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di Cristiana Paternò

A chiudere il concorso di Cannes 72 è un film francese molto intellettuale e contorto, Sibyl di Justine Triet, classe 1978. Il titolo è il nome della protagonista (Virginie Efira), una psicoterapeuta ex alcolizzata che vorrebbe diventare scrittrice e abbandona tutti i suoi pazienti per dedicarsi alla stesura del suo romanzo. Se non che la giovane e disperata Margot (Adèle Exarchopoulos), la contatta per un consiglio: non sa se tenere il bambino concepito con un attore con cui ha una relazione clandestina sul set del suo primo film da protagonista.

La terapeuta, a corto di ispirazione per il libro, accetta il caso che conduce senza alcun riguardo per la deontologia professionale, registrando e trascrivendo le confidenze della paziente. Del resto lei stessa ha un mucchio di problemi: dalla morte della madre che non amava alla figlia bambina che trascura fino a una relazione sentimentale troncata con rimpianto incolmabile. Così Sibyl finisce sul set del film che Margot ha girato a Stromboli con l'attore di cui è innamorata, il vanesio Igor (Gaspard Ulliel), legato sentimentalmente alla regista Mika (Sandra Hueller).

Studio psicologico di caratteri femminili, oltre che film nel film, Sibyl ha una parte centrale girata in Italia, sull'Isola di Stromboli, luogo altamente cinematografico e che evoca il triangolo tra Rossellini, Anna Magnani e Ingrid Bergman.(news.cinecitta.com)

 

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