di Luca Iacoboni

isole minori greenpeace

Pochi giorni fa su Twitter circa mille persone hanno posto al ministro Calenda una domanda semplice, ma precisa: quando smetteremo di alimentare le piccole isole italiane con il petrolio e inizieremo a puntare sul sole e sul vento? Ad oggi nessuna risposta è arrivata.

Il ministro non risponde, eppure smettere di usare fossili per le piccole isole sarebbe nell’interesse (anche economico) di tutti gli italiani. Le cosiddette isole minori italiane infatti oggi producono la propria energia quasi interamente dal petrolio, energia estremamente inquinante e anche parecchio costosa.

Siamo infatti tutti noi cittadini a farcene carico, con oltre 60 milioni di euro l’anno che gravano sulle nostre bollette energetiche. Soldi che potrebbero essere risparmiati e magari investiti per fare delle nostre isole un modello di sviluppo 100% rinnovabile. Basterebbe approvare un decreto legge specifico – che pare già essere pronto – o accelerare la discussione sul disegno di legge quadro per cambiare questo paradosso tipicamente italiano. Eppure del decreto in questione si sono perse le tracce, e la discussione della legge non sembra essere in calendario.

Che sia più che possibile per questi paradisi turistici affrancarsi dall’uso di combustibili fossili lo abbiamo dimostrato lo scorso anno, pubblicando un dettagliato report che dimostra come un futuro rinnovabile per queste isole non sia solamente possibile ma anche auspicabile, sia da un punto di vista ambientale che economico, visto che si creerebbero molti posti di lavoro.

Quest’anno invece, con il progetto “Accendiamo il sole, abbiamo dimostrato come sia forte la voglia di rivoluzione energetica da parte degli italiani. Grazie alle donazioni di circa mille persone, in appena due settimane abbiamo infatti raccolto i 30 mila euro necessari per regalare all’isola di Lampedusa un impianto fotovoltaico da 40 kw. Un progetto, quello relativo a questo impianto, già autorizzato, ma bloccato per lungaggini burocratiche che hanno impedito l’accesso ai fondi di finanziamento. La situazione ora è finalmente sbloccata, e siamo pronti ad accendere il sole a Lampedusa.

Speriamo che questo esempio virtuoso, reso possibile grazie alle donazioni di tante persone, sia il segnale decisivo per sbloccare il paradosso delle isole italiane, che oggi sono un esempio di spreco e inquinamento, mentre potrebbero invece diventare un modello di sviluppo. Per questo abbiamo chiesto al ministro Calenda quando il governo deciderà finalmente di accendere il sole in tutte le isole minori italiane.

Per ora non abbiamo avuto risposta, ma continueremo a farci sentire con sempre più convinzione, forti del sostegno di decine di migliaia di persone e della certezza che quella sia la direzione migliore per lo sviluppo economico del nostro Paese!(greenreport.it)

Energia, venti isole nel mondo vanno solo a rinnovabili

Dalla Giamaica alla Hawaii, dall'Australia alle Azzorre, un dossier di Legambiente ha scovato i luoghi che si sono resi indipendenti dai combustibili fossili. Mentre le isole 'minori' italiane vanno anche tutte a gasolio

di LUCA PAGNI

 

 - Ci sono isole tra le più conosciute al mondo, come le Hawaii e la Giamaica. Ma ci sono pure sperduti scogli scozzesi da l nome impronunciabile come Ghiga e Muck. Ci sono piccoli paradisi dal clima mite tutto l'anno come Graciosa nelle Azzorre o tropicali come Aruba nei Caraibi. E isole abituate non solo al freddo ma anche ai grandi venti artici come Kodiak in Alaska. Fa specie che in tutta l'area del Mediterraneo, l'elenco comprenda la sola Tilos, gioiello poco noto del Dodecaneso in Grecia.

Sono venti in tutto e fanno parte del ristretto club di isole di tutto il mondo la cui energia è prodotta (o lo sarà a breve) solo da energie rinnovabili. Ognuna sfruttando le sue specificità. In Alaska con l'idroelettrico e il vento, così come in Scozia oppure a Samso in Danimarca o a Pellworm in Germania. Nell'isola di Weight, passata alla storia per un celebre festival rock anni '70, si sfruttano anche la geotermia e la forza delle maree. In Giamaica, l'unica nazione-isola delle 20, il progetto è ovviamente più ambizioso, e non si trascura nessuna tecnologia.

A mettere in fila le "green islands" globali è stata Legambiente, che in un dossier consultabile in rete ha messo raccontato il passaggio dai combustibili fossili a quelli "verdi". Con storie quanto mai interessanti. El Hierro, nelle Canarie, è stata la prima in assoluto a raggiungere il 100% di energia verde: i suoi 10mila abitanti non solo si riforniscono già ora da impianti idro ed eolici per i consumi domestici, ma a breve l'energia prodotta servirà anche per coprire la mobilità elettrica per tutta l'isola. In molto casi, la conversione alle rinnovabili ha permesso di abbandonare centrali ad alto tasso di inquinamento come impianti alimentati ad olio comustibile. E accaduto per l'isola di King, a metà strada tra l'Australia e la Tasmania. Le isole più vicine alla costa hanno poi risolto il problema della dipendenza dal continente, come la danese Samso. Mentre la tedesca Pellworm ha fatto pure di meglio: tra eolico e impianti di cogenerazione produce tre volte l'energia necessaria per i suoi 1.200 abitanti e la "esporta".

Come detto, colpisce il fatto che in tutto il Mediterraneo, come le sue oltre 3mila isole abitate, il dossier di Legambiente individui una sola isola, per di più di piccole dimensioni. Mentre prevalgono ancora situazioni quasi fuori dal tempo: tutta la Corsica, per esempio, è elimentata da impianti a olio combustibile e la Sicilia lo è stata al 50%, fino a due mesi fa, quando è stato finalmente inaugurato il nuovo cavo di Terna tra le province di Messina e Reggio Calabria. Ma non è che la situazione nelle isole "minori" sia migliore. Anzi, il dossier dell'associazione mette in fila 18 casi di osile italiane alimentati da impianti a gasolio (Eolie, Egadi, Pontine, Pantelleria, Lampedusa, Ustica e il Giglio).

Con effetti paradossali: "Le difficoltà di approvigionamento - si legge nel dossier - determinano un costo più alto dell'energia elettrica prodotta sulle isole rispetto al continente: alle società che la producono è così garantito un conguaglio, prelevato attraverso una apposita voce nella bolletta di tutte le famiglie, che ogni anno è pari a 70 milioni per le 13 isole non gestite da Enel, mentre quelle gestite da Enel sono ammesse a un regime di integrazione dei costi per le attività di produzione di circa 10 milioni".

Ecco perché Legambiente chiede al Governo piano per arrivare al 100% di rinnovabili in tutte le isole e sopratutto di approvare il decreto fermo al Ministero dello Sviluppo economico che "prevede di riconoscere la stessa tariffa di cui beneficiano le società che gestiscono l'energia elettrica sulle isole, a chi produce o autoproduce rinnovabili".(Repubblica.it)

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