La guida alpina vicentina scala con successo l’ultimo Ottomila mancante alla sua collezione
Una squadra di alpinisti internazionali e Sherpa del team Seven Summit Treks, 29 in totale, oggi 9 ottobre, dalle ore 6:00 in poi (ora locale), ha raggiunto con successo la vetta dello Shisha Pangma (8027 m), in Tibet (Cina).
Un traguardo significativo per 12 di questi scalatori, che con lo Shisha Pangma completano i 14 Ottomila, entrando nell’esclusiva cerchia di coloro che hanno salito le 14 vette più alte della Terra. Nel gruppo, c’è anche il vicentino Mario Vielmo!
Vielmo, che da oltre un decennio scala i giganti himalayani senza l’ausilio di O2 supplementare, dopo le nuove norme stabilite dalla China-Tibet Mountaineering Association (niente scalate in solitaria e obbligo di ossigeno supplementare oltre i 7000 metri), aveva dichiarato: “Sinceramente non so cosa farò riguardo all’uso di O2… Verificherò e, se non ci saranno alternative, mi atterrò alle regole e dovrò utilizzarlo”.
Si attendono ulteriori dettagli sulla salita, non appena la squadra rientrerà al Campo Base. “Siamo incredibilmente orgogliosi dei risultati ottenuti dalla nostra squadra e non vediamo l’ora di effettuare molte altre spedizioni di successo in futuro”, ha commentato la direzione di SST.
La spedizione è stata guidata da Chhang Dawa Sherpa.
Elenco degli alpinisti in vetta alla Shisha Pangma il 9 ottobre 2024, pubblicato da SST:
1. Nima Rinji Sherpa – Il più giovane a scalare tutti gli 8000
2. Shehroze Kashif – Il più giovane pakistano a scalare tutti gli 8000
3. Naoko Watanabe – Prima donna giapponese a scalare tutti gli 8000
4. Dorota Lidia Samocko – Completati tutti gli 8000
5. Adriana Brownlee Pinon – Completati tutti gli 8000
6. Alina Pekova – Prima russa a scalare tutti gli 8000
7. Ko-Erh Tseng – Primo taiwanese a scalare tutti gli 8000
8. Alasdair Scot Mckenzie – Il più giovane europeo a scalare tutti gli 8000
9. Adrian Laza – Primo rumeno a scalare tutti gli 8000
10. Mario Vielmo – Completati tutti gli 8000
11. Afsane Hesami Fard – Completati 13 dei 14×8000
12. Butterfly Ibrahim – Completati 13 dei 14×8000
13. Arjun Vajpai – Completati 8 dei 14×8000
14. Kristin Harila
15. Pasang Nurbu Sherpa – Completati tutti gli 8000
16. Mingtemba Sherpa – Completati tutti gli 8000
17. Lhakpa Temba Sherpa
18. Tenjing Sherpa
19. Ongchu Sherpa
20. Dawa Sherpa
21. Pasang Tenje Sherpa – NO O2
22. Pemba Sherpa
23. Rinjin Bhote
24. Chhiring Sherpa – Completati 13 dei 14×8000
25. Dawa Nurbu Sherpa
26. Lakpa Bhote
27. Phurba Sherpa
28. Dendi Sherpa
29. Dipen Nuppa Bhote
Comunicazione dallo staff di Mario Vielmo:
“Mario ha raggiunto la vetta dello Shisha Pangma alle 9.40 ora locale, (3.40 ora italiana di stanotte), dopo una salita di circa 13 ore lungo la via Inaki, con venti di minimo 35/45kmh e temperature wind chill di -30 gradi. Mario era partito infatti ieri sera alle 20.00 ora locale (14.00 italiane) dopo solo un paio di ore di riposo a C2, raggiunto ieri.
L’obiettivo era raggiungere quota Ottomila prima dell’alzarsi dei venti a 55kmh. Ora si trova a campo 2 avanzato insieme a Lakhpa Sherpa. Con questa salita Mario Vielmo ha completato la corona dei 14 Ottomila senza ossigeno supplementare. È il primo veneto a raggiungere questo obiettivo, il 9° italiano e tra i poco più di 20 alpinisti al mondo ad aver scalato gli Ottomila senza ossigeno.
NOTIZIARIOEOLIE.IT
AVVENTURA. MARIO VIELMO E' IN TIBET, A CACCIA DELL'ULTIMO OTTOMILA
E' partito senza dir nulla a nessuno, un paio di settimane fa, dopo aver imballato quintali di materiale. Mario Vielmo oggi è già in Tibet, in territorio cinese, pronto a tentare per la terza volta in rapida successione la scalata dello Shisha Pangma, l'ultimo dei 14 ottomila che manca alla sua eccezionale carriera di scalatore.
