E’ almeno dai tempi del Viaggio in Italia di Goethe (1817) che la Sicilia affascina i nordeuropei incarnando l’essenza del paesaggio e della cultura mediterranei e imponendosi nell’immaginario collettivo come la terra del sole in contrapposizione alle fredde lande iperboree, luogo di gioiosa ars vivendi in luminosa antitesi con le proverbiali malinconie nordiche, ma talvolta anche luogo di una natura dai tratti aspri e selvaggi. Tra i viaggiatori del Vecchio Continente che nel corso del tempo hanno raggiunto l’estrema propaggine dell’Italia e l’hanno raccontata attraverso i loro diari di viaggio o i loro dipinti, non sono mancati gli svizzeri, tra i quali si possono menzionare personaggi come Georges Pierre Dupan, ginevrino di nobile e antica famiglia, o Louis Ducros, pittore acquarellista e incisore originario di Moudon o, infine, Karl Ulysses von Salis de Marschlins, giudice e naturalista proveniente dall’odierna Landquart. Ad essi va ad aggiungersi il giornalista televisivo e videomaker Harspeter Aliesch, fondatore nel 1986 a Zurigo della Film Production Company MUVI AG, autore nel 2010 e 2012 di due documentari girati in Birmania e Myanmar, vincitore di numerosi premi internazionali e, dal 2009, uno dei produttori di Stereo3D più attivi in Svizzera, genere di produzione cinematografica per cui ha ricevuto in Belgio il “Prix Lumiere”. Stregato dalla bellezza della siciliana isola-vulcano di Stromboli - perla nera dell’arcipelago delle Eolie, partecipe di una duplice natura di solare eden naturalistico e pericoloso teatro di rivolgimenti geologici – Aliesch ha scelto di raccontarla nel docufilm Stromboli, fino all’ultimo battito, un lavoro di 102 minuti ispirato a eventi reali, girato nel 2019 e prossimo al debutto mondiale nella sezione Documentari del Salento International Film Festival in programma a Tricase (Lecce) dall’1 al 6 settembre 2020. In questi giorni è stato diffuso in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) il trailer che anticipa le suggestioni del racconto cinematografico: nella versione italiana, a dare la voce all’anziana Maria è la grande attrice teatrale e cinematografia di origini pugliesi Giuliana Lojodice, il cui contributo, reso con perfetta inflessione siciliana, è stato registrato a Roma presso lo studio SOUND ART 23 srl.
A raccontare l’isola è Maria, una donna di novant’anni che ripercorre la storia del vulcano Stromboli nel periodo che va dal 1930 ad oggi. Quello con il vulcano – che gli isolani chiamano confidenzialmente iddu, cioè ”lui” – è un rapporto ambivalente: da una parte viene visto come l’anima stessa del luogo e di chi ci vive, dall’altro assume le sembianze di un mostro, un mostro che non fa paura pur essendo potenzialmente capace di sconvolgere in pochi attimi un’intera esistenza. E infatti Maria a causa del vulcano ha perso suo nonno. Non vedendolo tornare dalla sua ultima uscita in mare sulla piccola barca Eolo, ha per lunghi anni sperato che fosse ancora vivo, fino al momento dell’amara disillusione.
La storia di Maria si intreccia con quella di un pescatore, di un filosofo, di un cuoco, figure del nostro tempo tutte in qualche modo legate a quella montagna di fuoco che sovrasta le loro vite e quelle degli altri isolani come un grande punto interrogativo sospeso sull’ignoto. Eppure, ancora una volta, non è la paura il sentimento dominante, essendo mitigata da quel fatalismo che faceva dire ai vecchi strombolani “voglio morire quando mi fa morire il vulcano”.(famedisud.it)