di Marcella Di Marca
Lettera aperta a... Anno scolastico 2014-2015 ennesima autogestione dei ragazzi della scuola superiore di Lipari: invito alla riflessione.
Cari ragazzi, premetto che scrivo perchè mi state molto a cuore e quindi per amore, con molta umiltà e senza alcuna intenzione di giudicarvi.
Sono madre di tre adolescenti di cui due frequentanti l'Istituto Comprensivo di Istruzione Superiore Isabella Conti. Il mio terzo figlio studia a Milano dove abbiamo deciso di mandarlo, a costo di grandi sacrifici, principalmente perchè possa essere preparato meglio dal punto di vista della sua istruzione ad affrontare il futuro e inseguire il suo sogno di diventare calciatore. Anch'io ho frequentato la scuola superiore di Lipari, in particolare il Liceo Scientifico, che allora era sezione staccata di quello di Milazzo. Quando iniziai, alcuni genitori lottarono perchè si potesse formare la classe e assicurare la continuità dell'indirizzo e sono loro molto grata. Non avevamo una sede fissa, il primo anno iniziammo in un appartamento, successivamente vagammo di edificio in edificio. La classe era composta da pochissimi ragazzi e negli ultimi anni del triennio si assestò su cinque elementi.
La mia giornata tipo da studente si svolgeva nel seguente modo: scuola al mattino, pausa pranzo, studio tutti i giorni fino alle 19,00, pausa, cena, studio spesso anche fino a tarda sera. Questa era la vita che conducevo non solo io, ma anche altri ragazzi che come me sono ora genitori di alcuni studenti della scuola superiore di questa città. Ero interrogata tutti i giorni in tutte le materie e dovevo essere sempre preparata. Studiavo non solo perchè, vista la situazione, non potevo farne al meno, e perchè i miei genitori mi incoraggiavano a farlo, insegnandomi che siamo noi responsabili del nostro futuro con il nostro impegno in prima persona, ma studiavo anche, e forse ad alcuni di voi potrà sembrare strano, perchè mi piaceva. Ebbi insegnanti sia meravigliosi che terribilmente inadeguati (impreparati, incapaci e persino mentalmente disturbati). Cercavo di colmare le lacune create da quest'ultimi chiedendo aiuto a mio padre per alcune materie e studiando da autodidatta, per altre. Leggevo tantissimo. Quando si organizzavano scioperi con l'unico scopo di non fare lezione, io e le mie sorelle eravamo sempre presenti perchè i miei genitori non ci permettevano di essere assenti, motivando la loro decisione con il fatto che frequentare la scuola era nostro diritto e dovere. Voi penserete che io ero la classica "secchiona", tuttavia, nonostante tutto, trovavo il tempo per fare dello sport e coltivare delle amicizie. Lo studio era per me però la massima priorità, tutto il resto passava in secondo piano. Ho proseguito i miei studi al Nord dove ho riscontrato un livello molto più alto al quale ho cercato di adeguarmi il più possibile. Anche nella mia esperienza di vita all'estero mi sono resa conto che il sistema di istruzione italiano presenta molti difetti. Mi piace essere franca e diretta, così vi dico apertamente che ritengo che per alcuni di voi l'autogestione sia "un periodo di pausa" che pensiate "vi spetti" ogni anno, tanto un motivo fondato per protestare si trova sempre. Innanzitutto mi chiedo come un soggetto, che per legge è considerato minorenne, possa decidere di aderire ad una autogestione scolastica. Inoltre, per quanto ho appreso, la gestione delle lezioni è stata deludente; d'altronde se la preparazione delle lezioni è complessa per un insegnante preparato e con anni di esperienza, figuriamoci per dei ragazzi che non hanno neppure completato il ciclo di istruzione superiore. Ciò che mi amareggia di più in questi giorni di autogestione è la grave mancanza di rispetto, espressa, a detta di alcuni ragazzi e genitori, come vera e propria aggressività verbale e bullismo, nei confronti della cosidetta minoranza che la pensa diversamente e vorrebbe fare lezione in modo regolare, ma che ne viene impedita. Mi pare che a questo proposito si leda il diritto di questi studenti ricevere un'istruzione adeguata. Non posso quindi che esprimere tutta la mia solidarietà e elogiare questi ragazzi che non hanno avuto paura di andare controcorrente e sono stati anche pesantemente attaccati, offesi, calunniati.
