di Sandra Tofanari

Questo è il più insolito e particolare vulcano di tutto il mondo, perché in continua e incessante attività (detta appunto stromboliana) e, per di più, è anche piccolo. E' un cono che sembra quasi perfetto e che sorge in mezzo al mare: emblematica ed elementare immagine che ricorda tutti i Fujiyama di cui è popolato il nostro inconscio più mistico e tellurico. Lo si può circumnavigare in canoa in un paio d'ore, lo si può visitare fino in cima (se proprio ci si sente chiamati).

Ci si può far ospitare da lui, sulle sue pendici, nei due paesini di Stromboli (a est) ma soprattutto Ginostra che è volta a ovest ed è priva di energia elettrica, priva di acqua corrente e priva di strade carrozzabili.

A Ginostra si arriva solo dal mare quando è calmo. Navi e aliscafi non possono attraccare, e i passeggeri devono abbandonare i grossi mezzi tecnologici, scendendo dalle fiancate fino alla barchetta del "rollo" che li porterà fino al Pertuso, che è il porto più piccolo del mondo nel quale si entra, come dice il nome, attraverso un vero e proprio pertugio fra le rocce largo solo due metri, che non lascia passare più di una sola barca per volta. Il porticciolo può ospitare al massimo una ventina di barche in secco e non più di due in acqua. E poiché il mare, su questo versante dell'isola, è spesso agitato anche per lunghi periodi, Ginostra rimane per intere settimane isolata dal resto del mondo.

Oggi qui vivono e risiedono solo trenta anime contro le circa mille residenti alla fine del 1800.

strombolicratere

Si raggiunge il paesino per una ripida mulattiera a larghi scalini, che dal porto sale alle case passando sul sagrato della chiesa affacciata sul mare. Sentierini spesso impervi, sassosi e ripidi collegano le antiche abitazioni poste su un territorio molto scosceso, imbrigliato e trattenuto per millenni da muretti a secco e coltivazioni a gradoni, fino alla cima del vulcano.

Qui la ruota è servita solo come macina per granaglie e olive. Qui ci si sposta solo con le gambe e quasi sempre o si scende o si sale: è frequente che nemmeno i pavimenti delle stanze siano in piano. Qui il nostro equilibrio psicomotorio (e quindi anche quello interiore) è messo alla prova. Ogni nostro peso va ridotto al minimo, va saputo portare nella maniera più giusta: ad ogni passo si può assaporare il piacere di scegliere come disporre piede-caviglia-ginocchio-anca-colonna ottimizzando il rapporto tra il proprio corpo e il terreno.

Qui Fratello Sole sorge (come per incanto) dalla cima della montagna e tramonta nel mare sconfinato che ci sta davanti, entrando dentro la nostra stanza fino sul letto. Sorella Luna compie anche lei lo stesso meraviglioso percorso, e le stelle che si danno convegno in questo cielo, sono così luminose e così tante che per tutto l'anno se ne possono vedere cadere moltissime, mentre Frate Focu accende bagliori, aureole luminose e colonne di lapilli nel cielo a nord, alle nostre spalle, sulla cima della montagna. Qui l'Acqua viene raccolta direttamente dal cielo (secondo che Diolamanda): piove sui tetti delle case, ripuliti e inclinati in modo da farla scendere attraverso i pluviali fin dentro le cisterne (amorosamente curate e ripulite) dove è conservata e usata come se fosse sacra.

Qui la Terra è fertilissima: a ogni minima pioggia o cura, ci risponde immediatamente mostrando tutto il suo prorompente desiderio di vita. Qui l'Aria è pulitissima (siamo in mezzo al mare) e vale veramente la pena di impegnarsi a respirare con reverenza. Spesso ci riserva profumi inebrianti, trasmette suoni e messaggi a seconda dell'ora o della stagione; ma soprattutto trasmette questo silenzio.

Qui, in questo silenzio, ci si può permettere di diventare "un unico grande orecchio", ci si può allenare a espandere le proprie facoltà uditive fin quasi all'infinito, perché qui si vive l'evidenza che l'infinito può iniziare appena fuori di noi. Ci si può allenare all'ascolto del silenzio stesso, in tutte le sue sfumature più naturali e primordiali: l'unico pericolo di questi esercizi di ascolto è di venir sorpresi, con gli orecchi così spalancati, dal raglio disperato di un asino.

