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Vulcano Marsili, le conseguenze in caso di eruzione del "mostro vulcanico" (ilmessaggero.it)

Quali sarebbero le conseguenze di un’eruzione del Vulcano Marsili? Qualora lo stratovulcano sottomarino più grande d’Europa esplodesse, ci sarebbe davvero il pericolo di un maremoto? Cosa rischiano le coste italiane? Andiamo a scoprire la verità. Foto: Shutterstock; music: "Summer" from Bensound.com

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di Carmela Santi

«Il Marsili è un vulcano attivo che sta nel mare. Il pericolo di una esondazione è reale. Il vulcano c'è e non è spento. Siamo a rischio». Ne è convinto il professore Francesco Dramis dell'università Roma tre. L'esperto di geomorfologia ha lanciato l'allarme a chiusura di un incontro che si è svolto nei giorni scorsi a Ceraso. A quasi un mese dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, centinaia di esperti geomorfologi provenienti da tutta Italia si sono incontrati nel Geoparco del Cilento, per tenere l'assemblea generale dell'Associazione Italiana di Geografia e Geomorfologia (AIGeo) e ricordare che in Italia esiste una condizione di multi-rischio: c'è pertanto, la necessità di considerare in modo integrato il rischio idrogeologico congiunto a quello vulcanico e sismico.
Tra i «mostri» da tenere sotto osservazione anche il Marsili, il più grande vulcano attivo situato nelle acque del Mediterraneo tra la costa del basso Cilento e la Calabria. Un vulcano sommerso ma ancora attivo che se dovesse risvegliarsi potrebbe diventare pericoloso per tutte le popolazioni che abitano le zone tirreniche, costa cilentana e golfo di Policastro compresi. Una scossa di terremoto di magnitudo 3.2 con epicentro vicino al vulcano è stata registrata mercoledì mattina a poche ore dall'intervento del professore Dramis a Ceraso. Altre scosse erano state registrate nei giorni scorsi. Il sisma avvenuto in mare aperto non è stato avvertito sulla costa o dagli abitanti delle isole vicine ma preoccupa per la vicinanza dell'epicentro al Marsili. Come evidenziato dal Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e dell'Ingv, il Marsili ha una natura esplosiva e viste le sue dimensioni un'eruzione violenta provocherebbe uno tsunami che in meno di trenta minuti colpirebbe le coste di Campania, Calabria e Sicilia. «È una realtà - ribadisce il professor Dramis - in merito alla quale ci sono diverse posizioni da parte degli studiosi. Ma il Marsili è attivo per cui può risvegliarsi in qualsiasi momento. Lo stesso discorso vale per il Vesuvio a Napoli. In caso di allarme la gente non farebbe neanche in tempo a scappare». Per il professore Dramis l'unico modo per convivere con questo «pericolo» è conoscerlo. Il rischio non si può eliminare, solo mitigare.(Leggo.it)

 

di Daniele Orlandi

Nessun rischio o potenziale catastrofe, per quanto riguarda le trivellazioni del vulcano Marsili. A sottolinearlo è il coordinamento del Movimento Ecologista Europeo Fare Ambiente della Calabria, secondo cui il progetto di ricerca ‘Tirreno 1‘, orientato alla produzione di energia derivante dallo sfruttamento dei fluidi geotermici del ‘gigante addormentato’ situato a 100 chilometri dalle Eolie, non comporterebbero alcun rischio per la sicurezza. Condotto in collaborazione con Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Centro di Ricerche e Studi Sperimentali per le Geotecnologie dell’Università di Chieti (Cers), Istituto di Scienze Marine (Ismar) del Cnr e Università Politecnica di Bari, il progetto delle trivellazioni vulcano marsili ha suscitato preoccupazioni legate al rischio di sismicità indotta e all’impatto sull’ecosisteema del mar Tirreno e del litorale di Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.