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Il primo contatto, squisitamente visivo, è avvenuto tre anni fa, dalla cima del Broad Peak, 8047 metri, raggiunta dopo una lunghissima e sfinente salita, che pareva non finire mai. Mario Vielmo ha scattato una foto panoramica della immensa distesa di vette ghiacciate che si espandeva a perdita d’occhio. Un concatenamento di giganti rivestiti di ghiaccio senza soluzione di continuità, ma verso sud-ovest una montagna in modo particolare spiccava stagliandosi contro la linea dell’orizzonte e attirando la sua attenzione: il Nanga Parbat, 8126 metri di vertiginose pareti che rendono la nona cima più alta del mondo in assoluto fra le più difficili e pericolose.
Quel giorno dal Broad Peak il forte himalaysta di Lonigo, impegnato nella rincorsa ai 14 ottomila della Terra, ha dato idealmente appuntamento al colosso ricco di storia alpinistica e di suggestioni, situato nella regione del Gilgit-Baltistan, che in questi giorni sta finalmente osservando da vicino. Vielmo è infatti in Pakistan con in animo l’obiettivo di raggiungere il suo personale tredicesimo ottomila, il Nanga Parbat appunto. Il dodicesimo l’ha messo in saccoccia lo scorso anno, sempre in terra pakistana, e si è trattato di quel Gasherbrum I che aveva già inutilmente tentato in due precedenti occasioni.
Le grandi montagne spesso si fanno desiderare prima di lasciarsi violare. Il programma di scalata del più occidentale degli ottomila himalayani prevede fra qualche giorno il raggiungimento del campo base del versante occidentale Diamir (in sanscrito “la montagna degli dei”), da dove si snoda la via alpinistica aperta nel 1962 dal tedesco Kinshofer, itinerario prescelto da Vielmo per tentare di raggiungere l’altissima cima, successo ottenuto per la prima volta nel 1953 dall’austriaco Hermann Buhl dopo una ascensione solitaria senza ossigeno supplementare che fu considerata ben presto impresa leggendaria.
Vielmo, conscio delle difficoltà e dell’impegno che lo attende, si è preparato alla sua maniera e nel migliore dei modi a questa spedizione, percorrendo migliaia di metri di salita con gli sci ai piedi. Un inverno avaro di neve lo ha costretto a cercare tracce da battere con le pelli di foca sui monti dell’isola di Cipro e sull’Ararat in Turchia, dove si è distinto anche nel salvataggio di una sci-alpinista finita sotto una valanga.
Tutto per arrivare all’appuntamento con la “montagna nuda” come la chiamano nella lingua urdu gli abitanti del posto, nelle migliori condizioni possibili. Anche per ottenere una migliore acclimatazione Vielmo ha deciso di non raggiungere subito il campo base Diamir ma di intraprendere un percorso a piedi di avvicinamento, alla guida di un gruppetto di trekker, che lo porterà al cospetto degli altri versanti del Nanga, della terrificante parete Rakhiot situata a nordest del massiccio e dell’altrettanto problematica parete Rupal che con i suoi 4500 metri di sviluppo è non a caso considerata la più alta parete del mondo, quindi difficile, pericolosa, ricca di insidie, per niente addomesticabile.
Come in realtà è questa montagna nel suo insieme, indipendentemente dal versante preso in considerazione. Pane per i denti di alpinisti con grande preparazione alle spalle, con esperienza, determinazione e tanta, tanta umiltà, dote necessaria per non sottovalutare mai nulla strada facendo e affrontare con la dovuta attenzione e gli occhi sempre ben aperti rischi e riuscire a superare indenni le immancabili incognite. Il forte vicentino, che con le imprese finora compiute rientra fra gli himalaysti in attività in maggiore evidenza, sarà accompagnato in questa avventura dal padovano Nicola Bonaiti con il quale nel 2017 ha raggiunto la cima del Lhotse e dal vicentino Tarcisio Bellò, alpinista di spicco con due ottomila raggiunti, Everest e Dhaulagiri, grande conoscitore delle montagne pakistane, avendo scalato negli anni molte cime inaccesse di 5 e 6 mila metri di quota, ideatore e animatore del progetto che punta a realizzare un centro alpinistico in fase di ultimazione, dedicato all’indimenticata Cristina Castagna in un villaggio nel nord del Pakistan.
Vielmo e Bellò erano stati assieme l’ultima volta nel 2003, alla spedizione organizzata da quest’ultimo nel versante nord dell’Everest. Al campo base Diamir troveranno un numero nutrito di alpinisti, compresi un altro vicentino, Alberto Peruffo di Montecchio Maggiore, e il valtellinese Marco Confortola che con Vielmo aveva tentato ma senza successo di raggiungere lo scorso anno il Gasherbrum I.(ilgiornaledivicenza.it)