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La capiente Sala Margherita dell’Hotel Aktea di Lipari, concluse le dovute formalità di controllo del Green Pass degli intervenuti, era gremita (pubblico delle grandi occasioni) ed in paziente attesa di un imperdibile appuntamento “fuori stagione”, organizzato dal Centro Studi di Lipari, per la proiezione del film-documentario del regista Fabio Segatori dedicato ad un grande personaggio della storia politica italiana, di grande spessore, che i liparoti ricordano bene per essere stato destinato al confino politico nella propria isola dal regime fascista: Emilio Lussu.

Perché a Lipari questa anteprima nazionale? Perché anche a Lipari è stato girato il film che l’ha visto, insieme a Rosselli, protagonista di una spettacolare e rocambolesca “fuga”. Azione questa che ha messo in scacco il confino del regime sull’isola di Lipari.
Il regista, prima dell’inizio della proiezione e di entrare nel vivo del suo lavoro ha intrattenuto il pubblico presente ricordando la storia di questo monolitico personaggio.
Nasce ad Armungia il 4 dicembre 1890. Laureato in giurisprudenza, è favorevole all’entrata in guerra contro l’Austria. La consapevolezza politica, dopo il confuso agitazionismo interventista che ne ha caratterizzato il periodo studentesco, nasce sui fronti della Prima Guerra Mondiale, alla quale partecipa come capitano di fanteria della Brigata “Sassari”. E’ l’occasione in cui, non soltanto Lussu, ma una intera generazione di contadini e pastori sardi, hanno la possibilità di aprire gli occhi sulla propria condizione sociale: la guerra diventa perciò scuola rivoluzionaria.

La Sardegna post-bellica, gravemente impoverita dal conflitto, è terreno fertile per l’azione politica del Partito Sardo d’Azione, da lui fondato nel 1921. Lussu è eletto deputato nelle elezioni del 1921 e del 1923, il periodo di ascesa del movimento fascista. Il sardismo si divide: abilmente gli emissari di Mussolini portano dalla loro una parte del partito, e lo stesso Lussu inizialmente non valuta a pieno il pericolo di un dialogo con i fascisti. Ma la posizione successiva è netta: antifascismo intransigente. Dopo il delitto Matteotti, partecipa alla “secessione aventiniana”. Nel ’26 è dichiarato decaduto dal mandato parlamentare e viene perseguitato dai fascisti: nello stesso anno viene aggredito in casa da squadristi sardi e per legittima difesa è costretto ad uccidere uno degli assalitori.

La magistratura cagliaritana, non ancora soggiogata dal regime, lo assolve, ma nonostante l’assoluzione, viene immediatamente confinato a Lipari. E’ l’isola che ospita di lì a poco un altro personaggio chiave del movimento antifascista: Carlo Rosselli. I due, con Fausto Nitti, e grazie all’indispensabile aiuto di Gioacchino Dolci e Paolo Fabbri, riescono ad evadere in motoscafo nel luglio del ’29. Raggiunta Parigi si mettono in contatto con i fuoriusciti riuniti intorno alla figura di Salvemini: nasce il movimento Giustizia e Libertà. Pur partecipando in modo saltuario alla vita politica a causa delle precarie condizioni di salute, riesce a collaborare con una certa assiduità al settimanale ed ai quaderni del Movimento, facendosi promotore di un suo più marcato e consapevole indirizzo.