Il mio elogio va pure a chi ha votato contro e a chi sta facendo regolarmente lezione. Tutti questi studenti, a mio avviso, hanno mostrato grande coscienziosità e maturità. Ma coloro che sono a capo della protesta perchè hanno preso tale decisione? Desiderio di far nulla, promesse elettorali tra studenti, tradizione, voglia di protagonismo e di potere? O, se agiscono in buonafede, sono davvero convinti che con qualche giorno di autogestione potranno cambiare la loro scuola, Lipari, l'Italia e addirittura il mondo? Si rendono conto che stanno giocando con le loro vite e quelle degli altri? Guardatevi ragazzi per favore dagli adulti che in malafede vogliono sfruttare la vostra protesta e strumentalizzarvi! Le soluzioni ai nostri problemi non cadono dal cielo e nulla ci è dovuto ma bisogna che ce lo conquistiamo ogni giorno con fatica e sacrifici. Una volta individuati i problemi, va considerato il fatto che i risultati si ottengono con un lungo e costante impegno in prima persona e quasi sempre bisogna appoggiarsi a chi (nel vostro caso gli adulti) ha più esperienza, più potere di voi, anche se magari meno energia, entusiasmo e tempo. Più si uniscono gli sforzi, più si può sperare di raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati. A proposito di obiettivi, non dovreste forse lottare per ricevere la più alta istruzione possibile per vivere meglio, assicurarvi un futuro felice ed essere liberi? Si, perchè, come ben sapete, l'ignoranza è schiavitù. La prima vera protesta per cui per voi varebbe la pena di lottare è ricevere un'istruzione adeguata. Ciò non significa forse impegnarsi il più possibile nello studio, rispettare le norme scolastiche, adoperarsi perchè la vostra scuola funzioni al massimo delle sue possibilità e delle sue risorse umane e materiali, lavorando per migliorarle, segnalando le inefficienze e le incompetenze, anche esponendovi in prima persona, ma dando il proprio contributo concreto alla soluzione dei problemi.
Chi, tra i maggiorenni, volesse partecipare attivamente alla gestione della scuola perchè non propone un piano di "un'autogestione di emergenza" per sopperire al numero insufficiente di insegnanti nei giorni di maltempo ed evitare quindi di tornare a casa? L'obiettivo principale: non perdere neppure un minuto di vera scuola e adeguarsi ai livelli dei Paesi leader a livello mondiale! Com'è noto l'Italia e ancor più la Sicilia occupano posizioni molto basse rispettivamente in ambito mondiale e nazionale. Smettete di considerare l'Italia l'ombelico del mondo! Se non vi rimboccate le maniche seriamente non avrete alcuna chance rispetto ai giovani di altri Paesi. Certo gli edifici scolastici più o meno in tutta Italia sono ormai fatiscenti o c'è carenza di strutture. Vi ricordo però che i vostri nonni e anche alcuni dei vostri genitori sono stati istruiti in condizioni molto peggiori delle vostre con risultati talvolta anche migliori. Sono tempi di grave crisi economica mondiale in cui bisogna far tesoro di quello che si ha, esserne grati, conservarlo, utilizzarlo al meglio ed essere solidali. Amate, apprezzate, ringraziate e siate riconoscenti nei confronti di tutti coloro che nella vostra scuola, soprattutto degli insegnanti che, oltre a svolgere con professionalità il proprio lavoro, anche a costo di grandi sacrifici, non si accontentano di ricevere uno stipendio, sono consci della loro grande missione e cioè di formare gli uomini e le donne del domani e hanno a cuore voi e il vostro futuro. E a guardarci meglio questi insegnanti sono proprio quelli più esigenti e che voi bistrattate di più. O forse la cultura, l'istruzione, la conoscenza non vi interessano? E se è questo il caso, ma allora perchè voi ragazzi del triennio continuate ad andare a scuola per perdere solo tempo e con il vostro disinteresse per lo studio impedite a chi vuole veramente studiare di farlo? Uscite per un attimo col pensiero dai confini del nostro Paese, guardate cosa succede nel mondo, dove bambini e ragazzi della vostra età, non vanno a scuola perchè semplicemente non ce l'hanno, non ce l'hanno mai avuta o è stata distrutta dalla guerra o pensate a quelli che percorrono a piedi parecchi chilometri al giorno per andarci e fanno lezione in condizioni molto disagiate. (Vi consiglio a questo proposito di guardare il film "Sur le chemin de l'école".) Pensate a coloro i quali devono pagare per studiare o a quelli che invece di ricevere un'istruzione viene messo in mano un fucile per combattere. Riflettete, infine, sul caso di Malala, vostra coetanea, che all'età di 11 anni ricevette un proiettile in testa dai Talebani perchè si batteva per il diritto delle bambine di ricevere un'istruzione nel suo paese in Pakistan e che per il suo impegno è stata insignita nel 2014 del premio Nobel per la Pace. Rivolgendomi a tutti i genitori e adulti di questa comunità voglio ricordare a me e a tutti voi che noi siamo responsabili di questi ragazzi, di come sono e saranno, e abbiamo il dovere morale di guidarli con il nostro buon esempio e esorto me e voi a farlo; loro sono il futuro, dobbiamo impedire che commettano i nostri stessi errori e incoraggiarli a migliorare il mondo in cui viviamo. Concludendo vorrei che noi tutti, ragazzi e adulti, riflettessimo sulle celebri parole del grande filosofo Socrate: "Esiste un unico bene, la conoscenza, e un solo male, l'ignoranza". Buona scuola ragazzi!
di Maria Perricone
Sono la mamma di un ex studente del Liceo Scientifico di Lipari. Ci siamo trasferiti nell'isola parecchi anni fa, ma per noi sarebbe stato impossibile venirci se non ci fosse stata sul luogo una struttura funzionante di scuola liceale. Adesso mi sembra quasi impossibile credere che dopo tanti anni di operativita' si parli di chiuderla. Credo che sia necessario riflettere sul valore di stimolo e di promozione che puo' avere un Liceo all'interno di un'isola geograficamente chiusa: mantenere ulteriormente aperti i canali della conoscenza. Dovremmo incrementare e non ridurre le sorgenti dei fatti culturali per lasciarli come valori fondamentali ai nostri concittadini.
