di Benito Merlino
Caro Gennaro, ho seguito con interesse il tuo becchettare con Massimo Ristuccia su Notiziario Eolie a proposito dell'amico Peppino Bonica che ricordo sempre con piacere.
Peppino "Il postino-poeta di Filicudi" era un amico dei miei genitori che mi ha visto nascere a Pecorini alto, in quella casa vicino alla chiesa di san Giuseppe che il comune di Lipari affittava per ospitare il medico dell'isola che all'epoca era mio padre. Questa casa più tardi è stata comperata dalla famiglia Patti. Eugenia, detta " a Ginilla", vi abitò per anni col marito e i suoi figli.
Peppino Bonica m'ha visto crescere e pascere nell'isola. Era un uomo estroso, estroverso e libero. Amò la sua isola e scrisse un libro "Filicudi isola magica" che pubblicò a Milazzo nel 1986 per le Edizioni SPES che erano state create da un insegnante originario di Lipari, un amico di Nino Pellegrino. Dario Lopez ti potrebbe dare una mano per rintracciarlo a Milazzo per avere il libro. Io ne ho una copia di quel libro, che mi diede Peppino, però non so dove l'ho messo, se a Parigi o a Lipari, l'ho cercato invano.
Quando c'incontravano delle volte al Saloon di Nino Triolo, il Bonica che seguiva con interesse la mia carriera artistica in quel di Parigi mi diceva : "Tu sei un figlio di Filicudi e le tue canzoni sono belle come la nostra isola". Un estate del 1995 ch'ero a Filicudi col mio cameraman per un film sulle Eolie, l'ho filmato mentre mi recitava due delle sue poesie. Una parlava della magica Filicudi, l'altra di una donna che aveva amato. Ho sempre a Parigi quella registrazione su Betacam. Dimmi, per piacere, se il fotografo Costa la può leggere, così te la faro vedere.
Non mi ricordo invece di questa tempesta di Filicudi del 1985 che distrusse una parte della collezione d'oggetti di Peppino Bonica Calandra perchè abitava a Rocca du Ciauli, lontano dal mare.
E a proposito di Rocca di Ciauli, ti accludo una foto della vicina di casa di Peppino che avevo filmato a Filicudi in un altro film dal titolo "Eolie, les îles d'Eole di Benito Merlino" che puoi vedere su youtube.
Un giorno ho trovato e comperato con mia moglie da Giulio China, antiquario a Lipari, alcune cose appartenute alla collezione Bonica, una insalatiera, un boccale e dei piatti di Caltagirone.
Complimenti a te e a Massimo per il lavoro che fate per le Eolie. Però preferirei che diate più spazio agli Eoliani che meritano, sebbene come dice il proverbio "non si è mai profeti nel proprio paese" e meno spazio a quelli che vengono da fuori che non sanno nulla delle nostre storie, delle nostre leggende, delle nostre usance e che vengono nell'isola solo per interessi.
Un caro saluto a te, a Massimo e a Bartolino.
L'INTERVENTO
di Renzo De Biase
Ecco l'elegante firma di Peppino Bonica nel volume Filicudi l'Isola Magica.
Peppino prima di ogni cosa era un uomo di grande eleganza, un poeta del quotidiano, della sua isola, delle rose che potava con amore devoto. Un uomo gentile, formale ma non distaccato, appassionato di tante cose: la storia, l'isola di Filicudi, il mare, le storie antiche, del dolore di questo scoglio con le privazioni e poi le migrazioni. La mia casa dista quaranta metri dalla sua.
Una mattina, già carico d'anni, mi venne a trovare con il suo libro da poco stampato ed una rosa. Un colloquio frugale ma profondo, come volesse togliere il disturbo. Mi disse con il suo linguaggio prezioso: voi non siete di Filicudi ma voi altri turisti l'amate perchè l'avete scelta, Iddio ve ne renda merito.
Un'altra volta ricordo quando vide disperato la distruzione del suo piccolo e magnifico museo, situato al Porto e del quale aveva disegnato anche i contenitori.
Io conservo, come viatico, il ricordo prezioso delle parole di don Peppino Bonica, il poeta, il gentiluomo, la voce di corale di Filicudi.
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Caro Gennaro,
Ho ritrovato "un souvenir" parigino...
Si tratta di un "post" di Beppe 45 che ricorda una serata con l'amico Modugno, avvenuta nel 1972 nel vecchi quartiere delle Halles di Parigi.
Auguri e buone feste di Natale a Te, a Bartolino, a tutti gli amici Eoliani vicini e lontani.
La Bottega del Mago Merlino nel Quartiere Latino
Un giorno di dicembre degli anni 70, prima delle vacanze natalizie, venne a trovarmi nel mio negozio Disco-Thé, in pieno cuore del Quartiere Latino, un talentuoso giornalista del Giornale di Sicilia, Antonio Falcone, perchè voleva scrivere un pezzo su questa "Bottega del Mago Merlino", come la chiamò lui arrivando nel mio locale di cui aveva tanto sentito parlare.
Era un ritrovo originale dove si potevano comperare strumenti musicali, dischi, ascoltare musica classica, folk song, jazz, autori-compositori, chansonniers, dove si poteva anche bere del te, del caffè, giocare a scacchi, esporre quadri di Sergio Bongini e d'altri artisti francesi.
