La Rai ricorda Massimo Troisi.
Per lasegnalazione si ringrazia l'avvocato Monica Ristuccia di Malfa.
di Ilaria Betti
Un attore e il suo film non potrebbero essere più legati di così. A vent'anni dall'uscita de "Il Postino" e dalla morte del suo grande interprete Massimo Troisi, che si spense a sole 12 ore dalla fine delle riprese, una mostra a Roma celebra il lungometraggio rimasto nei cuori di tanti. L'esposizione "Il Postino. Salina, la metafora della poesia" vuole rendere omaggio anche a Salina, l'incontaminata isola delle Eolie che ha il merito di aver reso ancora più magica l'atmosfera del film.
La mostra è ospitata a "La Nuova Pesa - Centro per l’Arte contemporanea", lo spazio dedicato alle arti visive di Simona Marchini, attrice di cinema e di teatro. È qui che, fino al 21 novembre, i visitatori potranno immergersi di nuovo nel film, andando dietro le quinte della sua realizzazione. Saranno esposti i bozzetti e gli schizzi con cui venivano visualizzate le scene, immaginate dallo scenografo Lorenzo Baraldi e dalla costumista Gianna Gissi. Una vera emozione per gli appassionati de "Il Postino", che potranno tornare indietro a quando il loro film preferito era solo in potenza e non ancora in atto.
La fortunata scelta dell'isola di Salina come luogo ideale per l'incontro tra Mario Ruoppolo e Pablo Neruda fu merito dello scenografo Lorenzo Baraldi. Insieme all'organizzatore generale Alberto Passone, passò al setaccio tutti i litorali e le isole italiane in cerca del posto giusto, fotografando ogni angolo suggestivo. Alla fine la trovarono, nelle Eolie. Perché proprio lei? "Perché non era stata massacrata dal cemento, perché la sua luce era unica, perché la sua atmosfera quasi magica avrebbe attraversato lo schermo, perché era giusta per quella storia e non ci sono spiegazioni scientifiche alle emozioni ma la certezza che Salina era quella che cercavamo e di questo eravamo tutti convinti", raccontano. Baraldi ricostruì il villaggio dei pescatori a Pollara, scelse la casa di Neruda e convinse il regista Radford a tingerla di rosa perché era quello il colore giusto, poetico.
A farci sentire ancora sul set, accanto a Massimo Troisi, ci pensano le fotografie di scena di Mario Tursi, professionista che ha lavorato accanto ai più famosi registi italiani, da Visconti a Rosi, da Petri a Lattuada. Nei suoi scatti c'è tutta la bellezza del luogo e del "comico dei sentimenti", di chi recita, come Massimo Troisi, una parte che sembra essere stata cucita su di lui. Le sue fotografie non hanno bisogno di didascalie o spiegazioni perché, come diceva Neruda nel film, "quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l'esperienza diretta delle emozioni".