di Alessandra Pajno*
" In anni come questi, ove l'incertezza sociale ci attanaglia e tutto appare indefinito e "liquido" per citare Bauman, capisco la tentazione di un giovane alla prese con la scelta dell'indirizzo scolastico di volgere verso qualcosa di pratico, definito, immediato che possa dare l'illusione di avere un futuro lavorativo sicuro. Quello che vorrei però dire a questi giovani, è che non ci potrà essere alcun approdo se prima di tutto non vi è passione, curiosità, interesse. Una scuola come il liceo scientifico offre la possibilità di allargare i nostri orizzonti possibili, e ci insegna, o almeno a me ha insegnato, la capacità di un pensiero critico, e mi ha dato la possibilità di approcciarmi alla realtà con grande flessibilità, cosa che ritengo essere un privilegio. Gli insegnamenti che ho colto da questo percorso scolastico vanno dunque al di là della Matematica, della Filosofia e del Latino; Ciò che è rimasto è il metodo con il quale affrontare le situazioni, la curiosità, l'amore per la condivisione delle idee, l'assertività nella comunicazione e ne ho tratto giovamento tanto nel percorso universitario quanto oggi nel mio lavoro. Ritengo che siano state condizioni imprescindibili ad un Vera Educazione alla Vita.
*Diplomata al liceo Scientifico di Lipari nel 2001
LICEO SCIENTIFICO A RISCHIO CHIUSURA.
Il liceo scientfico a rischio chiusura. L'intervista alla dottoressa Mimma Sparacino.
http://www.bartolinoleone-eolie.it/sparacino04022015.wmv
di Enza Scalisi
RICORDI di SCUOLA.
Un pezzo della storia del Liceo di Lipari si intreccia con la mia vita professionale, per cui mi sento coinvolta nel recente dibattito che lo riguarda. Ritengo, inoltre, che la memoria possa servire ad arricchire la consapevolezza e a coadiuvare la risoluzione dei problemi.
L'inizio del mio insegnamento al Liceo coincide con l'acquisizione dei nuovi locali della scuola Media S. Lucia, che furono, ai tempi una conquista sofferta. Rimanda a un periodo di entusiasmo, di piccole battaglie quotidiane per sopravvivere, scomoda realtà distaccata del Liceo Milazzo, confino d'oltremare, punitiva gavetta per neodocenti, appendice rimossa da Presidi timorosi del mare.
Bisognava essere efficienti per " esserci", contro ogni limite imposto dalla lontananza e da risorse distribuite in modo ineguale. Mancava tutto: telefono, fax, fotocopiatrice, (il computer era ancora raro privilegio), bidelli, insegnanti. Le nomine non tenevano conto dei tempi d'inizio della scuola. Si cercava di rimediare intensificando l'impegno nello studio, anche in modo autonomo.
La consapevolezza della marginalità e dell'isolamento esaltava il senso di responsabilità: la partecipazione di alunni e genitori era totale, l'anarchia si trasformare in autogestione ante litteram: dal lavoro d'ufficio, all'apertura- chiusura della scuola, alle pulizie essenziali quando mancava il bidello, svolta da "volontari", correndo il rischio di denuncia per "abuso di...mansioni".
Ma nonostante i limiti si cercava di volare alto. Dagli abbonamenti al teatro Vittorio Emanuele a Messina, al primo viaggio a Praga della sola classe V del Liceo di Lipari, poco dopo la caduta del Muro, alla consuetudine del viaggio a Siracusa per le tragedie classiche, spesso con i biglietti omaggio da parte dell'Azienda di Soggiorno, agli scambi con studenti stranieri di Intercultura, ai successi scolastici, universitari e occupazionali di molti alunni, sparsi nel mondo, con onore.
L'indirizzo scientifico tradizionale, grazie al ruolo della matematica e del latino, discipline strutturalmente sinergiche (nulla come la traduzione corrobora la mentalità scientifica), costituiva una onesta selezione delle capacità e delle competenze, mirando al miglioramento del livello della popolazione scolastica, già auto selezionata all'ingresso dalla consapevolezza del rigore dello studio.
I risultati finali sono sempre stati egregi: i nostri allievi, grazie anche alla completezza e al valore altamente formativo dell'indirizzo, hanno riscontrato importanti successi professionali: dal campo scientifico, a quello economico, umanistico, medico, a quello della ricerca, anche se, purtroppo, hanno realizzato in gran parte fuori da Lipari le loro inclinazioni.
Il numero degli iscritti agli inizi piuttosto esiguo, (il mio primo impatto è stato con una V classe di cinque allievi), è cresciuto progressivamente, fino alla formazione di due sezioni complete.
I rapporti con la scuola media S. Lucia che ci ospitava sono sempre stati all'insegna del rispetto reciproco e della collaborazione, come pure quelli con l'allora Istituto Tecnico Commerciale. L'accorpamento con quest'ultimo, avvenuto nel 2000, era stato auspicato e sollecitato in sintonia con la preside Giulia Mammana, ritenendo proficua l'integrazione tra i diversi indirizzi del territorio.
Spero che gli attuali problemi siano sintomi fisiologici di un processo di ulteriore crescita e auguro al Liceo di continuare a ricoprire l'importante ruolo formativo svolto in passato.
P.S.