Era un locale che avevo comperato nel 1967 al cappellaniato francese diretto da Monsignore Lustiger che sarà più tardi cardinale di Parigi e di cui sono stato costretto a separarmi nel 1978 per le mie continue tournées. Era uno spazio vitale di libertà dov'era facile perdersi in fantasticherie, dove batteva il cuore del Quartiere Latino.
Modugno, Depardieu, Renaud, Chabrol, Colette Magny, Reggiani e tanti altri artisti lo frequentavano e si ritrovavano a Disco-Thé per parlare di musica, discutere di progetti, cantare e suonare. Il locale era sempre pieno di studenti entusiasti che ascoltavano i Beatles, Miles Davis, Beethoven, Verdi.
La gente che veniva cercava rarità di Sergio Celibidache e nuove incisioni di Karajan o di Maria Callas. Un giorno vidi arrivare a Disco-Thé una giovane americana che canticchiava fantasticamente bene delle ballate irlandesi, scozzesi che mi piacquero molto. Si chiamava Tina Blake. Le presentai e gli feci incontrare dei miei amici musicisti che l'accompagnarono con le loro chitarre.
Decisi di fargli incidere un disco. Ero così sicuro del buon risultato della registrazione che ne feci la direzione artistica e parte della produzione musicale. E stata una bella avventura perchè ancora oggi si riparla di Tia Blake e di Disco-Thé.
La riedizione a Parigi di questo disco, "Folk songs and ballads", alla "Ici-Bientôt" di David Boulakia, è un successo e come dicono gli Americani che l'hanno scoperto cinquant'anni dopo, è un disco cult.
Ti accludo uno dei tanti articoli apparsi in questi giorni su Télérama che è uno dei giornali di televisione-radio-cinema-canzoni di Francia e una foto mitica di Disco-Thé, quella mia invenzione di quegli anni.
Salutoni. A la prochaine.
Caro Gennaro,
Eccoti un ricordo liparoto che tra mille altri resiste al tempo nella mia mente.
Fra tutti i compagni di scuola con i quali ho fatto i primi passi nella vita, mi ricordo di Bruno Carbone, di Stefano Mazza, di Ninni Profilio, d'Italo Roncaglia, con il quale ho frequentato la scuola elementare di Canneto, saltando la quinta, per ritrovarmi poi con lui alla prima media dell'Istituto tecnico di Lipari, e con il quale ho fatto la scalata al diplomato di ragioneria.
Mi ricordo delle compagne di scuola che hanno fatto tamburellare il mio cuore, Elvira Settimelli, Teresa Reitano, Franca Piccione, Rina Siracusa.
Mi ricordo delle albe e dei tramonti Eoliani, del Moonlight di Marina Lunga, dell'effervescenza di quelle sere sulla terrazza della bella casa liberty dei Corrado-De Luca. Delle lunghe chiacchierate di Bartolino Famularo, abile imprenditore, di Mario De Luca, ottimo musicista, tutti e due promotori di questo progetto originale.
Di Virgilio Pagliaro che si occupava delle luci, del buon funzionamento dei microfoni del night-club e del bar dove venivano stipate le bottiglie di champagne per i clienti e per le belle dame eleganti che frequentavano il locale divenuto alla moda.
Mi ricordo della sera di San Lorenzo del 54 quando ci sorprese una burrasca improvvisa seminando il panico fra gli "habitués" del night-club. Alcuni ne approfittarono per non pagare le consumazioni.
Mi ricordo di tutti i musicisti che allietavano le serate, di Alessandro Saltalamacchia, ottimo e raffinato fisarmonicista, avanguardista come è stato più tardi Kramer. Mi ricordo che deliziava tutti con i suoi accordi, le sue dissonanze, i suoi diminutivi.
Per noi, delle volte, era difficile seguirlo. Alessandro, che vive a New York e con il quale mi sento spesso al telefono, è lo zio di cinque nipoti che hanno fatto una grande carriera nell'Arma dei Carabinieri. Io suonavo la chitarra e cantavo Only You e tante altre canzoni alla moda. Mario De Luca suonava il violino, e benissimo. Mio fratello Angelo era alle percussioni.
Mio cugino Nino Merlino suonava "l'oggetto misterioso", una specie di contrabbasso che avevamo noi stessi costruito perchè non avevamo i soldi per comperarne un vero. Alla cassa armonica in compensato ed al manico costruito con un alberetto "d'aghianni" - quercia ripulita, strofinata con la cera, avevamo aggiunto delle corde ricavate dalle budella secche d'un maiale. Bastava pizzicare le corde per ricavarne suoni sincopati che si accordavano al ritmo del pezzo che suonavamo.
Quelle sere al Moonlight e al chiaro di luna, le descrivo in un mio romanzo, "Arpa Eoliana 2", quando i due personaggi, Irma e Gaetano, ballano sulla terrazza della loro casa di Capistello prima di separarsi.
Nelle serate di gala, mastro Mario al clarinetto, Lo Ricco e Pino Pagano con le loro trombe, ci raggiungevano sul palco.
Mi ricordo del mio primo cabaret di Berlino, lo "Chez Nous", di quello di Parigi, "La Contrescarpe", e di tanti altri nel mondo.
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