
Tutto nella AMP viene autorizzato dai “signorotti feudali” , nuovi “vassali e valvassori”, ai residenti o pescatori “servi della gleba” a fronte di pagamento ridotto ed ai turisti a fronte di un pagamento meno ridotto.
Tutte le unità e le attività sono contingentate a discrezione dell’ente gestore e non solo nelle zone A come vorrebbe far credere qualche anima pia. Inoltre i permessi di accesso per lavoro ( tipo traffico passeggeri, noleggio, etc..) alle zone A,B,e C sono annuali, quindi se per una stagione il residente ha lavorato non è detto che l’anno successivo lo farà di nuovo.
E il titolo di “residenza” non costituisce un vero discriminante, infatti in altre amp il problema degli esterni è stato risolto trasferendo la residenza della loro attività in un magazzinetto artatamente affittato per la stagione.
Leggo su FB tante idee come per esempio mettere un limite ai turisti giornalieri, o farli arrivare a Lipari con le barche al traffico e poi portarli in escursione con le barche locali ( ma le barche al traffico locali che fine fanno?) che hanno in comune il fatto di essere campate in aria e fisicamente non realizzabili perché le norme esistenti sulla libera concorrenza nei mercati non lo permetterebbero.
Ma facciamo qualche esempio.
Si potrebbe pensare di limitare gli accessi ai turisti che arrivano con i mezzi di linea (aliscafi e navi)? Non si può fare e non mi dilungo a spiegare motivi ed interessi sia delle compagnie di navigazione sia di tutte quelle attività che vivono con i giornalieri. Inoltre quest’anno il grosso incremento avuto nel turismo delle isole italiane è stato proprio di questo tipo e soprattutto non è avvenuto in misura preponderante nei luoghi tutelati dalla amp; si sa che la motivazione è nella instabilità socio-politica di aree che prima attiravano i turisti come l’Egitto o la Tunisia.
Si potrebbe pensare di far trasferire i turisti dalle grosse barche che partono da Milazzo su quelle più piccole di Lipari: chi vende l’escursione col trasbordo sarebbe molto penalizzato dalla quota da versare alla barca locale probabilmente tanto da cessare l’attività, ma prima di farlo protesterebbe con il referente politico che girerebbe le proteste alla regione etc. etc.; poi per ogni barca da 300 persone a Lipari ci vorrebbero almeno 25 barche a noleggio (non locazione) da 12 (il limite massimo ammesso dalle norme) oppure un’altra barca grossa altrettanto, ma perché dovrebbero trasbordare se l’impatto ambientale delle due unità è lo stesso? Se il problema è la residenza, si risolve velocemente con il magazzino di cui ho già detto; inoltre come per le auto in città, è palese che 25 piccole barche hanno un impatto ambientale maggiore di una singola barca grossa ( infatti a terra gli ambientalisti caldeggiano il trasporto collettivo rispetto a quello personale), quindi perché trasbordare?
Per quanto riguarda la normativa ambientale deve essere reso noto a tutti che già la legislazione vigente impone sia alle unità al traffico sia a quelle da pesca che al naviglio commerciale di adempiere a tutte le misure applicabili in base alla data di costruzione ed alle tipologie di naviglio e relative al contenimento delle acque di sentina, dei liquami e delle antivegetative, quindi ben poco può fare in più la amp, considerando anche il fatto che in nessuna di esse, attualmente in vigore in Italia ci sono limitazioni di ingresso in funzione delle caratteristiche dell’unità ma al limite applicando il principio “ se paghi non inquini” si tratta di versare contributi più o meno pesanti legati al punteggio dell’unità calcolato in modo a volte bizzarro dall’ente gestore.
Inoltre le leggi sulla tutela del mare impongono che nel porto, in ogni porto, ci siano impianti di raccolta per le acque oleose, i liquami, le batterie, gli olii esausti e tanto altro; dove sono queste strutture alle Eolie? Si dovrebbero realizzare prima di istituire la AMP?