Mi piacerebbe sentire le testimonianze di ex allievi del Liceo scientifico di Lipari
di Maurizio Mandarano
Cogliendo l'invito della Prof.ssa Vincenza Scalisi, desidero esporre il mio punto di vista, nonché la mia esperienza in tema di scuola e istruzione, essendo stato orgogliosamente alunno presso il Liceo scientifico "A. Meucci" sezione staccata di Lipari, negli anni '90.
Senza dilungarmi oltremodo nelle problematiche e criticità, sia di carattere logistico sia di risorse umane, già ampiamente messe in luce dall'esauriente disamina della prof.ssa Scalisi, mi limito a soffermarmi sul fatto che in quegli anni il corpo docente era totalmente (ad eccezione della sola prof.ssa Scalisi), residente sulla terraferma, quando ancora il "costume" di prendere in affitto un appartamento a Lipari costituiva una soluzione, non ancora presa in considerazione, al problema del pendolarismo. Ovviamente tale stato di cose comportava non pochi disagi ai fini dell'espletamento dei programmi didattici, allorquando saltavano i collegamenti marittimi con le isole minori. Tuttavia, attraverso il "modus docendi" di tutti i professori, in primis della prof.ssa Scalisi, e grazie all'impegno e all'applicazione dei discenti, si riusciva a raggiungere gli obiettivi scolastici di fine anno.
In particolare, per quel che mi riguarda, mi è stata trasmessa quella "fame" di conoscenza che è fondamentale per il percorso di crescita di ognuno; crescita intesa sia nella sua accezione puramente individualistica, sia come espressione all'interno della collettività in cui l'individuo stesso partecipa al vivere comune con la propria personalità.
In virtù della mia esperienza, consiglio ai giovani alunni di oggi di applicarsi nello studio e nella lettura, perché solo attraverso la conoscenza si acquista quella libertà per la quale i nostri padri costituenti hanno lottato e che ci permette di capire e quindi di operare le giuste scelte, laddove l'ignoranza, al contrario, è sinonimo di schiavitù.
Concludo il mio intervento citando un aforisma di Montesquieu: "Lo studio è sempre stato per me il rimedio sovrano contro il disgusto della vita, e non ho mai provato un dolore che un'ora di lettura non sia riuscita a far svanire."
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di Alessandra Falanga
Vorrei ringraziare la Sig,ra M. Di Marca, per le belle parole e l'inno allo studio. Sono pienamente d'accordo che il "sapere" sia fondamentale nell'essere umano, ma permettetemi una riflessione, non come difesa a prescindere, dei ragazzi a capo del movimento studentesco, ma per coscienza morale. La classe dirigente di oggi, mi riferisco a noi 40/50 enni , siamo figli della rivoluzione del '68 figli di chi si è battuto per far sì che l'istruzione fosse resa possibile a tutti, non solo per pochi "eletti" con patrimonio a seguito. Noi siamo cresciuti con la possibilità di studiare e costruire il nostro futuro, siamo diventati squali, fagocitando tutte le risorse del nostro paese, senza aver cura di chi ci sarebbe stato in futuro, senza amore per la collettività, ognuno pensando al proprio orticello....i risultati sono : un paese ormai senza futuro! Noi figli del benessere, abbiamo avuto tutto servito su un piatto d'argento, non abbiamo lottato per avere nulla... la protesta proprio non ci appartiene.... siamo incapaci di ribellarci per qualsiasi cosa... ci tolgono l'ospedale...non protestiamo, ci tolgono i mezzi di collegamento con la terra ferma, alziamo le spalle, le nostre scuole sono ormai fatiscenti... pazienza...noi non sappiamo lottare, ammettiamolo.... aspettiamo sempre che qualcun altro lo faccia per noi, che ci risolva i problemi per riservarci, comunque, la possibilità di criticare alle spalle.Le uniche lotte che ricordo, nel mio periodo scolastico, sono state quelle della moto/nave Caravaggio, quando noi studenti, capeggiati dalla professoressa Caterina Conti occupammo la nave per giorni riuscendo nell'intento di non farla togliere. Ma erano altri tempi... e sopratutto c'erano persone come Caterina Conti che appoggiavano e guidavano noi ragazzi per un bene comune...Ma senza divagare oltre, ribadisco: il diritto allo studio è fondamentale. Ma se a breve non ci sarà più una scuola pubblica sull'isola, mi chiedo: dove studieranno questi ragazzi??? Siamo in un periodo di grave crisi economica, crisi che abbiamo voluto/permesso noi genitori, perchè abbiamo sempre seguito la corrente, il futuro i nostri figli non ce l'hanno . Cosa gli chiediamo? Di arrendersi ed abbassare la testa? Non penso affatto che questa protesta dei ragazzi sia stata ideata solo con l'intento di non fare scuola, i ragazzi stanno gridando AIUTO. Da mamma dico: aiutiamoli a crearsi un nuovo futuro. Perchè le cose non torneranno mai più come prima... il nostro paese deve cambiare, il fondo lo abbiamo ormai grattato da un pezzo.
