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Lipari - Nei fondali marini dell'isola è stato effettuato un sopralluogo di seguito all’avvistamento, da parte di Christian Dupuy-Mirabito, di una “rete fantasma” nei pressi di San Calogero.
Le reti fantasma sono resti di reti da pesca abbandonate che normalmente rimangono invisibili e
che giacciono sui fondali. Queste reti disperse uccidono in modo indiscriminato pesci, mammiferi, tartarughe, grandi cetacei e persino uccelli. Tutti questi animali, infatti, una volta intrappolati dalle reti fantasma, non sono in grado di muoversi morendo per fame, infezioni e lacerazioni.
Si stima che da sole le reti fantasma catturino circa il 5% della quantità di pesce commerciabile
mondiale.

Occorre, inoltre, considerare che costituiscono una fonte di inquinamento deleteria per i nostri fondali. Le reti, infatti, sono fatte di fibre sintetiche derivanti dalla plastica, che richiedono centinaia di anni per decomporsi poiché generano la creazione di microplastiche che entrano nelle catene alimentari.
Consapevoli dei danni causati da tale fenomeno, numerose fondazioni si attivano al fine di
rimuovere queste reti per poi smaltirle o riciclarle.

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Tuttavia, questa consapevolezza sussiste anche al livello locale e nella mente di chi ama il proprio territorio e intende ricambiare tutto quello che il mare offre agli uomini.
Ed è proprio quello che successo nelle acque azzurre di Lipari: tre subacquei hanno provveduto all’imprescindibile sopralluogo al fine di programmare nei minimi dettagli la rimozione di questa
rete fantasma che inquina inesorabilmente il nostro mare.
Christian Mirabito, Presidente dell’Associazione Mare Incognitum, Enrico Salierno vice presidente della Sea Sheperd Italia Onlus e Julie Sferlazzo membro del Centro Diving Saracen Vulcano-Isola delle Femmine (PA) che ha messo a disposizione la sua attrezzatura nonché la sua preziosa esperienza maturata nell’ambito di tali interventi.
Oltre alla perlustrazione della zona, al fine di programmare nei modi più idonei la rimozione della
rete lunga circa 300 metri ad una profondità media di 45 metri, è stato rilevata un’altra rete, di
dimensioni maggiori, che ricopre un’ampia superficie di rocce.
Convinti che la solidarietà e la collaborazione tra ogni componente di uno stesso territorio possa
generare reazioni a catena, i tre subacquei sono intervenuti, spontaneamente, mettendosi a
disposizione della collettività.

Pertanto, con la forza di volontà, l’impegno e l’ineluttabile certezza che ogni azione, anche private
per la tutela dell’ambiente e la biodiversità, possa costituire un passo in più verso una vita
sostenibile, queste reti verranno rimosse entro fine estate e smaltite secondo la normativa in vigore.

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