Colmare il vuoto normativo di fronte alla diffusione dei dissalatori, valutare l’impatto ambientale degli impianti e delle acque di scarico, tutelare gli ecosistemi marini, migliorare la gestione dei piani di sicurezza dell’acqua e la comunicazione con le popolazioni delle isole minori. Sono questi i punti di confronto approfonditi al convegno ‘Alternative sostenibili ai dissalatori sulle isole. Affrontare le sfide sull’inquinamento e la qualità delle acque’, organizzato dalla Fondazione UniVerde e da Marevivo in partnership con Marnavi, che si è svolto presso la Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale.
L’evento, promosso con la Media partnership di Radio Radicale, Italpress, Askanews, TeleAmbiente, Opera2030, SOS Terra Onlus, ha rappresentato un’opportunità per valutare scenari alternativi all’utilizzo dei dissalatori a terra sulle isole minori, in particolare concentrando l’attenzione sugli impianti mobili come soluzione all’emergenza idrica e alla difesa degli habitat marini.
‘Sul tema dei processi di dissalazione, del diritto all’acqua potabile di qualità, della tutela della risorsa mare e degli ecosistemi marini, la Fondazione UniVerde e Marevivo hanno da sempre coinvolto le istituzioni per ottenere norme utili – ha affermato Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde -. Si tratta di una questione che ha carattere sanitario e ambientale. Ecco perché servono una regolamentazione chiara e univoca sulla diffusione e la gestione dei dissalatori e direttive più stringenti alle tipologie di scarichi considerati ammissibili. L’ipotesi di un impianto mobile può rappresentare una valida risposta, con regole attente alla salvaguardia del mare e della fauna marina. Questo è il senso dell’iniziativa di oggi e dell’appello che rivolgiamo a Parlamento e Governo per una efficace azione normativa del settore ma anche per promuovere un’innovazione tecnologica made in Italy già sostenuta da progetti di ricerca europei’.
‘Marevivo è stata la prima associazione che ha preso atto dei fenomeni di degrado ambientale connessi ai dissalatori sulle isole minori e ha organizzato specifiche iniziative pubbliche al riguardo. Ha poi invocato nuove e specifiche norme per la salvaguardia della biodiversità minacciata dagli scarichi dei dissalatori terrestri – ha detto Carmen Di Penta, Direttrice di Marevivo -. Su richiesta di Marevivo, infatti, è stato istituito un tavolo tecnico al ministero dell’Ambiente per l’emanazione delle linee guida sulla dissalazione e, parallelamente, l’associazione ha sollecitato pubblicamente le istituzioni ad approvare legge Salvamare’.
Mariastella Gelmini, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, in un messaggio ha garantito il proprio impegno nelle sedi competenti. Sul tema della provvista di acqua dolce sulle isole, ha sottolineato: ‘Lo Stato si è fatto carico da sempre di tale necessità. Dapprima, rifornendo le isole con navi cisterna, poi con il ricorso al naviglio privato e infine con l’installazione di dissalatori sulle isole attraverso apposite gare, la cui realizzazione deve però tenere conto di molteplici vincoli urbanistici, paesaggistici, economici e soprattutto ambientali. L’analisi che è stata presentata oggi ha il pregio di fornire dati oggettivi. I precisi suggerimenti di processo, che il convegno lascia in eredità sul tema della dissalazione delle acque, sono affidati agli enti locali responsabili delle decisioni infrastrutturali.
Avranno ora ulteriori elementi da prendere in considerazione per favorire una complessiva efficienza di sistema, nel percorso che conduce a una sempre maggiore sostenibilità delle soluzioni da adottare per le isole minori’.
Loredana De Petris, Presidente del Gruppo Misto al Senato della Repubblica, ha ringraziato la Fondazione UniVerde e Marevivo per l’impegno attento sul tema: ‘Le isole minori sono un grande patrimonio del nostro Paese, meriterebbero più attenzione. Bisogna investire su tecnologie alternative meno impattanti e più sicure. La transizione ecologica si persegue, non solo con quello che abbiamo già inserito nel Pnrr, ma anche con la coerenza degli impegni dello Stato. Nella Next Generation Eu, il principio base è che nessun investimento deve essere dannoso per l’ambiente e questo deve essere il parametro guida di tutti gli investimenti pubblici’.
Per Francesca Troiano, Componente della Commissione Finanze alla Camera dei Deputati: ‘È fondamentale cercare di colmare la normativa nazionale sulla dissalazione. Garantire acqua dolce è un impegno sottolineato anche dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030. Da questo punto di vista, l’attività parlamentare deve porre al centro dell’attenzione il tema della carenza idrica, perché riguarda tanto noi quanto le future generazioni. In merito ai fondi per le opere, dovremmo pensare a una partnership tra investimenti pubblici e privati’.
