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Si terrà a Custonaci, giovedì 24 gennaio 2019 (Ore 17.30) presso la Sala Conferenze Solina Quartana (ex Stalla della Madonna), il convegno dal titolo «Il voto di scambio nel sistema politico-mafioso - La lezione di Paolo Borsellino». Porteranno i saluti Fabrizio Fonte (Presidente Centro Studi Dino Grammatico) e Giuseppe Bica (Sindaco di Custonaci). Interverranno Antonina Pipitone (Avvocato), Maurizio Agnello (Procuratore Aggiunto Tribunale di Trapani) e Leonardo Agueci (già Procuratore Aggiunto Tribunale di Palermo). Modererà l’incontro Elvira Terranova (Giornalista).

«Il «Centro Studi Dino Grammatico» (Istituto per la Cultura della Legalità), a distanza di pochi giorni dall’annuale anniversario, ha voluto, in collaborazione con l'«Osservatorio per la Legalità» e l'«Ordine degli Avvocati di Trapani», organizzare una tavola rotonda dal tema: «Il voto di scambio nel sistema politico-mafioso - La lezione di Paolo Borsellino», con chiaro riferimento al celebre intervento di Bassano Del Grappa del 26 gennaio 1989. La figura dell’indimenticabile magistrato palermitano, martire di «cosa nostra», è da sempre, infatti, un punto di riferimento nelle attività poste in essere dal «Centro Studi Dino Grammatico». Non a caso il 19 luglio, di ogni anno, viene svolta una manifestazione dal titolo «In memoria di Paolo», coinvolgendo in particolare le nuove generazioni. Mentre a settembre viene consegnato il «Premio per la Cultura della Legalità» ad un siciliano/a che si è contraddistinto per il suo impegno antimafia. Il suddetto convegno si svolgerà a Custonaci (Trapani) il 24 gennaio per rimarcare, soprattutto ai più giovani, che quella lungimirante lezione di Paolo Borsellino va tenuta, ancora oggi, in altissima considerazione. Il rischio è, infatti, che una sorta di più o meno evidente “ambiguità”, tra alcuni esponenti politici ad ogni livello, possa essere foriera di sostegni elettorali, da parte della mafia, a discapito della democrazia e della legalità. Il tema è, purtroppo, talmente attuale che l’inerente normativa è stata, proprio in questi mesi, al centro del dibattito parlamentare. È, infatti, già stato approvato al Senato il «disegno di legge» contro il voto di scambio politico-mafioso. Il provvedimento, composto da un solo articolo, prevede che chiunque accetta, direttamente o a mezzo di intermediari, la promessa di procurare voti da parte di soggetti la cui appartenenza alle associazioni mafiose sia a lui nota in cambio dell'erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità o in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione mafiosa è punito con la pena stabilita nel primo comma dell'articolo 416-bis. Inoltre, la pena è aumentata della metà se, chi ha accettato la promessa di voti, è eletto».

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Segue la parte più significativa dell’intervento di Paolo Borsellino a Bassano Del Grappa:

«L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino a un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con l'organizzazione mafiosa, però la magistratura non l'ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. Eh no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale. Vuol dire che ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giudiziaria che mi consente di dire che quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi dei fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, cioè i consigli comunali, o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze fra politici e mafiosi, che non costituivano reato, ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della Cosa Pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo delle sentenze: tanto, questo tizio non è stato mai condannato, quindi questo tizio è un uomo onesto; ma - dimmi un poco - tu non ne conosci gente che è disonesta, ma non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c'è il grosso sospetto che dovrebbe quanto meno indurre, soprattutto i partiti politici, a fare grossa pulizia? Non soltanto ad essere onesti, ma ad apparire onesti facendo pulizia al loro interno da tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituiscono reato».

 

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