di Giulia Perfetto
Cara Sandra, personalmente trovo molto coraggiosa la lettera di Marcella perché con molto garbo ha cercato di mettere in evidenza tutte le problematicità della nostra scuola. Vedi il problema è: visto che abbiamo già bruciato il futuro ai nostri figli dobbiamo cambiare metodo per non togliere loro anche i sogni. Se la condizione dell'istituzione scolastica italiana è molto precaria quella delle nostre isole è drammatica perché è carente sia dal punto di vista strutturale che formativo. Parliamo del problema formativo: Ogni anno le nomine dei professori vengono completate dopo almeno 2 mesi dall'inizio dell'anno scolastico, persiste continuo turn-over della maggior parte degli insegnanti con conseguente metodo didattico diverso, perdita di intere giornate di lezione causa condizioni meteo avverse e collegamenti precari. D'altronde una volta gli insegnanti erano incentivati da alcune agevolazioni annullate nei vari anni. Perciò se a tutti i già grossi problemi che abbiamo aggiungi altre settimane di non lezione non stai facendo il bene dei ragazzi ma stai rubando ancora di più il loro futuro. Per la situazione nella quale viviamo anche la perdita di 10 minuti di lezione al giorno è importante perché in una settimana sono ore, e in un anno sono intere settimane in meno. Allora andiamo sulla concretezza e andiamo a vedere i risultati delle prove invalsi dei nostri figli, i risultati delle olimpiadi di matematica, delle prove di esami. Vediamo negli ultimi 5 anni quanti dei nostri figli si sono iscritti all'università e quanti si sono laureati, quanti sono dovuti andare a lezioni private per poter superare gli esami. Nelle altre realtà ci sono possibilità di scelta noi non possiamo farlo. Pertanto come faranno ad affrontare il mondo del lavoro in una società globalizzata ed altamente competitiva? Non esiste più il lavoro stabile neanche nella pubblica amministrazione pertanto se non sei preparato non vai da nessuna parte. Il problema strutturale è uguale a quello di tutte le scuole italiane: cadono a pezzi, ogni ente fa a scarica barile e si fa scudo dietro la crisi economica. Negli ultimi 10 anni ogni anno si sono fatte occupazioni e autogestioni cosa si è concluso? I ragazzi sono stati soddisfatti perché hanno protestato, noi ci siamo tranquillizzati e tutto procede come prima. Allora a questo punto dobbiamo avere il coraggio di dire chiaramente ai nostri figli che non è questo il modo di protestare perché facciamo il gioco di chi vuole la loro ignoranza. E neanche dobbiamo vergognarci nell' ammettere che magari alcune proteste sono portate avanti solo per fare un po' di festa a scuola o per voglia di protagonismo, se siamo leali noi lo saranno anche loro. Dobbiamo gratificarli per le cose positive ma opporci ai cattivi comportamenti. Sono stati molto bravi a far rispettare il divieto di fumo, meno a rispettare le diversità di opinioni. Cosa Fare? Cambiare il nostro modo di essere genitori ed essere davvero presenti nella scuola: riunirci periodicamente , discutere anche animatamente, perché credimi farlo non è segno di maleducazione come qualcuno vuol far credere, bensì vuol dire metterci passione; formare gruppi di lavoro, ognuno con le proprie competenze e possibilità, che si rapportino con i vari enti e istituzioni sia pubbliche che private senza PROTAGONISMO O ANTAGONISMO, ai ragazzi è già stato suggerito qualcosa in proposito, per proporre idee e progetti e partendo dall'idea che Il Pubblico siamo noi perciò dobbiamo fare e non aspettarci che le cose ci vengano date dall'alto. Proporre ai nostri figli di essere protagonisti e attivi nella ristrutturazione della scuola (magari durante le feste di natale o nei vari ponti?). Non è facile per noi adulti abitanti in una piccola isola ed in continua e perenne competizione ma se vogliamo cambiare dobbiamo provarci.
di Laura Natoli
Che bello sentire finalmente che non tutti tacciono! E' confortante percepire che la coscienza ed il pensiero critico sopravvivono ancora in questa realtà così depauperata di valori e conoscenza. Mi unisco fortemente al pensiero di Marcella Di Marca, Mimma Sparacino, Alessandra Falanga, Eleonora Zagami e gli altri che ci hanno offerto degli interessanti spunti di riflessione.
E' ancor più confortante sentire finalmente la voce di un insegnante che si leva contro il "muro di gomma" del sistema marcio che governa da troppo tempo anche il mondo delle nostre scuole. Ha pienamente ragione Lina Paola Costa, insegnante esperta, preparata e dedita al suo lavoro. E' senza alcun dubbio INDECENTE ciò che accade ripetutamente sotto gli occhi di tutti e a discapito dei soli alunni. E' scandaloso che chi dovrebbe controllare "acconsente tacitamente" e che ad andare in vacanza per prime siano le coscienze...... Da tempo ribadisco che i problemi comuni degli studenti dei vari istituti di Lipari vadano affrontati "in comune" e che, se ci fosse la volontà, se ne potrebbero risolvere immediatamente alcuni. Le mie due figlie frequentano l' I.C. Lipari 1 ma tra non molto si ritroveranno alle superiori e anche noi ci confronteremo con problemi "superiori". Anch'io, in qualità di ex studentessa "nomade" del Liceo Scientifico di Lipari, ho vissuto sulla mia pelle i problemi della discontinuità didattica, della mancanza di insegnanti nei giorni di maltempo, di locali e infrastrutture inadeguati ma ho anche scoperto l' interesse per materie ed argomenti inaspettati e soprattutto il grandissimo valore di una preparazione a 360 gradi. Nonostante ciò ho constatato anch' io la grande differenza tra la mia preparazione e quella dei ragazzi con cui mi sono confrontata negli anni dell' università molto lontano da qui. Allora pensavo che se avessi potuto tornare indietro avrei sicuramente approfittato meglio degli anni del liceo per acquisire altre conoscenze e colmare le mie lacune. Ma non si può tornare indietro e negli anni della scuola quel che è perso è perso! Per questo motivo è importante partire bene sin dall' inizio, dalla scuola elementare ed insegnare ai bambini che proprio il rispetto delle regole e la conoscenza ci rendono uomini liberi. Per questo motivo bisogna battersi affinchè sia garantito il diritto allo studio e la sua continuità attraverso tutti e tre i cicli: primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado. Ma soprattutto bisogna battersi perché si ricostituisca il giusto equilibrio tra diritti e doveri a tutti i livelli e si torni (tutti) a rispettare le regole, non sulla carta ma nei fatti di ogni giorno.