Come già detto una volta, il paese contava circa mille abitanti, che erano evidentemente adeguati a sostenere lo sforzo di soddisfare le esigenze della comunità e del territorio: coltivazioni, trasporti, approvvigionamenti, manutenzione dei sentieri e dei muretti di contenimento, cura degli ulivi, ecc. Ora le poche persone rimaste non possono certo bastare per tutte queste incombenze e così piano piano il degrado avanza, sia del territorio sia della comunità. L'unico antidoto sarebbe l'arrivo e l'insediamento permanente di nuove persone e relative famiglie, che possano assumersi i diversi incarichi necessari, naturalmente non per arricchirsi, ma anzi con spirito eroico di avventura e sacrificio, per salvare un posto unico al mondo.

Ci sarebbe da coltivare arrampicandosi fino in alto ogni giorno, portando i pesi necessari, ci sarebbe da tenere animali, ci sarebbe da cuocere il pane per tutta la comunità, ci sarebbe da garantire il servizio di trasporto per tutti, ci sarebbe da tenere un emporio, una trattoria, ci sarebbe da garantire forza lavoro per le diverse esigenze che nascono giorno per giorno. Insomma ricreare una comunità come per secoli è stato in qualunque parte del mondo.

Un'iniziativa di questo genere per ripopolare il paese, è stata fatta nel lontano 1962 dall'Accademia di Belle Arti di Berlino, che per una retta mensile minima ha mandato, in una casa affittata, giovani allievi a studiare e sperimentare. Alcuni di questi studenti d'arte si sono poi fermati permanentemente e hanno fatto arrivare i loro amici. Queste persone sono a tutt'oggi quelle che ancora danno al paese le opere più belle e accurate di restauro, di giardinaggio e potatura, di cura reverente degli equilibri ambientali. Frequentando abitualmente quest'isola, capita spesso di pensare che se la lingua ufficiale è il siciliano, il dialetto è certamente il tedesco.

HO VISTO COSE CHE VOI CITTADINI NON POTETE NEMMENO IMMAGINARE

Ho visto le PLEIADI, sorgere dalla cima del Vulcano, come uno spruzzo di lava siderale, mentre mi arrampicavo verso casa, alle 2 di una notte d'estate, al ritorno da un'allegra serata, ballando tra amici, al Puntazzo.

Ho visto il fuoco di eruzioni esplosive, infiammare il cielo notturno, con rosse colonne possenti, per quasi tutte le notti di un'estate di tanti anni fa: era uno spettacolo così grandioso, che bastava a riempire una serata, sul terrazzone, sdraiata a terra, col mare alla spalle e la montagna ai piedi, un tripudio di stelle sopra di me e negli orecchi il rombo frequente del Vulcano che dava spettacolo !

Ho visto gente che raddrizzava, a martellate, i chiodi estratti da qualche rottame, per poterli riutilizzare in qualche rappezzo o riaggiustatura, visto che nel paesello non c'erano negozi o fornitori di nessun tipo, tranne i pochi e non puntuali rifornimenti di alimentari.

Ho visto la morte in faccia percorrendo un paio di chilometri, lungo la battigia di rocce, instabili e traballanti, con alla sinistra il mare infuriato, che ad ogni ondata minacciava di trascinarmi via, e a destra, ripidissima, la sciara ( larga striscia di sabbia e sassi),che ogni tanto mi franava addosso, con raffiche di sassate che arrivavano apparentemente dal nulla e che dovevo schivare, correndo, mentre schivavo le ondate.

Ho visto una vite crescere, abbarbicata tra un muretto e il pozzo, e l'ho vista darmi i grappoli violetti più dolci che abbia mai assaggiato: era un'esemplare rarissimo perché estinto nel continente, della stessa uva non innestata che agli antichi romani serviva per fare il "Falerno" , un'uva pre.peronospera!

