Un uomo ha sporto denuncia presso la Stazione dei Carabinieri di Rovigo, allegando una corposa documentazione ed un CD.

di Giovanni De Francesco

 

La Curia messinese è nuovamente nella bufera stavolta -se i fatti saranno provati anche dagli organi giudiziari- per un motivo molto più grave. Dopo il prete di Salina spedito in tribunale da una donna con la quale avrebbe avuto una relazione, adesso la denuncia di un uomo di Padova che si è finto un camionista gay, nei confronti di un Frate dell'Ordine dei Domenicani di Messina presso la Parrocchia di S. Domenico.

La persona che ha denunciato il Frate, ha dichiarato di averlo contattato più volte, prima su Facebook, poi su WhatsApp, fingendo di essere un camionista che si fermava spesso a Messina per fare tappa durante i suoi viaggi in Sicilia. La copia delle conversazioni è stata depositata insieme alla denuncia, composta da sette fogli dattiloscritti, quattro allegati ed un Cd contenente le presunte prove che incastrerebbero il Frate di origini calabresi, che opera a Messina.

Il contenuto è stato divulgato anche agli organi di stampa, ma trattandosi di materiale che potrebbe essere oggetto di indagini, contenete immagini davvero forti, abbiamo deciso di non pubblicarlo. Il finto camionista ha dichiarato di avere 31 anni ed ha chiesto al Frate se fosse etero, gay o bisex. Il Frate ha confessato di essere bisex. Il finto camionista ha detto di essere anch'egli bisex e di avere una storia con il suo amico di 15 anni con cui viaggiava.

A questo punto il finto camionista ha chiesto il numero di cellulare al Frate per poterlo contattare anche su WhatsApp. La conversazione si sposta, quindi, sulla nota applicazione che ha praticamente soppiantato gli Sms. Qui avvengono scambi di foto per “conoscersi meglio” e programmare un incontro a tre, con il finto camionista ed il 15enne che viaggiava insieme a lui. Le conversazioni successive diventano più “intime” ed il Frate confessa di avere avuto diversi rapporti con minori. Un bambino di 9 anni “ma è stato solo una cosa breve di pochi secondi”, un 17enne che aveva fotografato in momenti intimi ed infine anche un bimbo di 5-6 anni. Si programma, quindi, l'incontro futuro.

Il Frate propone la cabina del camion oppure anche “in confessionale per una cosa veloce”. In questo caso il finto camionista rifiuta, dichiarandosi “molto cattolico”. Le conversazioni diventano sempre più approfondite, il Frate comincia a fidarsi ciecamente dei suoi interlocutori e confessa che durante i ritiri spirituali in altre città, Frati e Sacerdoti affittano “ragazzi escort” che pagano con le offerte dei fedeli -circa 3000 euro per due ragazzi- ed usano sostanze stupefacenti per “godere come sirene in mare aperto”. Si parla di Frati e Sacerdoti provenienti da tutta Italia, alcuni di essi, durante le orge, si travestirebbero da donne, ma qualcuno “è stato beccato e due di Taranto avevano paura di venire, ma poi si sono accodati”. La conversazione finisce quando il Frate confessa di avere dato 100 euro ad un uomo -forse per comprare cocaina- che in cambio avrebbe offerto il suo figlioletto di 6 anni. Il finto camionista si dice schifato ed indignato ed afferma di non volere più incontrare il Frate “perchè i bimbi non si toccano”.

Fin qui, abbiamo raccontato ciò che è stato denunciato ai Carabinieri. E' chiaro che adesso gli inquirenti effettueranno indagini che, per competenza, dovrebbero passare ai militari dell'Arma di Messina, per verificare la fondatezza delle accuse del denunciante. Nel frattempo l'Arcivescovo La Piana ha già diramato una replica chiedendo ai giornalisti di non emettere sentenze di condanna. I giornali si limitano a fornire le notizie, è chiaro che alle eventuali condanne ci penseranno i Tribunali.

 

LE REAZIONI

 

di Francesco Giovanni La Vecchia*

 

Il Priore provinciale dei Frati Predicatori (Domenicani) della Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia apprende con dolore e sconcerto, e solo dalla stampa, la notizia che un'indagine giudiziaria riguarderebbe un proprio confratello, laico non sacerdote, appartenente alla comunità presente nella città di Messina, circa suoi presunti comportamenti incompatibili con la vita cristiana e religiosa.
Si tratterebbe certamente di fatti di estrema gravità, la quale medesima, però, non può indurre a giudizi sommari o a confondere le doverose indagini con l'accertamento della verità.
I fatti, come rappresentati dalla stampa, imporrebbero, se veri, la loro più severa censura in ogni sede; proprio in dipendenza di ciò si auspica un celere ed approfondito accertamento da parte delle autorità competenti alle quali va tutta la incondizionata fiducia dell'Ordine domenicano.
Nel frattempo, questa Provincia ha già adottato ogni specifica cautela per scongiurare qualsiasi rischio di corruzione dell'azione pastorale e sociale quotidianamente e generosamente svolta dai membri dell'Ordine, attivando per altro i propri rigorosi meccanismi di controllo canonico.
Ora il rispetto dell'attività di indagine in corso e di tutte le persone interessate, necessita riserbo e riflessione; ben ferma la costante e tenace professione del canone di trasparente fiducia in Dio e negli uomini che, anche in momenti di difficoltà, non devono mai abbandonare chi ha fede.


*Priore provinciale

di Calogero La Piana*

Con profondo dolore e sgomento apprendo quanto i mass media in questi ultimi giorni stanno diffondendo circa presunti comportamenti assunti da un frate domenicano, temporaneamente inserito in una comunità religiosa del suo ordine presente nella nostra Arcidiocesi, che certamente, se fossero confermati, sarebbero incompatibili con la vita cristiana e con la vita religiosa. Si tratta evidentemente di fatti di estrema gravità che però non devono farci cedere alla tentazione di giudizi sommari o scambiare le opportune indagini con sentenze di condanna definitiva. Desidero inoltre precisare, per evitare inopportune confusioni, che si tratta di un frate (non sacerdote) appartenente ad un ordine religioso di diritto pontificio e quindi non sottoposto all'autorità del Vescovo diocesano ma soltanto a quella dei suoi legittimi superiori religiosi. Sono in contatto continuo, pertanto, con il superiore provinciale dell'Ordine dei Padri domenicani che sta valutando la situazione con assoluta serietà in vista di eventuali provvedimenti canonici da prendersi dopo aver accertato i fatti. Come Padre e Pastore di questa Chiesa messinese seguo personalmente l'evolversi della vicenda, con preoccupazione e serietà, nell'attesa che le autorità competenti, nelle quali ripongo la massima fiducia, accertino la verità. Invochiamo con forza il Signore perché doni pace alla sua Chiesa ed aiuti quanti si sono smarriti a trovare la via della verità, dell'amore e della giustizia.

*Arcivescovo Metropolita Messina e Provincia

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