 

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“Se vi fosse stato il benche’ minimo rischio – ha sottolineato il direttivo del coordinamento in una nota – nessuna azienda privata avrebbe mai investito tempo e risorse nel progetto di trivellazione del vulcano Marsili al largo delle coste del Tirreno meridionale, per sfruttare l’energia geotermica derivante dal flusso idrico di origine vulcanica. Per questo, la nostra posizione e’ distante e contraria rispetto a quelle di chi e’ impegnato ad alimentare le solite campagne dell’allarmismo a tutti i costi, generando timori che allo stato attuale sono assolutamente ingiustificati”. Qualora dovessero emergere elementi che lasciassero presupporre concreti rischi per l’ambiente, ha aggiunto il coordinamento “saremo i primi a mobilitarci per l’immediata interruzione delle trivellazioni”.

---LIPARI - Ambientalisti preoccupati per le trivellazioni geotermiche che potranno interessere il vulcano sottomarino Marsili, situato a circa cento chilometri dalle isole Eolie. Secondo la Ola (Organizzazione lucana ambientalista) l'iter del permesso di ricerca per fluidi geotermici, denominato "Tirreno Meridionale 1", della Eurobuilding spa, in collaborazione con l'Istituto geofisica e vulcanologia (Ingv), procede senza sosta. La Eurobuilding, società di Servigliano (Ascoli Piceno), è in attesa di ottenere dal ministero dell'Ambiente parere positivo di Via (Valutazione d'impatto ambientale) per la perforazione del pozzo esplorativo Marsili 1. Il progetto prevede la realizzazione, entro il 2015, di 4 piattaforme estrattive per una produzione totale di circa mille MW di energia geotermica derivante dal flusso idrico di origine vulcanica. La Ola sottolinea che nello studio preliminare ambientale della Eurobuilding si fa riferimento al rischio di "sismicità indotta" e il progetto viene considerato come una sorta di banco di prova per valutare l'impatto ambientale provocato dallo sfruttamento del campo geotermico del Marsili. "In sostanza - rimarca la Ola - una vera e propria sperimentazione che metterebbe a rischio l'intero ecosistema del mar Tirreno e di quattro regioni costiere (Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia)". Del rischio di sismicità indotta connesso alle perforazioni se n'è occupato anche il professor Benedetto De Vivo, dell'Università Federico II di Napoli, secondo il quale, riporta l'Ola, "le conseguenze sarebbero devastanti, senza escludere il pericolo tsunami". 

---La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) comunica che l'iter del permesso di ricerca per fluidi geotermici denominato "Tirreno Meridionale 1" - della Eurobuilding spa, in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) - procede senza sosta. Infatti, la società di Servigliano (Ascoli Piceno) è in attesa di ottenere dal ministero dell'Ambiente parere positivo di Via (Valutazione d'impatto ambientale) per la perforazione del pozzo esplorativo "Marsili 1".

Le operazioni di perforazione - localizzate nel mar Tirreno Meridionale - dovrebbero raggiungere la profondità di 2,5 chilometri al fine di sfruttare le riserve di fluidi geotermici del vulcano sottomarino Marsili ancora attivo che si trova a circa 100 chilometri dalle Isole Eolie e prospiciente le coste tirreniche siciliane, calabresi e lucane. Il progetto da oltre 2 miliardi di euro di investimento - a seguito di alcune indagini effettuate negli anni 2005, 2009 e 2011 - è stato inserito all'interno di un campo marino più ampio che potrebbe prevedere la realizzazione, entro il 2015, di ben 4 piattaforme estrattive per una produzione totale di circa 1.000 MW di energia geotermica derivante dal flusso idrico di origine vulcanica.

La Ola sottolinea come nello Studio Preliminare Ambientale prodotto e depositato dalla Eurobuilding spa sia presente una pericolosa contraddizione. Infatti, mentre da un lato si fa riferimento a "non meno importanti effetti legati a rischio vulcanico, sismicità indotta", dall'altro il progetto "Tirreno Meridionale 1" viene considerato come una sorta di banco di prova, ovvero il "punto di partenza della valutazione degli impatti ambientali provocati dallo sfruttamento del campo geotermico del vulcano Marsili è l'identificazione del contesto naturale di riferimento ("punto zero"), cioè l'osservazione dello stato dell'ambiente prima dell'intervento antropico".

