di Roberto Petrini

Sono solo 424 mila i contribuenti italiani che dichiarano al fisco un reddito superiore ai 100 mila euro: si tratta dell'1,04 per cento dell'intera platea. Se ci si limita ai supericchi, sopra i 300 mila euro, l'aria si fa ancora più rarefatta: un gruppo di soli 31.700 soggetti, pari allo 0,1% della popolazione fiscale che, venendo allo scoperto, si fa carico anche di pagare il contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente.

Se si scende più in basso la sensazione è sempre che non tutto emerga: a conti fatti solo il 4% degli italiani dichiara più di 50 mila euro e si accolla il 35% del gettito dell'Irpef.

Un'Italia con un forte sospetto di evasione (del resto è di 90 miliardi all'anno) ma anche segnata da redditi polarizzati.

La gran massa degli italiani, circa 40,7 milioni galleggia su un dichiarato medio di 20.320 euro, 250 euro in più sull'anno precedente. Per avere la percezione chiara delle disparità basti pensare che la metà dei contribuenti non supera i 16.430 euro di reddito dichiarato.

E' questa la fotografia che giunge dal Dipartimento delle Finanze del Mef relativa all'anno d'imposta 2014. Che da Harvard il premier Renzi commenta: per il governo è prioritario «non aumentare le tasse, perché aumentarle sarebbe impossibile e perché le persone ci ucciderebbero e avrebbero ragione».

L'indagine rileva per la prima volta anche l'impatto degli 80 euro (da maggio del 2014) sull'Irpef che ha visto un calo dell'imposta netta del 4 per cento: gli aventi diritto sono stati 11,3 milioni per un importo di 6,1 milioni e un ammontare medio di 540 euro.

Dal rapporto emerge anche la classifica di chi dichiara di più e chi dichiara di meno e lascia spazio a polemiche e rivendicazioni soprattutto nel campo del popolo delle partite Iva dove ci sono professionisti, artigiani e commercianti.

In testa ci sono i lavoratori autonomi (professionisti e consulenti non tenuti ad iscriversi al Registro delle imprese della Camera di commercio) che dichiarano 35.570 euro, seguiti dal gran gruppo del lavoro dipendente che si attesta a 20.520 euro, più in basso i pensionati con 16.700 euro.

E i titolari di ditte individuali (commercianti e artigiani), definiti fiscalmente imprenditori perché iscritti al Registro delle imprese della Camera di commercio? Dichiarano meno dei loro «colleghi» autonomi (con i quali condividono l'obbligo della partita Iva), poco più dei pensionati e meno dei lavoratori dipendenti, cioè 18.280 euro.

Bisogna tuttavia osservare – come sottolinea il Tesoro nella nota – che questa categoria nella maggior parte dei casi non ha personale alle proprie dipendenze. Va inoltre sottolineato che il reddito di 18.282 è una media tra i titolari di imprese individuali in contabilità ordinaria (circa 31.240 euro) e quelle in contabilità semplificata che per definizione hanno un reddito più basso (17.100 euro).

Resta comunque il fatto che commercianti e artigiani, cioè gli imprenditori individuali, dichiarano meno degli autonomi e dei dipendenti. Per conoscere le stime degli imprenditori individuali che sono anche datori di lavoro (circa 600 mila) bisognerà attendere i dati di maggio: in base alle stime già note del 2013 costoro dichiarano un reddito di 31.612 euro contro i 10.685 dei propri dipendenti.

uzu-peppino1.jpg