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di Monica Blasi*

Durante il nostro monitoraggio giornaliero ci siamo imbattuti in un povero capodoglio, un maschio giovane, che abbiamo chiamato Spike, con la pinna caudale intrappolata in una rete derivante illegale per la pesca del tonno e del pesce spada. Gli altri membri del gruppo lo sorvegliavano a distanza nella speranza di vederlo muoversi e immergersi. Dopo circa un'ora sono spariti. Subito è stata contattata la Guardia Costiera di Lipari e il comandante Francesco Principale che in poco tempo sono arrivati in nostro supporto.

Un primo tentativo di rimozione è stato effettuato insieme a loro portando la coda più in superficie per riuscire a intervenire con i coltelli e tagliare la rete dall'imbarcazione. Dopo poco, contattati dal Comandante ci hanno raggiunti Mirco Mola e gli altri ragazzi del Lipari Diving con attrezzatura subacquea che con un intervento durato circa due ore sono riusciti a liberare l'animale. Siamo ancora con lui per monitorare il suo stato di salute e capire se dopo tutto lo stress e le pessime condizioni fisiche sia in grado di immergersi. Il capodoglio quando era intrappolato aveva un respiro con intervalli regolari di circa due minuti, dopo la sua liberazione la respirazione è meno affannata e più intensa.

Crediamo abbia bisogno di riposare parecchio a galla prima di immergersi. Non abbiamo la certezza che se la caverà purtroppo. La rete derivante è una trappola mortale per cetacei e tartarughe marine. Trattiene l'animale sott'acqua senza consentirgli di venire a galla a respirare e se Spike ha acqua nei polmoni o embolia non lo possiamo sapere al momento. Vi terremo aggiornati.

Si ringraziano tutti quelli che oggi hanno contribuito a salvare questa vita, la Guardia Costiera di Lipari e Lipari Diving in primis, un grandissimo lavoro di squadra. Il capodoglio è uno degli esseri più meravigliosi della terra e oggi questo giovane maschio stava per rimanere vittima della pesca sfrenata e illegale. Ancora una volta l'uomo senza rispetto del nostro mare minaccia la sopravvivenza di questi creature marine che possono solo sperare di non imbattersi mai in una spadara illegale.

Questo evento deve farci riflettere su come tutti noi possiamo con un semplice gesto limitare questo tipo di pesca non acquistando con superficialità tranci di tonno da grosse imbarcazioni che si ancorano nei moli delle nostre isole. La pesca del tonno è illegale! Molto spesso inoltre i tonni sono pescati con questo tipo di rete e noi ne siamo inconsapevoli.

*Filicudiwidlifeconservation

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LA NOTA DELLA GUARDIA COSTIERA

ISOLE EOLIE, SOCCORSO UN CAPODOGLIO CON LA PINNA CODALE INTRAPPOLATA IN UNA RETE DA PESCA.

Nella tarda mattinata di oggi, la Guardia Costiera di Lipari veniva allertata dalle biologhe del centro recupero tartarughe dell’isola di Filicudi che si erano imbattute in un esemplare di capodoglio in evidente stato di difficoltà nelle acque dell’Arcipelago eoliano.

Le quattro donne erano in navigazione verso l’isola di Stromboli per effettuare il periodico controllo dei siti di nidificazione delle tartarughe marine, quando ad un certo punto a circa sei miglia a nord-est dell’isola di Salina avvistavano in superficie un capodoglio maschio della lunghezza di circa dieci metri con la pinna codale completamente avvolta in una rete da pesca.

A quel punto veniva allertata la Guardia Costiera di Lipari che inviava in zona la motovedetta CP 322, solitamente impiegata in operazioni di soccorso in mare.

Giunti in loco, i militari verificavano le condizioni critiche del cetaceo ed, in attesa dell’intervento di un nucleo di sommozzatori locali convocati dall’Autorità Marittima, attuavano tutte le procedure utili a mettere in sicurezza il mammifero.

Arrivati in loco una squadra di subacquei locali a bordo di un gommone della Guardia Costiera, approcciavano con il cetaceo e, dopo un’ora di duro lavoro a circa due metri di profondità, riuscivano a rimuovere totalmente la rete dalla pinna codale dell’animale lasciandolo libero di muoversi.

La rete da pesca recuperata a bordo dell’unità militare veniva confiscata dall’Autorità Marittima in quanto attrezzo palesemente illegale utilizzato per la cattura di specie ittiche come tonno e pesce spada.

Il capodoglio veniva poi monitorato in mare al fine di verificare eventuali comportamenti anomali e lasciato libero di ricongiungersi ad altri tre esemplari che per tutto il tempo lo avevano atteso a distanza.