Questa estate alcuni rappresentanti della amministrazione si sono vantati di avere accolto a Lipari o comunque nelle acque eoliane grandi yacht ed in numero significativo; hanno fatto bene a vantarsi, ma non sanno, o fingono di non sapere, che nel caso di istituzione di una amp, tutti questi signori non torneranno sia perchè non vogliono combattere con la burocrazia della amp, sia perché non potrebbero ancorare o far fare il bagno ai loro ospiti come in passato ( confrontate i numeri degli yacht tra le Eolie e le Egadi se non vi fidate). Queste imbarcazioni e navi sono certificate al meglio della normativa ambientale attualmente applicabile quindi hanno un bassissimo, o addirittura nullo, impatto ambientale ma un grandissimo effetto sulla economia locale a cominciare dal carburante che acquistano sul posto così come la cambusa o i ristoranti che gli ospiti a bordo frequentano assiduamente. Con la amp, che magari indica tra le zone ad interdizione totale gli isolotti di Panarea o i faraglioni come sembra sia stato fatto nello studio di qualche anno fa, salutiamo cordialmente queste unità e le invitiamo ad andare altrove.
Ora è bene chiarire che chi non è favorevole alla istituzione della amp a Lipari non è un predone o un bracconiere, ha solo qualche informazione sullo stato delle cose in altri posti già impigliati nei lacciuoli delle amp e teme che lo stesso accada a casa sua. L’isola è e deve essere prima di tutto degli isolani!
E a proposito di ignoranza e di falsa informazione vorrei segnalare, sempre in base alla mia esperienza diretta, che l’idea di trasformare i pescatori in guide turistiche , barcaioli o guardiani della amp è solo propaganda anche abbastanza stupida, per molti motivi tra cui: è vietato dalle norme, i pescatori vogliono, e soprattutto sanno, fare i pescatori, altrimenti avrebbero fatto altro.
La pesca-turismo che si avvicina a questa “soluzione” non ha portato quei benefici che a suo tempo avevano propagandato, tanto è vero che sono sempre meno le barche che ne fanno istanza, sia per la solita burocrazia che parassita dietro sia per i costi che devono sostenere. In qualche trasmissione televisiva si è pubblicizzata la barca che porta a pesca i turisti e poi prepara a bordo il pescato: nella realtà non si può fare perché le norme sulla somministrazione a bordo dei pasti sono molto stringenti e con grande difficoltà una barca da pesca potrebbe adeguarvisi, soprattutto se di modeste dimensioni.
Se si vuole tutelare il mare delle Eolie ci sono altri strumenti più flessibili e più direttamente controllabili, come per esempio:
-far rispettare le norme che già esistono ( basta guardare una carta nautica o leggere le ordinanze della CP in vigore );
-concordare con il mondo della pesca ( che già si è dimostrato disponibile), i lori consulenti scientifici, e le Capitanerie di Porto delle zone dove periodicamente viene vietata la pesca e dei tempi di fermo biologico sincronizzati con gli effettivi periodi di riproduzione delle varie specie (non come quelli di oggi…) permettendo così il ripopolamento e senza che si debba rinunciare a fare il bagno o navigare nell’area;
-installare dei dissuasori per la pesca a strascico nelle poche zone dove ancora viene praticata alle Eolie ( sembrerà strano ai sostenitori della amp, ma si possono posare sul fondo anche in zone che non sono A, B, o C !!!)
- copiare dai più bravi ossia guardare come fanno all’estero dove le aree sono tutelate, ma la fruizione è garantita per tutti senza pagare balzelli ma solo attuando comportamenti rispettosi dell’ambiente e di buon senso.
Probabilmente ormai “tutto è compiuto” e le nostre sono solo chiacchiere inutili, perché “Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare” come diceva Virgilio, e lui non era in campagna elettorale!
