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di Martina Costa

L’associazione I.Dee di Lipari è stata protagonista di un bellissimo ed emozionante momento culturale che ha condiviso insieme alle classi II dell’Istituto Superiore Isa Conti Eller Vainicher, all’interno del progetto didattico “Donne di mare, Donne d’amare”.

L’incontro, incentrato sul tema delle origini della discriminazione di genere, dall’antichità ai nostri giorni, porta con sé un mix di emozione e riflessione.
Davanti ad un’aula magna gremita di ragazzi e ragazze, attenti e partecipi, Tilde Paino, Silvia Paino, Emanuela Mondiello, Giordana Rossetti, Antonella Longo, Martina Costa e Salvatore Cincotta hanno dato voce a donne la cui voce è stata soffocata da secoli di pregiudizi e falsità.

Ancora oggi, purtroppo, di tante, troppe, donne non conosciamo il grido di dolore. Parità di diritti che non viene accettata, né presa in considerazione in moltissimi Paesi, dove la Donna è ancora oggetto e merce di scambio; dove segregazione e isolamento la privano della libertà di scegliere.

Come recita la bellissima poesia scritta dalla poetessa afghana Nadja Anjuma «Cosa posso fare con un’ala intrappolata che mi impedisce di volare?». È una domanda che ci poniamo tutti: come si può arrivare ad una piena e totale parità dei sessi?

La strada da percorrere è, certamente, ancora molto lunga. Nella società, a scuola, in famiglia, in comunità, bisogna continuare ad essere “portatori sani” di libertà, uguaglianza, emancipazione.

Perchè non è mai abbastanza. Perchè non è mai troppo. Perché la Donna non ha bisogno di legarsi a stereotipi radicati nelle nostre società: non c’è nessun pericolo costante se una donna sta al volante, non c’è nessun danno nel dire donna, e se un uomo piange non è una “femminuccia”. E’ vero che ripetere frasi fatte è un atto di abitudine. Fa parte di noi. Quasi come fosse un comando attivo costante che parte dal nostro inconscio. Ma questa attivazione inconsapevole, molto spesso, causa ferite che, nel tempo, rimarranno aperte.

La poesia continua «Sono stata zitta per troppo tempo, ma non ho mai dimenticato la melodia perché continuo a sussurrare le canzoni nel profondo del mio cuore. Per ricordare a me stessa che un giorno distruggerò questa gabbia e volerò via dalla solitudine».

Nadja Anjuma verrà uccisa dal marito nel 2005. Vittima, anche lei, di una violenza che vuole togliere l'identità, cancellare i volti e atrofizzare le voci, ma che non riuscirà a cancellare la memoria.
Perché atroce è, ed è stata, la sofferenza di queste donne, private della loro libertà e della loro vita stessa.
Il nostro compito, nel quotidiano, è quello di non dare nulla per scontato: diritti, libertà, emancipazione.
Le nostre nonne ed altre donne prima di loro, hanno lottato per raggiungere un’equa parità. Dobbiamo essere la voce di tutte quelle donne che sono ancora oppresse e sottomesse a causa della loro identità di genere.

Ringraziamo l’Istituto Superiore Isa Conti E.V. di Lipari, la Dirigente Professoressa Tommasa Basile, le insegnanti, le alunne e gli alunni che hanno dimostrato vivo interesse per questa tematica così attuale e scottante..

Martina Costa

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