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SALINA – Un capodoglio rimasto intrappolato in una rete da pesca al largo di Salina, nelle Eolie, è stato soccorso e liberato. A dare l’allarme alla guardia costiera era stata Monica Blasi , biologa romana che nell’isola gestisce un centro di studio dei cetacei e delle tartarughe.

 

La biologa con i suoi collaboratori era in navigazione verso Stromboli per effettuare il periodico controllo dei siti di nidificazione delle tartarughe marine. A sei miglia a nord-est di Salina ha avvistato in superficie un capodoglio maschio di circa dieci metri con la pinna codale completamente avvolta in una rete da pesca.

La Capitaneria ha inviato in zona una motovedetta e ha chiesto aiuto a una squadra di subacquei locali che hanno rimosso la rete lasciando l’animale libero di muoversi. La rete da pesca recuperata a bordo dell’unità militare è stata confiscata perché usata illegalmente per la cattura di specie ittiche come tonno e pesce spada.

Il capodoglio è stato monitorato in mare per un po’ e poi è stato lasciato libero di unirsi ad altri tre esemplari che lo avevano atteso a distanza.(ANSA)

PER EMERGENZE IN MARE, NON PERDETE TEMPO: CONTATTATE IL NUMERO 1530, ATTIVO SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE 24 ORE SU 24. LA GUARDIA COSTIERA È CON VOI !!!

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Felici di essere parter attivi del progetto Europeo Life Delfi che ci vedrà impegnati nei prossimi 5 anni per la tutela dei delfini nelle isole Eolie!!! Filicudi Wildlife Conservation è partner attivo di questo progetto.

Life Delfi: Al via il progetto per salvare i delfini senza danneggiare i pescatori

È possibile proteggere i delfini e salvare il pescato del giorno? È l’interrogativo che si sono posti gli esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche che, insieme ad un ampio partenariato, hanno elaborato il progetto Life Delfi per ridurre le interazioni delle attività di pesca con i delfini e, quindi, raggiungere il duplice obiettivo di salvaguardare questi esemplari e limitare le perdite economiche dei pescatori.
Il progetto Life Delfi, cofinanziato dall’Unione Europea, è stato avviato con il primo incontro operativo a Roma presso la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche alla presenza dei rappresentanti dei 9 partner coinvolti: a collaborare al progetto europeo coordinato dal Cnr ci sono quattro Aree marine protette (Isole Egadi; Punta Campanella; Tavolara Punta Coda Cavallo; Torre del Cerrano), il Blue World Institute of Marine Research and Conservation, Legambiente Onlus e Filicudi WildLife Conservation, insieme alle Università degli di Studi di Padova e Siena.

Le aree pilota del progetto europeo saranno 8 in Italia (Punta Campanella, Isole Egadi, costa Toscana, Isole Eolie, Tavolara, costa Veneta (zona a nord del Delta Po), Torre del Cerrano, Adriatico centrale) e 2 in Croazia (Istria e Cres).
In queste zone la presenza dei delfini è in aumento e, purtroppo, sempre più spesso le loro interazioni con le attività di pesca fanno sì che il bilancio giornaliero dei pescatori si chiuda in maniera negativa. Nella migliore delle ipotesi si tratta di una perdita di tipo economico, dovuta al danneggiamento delle reti o alla sottrazione di pesce mangiato dai delfini. L’epilogo peggiore, e ancor più triste, della battuta di pesca si materializza con un delfino ferito o morto impigliato nelle reti.

Alla base del progetto, oltre a dati raccolti da precedenti ricerche bibliografiche, c’è un sondaggio sottoposto ad oltre cento pescatori operanti nelle aree pilota di Life Delfi. I risultati e i numeri emersi sono chiari: il 94% dei pescatori ha riferito un'alta presenza di delfini (da 2 a 20 individui al giorno) durante l'estate. Il 68% di loro ha riferito di un aumento della presenza di delfini di circa 3 volte nell'ultimo decennio.

Il danno riportato, principalmente nelle acque circostanti alle aree marine protette, si aggira in media intorno ai 1500-2000 euro all'anno, con occasionali perdite gravi fino a 10000-20000 euro. Insomma un forte impatto socio-economico in aree in cui la pesca è tra le attività principali, senza dimenticare l’alto numero di delfini morti per interazioni con gli attrezzi da pesca: 24 tra il 2012 e il 2015.
Per limitare il fenomeno il progetto Life Delfi proporrà azioni dirette all’uso di tecniche alternative per la pesca e attività di informazione e sensibilizzazione verso i pescatori e la più ampia fetta di cittadini.
#LifeDelfi #filicudiwildlifeconservation

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