L’unica consolazione potrebbe essere quella che essendo la amp fatta all’italiana, anche i controlli saranno fatti all’italiana e quindi in pratica ognuno farà ciò che vuole, solo raramente qualcuno pagherà; la amp sarà forte con i deboli e debole con i forti, in piena conformità al modo italiano di fare le cose.
Tutte quelle barriere innalzate per tenere lontani gli altri non sono altro che gabbie in cui resteremo imprigionati noi.
di Danilo Conti
Carissimo Direttore,
1) Già nel 1987 iniziai una raccolta massiccia di firme in favore dell’istituzione dell’area marina protetta, rendendomi conto, allora solo quattordicenne, dell’esigenza di cambiare rotta verso una maggior tutela del nostro mare. Oggi la mia opinione non è cambiata.
2) In qualità di Presidente del Biodistretto Eolie mi è d’obbligo rappresentare la posizione dell’Associazione, essendo stato, l’argomento, già trattato nell’ultima assemblea dei soci.
Per anni si è strumentalizzato l’argomento, fomentando contro categorie quali quella dei pescatori. Regna sovrana la disinformazione sul tema; l’area protetta potrebbe condizionare solo positivamente l’intera economia dell’arcipelago, come anche potrebbe annoverarsi, se mal gestita l’opportunità, fra i tanti fallimenti occorsi in altre aree del Mediterraneo. Su quest’ultimo punto invito alla massima sorveglianza. Io ho sempre visto solo benefici per la pesca locale, che verrebbe tutelata molto più di oggi, in quanto la pesca sarebbe esclusività dei soli residenti. Mai più imbarcazioni provenienti dalla costa armati, in tutti i sensi, e pronti a depredare e distruggere qualsiasi essere vivente sul loro cammino. Altre categorie, quali i centri d’immersione e di snorkeling insieme a rappresentanti dei pescatori e dei diportisti, dovranno a mio avviso, essere coinvolti assieme ai biologi, nelle perimetrazioni delle zone. Sembra che l’area ci venga “calata dall’alto", ma non sarà forse Dio, dall’alto, che la propone quale ultimo appello alla salvezza del nostro territorio? Non sta arrivando a soccorso di chi come noi, non è riuscito ad autogovernarsi ed auto tutelarsi? L’uomo ha bisogno di regole, vedo che difficilmente si riesce ad ottenere tutela ambientale senza educazione, regole e purtroppo repressione. Verrà spontaneo poi adeguarsi visti i benefici ottenuti. Mi accorgo tutti i giorni di quanto non siamo educati a voler bene alla nostra terra, andando in campagna dove nuove discariche abusive nascono ancor oggi. Di quanto non siamo educati a voler bene al nostro mare, passeggiando sui pontili, in giornate di poca brezza, ed osservando sul fondale dei porti e non solo, qualsiasi tipologia di rifiuto o scarto chimico ed organico della pesca e non solo.Siamo all’ultima chiamata, poi forse solo i vulcani potranno coprire e seppellire le nefandezze della precedente e nostra generazione.Tutti in allarme adesso, perché risvegliati dal torpore dell'immobilismo, in quanto impauriti che qualcosa cambi. Tutti a sindacare sulle perimetrazioni, a preparare i forconi. Io vi chiedo di non bruciare un’altra opportunità per i nostri figli di vivere in un arcipelago più protetto e fonte di sostentamento. Area marina e patrimonio dell’Unesco potrebbero rappresentare una congiuntura straordinaria di turismo qualificato e più sostenibile. Il turismo dei barconi, del mordi, sporca e fuggi, deve terminare.
Ho l’impressione che il confronto sull’AMP sia partito col piede giusto
Sabato si sono svolti i primi incontri con le categorie sull'AMP. Io ho partecipato a quella con gli albergatori. Due ore e mezzo di confronto sereno e produttivo. Le preoccupazioni che mi sono parse più significative sono state due: una sollevata da Francesco Subba non come ragioniere capo del Comune ma come proprietario di immobili destinati all'accoglienza ed al commercio; l'altra degli operatori turistici di Panarea.