di Mimma Sparacino
Ho letto con grande attenzione e altrettanta emozione la lettera di Marcella Di Marca "Battetevi per ricevere la più alta istruzione possibile". Ho letto la lettera di Sandra Falanga ,che è un altro punto di vista ,ma non per questo meno stimolante o meno importante. Desidero anch'io esprimere la mia opinione, dando tutto il mio appoggio alle madri che stanno affermando le loro idee e hanno partecipato insieme a me e a tanti altri alle riunioni tenutesi all'istituto Isa Conti, nei giorni dell'autogestione. Dicevo di aver letto con grande emozione la lettera di Marcella perché come me ha vissuto l'esperienza del liceo scientifico che era una sezione staccata del liceo Ettore Maiorana di Milazzo senza fissa dimora e con pochissimi iscritti. Un pensiero caro va ' al mio papà che in quegli anni insieme a qualche altro genitore iscriveva al liceo i ragazzi che sapeva non avrebbero continuato gli studi per far si che si formasse la classe con grande amore ma anche con grande dispendio di energie e denaro. Sono stata più fortunata di Marcella, perché ho avuto solo insegnanti preparatissimi e meravigliosi con i quali intrattengo ancora oggi rapporti affettuosi e di vera amicizia. Approfitto dei notiziari e del dibattito in corso per sottolineare l'importanza del liceo scientifico tradizionale senza nulla togliere agli altri indirizzi scolastici, e a tal proposito un plauso va alla Preside Dott: Tommasa Basile, che con grande tenacia volontà e coraggio ha dato ai nostri ragazzi nuove opportunità di studio. Con grande dolore però so che lo scorso anno non si è formata la prima classe del liceo scientifico tradizionale e intendo con altre mamme fare una campagna di promozione, sensibilizzazione, pubblicizzazione per la valorizzazione del liceo tradizionale che ha dato a me e a tanti altri come me seppure in tempi diversi e forse più difficili quella formazione classica propedeutica a qualunque tipo di attività. Approfitto ancora per pubblicare un bellissimo articolo che Federica Alessandro studentessa di quarta liceo ha scritto sul giornalino di istituto e vi invito a riflettere...
di Giuseppe Corica
ho letto con emozione, nostalgia e, naturalmente, con grande interesse le lettere di Marcella di Marca e Mimma Sparacino (che sono state mie alunne) e le altre delle signore Falanga, Perfetto e Natoli: parole che mi riconducono agli anni della mia giovinezza quando, dopo aver insegnato per un paio di anni al Nord, fui trasferito al Liceo Scientifico di Lipari. Penso che i sentimenti che ora provo sia nel ricordare che nel rituffarmi nell'attualità dell'Isola possano essere condivisi dai colleghi che con me, allora ebbero la fortuna di vivere la mia stessa esperienza. Tra essi mi piace ricordare il compianto Saro Fiore e le care amiche Teresa Vecchione ed Amalia Arcidiacono. Sono stati tempi pionieristici quelli nostri, quando arrivare a Lipari, ogni giorno, era un'impresa; eppure o col buon vecchio Pisanello o con la Caravaggio, quando c'era maltempo, o con la Piero della Francesca, ogni mattina si sbarcava a Lipari e si correva nell'appartamento sopra Marina Corta, vicino all'Albergo di Caterina Conti, che fungeva da sezione staccata del Liceo Meucci di Milazzo... Con i ragazzi c'era un feeling particolare: ricordo perfettamente l'affetto e il rispetto reciproci, il piacere nello stare insieme e l'interesse sempre vivo da parte dei ragazzi che "crescevano" con noi. E non posso dimenticare le battaglie del caro Dott. Mariano Sparacino per poter istituire una prima classe a dispetto della volontà politica di qualcuno a cui non interessava nulla che ragazzi "confinati" in un'isola lontana dovessero essere privati di un diritto sacrosanto! Sicuramente le difficoltà sono state tante: capitava pure che per il maltempo non arrivassero mezzi alle Eolie, ma in previsione di questo c'era sempre qualcuno di noi che si fermava a Lipari il giorno prima per assicurare l'apertura della scuola e la continuità didattica. Per noi che facevamo qualche sacrificio e per i ragazzi che "ci tenevano" veramente alla Scuola, la sezione staccata di Lipari era, come è, spero, un'Istituzione da salvaguardare e salvare e fare crescere. La Scuola in genere, il Liceo in particolare, non è il luogo delle sole fatidiche nozioncelle; è la realtà in cui i ragazzi formano e sviluppano la propria personalità, certo ognuno con la propria indole e con le proprie inclinazioni; è il luogo in cui si affrontano e si discutono i problemi dell'esistenza e quello in cui, se si vuole veramente, si può dare un indirizzo alla vita, una prospettiva sicura per poter far chiarezza dentro di sé e nei rapporti con gli altri. La Letteratura, la Storia, la Filosofia e insomma tutte le discipline (anche e, forse, soprattutto il Latino...) che si "studiano" nel tradizionale