Dopo l’assassinio di Carlo e Nello Rosselli nel ’37 eredita il timone del Movimento, del quale evita la dispersione, specialmente nel difficile periodo dell’offensiva tedesca in Francia. Inizia il periodo della “diplomazia clandestina”, con l’aiuto importantissimo dalla moglie Joyce, durante il quale tenta di proporre agli Alleati il progetto di un colpo di mano che permetta di far crollare il regime fascista a partire dall’insurrezione della Sardegna. Il suo peregrinare fra i centri di comando degli Alleati non porta alcun appoggio concreto al progetto, ma mostra loro, in ogni caso, l’esistenza di un fronte antifascista pronto ad assumere la responsabilità di una partecipazione diretta al conflitto. Riesce a rientrare in Italia soltanto nell’agosto del ’43. Nel frattempo ha saputo della nascita del Partito d’Azione, nel quale, pur consapevole delle differenze politiche, ma spinto dalla superiore esigenza unitaria della lotta di liberazione, fa confluire il Movimento GL. Si installa nella Roma occupata dai nazisti e insieme a Ugo La Malfa regge il partito sino alla conclusione della guerra. Mentre il PdA si lacera in una lotta intestina fra filosocialisti (riuniti intorno a Lussu) e filocentristi (guidati da La Malfa), assume l’incarico di ministro nei governi Parri e De Gasperi. E’ inoltre deputato alla Costituente e senatore di diritto.
Lussu : in anteprima a Lipari, Salina, Messina, Palermo e Catania il film sulla vita

Ma anche il Partito sardo, che aveva lasciato al momento dell’esilio su posizioni di sinistra, è ora retto da una maggioranza moderata, molto attenta agli interessi dei ceti proprietari e delle libere professioni: la sua battaglia per riportare il partito allo spirito originario viene persa e Lussu va via per formare un gruppo che poi aderirà al PSI. Il periodo da parlamentare socialista è ricco di interventi in aula e fuori: dalla questione dell’adesione alla NATO al riconoscimento della Cina comunista, dalla difesa della Repubblica democratica e antifascista alle lotte per lo sviluppo economico e il progresso sociale della Sardegna. Il 1964 segna la rottura con il PSI: la decisione di Nenni di entrare nel governo di centrosinistra a guida democristiana provoca la scissione che porta alla fondazione del PSIUP, una formazione che avrà però vita breve: la sconfitta elettorale ne accelera l’adesione al PCI, ma Lussu, coerentemente con la sua storia, rifiuta di confluire. Si spegne a Roma nel 1975.

A seguire, l’intervento del Dott. Giuseppe La Greca il quale ha portato alla platea le sue conoscenze sulla vita e sulle difficoltà che i confinati politici hanno dovuto soffrire a causa degli assillanti controlli da parte dei militi e dei gerarchi fascisti.
Il regista, prima di dare il via alla proiezione, ha anticipato gli accorgimenti tecnici con le quali ha cercato di rendere il racconto storico più movimentato e realistico, con effetti spettacolari e musiche come nei film d’azione.

Quindi il via al documentario, che il pubblico ha seguito in religioso silenzio. Interessanti le trovate tecniche che, partendo da foto e filmati d’epoca, reperiti in tutto il mondo, si innestavano gli interventi degli attori dando alle scene un effetto realistico che ha catalizzato l’attenzione di tutti gli astanti.
Un boato di applausi, molto lungo, ha salutato i titoli di coda in segno di reale apprezzamento di un lavoro che è risultato non più barboso, come si è abituati a vedere, a volte, con le ricostruzioni di fatti storici e della vita dei personaggi coinvolti tratti da documenti di repertorio, ma che ha portato invece gli spettatori dentro le scene come se fossero stati presenti nei momenti di vita narrati nel documentario. Una ricostruzione storica quindi, come sottolineato dal regista, non raccontata con l’aiuto e le descrizioni dei cinegiornali del regime, ma sviluppate con l’aiuto di foto e filmati d’epoca frutto di una minuziosa ricerca che lo ha visto impegnato in giro per il mondo.

L’incontro si è concluso con un interessante dibattito che ha registrato calzanti interventi da parte di diversi giovani presenti, condivisi dagli applausi del pubblico presente a sottolineare l’apprezzamento di una serata particolarmente gradita.
Il Centro Studi ha voluto assegnare il premio “Efesto” al regista Fabio Segatori per l’eccezionale e innovativo lavoro svolto nella realizzazione del film – documentario “LUSSU”.
Il premio è stato consegnato nel corso della serata dalla Dottoressa Alessandra Casserà.

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