Subba ha posto un problema : la nostra convenienza ad investire immobili nel turismo ha un margine minimo. Se si riduce il turismo usciamo fuori dal mercato e siccome l'AMP rischia di ridurre il turismo di un certo tenore (yacht, motoscafi, pescatori da diporto...) siamo contrari all'AMP. Un rilievo di non poco conto . Ma si può replicare che una situazione senza regole o con regole insufficienti come l'attuale sta compromettendo già oggi il nostro turismo: barconi d'assalto che creano gravi problemi nelle isole, una fauna ittica sempre più povera, un mare aperto a tutte le scorrerie di marinerie di altre zone e anche di altre regioni, la nostra marineria in grave crisi, un inquinamento che le correnti non riescono più a mascherare, ecc. Se non siamo ancora alla crisi è perché la situazione mondiale con le guerre e il terrorismo nel Mediterraneo garantisco ed incrementano il nostro flusso turistico. Ma fra cinque o anche dieci anni, se scoppia la pace, che ne sarà del nostro benessere? Quindi non si può rimanere inerti.
Gli operatori turistici di Panarea sono preoccupati perché la perimetrazione proposta quindici e più anni fa dal prof. Di Geronimo, vietando la balneazione negli isolotti prospicienti l'isola li danneggerebbe gravemente. Ma si è fatto loro osservare che quella perimetrazione era già stata respinta ed annullata nel 2000 e che al Ministero dell'ambiente si era cominciato a ragionare su perimetrazione più accettabili. Le zone A venivano limitate alle Formiche e a Calajunco dove peraltro si poteva arrivare a nuoto lasciando barche e motoscafi fuori dalla baia in un apposito campo boe. Quanto agli isolotti si discuteva se declassificarli a zona B permettendo l'accesso con le barche a remi e consentendo la balneazione.
La mia impressione è che sulla strada dell'AMP si possa andare avanti se impariamo ad ascoltare e discutere.
di Saverio Merlino
In tutto il pianeta terra le aree marine protette sono la cura per l'ambiente marino ammalato e dappertutto ottengono il doppio risultato di moltiplicare le riserve ittiche (mantenendo la biodiversità) e di prolungare la stagione turistica, con indubbi benefici economici oltre che ambientali.
Anche in Italia si istituiscono aree marine protette senza tanti ostacoli invece nelle Eolie, da moltissimi anni, si fa tanta fatica anche solo a parlarne.
Bisognerebbe rendersi conto, a mio avviso, che l’esigenza primaria per le nostre isole dovrebbe essere quella di curare il mare, fonte del 90% del vivere, in tutti i sensi, per noi isolani.
Si dice che molti siano contrari all'Amp. Per quello che sento, invece, e per quello che si vede negli incontri pubblici avviati, già dopo un minimo di informazione, ci si rende conto che sola una minoranza di concittadini in ordine sparso rimane contraria all’Amp.
Intanto, tra quelle che si sono riunite, nessuna associazione ha chiuso l’incontro con un no assoluto, anzi tutte si sono espresse a favore.
Per questo sono sempre convinto e continuo ad insistere che è fondamentale organizzare incontri formativi/informativi.
Mi rendo conto che non è sempre possibile riportare in modo esaustivo le diverse posizioni nel vivace dibattito in corso sull'istituzione dell'area marina protetta delle Isole Eolie.
E credo ormai, seguendo da vicino il dibattito che, anche in questo caso, "un compromesso non è assolutamente controproducente".
Sono convinto che serva anche per l’istituzione dell’Amp delle Eolie raggiungere un compromesso fra le esigenze di conservazione e tutela dell'ecosistema marino e il tessuto sociale ed economico rappresentato dall’amministrazione locale, che dovrà fare sintesi delle necessità dei portatori di interesse.
Un confronto, da attuare su tavoli tecnici, magari promossi dall’amministrazione comunale con la presenza di organismi decisionali ministeriali, potrebbe accelerare il processo in corso.
