di Silvano Riggio*

Dopo una storia infinita di proposte e di pratiche ministeriali pare vicina la promozione dell'arcipelago delle Eolie ad area marina protetta e il commento più immediato è: era ora finalmente. Tutti i luoghi marini più illustri del nostro paese sono da tempo sottoposti a tutela, e l'Amp di Ustica ha celebrato quest'anno 30 anni dall'istituzione. L'Italia conta 30 amp; 6 delle quali in Sicilia, e nessuno pensa di sopprimerle. Solo l'arcipelago delle Eolie manca all'appello.

Perché questo ritardo? Non certamente per insufficienza dei requisiti dato che le Eolie sono un concentrato di bellezze naturalistiche, di leggende, miti, mondanità e gossip, rarità biologiche e geologiche, monumenti e preistoria, che hanno motivato la loro inclusione fra i "Patrimoni dell'Umanità" dell'Unesco. Bellezze e divertimento vi hanno convogliato folle di turisti e fiumi di denaro e questo successo ha scoraggiato ogni forma di tutela.

Il regime di tutela che circa 40 anni fa era ancora un fatto eccezionale, si è evoluto in uno strumento per la gestione del territorio. La tutela viene stabilita sulla base di una dettagliata relazione sulla situazione geografica, sulla presenza di flora e fauna esclusive e di specificità paesaggistiche e geologiche; senza trascurare le marinerie locali e le attività di pesca e turismo, che si attendono un rilancio.

Nelle riserve marine la pesca è consentita ma solo per i pescatori professionali del posto, mentre vengono esclusi i pescatori professionisti di altri distretti. E' fortemente limitata l'attività dei diportisti. I pescatori locali sono anche gli unici delegati all'accompagnamento e guida dei turisti e all'amministrazione delle attività di pesca e maricoltura. In conclusione, un'area marina protetta è volta a salvaguardare ed accrescere il reddito e il welfare delle popolazioni locali.

Le amp non sono misure punitive per la popolazione, ma sono uno strumento per lo sviluppo sostenibile. Il progresso civile è condizionato dalla protezione della natura e dal blocco di tutte le opere pubbliche e private capaci di danneggiare l'ambiente e il paesaggio che sono le risorse per le quali è stata creata l'amp. Le eventuali rinunce sono largamente compensate dai benefici. Sopra tutto invisa è la zona di riserva integrale, o zona A, nella quale è impedito l'accesso se non per motivi strettamente scientifici.

Le zone di tutela vengono istituite dal ministero dell'ambiente in seguito alla segnalazione dei siti alla Consulta del Mare, e procede con lo studio scientifico dell'area, affidata agli enti di ricerca ufficiali. Fra questi sono le università, il Consiglio nazionale delle ricerche, l'Enea e l'Ispra. Lo studio affronta l'intera situazione ambientale e va corredato da un rapporto dettagliato sull'economia locale e sui riflessi della tutela in merito alle attività di pesca, acquacultura e sul turismo.

La protezione dell'ambiente è finalizzata al miglioramento del welfare delle comunità e al ripristino degli ambienti impoveriti o danneggiati. Le Isole Eolie sono fuor da ogni dubbio l'area marina più nota e celebrata dei nostri mari ma anche quella più a rischio. E' da presumere che proprio il grande richiamo esercitato dalle isole e l'altissimo sviluppo turistico abbiano generato forti remore nella popolazione e negli amministratori che hanno perseguito una deregulation del territorio nel timore di subire forti restrizioni nell'edificabilità e nell'uso ed abuso delle risorse ambientali.

E' evidente che l'istituzione di una riserva marina incontra ancora l'opposizione preconcetta delle popolazioni e soprattutto delle categorie dei pescatori professionali che temono l'interdizione della pesca; e di coloro che temono i divieti all'edificazione selvaggia. Nessuna amp è stata istituita senza l'accordo preliminare coi pescatori professionali, ai quali vengono assicurate la guida esclusiva dei turisti e la gestione dei territori di pesca. I risultati sono stati finora più che soddisfacenti. Più difficile l'accordo con gli operatori turistici, complici di quei diportisti e cacciatori subacquei che hanno contribuito alla scomparsa del pesce più pregiato.

Il parco marino delle Eolie è previsto fin dagli anni '80, quando fu incluso nella lista delle aree da proteggere e fu per questo finanziato lo studio preliminare, affidato al prof. Italo di Geronimo dell'Università di Catania, ed ai colleghi dell'ateneo di Messina. Lo studio raccolse i dati più rilevanti sulla geologia e la biologia delle isole e tracciò un quadro della perimetrazione.

Ma al di là della Scienza sono i paesaggi a rapire il visitatore. E' entusiasmante l'incontro con il corallo rosso, con le magnifiche arborescenze delle Gorgonie (le Paramuricee), e la presenza sempre più rara e minacciata del corallo nero nei recessi più profondi, ma destano emozione anche forme minori ma di non minore interesse. Fra esse le attinie migrate dall'Oceano Atlantico sulle falesie di Strombolicchio, scoperte dal grande Hajo Schmidt, insieme alle maestose fronde delle Laminarie, anch'esse "migranti" dall'Atlantico, descritte dal prof. Pino Giaccone.

E ancora le concrezioni dei madreporari e gli anemoni di mare e ciò che di più bello e colorato ospita il Mediterraneo, insieme con le foreste della Posidonia oceanica ,la palmetta marina che forma una vera e propria Amazzonia sommersa lungo le nostre coste. E i pesci, che hanno improntato la gastronomia isolana sposandosi coi capperi, le olive i pomidoro, prodotti nobili di una terra povera, e con gli altri ortaggi squisiti nati dalle terre vulcaniche.

Ma le Eolie sono soprattutto uno show delle forze geologiche e qui troviamo fenomeni e paesaggi universali ben noti insieme ad altri meno noti ma di enorme interesse. Meritano un cenno le emissioni di anidride carbonica sui fondi di Panarea che dànno informazioni preziose sull'acidificazione delle acque oceaniche, problema di scottante attualità nel quadro del cambiamento climatico globale.

Credo che queste note bastino per sottolineare quanto sia ancora incomprensibile l'inerzia dei cittadini e l'insipienza degli amministratori nell'accantonare l'unica iniziativa capace di incentivare l'economia e lo sviluppo civile non solo delle isole ma anche della nostra Isola madre.

*Docente ordinario di ecologia all'Università di Palermo

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