CARABINIERI MESSINA: ESEGUITA ORDINANZA DI CUSTODIA DI CUSTODIA CAUTELARE
11 INDAGATI DI CUI 7 DESTINATARI DI MISURA CAUTELARE AGLI ARRESTI DOMICILIARI
Nel corso della notte, i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Messina su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 7 persone per i quali, nell’attuale fase del procedimento, sono emersi gravi indizi di colpevolezza per i delitti – a vario titolo – di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica e contro il patrimonio. È stato disposto anche il sequestro di una società a responsabilità limitata dedicata al ripristino delle strade a seguito di incidenti con danni alla carreggiata o sversamenti di liquidi o altri detriti.
Agli arresti domiciliari il comandante della Polizia Metropolitana di Messina, Antonino Triolo; il comandante della Polizia locale di Letojanni, Alessandro Molteni; l’ispettore Santo Triglia, in servizio a Letojanni; Elisa Molteni, figlia del comandante; Gaetana Cardile, moglie di Triglia; Antonino Navarria, amministratore della “Sos Strade Srl” di Mascalucia; Andrea Lo Conti, titolare della ditta “La Car” di Santa Teresa di Riva. Indagati in stato di libertà anche un dipendente dell’Ufficio tecnico del Comune di Santa Teresa di Riva, Antonello Cosentino e il figlio Filippo.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza definitiva, ai sensi dell’art. 27 della Costituzione.
L’indagine, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Taormina, coordinati dalla Procura della Repubblica di Messina, ha colpito un’associazione per delinquere operante nella fascia jonica della Provincia di Messina che, attraverso un collaudato sistema di corruttela tra pubblici ufficiali (personale in forza alla polizia municipale del Comune di Letojanni e della Polizia Metropolitana di Messina) e imprenditori, gestiva in modo illecito il servizio della messa in sicurezza della viabilità a seguito di incidenti, consentendo un indebito arricchimento non solo del titolare della società posta sotto sequestro, che aveva acquisito il monopolio nel settore, ma anche di due dei pubblici ufficiali indagati. Questi ultimi, infatti, attraverso un meccanismo che vedeva il coinvolgimento di una società creata ad hoc e a loro riconducibile, avrebbero ottenuto lauti guadagni come corrispettivo per l’asservimento della loro funzione pubblica agli interessi privati.
L’attività investigativa è stata avviata a seguito delle anomalie riscontrate dalla stazione Carabinieri di Mongiuffi Melia nelle procedure di ripristino delle condizioni della sede stradale in occasione di un sinistro stradale autonomo, con conseguente perdita di gasolio dal veicolo coinvolto, verificatosi nel centro abitato del comune di Mongiuffi - Melia nel gennaio 2019. A destare il sospetto dei militari dell’Arma è stato l’intervento, “irrituale” in quella circostanza, di una pattuglia della polizia municipale del limitrofo comune di Letojanni, non competente per territorio.
Partendo da tale anomalia, i militari dell’Arma, attraverso acquisizioni documentali e grazie ad un’importante azione di coordinamento delle Stazioni Carabinieri presenti sul territorio, si sono resi conto che nella maggior parte dei sinistri con sversamento di liquidi o detriti sul manto stradale, che si verificavano sulle strade del comune di Letojanni (o di alcuni comuni limitrofi), nonché sulle arterie provinciali, la ditta individuata per la rimessa in efficienza della carreggiata era nella maggior parte dei casi la S.O.S. Strade S.R.L..
Altro dato significativo che ha destato l’attenzione degli investigatori è emerso dall’acquisizione delle schede d’intervento della citata società, dalla cui analisi si è potuto constatare che nella maggior parte dei sinistri gestiti dalla S.O.S. Strade, ad intervenire sui luoghi, come esponenti delle forze dell’ordine, erano sempre due appartenenti alla polizia municipale di Letojanni.
Fondamentale per avere una chiave di lettura unitaria delle irregolarità riscontrate, è stata l’applicazione nello sviluppo dell’indagine da parte degli inquirenti della normativa nazionale anticorruzione prevista dal Testo Unico del Pubblico Impiego (D. Lgs. N. 165/2001, come modificato dalla L. 279/2017 nell’ambito del processo penale) che prevede e tutela il whistleblower, cioè colui che segnala anche confidenzialmente, un fatto reato, che ha permesso di acquisire in modo riservato, nella fase istruttoria, le dichiarazioni rese da un pubblico dipendente circa il funzionamento del lucroso sistema per la rimessa in efficienza delle strade comunali.
La normativa nazionale in materia di whistleblowing, infatti, prevede non solo che il pubblico dipendente che, nell'interesse dell'integrità della pubblica amministrazione, denuncia all'autorità giudiziaria condotte illecite di cui è venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro, non possa essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito, o sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro determinata dalla segnalazione, ma stabilisce anche che l’identità del segnalante possa non essere rilevata fino alla conclusione delle indagini. Proprio l’attuazione della specifica disciplina di settore ha permesso, quindi, di acquisire le dichiarazioni rese in modo genuino dalla fonte per confermare le prime evidenze probatorie raccolte dai militari dell’Arma e avviare accertamenti mirati e più approfonditi.