Da questi confronti tecnici potrebbe nascere il compromesso necessario, di cui scrivevo, frutto di un venirsi incontro, non del rintanarsi in posizioni preconcette, pregiudiziali e/o ideologiche.
di Angelo Paino*
Tromboni&TalebaniEntusiasmo tra i barcaioli dell'isola che hanno già avviato una selezione di nerboruti elementi tra i propri associati e ordinato ad alcuni mastri d'ascia di Acitrezza una decina di gozzi decorati mutuando gli stilemi ed i colori tipici dei carretti siciliani.
Si tratta di mezzi che possono trasportare sino a quattro persone (barcaiolo escluso) e che si ritiene siano in numero sufficiente a far fronte alla quarantina di ospiti che continueranno a frequentare Panarea una volta istituita la AMP.
Qualora si dovesse presentare la (remota invero) necessità di trasportare una intera comitiva i barcaioli del posto stanno valutando la possibilità di realizzare una imbarcazione sulla falsariga delle triremi romane (prive però del rostro di prora per motivi di sicurezza) a bordo delle quali gli estasiati visitatori, sistemati sul ponte superiore, potranno godere delle balsamiche inalazioni salsoiodiche del mare nostrum in zona B solo marginalmente disturbate dalle urla provenienti dal sotto coperta, effetto delle scudisciate del capo voga sulle schiene dei vogatori.
La soluzione di tale, comunque fastidioso, effetto collaterale è allo studio degli stessi barcaioli che pensano di rivestire il cielo del sotto coperta con un impasto di argilla e pagliuzze sì da ridurre la propagazione delle lamentazioni all'esterno.
Come si vede: tanto allarmismo per nulla, tutto si risolve all'interno della AMP e schiattino pure i "tromboni ed i talebani".
*Presidente La Voce Eoliana
Chi in questi giorni scrive o parla a proposito della riserva marina non perde occasione per contestare a chi lo ha preceduto di non sapere quello che scrive o che dice. Se dovessi credere a tutti dovrei concludere che nessuno ne sa niente e così cadrei nello stesso errore. Dunque mi limito a porre delle domande: perché avremmo bisogno di una riserva marina? La domanda potrebbe apparire ingenua, addirittura - alle orecchie più sensibili - persino provocatoria. Eppure continuo a chiedermelo. Me lo chiedo perché già le nostre coste, il mare, gli isolotti, i fondali sono soggetti a svariate forme di tutele e divieti. Sono pochi o poco rispettati? Se sono pochi allora sarebbe bene che chi è favorevole alla riserva ci spieghi quali altri divieti e vincoli vorrebbe imporre. Se sono poco rispettati bisognerebbe chiedere più controlli agli organi preposti alla tutela del territorio e non invocare l’istituzione di un altro ente. Nelle Isole Eolie l’uso indiscriminato delle coste, dei fondali, delle risorse ittiche non è consentito. Per informazioni chiedere a diportisti, pescatori, diving e organizzatori di escursioni. La prima causa di inquinamento delle nostre coste è dovuta al fatto che non esiste un piano regolatore dei porti. Nell’ordine, per questo motivo, fermandoci alla sola isola di Lipari, abbiamo distrutto Marina Corta, Sottomonastero, Marina Lunga, Pignataro e, di tanto in tanto, siamo tentati dal distruggere anche le spiagge di Canneto. In questo non vi è una specifica responsabilità politica, anche a certa sinistra illuminata ho sentito dire che i piani regolatori sono residuati di certa cultura stalinista. Non esiste ancora un impianto di depurazione fognaria, non si vede neanche l’ombra di una efficace raccolta differenziata dei rifiuti. Possibile che la riserva marina sia la soluzione di tutti i nostri problemi? Possibile ma non certo.