Liceo Scientifico non sono astrazioni o compartimenti stagni, sono ognuna una parte indivisibile di noi e diventano, in uno studio consapevole, strumenti necessari per poter gestire sempre al meglio la propria vita. Nei quattro anni che io ho insegnato nella sezione staccata del Liceo di Lipari, come insegnante e come "fiduciario" del Preside, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare tanti ragazzi e tanti genitori. Ho fatto il nome solo di Marcella e di Mimma perché di loro due ho potuto leggere le lettere in questa rubrica; ma ricordo tutti indistintamente e li ricordo con affetto e ammirazione in un abbraccio comune. E so perfettamente che tutti quanti sono usciti dalla Scuola con un bagaglio culturale ed una sensibilità straordinari, tali da consentire loro di eccellere in ogni campo. Voglio nominare solo Lucia d'Albora che ricorderò sempre con tenerezza e nostalgia e che solo per un impedimento di salute non ho potuto accompagnare nel suo ultimo viaggio. Capisco e comprendo le preoccupazioni di Marcella di Marca e condivido il suo invito ai giovani a "pensare con la propria testa" senza farsi strumentalizzare: non è quello, Marcella, che hai imparato (anche!) a Scuola? Non è quello che il buon, sano, vecchio Liceo Scientifico tradizionale ti ha trasmesso, Marcella, nonostante non tutti gli insegnanti spesso si siano dimostrati o si dimostrino ancora all'altezza della situazione...? (spero di non essere stato tra i più inadeguati... lol). Tuttavia non essere eccessivamente severa nei tuoi giudizi contro i ragazzi. Spesso non sono loro ad essere confusi; è la società che è confusa, malata, sventuratamente serva del consumismo più sfrenato e becero che ha portato a tanti disvalori e che "spinge" i giovani verso il futile e la superficialità più dannosa. E mi riconnetto qua all'invito di Mimma Sparacino per la presenza nell'Isola di una classe di Liceo tradizionale: vuoi per motivi "nostalgici", vuoi perché ho vissuto tutte le trasformazioni della Scuola negli ultimi trent'anni, non posso non riconoscere un valore determinante al Liceo Scientifico così come l'abbiamo vissuto e conosciuto insieme. Sicuramente le varie sperimentazioni approfondiscono alcuni aspetti disciplinari ed arricchiscono l'offerta formativa, ma, almeno per esperienza, se non si è adeguatamente motivati o "portati", rischiano di essere dispersive ed utili solo per la facciata. Spero davvero che, oltre alle varie sperimentazioni, che, ribadisco, hanno un loro innegabile valore, possa essere fornita ai ragazzi di Lipari una sezione adatta anche alle loro aspettative; del resto tutti i miei alunni che ho avuto la fortuna di seguire nei primi anni '80, formatisi in quel tipo di Liceo, si distinguono ora in ogni campo per la loro professionalità, serietà, indipendenza di giudizio che, credo, quella scuola ha loro intimamente trasmesso.
di Giovanni Tiralongo
«Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!»
Dante, Purgatorio canto VI vv 76-78
Il tempo passa, ma la situazione sempre tale rimane! "Donna" nel significato latino di Signora, Padrona, Dominatrice, da Domina; insomma, quello che l'Italia era al tempo dell'Impero Romano. Ormai bisogna spiegarlo, poiché, a quanto pare, lo studio della lingua latina risulta superato, inutile e superfluo! Tanto ormai non si parla neppure l'Italiano! Io proporrei di affiancare al Latino altre materie ormai inutili, anzi dannose, quali la Filosofia in primis (causa dei mali dell'uomo), la Storia (che tanto essendo ciclica si ripete, quindi non val la pena perdere tempo su cose che succederanno di nuovo e che apprenderemo vivendole), La Letteratura (che importa a noi, generazione del social-network, di Cicerone, D'Annunzio, Wilde, Hugo,...) la Storia dell'Arte (sulla cui abolizione si stava recentemente agendo), materia che poco ha a che vedere col Nostro Paese...., la Musica, che tanto già non si fa... Io spero che i giovani che, come me qualche anno fa, si trovano innanzi alla scelta forse più importante della vita, quella che più d'ogni altra li formerà, non cadano nel tranello dell'ignoranza, del facile, del superare al più presto e nel modo più semplice la maturità, senza dare importanza all'immensità di cose che hanno da apprendere! La Cultura è la base di tutto! Senza Cultura non si cresce, non ci si evolve; si rimane capre ignoranti alla mercé di chi vuole comandarci e che ha l'interesse di mantenerci ignoranti e privi di sensibilità e coscienza per mantenere i propri privilegi di casta e tutelare e mascherare la propria incapacità. Nel Paese che per millenni è stato culla di Civiltà, Cultura e ogni genere di Arte, stiamo assistendo al gravissimo vituperio di queste che sarebbero la nostra forza, quello su cui investire e su cui puntare per risollevarci dalla grave miseria economica, sociale