In sostanza, una vera e propria "sperimentazione" che metterebbe a rischio l'intero ecosistema del mar Tirreno e 4 regioni costiere (Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia) per "capire in quale misura l'attività antropica potrebbe arrecare modificazioni che danneggino l'ecosistema costituito e, di conseguenza, pianificare un piano di contenimento e mitigazione dei rischi connessi". E del rischio di sismicità indotta connesso alle perforazioni nell'area del Marsili - il vulcano sottomarino più grande d'Europa - e nei Campi Flegrei, se ne sono occupati - esprimendo la propria contrarietà - numerosi geologi, come il professor Benedetto De Vivo, docente di geochimica dell'Università degli Studi Federico II di Napoli. Le conseguenze sarebbero devastanti, senza escludere il "pericolo tsunami".

La Ola ricorda che in merito al progetto di perforazione del pozzo geotermico "Marsili 1" è possibile presentare osservazioni entro e non oltre il 4 maggio 2014. L'appello è rivolto ad associazioni, cittadini ed alle amministrazioni coinvolte.

LA REAZIONE.

di Michele Sequenzia

Caro Bartolino, leggo che gli Italiani.." brava gente"...non contenti di aver dilapidato milioni di euro di denaro, uscito dalle nostre povere tasche, per il " Ponte sullo Stretto" aborto governativo concepito da un noto megalomane, e da una classe politica da dimenticare, ora si avvia -nel profondo silenzio dell'opinione pubblica- la trivellazione dentro le oscure budella di uno sconosciuto vulcano sottomarino denominato "Marsili".
Ma chi lo conosce questo "Marsili"? Si dice, favoleggiando, tanto per cambiare, che potremmo tecnicamente ottenere 1000 MW di energia geotermica bucando le sue viscere...grazie a 4 piattaforme estrattive al costo iniziale di 2 miliardi di euro. Ma siamo sicuri che non sia invece un grosso abbaglio?
Ma chi paga la prossima bolletta? Le banche svizzere? E chi spera di non essere investito tosto o tardi...da un Vulcano Super Incazzato? Non bastano i continui crolli di ponti, case, colli e monti... e ... treni i bilico sul mare? E i fiumi di fango che hanno sepolto intere popolazioni ,...anno dopo anno...dedite allo sviluppo del....." turismo"?
Si legge che la "OLA "aspetta le "osservazioni" entro pochi giorni......entro il 4 maggio. A che scopo?

Mi auguro che ci sia una sollevazioni popolare generale. Ieri...la TAV Lione-Torino...e ...oggi ...Vulcano...."Marsili" ....abbiamo di sicuro, accumulato nuovi, freschi debiti per almeno i prossimi 100 anni.

Una ricerca sui fluidi geotermici del vulcano sottomarino Marsili, che si trova a 100 chilometri dalle Eolie, sarà eseguita dalla società Eurobuilding. L'istanza è già stata presentata al ministero dell'ambiente e al Comune di Lipari.
"Il progetto - spiega l'amministratore della società, Umberto Antonelli - prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo quale fase finale del permesso di ricerca dei fluidi geotermici a mare. Il pozzo è previsto in una zona di mare aperto. Saranno perforate rocce basaltiche per una profondità di circa 1500 metri dove ci si aspetta di intercettare fluidi geotermici a temperature attorno ai 300-400 gradi. La proposta di avvio delle perforazioni è motivata dalle conclusioni delle fasi esplorative sul vulcano che hanno evidenziato la presenza di una grande riserva di fluidi geotermici".