Non divago, torno sull’argomento con un’altra cautela: si potrebbe evitare di ideologizzare la questione? È in qualche modo possibile evitare di mettere sulla sinistra della lavagna i favorevoli, sulla destra i contrari e nel cestino i dubbiosi? Tra i puri di cuore i favorevoli, tra i beceri interessati i contrari e tra gli inutili gli incerti? Possibile ma difficile. Perché l’argomento prende, infervora soprattutto gli intransigenti, quelli che vogliono le spiagge libere ma non vogliono riportare a casa l’ombrellone, rimpiangono la foca monaca ma non esitano ad entrare nelle grotte con i gommoni, amano visceralmente la natura ma poi postano su facebook la predatoria raccolta di decine di chili di funghi. Sorvoliamo: chi non ha peccato scagli la prima lenza con una decina d’ami.
Dunque, perché non chiedere l’intensificazione dei controlli ed invocare invece l’istituzione di un nuovo ente che amministri le zone a, b e c. Alle quali forse poi si aggiungeranno le b1, b2, e d. e che comprenderanno sette isole tra le quali destreggiarsi come in una intricata battaglia navale? Un nuovo ente, tradotto in linguaggio comune significa incarichi, stipendi, privilegi, burocrazia. Significa che ci sarà un consiglio di amministrazione, degli impiegati, la possibilità per pochi, i veri cultori dell’ambiente, di poter godere di ciò che al popolo bue e sporcaccione sarà negato per sempre. Quando si dice che la riserva porterà nuove possibilità di sviluppo si pensa al proprio?
D’altro canto, la costituzione di un nuovo ente scaricherà di colpo molte delle responsabilità di controllo e tutela che adesso sono di pertinenza degli organismi pubblici, e questo è un miraggio non da poco. Dunque, da una parte la possibilità di acquisire lo sviluppo di nuovi incarichi, dall’altro il progetto di sottrarsi alle proprie responsabilità ed oneri.
Chiarisco: sono favorevole all’istituzione di vincoli ancora più stringenti degli attuali, di studi sull’ecosistema ancora più approfonditi ma vorrei che fossero gli organi dello stato a farli rispettare, le università ad indagare e non pseudo intellettuali e pseudo cultori dell’ambiente riuniti in un organismo burocratico destinato a consumare risorse anziché produrle. Purtroppo non ho soltanto il sospetto che un nuovo ente faciliterà la proliferazione di marche da bollo, versamenti, tasse e sanzioni anziché fauna ittica. Lo spettro che mi vince è l’idea che un giorno mentre le golette dei privilegi godranno delle nostre coste, noi saremo costretti ad ammirarle da una congrua ed igienica distanza. A quel punto tutto sarà compiuto ed il progetto finalmente realizzato.
Leggo, tra le motivazioni favorevoli, che la riserva oltre a produrre sviluppo economico, ma già su questo ho espresso le mie perplessità, eviterebbe l’inquinamento prodotto dai diportisti e dalle piccole imbarcazioni che offrono escursioni. Abbiamo dei dati precisi su questo? È possibile che 60/70 giorni di attività l’anno determinino danni così ingenti da compromettere l’ecosistema, distruggere fondali marini, depauperare la fauna, soffocare la posidonia (laddove esiste)? Sono più ecologici gli orribili campi boa che degradano interi tratti di mare o forse sono più redditizi? Infine si lamenta la diminuzione di fauna ittica per via della pesca intensiva. Se è così non serve una riserva, serve intervenire sulla pesca stabilendo prescrizioni e limiti ancora più severi e fare in modo che vengano rispettati.
Non sono per niente convinto della necessità di istituire una riserva con annesso corollario burocratico, ma se qualcuno ha delle argomentazioni valide sono disposto a cambiare idea. Le motivazioni favorevoli che sino ad oggi ho sentito mi preoccupano, sia per gli scarsi contenuti sia per i toni. Pazienza, finirò nella parte sbagliata della lavagna, ma non vorrei deludere qualcuno, ricordo che la patente di ambientalista si acquisisce soltanto con i comportamenti e non con i pregiudizi.
Il Punto e Virgola