Le indagini hanno permesso di appurare che il motivo per il quale, in caso di incidenti con danni alla carreggiata o sversamento di liquidi, il servizio di pulizia e ripristino delle strade del Comune di Letojanni veniva affidato sistematicamente, anche in assenza di una gara o di una convenzione, alla S.O.S. Strade, era riconducibile innanzitutto al rapporto privilegiato che legava il titolare di questa società a due esponenti della polizia locale di Letojanni. Infatti, gli accertamenti investigativi hanno permesso di svelare che la S.O.S. Strade, per ottenere il recupero dei costi d’intervento presso le rispettive assicurazioni dei conducenti dei mezzi incidentati, aveva delegato ad agire in suo nome un’altra società, con sede in Santa Teresa di Riva, la ELTA Service, le cui quote risultavano ripartite rispettivamente tra la figlia e la moglie dei due esponenti della polizia municipale di Letojanni.
Proprio in forza di questo vincolo di cointeressenza tra le società, i pubblici ufficiali, compiendo anche atti contrari al loro ufficio, si adoperavano per affidare in modo diretto alla S.O.S. Strade i lavori di pulizia della carreggiata, consentendogli di fatto di avere il sostanziale monopolio nel servizio di rispristino stradale e di bonifica sul territorio di Letojanni. Questo meccanismo permetteva in sostanza ai pubblici ufficiali, attraverso la società schermo creata ad hoc (la ELTA Service), di ottenere tanti più introiti quanti più erano i sinistri per i quali interveniva la S.O.S. Strade: ad un maggiore numero di interventi su strada, corrispondeva un maggiore numero di pratiche di liquidazione da gestire e di conseguenza un maggiore incasso per la società delegata al recupero crediti.
La S.O.S. Strade, quale esecutore materiale delle opere di ripristino stradale, si serviva a sua volta di un’ulteriore società satellite, riconducibile ad uno degli imprenditori colpiti dal provvedimento restrittivo, con la quale era legata da un contratto di franchising. Questa società satellite, nell’ambito del medesimo disegno criminoso, traeva come ulteriore beneficio dal rapporto privilegiato che legava la
S.O.S. Strade alla polizia locale del Comune di Letojanni, quello di ottenere anche l’affidamento diretto dei servizi di rimozione dei veicoli su strada per il Comune di Letojanni, senza gara pubblica o convenzione.
Le indagini hanno permesso di accertare che il meccanismo di corruttela riguardava non solo gli interventi di ripristino delle strade comunali, ma anche di quelle provinciali, con il coinvolgimento nel medesimo sodalizio del responsabile della Polizia Metropolitana di Messina. Quest’ultimo, in qualità di pubblico ufficiale (Dirigente dell’Ufficio), si sarebbe adoperato per consentire alla SOS Strade di avere il monopolio nel servizio di ripristino delle sedi stradali nel territorio della città Metropolitana di Messina, contribuendo ad assegnare gli interventi per il ripristino delle strade alla società indagata – mediante chiamata diretta - attivandosi per ottenere in favore di tale società i dati e i documenti necessari per consentire il recupero del compenso per i vari interventi, nonché redigendo moduli d’intervento falsi per consentire la liquidazione dei costi d’intervento, in cambio di varie utilità, consistenti in piccole regalie (quali una macchinetta del caffè, un telefono cellulare e mobili per l’ufficio) e nella promessa dell’assunzione della figlia.
Nel corso dell’operazione è stato eseguito, altresì, un decreto di perquisizione locale con contestuale informazione di garanzia nei confronti ulteriori 4 persone (tra cui il rappresentante legale protempore della società posta sotto sequestro), che risultano indagate in stato di libertà a vario titolo per i medesimi reati. Tra di loro figura l’amministratore di fatto di una società della provincia di Cosenza che avrebbe versato un assegno di oltre 2.000 euro sotto forma di sponsor per un convegno organizzato dalla società ELTA Service, finalizzato invece ad indurre gli esponenti della polizia locale di Letojanni a rendersi disponibili alla conclusione di accordi illeciti per la fornitura di dispositivi di controllo della velocità degli autoveicoli (autovelox).
Sono indagati in stato di libertà anche un dipendente del Comune di Santa Teresa di Riva e il figlio, in quanto il primo avrebbe rivelato al titolare della società indagata delle notizie riservate sulla gara in corso per la stipula della convenzione di ripristino e bonifica stradale presso il Comune di S. Teresa, in cambio dell’assunzione in nero del figlio per circa un anno.
L’odierna operazione, condotta alle prime luci dell’alba della mattinata odierna, ha impegnato oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, impiegati anche nelle provincie di Catania e Cosenza.