Il Marsili con i suoi 70 km di lunghezza e i 30 di larghezza, è il vulcano più grande d'Europa e del Mediterraneo. Nonostante gli oltre tremila metri di altezza dal fondo marino, la vetta resta ben 500 m sotto la superficie. Il vulcano è ancora attivo. A stabilirlo è stato un gruppo di ricerca internazionale che comprende l'Istituto per l'ambiente marino costiero del Cnr di Napoli e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma. Una campagna di esplorazione, cominciata nel 2006 a bordo della nave oceanografica Universitatis, ha fatto il punto sulla natura di questo vulcano sottomarino, della cui potenziale pericolosita' si discute molto poichè è nota da tempo la sua attività sismica e idrotermale. Non è da escludere che il Marsili venga inserito nella lista dei vulcani italiani attivi come Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari.

- Una ricerca di fluidi geotermici sul vulcano sottomarino "Marsili", ubicato a 100 chilometri dalle Eolie e a 80 chilometri dall'isola di Alicudi. Sarà eseguita dalla società "Eurobuilding spa, amministrata da Umberto Antonelli, che ha sede a Servigliano, in provincia di Fermo, nelle Marche. L'istanza è già stata presentata al ministero dell'ambiente e anche al Comune di Lipari. "Il progetto - ha spiegato l'amministratore Antonelli - prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo quale fase finale del permesso di ricerca dei fluidi geotermici a mare. Il pozzo è previsto in una zona di mare aperto con circa 8oo metri di battente d'acqua. Saranno perforate rocce basaltiche per una profondità di circa 1500 metri dove ci si aspetta di intercettare fluidi geotermici a temperature attorno ai 300-400 gradi. La proposta di avvio delle perforazione è motivata dalle conclusioni delle fasi esplorative sul Monte Marsili che hanno evidenziato la presenza di una grande riserva di fluidi geotermici ad alta entalpia, ovvero una funzione di stato di un sistema ed esprime la quantità di energia che può scambiare con l'ambiente".

Il Marsili, che con i suoi 70 km di lunghezza e i 30 di larghezza, è il vulcano più grande d'Europa e del Mediterraneo. Nonostante gli oltre tremila metri di altezza dal fondo marino, la vetta resta ben 500 m sotto la superficie. "Il vulcano è ancora attivo". A stabilirlo, con un lavoro pubblicato su 'Gondwana Research', un gruppo di ricerca internazionale che comprende l'Istituto per l'ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma. Una campagna di esplorazione, cominciata nel 2006 a bordo della nave oceanografica 'Universitatis', ha fatto un punto di chiarezza scientifica sulla natura di questo vulcano sottomarino, della cui potenziale pericolosita' si discute molto poiche' e' nota da tempo la sua attivita' sismica e idrotermale.

"L'ipotesi piu' accreditata dagli studiosi era quella che considerava cessata, all'incirca 100.000 anni fa, l'attivita' eruttiva del vulcano - dice Mattia Vallefuoco, dell'Iamc-Cnr - nel corso della missione, finalizzata ad acquisire nuovi dati sui prodotti emessi dal Marsili e sulla loro età, è stata prelevata ad una profondita' di 839 metri una colonna di sedimento che ha evidenziato due livelli di ceneri vulcaniche dello spessore di 15 e 60 centimetri, la cui composizione chimica risulta coerente con quella delle lave del vulcano". Per risalire all'eta' degli strati di questa 'carota' di ceneri i ricercatori si sono serviti del carbonio 14.

"Le due analisi eseguite sui gusci di organismi fossili contenuti nei sedimenti hanno fornito rispettivamente eta' di 3000 e 5000 anni - afferma Guido Ventura, ricercatore Ingv - datazioni che testimoniano una natura almeno parzialmente esplosiva del Marsili in tempi storici. A questo punto sono necessarie nuove ricerche per implementare un sistema di monitoraggio che possa valutare l'effettiva attività. Non è da escludere che il Marsili venga inserito nella lista dei vulcani italiani attivi come Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari". Alla ricerca hanno collaborato anche l'Universita' Gabriele d'Annunzio di Chieti, la Schlumberger Information Solutions di Madrid, la Leibniz University di Hannover e la societa' Eurobuilding Spa di Servigliano.

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