Ad entrare nel merito dei dettagli tecnici e della valutazione d’insieme del dissalatore mobile marino, è stato Fernando Esposito, Direttore Tecnico di Marnavi, che ha presentato il progetto evidenziando alcune peculiarità importanti di tale soluzione: elasticità di impiego, qualità dell’acqua trattata e prodotta, difesa ambientale in particolare delle fasce costiere e dell’impatto paesaggistico. Il dissalatore marino mobile ha ulteriori vantaggi rispetto al dissalatore di terra poiché quest’ultimo, in caso di fermo impianto, di improvvisi fabbisogni o di emergenza idrica, richiede il ricorso al trasporto via mare di acqua potabile, che rappresenta un costo ulteriore. In ultimo, l’iter autorizzativo per i dissalatori di terra richiede quasi sempre anni,
Esemplare il caso dell’isola di Ponza: l’iter iniziato nel 2015, non si è ancora concluso. Tale slittamento, può portare all’istallazione di impianti obsoleti, cioè non più rispondenti alle precedenti esigenze.
Nel corso del convegno, moderato da Alessio Falconio, Direttore di Radio Radicale, sono state illustrate le relazioni tecniche di esperti in materia dei processi di dissalazione dell’acqua di mare, in particolare focalizzando l’attenzione sulle fasi pre e post-trattamento e sulle conseguenti implicazioni sull’ecosistema marino.
Secondo Francesco Aliberti, Professore presso il Dipartimento di Biologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II ‘È ormai consolidata la diffusione dei dissalatori ad osmosi inversa per sopperire alla necessità della risorsa acqua. Purtuttavia sono sempre più noti gli aspetti sanitari, legati all’acqua dissalata prodotta, sulla popolazione servita e l’impatto ambientale della salamoia e dei composti utilizzati per la gestione degli impianti lungo la fascia marina costiera, risorsa preziosa in particolare per le isole minori. Nuove tecnologie applicate, come i dissalatori mobili potrebbero essere un interessante nuovo approccio alla soluzione del problema delle carenze idriche’.
Roberto Danovaro, Presidente della Stazione Zoologica ‘Anton Dohrn’ di Napoli, ha aggiunto: ‘La nostra conoscenza sul potenziale impatto a mare dei desalinizzatori sta aumentando rapidamente anche nel contesto italiano. I dati scientifici indicano la presenza di impatti potenziali in aree insulari e nelle zone a maggior pregio naturalistico. Servono quindi misure rigorose di mitigazione e di compensazione. È innegabile che in futuro queste procedure debbano essere soggette a una valutazione di impatto ambientale e progettate attentamente in ogni contesto per evitare danni ambientali’.
Ancora, per Luca Lucentini, Direttore del Reparto di Qualità dell’acqua e salute all’Istituto Superiore di Sanità, ‘Garantire il diritto universale di accesso all’acqua rappresenta una sfida sempre più complessa nel quadro attuale dei cambiamenti climatici, ambientali e sociali. I problemi legati alla disponibilità di risorsa e ai trattamenti, in particolare se molto avanzati come per la dissalazione, sono strettamente legati alla qualità della risorsa fornita a garanzia della salute umana e agli impatti ambientali degli impianti. L’ISS pone quindi la massima attenzione all’analisi scientifica su benefici e rischi della dissalazione, apprezzando particolarmente ogni confronto interdisciplinare e intersettoriale come nell’importante evento di oggi in cui si presenta anche un’evoluzione tecnologica di particolare interesse associata da uno specifico piano di sicurezza’.
In rappresentanza dell’Associazione Nazionale Comuni Isole Minori è intervenuta Gian Piera Usai, Segretaria Generale dell’ANCIM: ‘Nelle piccole isole il problema dell’acqua e come reperirla anima ciclicamente i nostri dibattiti. La pandemia e i cambiamenti climatici ci hanno insegnato che è tempo di avere più fantasia e flessibilità per rilanciare il Paese, non verso livelli di sviluppo pre Covid ma verso una economia più dinamica. Già i Romani, nelle piccole isole, avevano sperimentato sistemi di produzione d’acqua efficaci, valorizzando gli assetti geomorfologici delle isole. Oggi le soluzioni, come per le risorse energetiche, non possono essere monotematiche, ma vanno considerate tutte le possibilità che l’ambiente offre e quindi: ricerca delle sorgenti sotterranee, raccolta della produzione meteorologica, riutilizzo delle acque reflue. Dissalatori che considerino anche la metodologia dell’osmosi inversa ambientalmente più sostenibile’.
Per Giampiero Sammuri, Presidente di Federparchi, al fine di superare le criticità del fabbisogno idrico, e favorire al tempo stesso un turismo sempre più sostenibile, si dovrebbe ‘pensare a come gestire al meglio l’acqua e ragionare sui carichi di presenza sulle isole, almeno in alcuni mesi dell’anno. Questo perché il fenomeno dell’overtourism crea problemi legati anche alle necessità dell’approvvigionamento idrico’.
In rappresentanza delle isole, all’evento sono inoltre intervenuti, portando le proprie testimonianze, Totò Martello, Sindaco di Lampedusa, Walter Montagna, Sindaco del Comune di Capoliveri dell’isola d’Elba, e Francesco Carta, Assessore all’Ambiente di Ventotene.(askanews.it)
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