Lipari - Non luogo a procedere per l'ex sindaco Mariano Bruno e per l'attuale primo cittadino Marco Giorgianni. Erano accusati di omissione d'atti d'ufficio e di violazione delle leggi di tutela ambientale per il precario funzionamento dell'impianto di pretrattamento dei liquami ubicato nella centralissima di Santa Caterina. Il provvedimento è stato disposto dal gup del tribunale di Barcellona Salvatore Pugliese. Per la stessa vicenda giudiziaria sono stati anche prosciolti l'ex dirigente Nico Russo e Saro Gitto, titolare della ditta che gestiva l'impianto. Il dirigente Stefano Blasco ha invece richiesto il rito abbreviato. Il processo si terrà il prossimo 11 dicembre. Sono stati difesi dagli avvocati Fabrizio Formica, Alberto Gullino e Luca Frontino. La vicenda risale al 10 maggio 2013 quando i carabinieri di Lipari e della compagnia di Milazzo, in collaborazione con il Noe (Nucelo operativo ecologico) di Catania, sequestrarono l'impianto delle fogne.
"Sporco negro". Il comandante di un mega yacht in vacanza alle Eolie, cosi' disse al suo marinaio. Ed è stato condannato al pagamento di una multa di 900 euro. La sentenza è stata emessa dal giudice Simona Finocchiaro, del tribunale di Barcellona. F.R., 52 anni, di Napoli, una volta giunto a Lipari con lo yacht, venne denunciato dal suo marinaio, un giovane nativo delle Mauritius, con un esposto presentato ai carabinieri della locale stazione. Il giovane difatti era stanco di essere continuamente "umiliato" dal comandante del vaporetto. "Vai a la vare i piatti", "fai le pulizie di tutto il ponte della nave", "un tempo era usuale buttare i marinai come te in mare da prua e farli passare sotto la chiglia...quindi stai zitto e lavora". Queste le frasi piu' "colorite" che hanno portato alla condanna del comandante napoletano.
di Michele Schinella
La licenza edilizia è stata rilasciata correttamente, senza dichiarare fatti falsi e senza violare la legge. Il Giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Barcellona, Sara D'addeo, ha prosciolto (tecnicamente, è una sentenza di non luogo a procedere) il capo dell'Ufficio tecnico del comune di Lipari, Placido Sulfaro, e i funzionari dello stesso ufficio, Salvatore Spartà e Biagio De Vita. I primi due erano accusati di abuso d'ufficio; il terzo, De Vita, di falso, per aver consentito la costruzione nella più grande delle isole Eolie, in contrada Monte Rosa, dell'abitazione dei coniugi Antonio Greco e Eva Albert, imputati come concorrenti degli stessi reati insieme a Giuseppe D'andrea, ingegnere.
L'impianto accusatorio messo in piedi dal pubblico ministero Giorgio Nicola non ha superato il filtro dell'Udienza preliminare. Sulla scorta di una consulenza tecnica il sostituto procuratore aveva contestato la violazione da parte dei tre funzionari (difesi dai legali Toni Cappadona, Giovanni Macrì Pellizzeri, Onofrio Nato e Beatrice Di Pasquale) di una serie di norme in materia edilizia.
Il procedimento penale era nato da una denuncia di Elisabetta Natoli e del marito, dei vicini di casa di Antonio Greco e Eva Albert (assistiti nel processo dagli avvocati Francesco Rizzo, Michele Pappalardo e Giuseppe Sciuto).
I coniugi Greco, a loro volta, avevano denunciato i loro accusatori di violazioni edilizie. Dalla denuncia dei coniugi Greco è nato un procedimento amministrativo che è sfociato in un'ordinanza di demolizione di alcune parti dell'abitazione di Natoli.
Una settimana fa i coniugi Greco erano stati condannati a 8 mesi per alcune difformità rispetto al progetto riscontate nel manufatto.
La vicenda prima ancora di essere combattuta nelle aule giudiziarie a colpi di denunce e querele in Procura, è stata al centro del dibattito pubblico della comunità isolana. Il dibattito, infatti, è stato alimentano attraverso i media locali, che hanno ospitato le schermaglie tra i coniugi Greco e i loro vicini.
---Il collegio penale del tribunale di Barcellona (presidente Maria Celi) ha condannato il liparoto Antonino Martinucci per tentato omicidio del fratello Quintino. I fatti si sono veriicati nello specchio d'acqua avanti Capo Rosso. Quintino Martinucci pescava in pieno giorno con la sua barca e il fratello lo speronava facendolo colare a picco e rischiando la vita. Il collegio gli ha inflitto tre anni e sei mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese di parte civile costituita con l'avvocato Saro Venuto e il risarcimento da liquidarsi in separata sede. L'imputato è stato assistito dall'avvocato Alfio Ziino.