Ho visto per ore ed ore, nelle notti dell'inverno, il fuoco della mia stufetta, ricavata da una bombola del gas, che scaldava la mia grande stanza col pavimento verde, accudito e alimentato dai legni raccolti e tagliati da me, come se fosse una creatura viva!

Ho visto una vecchia barca trascinata su per il pendio del Vulcano, un po' a braccia, un po' con un piccolo martinetto, per arrivare ad essere posata tra gli ulivi 200 metri sopra il livello del mare!

Ho visto la barchetta del rollo lasciare la grande nave, piena delle piante che avevo ordinato ad un vivaista di Lipari,e, come un giardino galleggiante, raggiungere il Pertuso. Poi , col provvidenziale aiuto di alcuni paesani, ho visto queste piante essere " inchianate (inchianare= salire) una per una fino a casa mia.

Ho visto, sulla scogliera oltre il Pertuso, tutti noi amici, nudi sugli scogli, ciascuno il suo, a tuffarsi e sguazzare in un'acqua così limpida, profonda e salata, che permetteva di galleggiare di più che in qualsiasi altra spiaggia.

Ho visto un'attinia rossa come il fuoco, aggrappata al grande scoglio davanti alla mia postazione consueta sulla scogliera, un anno dopo l'altro,aprirsi al mio arrivo come se mi riconoscesse, mosrandomi tutti i suoi piccoli tentacoli vivi, in attesa di qualche leccornia; ho visto anche una mia amica, portare gli scarti vegetali ad un granchio, amico suo, e farsi una scarpinata sulle roccie per arrivarci!

Ho visto un uomo molto nobile, molto alto, molto magro ma molto forte, trasportare in salita una pesante trave di legno grezzo, lunga 4 metri, bilanciata su una spalla (2 m. davanti e 2 m. dietro) in perfetto equilibrio, dimostrando così che tutta l'iconografia sul Calvario, che mostra Gesù che "trascina" una croce inclinata, è assolutamente scorretta anche perchè se Lui faceva il falegname, avrebbe sicuramentr saputo come si trasporta una trave!

HO FATTO COSE CHE VOI CIVILIZZATI NON POTETE NEMMENO IMMAGINARE

Ho raschiato, con pezzetti di vetro tagliati all'uopo, una decina di serramenti di legno, davanti e dietro, per riportare a vista il legno trascurato e maltrattato, senza l'aiuto di nessuno perchè anche gli uomini più forti lo giudicavano un lavoro troppo pesante!

Ho ricoperto di intonaco, fatto sul momento, con cemento, calce e sabbia, tutte le pareti, ricostruendo nicchie, forno a legna, e frantoio, di una vecchia e diroccata cucina, che, prima del mio intervento, sembrava una stalla o una spelonca rocciosa.

Ho gettato i pavimenti di due stanze, che erano di nuda terra battuta, grandi ciascuna 25mq, col solo aiuto di un muratore.

Ho raschiato tre facciate di una casa di 2 piani, a mano con una spatola, aiutata solo da un 70enne, fino ad arrivare al sottostante rosso pompeiano ( ossido di ferro) originario.

Ho trasportato acqua col secchio, attinta dalla cisterna, ad ogniuna delle piante che avevo messo a dimora, quasi tutte le sere d'estate

Ho ricostruito muretti a secco e fatto ricostruire, perchè misteriosamente crollato, un grosso muro, sempre a secco, che divideva la mia tenuta da quella sottostante

Ho fatto bagni memorabili, completamente nuda, così come nuda prendevo il sole sul mio materassino che gonfiavo e sgonfiavo ogni giorno sul mio scoglio preferito, quello che aveva davanti, in mare, l'altro scoglio dove abitava l'attinia.

Ho tenuto un lume in ogni stanza, con un accendino vicino, per trovarlo subito al buio, spostandomi al buio con la più completa disinvoltura dopo aver scoperto il piacere che danno il buio il silenzio e la nudità e la forza che da questi stati naturali si sperimenta!

Ho imparato l'esatta direzione del soffio leggero, ma preciso, che è sufficiente per spengere il lume senza togliere il vetro.

Ho sentito il profumo di ogni stagione, soprattutto appena arrivata dalla nave, inebriarmi e farmi piangere di meraviglia.

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