e intellettuale in cui versiamo... Io che mi occupo di Arte Musicale, di quello che forse è la cosa per cui siamo più famosi nel mondo, l'Arte che noi soli sappiamo fare, vivo personalmente questo catafascio, trovandomi costretto a dover emigrare in altri paesi e continenti dove l'Artista Italiano è ancora venerato e rispettato. Ringrazio la cara amica Professoressa Enza Scalisi innanzi tutti per avermi coinvolto in questo simposio, ma principalmente per quello che mi ha trasmesso con il suo insegnamento nei tre anni superiori del Liceo; grazie per la Storia, che ancora oggi mi appassiona, ma GRAZIE, INFINITE GRAZIE, per la FILOSOFIA, la materia più importante, quella che mi ha aperto la mente e, tramite la conoscenza del pensiero dei Grandi Uomini, da Aristotele (Maestro di Alessandro Magno) a Cartesio, a Hegel, a Kant, a Voltaire, mi ha permesso di sollevarmi dalla massa e pensare DA SOLO. Questa la cosa più preziosa del Liceo, arricchita indubbiamente dalla Letteratura e dallo studio FONDAMENTALE della Lingua dei nostri Padri, che mi ha permesso di conoscere la nostra! Cari ragazzi, la Cultura è la base della Vita e della Società! Senza Cultura non si vive...si vegeta.
Ruben Piemonte: Come rifiutare l'invito della prof. Scalisi ad entrare in questo raduno virtuale di ex allievi del Liceo Scientifico A.Meucci di Lipari, sez. staccata di quello di Milazzo? Anche perché pare girino voci di una chiusura. Ancora una volta Lipari si dimostra matrigna severa che non nutre più, o nutre sempre meno e con cibi sempre più scadenti e indigesti i suoi figli, tanto da spingerli ad abbandonarla, a fuggire per istinto di sopravvivenza. Speriamo che dal coma nel quale versa la classe politica locale dal giorno del suo insediamento, e dal sonno profondo di quella siciliana qualcuno si svegli o venga fatto svegliare per rimediare allo sfacelo dello stato intero. Infatti la civiltà di una nazione si giudica su tre parametri: la sanità, i trasporti e l'istruzione. Non è il caso di parlare dei primi due e delle condizioni in cui agonizzano. Dell'istruzione invece si può dire che, almeno ai tempi in cui noi del '73-74 lo abbiamo frequentato, il liceo di Lipari ha svolto la sua funzione di formatore. Ha trasformato ragazzini in giovani consapevoli del loro posto nella società e di quanto avrebbero dovuto sgobbare per farsi spazio nel mondo. Il braccio di mare tra Lipari e Milazzo è stato spesso barriera invalicabile per quasi tutti gli insegnanti, ma non per gli studenti che con le idee erano in grado di superarlo, con le idee che discutevano durante le ore di filosofia! Con i compagni di classe scherzavamo dicendo che il nostro era un liceo filosofico-storico invece che scientifico dato che le lezioni di queste materie cominciavano il primo giorno di scuola e finivano l'ultimo cosa che non accadeva con il latino, l'italiano o la matematica. A quei tempi non capivamo che il non andare a casa quando i mezzi non viaggiavano e stare in classe a fare ore extra di filosofia e storia oltre che un sacrificio per l'insegnante era un vantaggio per noi. Non ricordo particolari problemi di gestione dell'edificio o di fondi e supporti didattici ( a parte lavagna, gesso e un televisore non credo avessimo altro...), ricordo però il forte impegno di studio, la stimolazione continua delle nostre facoltà intellettive, tanto che anche durante i primi anni di università a volte io e qualche altro compagno di classe ci svegliavamo di soprassalto sognando di essere interrogati, in storia e filosofia , ovviamente! Isolati col corpo per peculiarità geografiche ma uniti con la testa, per scelta, al resto del mondo. Al liceo abbiamo allenato le nostre menti allo studio e sebbene poche nozioni siano rimaste, gli strumenti e le metodologie acquisite ci hanno permesso di continuare a studiare, ognuno nel ramo che riteneva più confacente alle proprie aspirazioni. Qualunque cosa avessimo scelto di fare, avremmo potuto farla. Chiudere il liceo sarebbe un gesto folle da parte di una classe dirigenziale dormiente e di una popolazione passiva. Oppure la scelta precisa di una classe dirigenziale che sa bene come governare un popolo di ignoranti sia più semplice che governare un popolo di persone pensanti, e che per questo manda i propri figli a studiare all'estero. "Quanto alle persone del volgo, che non pensano, esse sono abbastanza simili a quei pesci che vengon fatti passare da un fiume in un vivaio: non sospettano di trovarsi là soltanto per esser mangiati in quaresima"(Voltaire).
Manu Restuccia: Riordino i ricordi, inizio dal primo: autogestione. Per gli studenti del "Liceo" di Lipari significava imbracciare scope e palette per provvedere alla pulizia della scuola (l'unica bidella era ammalata e non c'era nessuno a sostituirla). Autogestione significava anche discutere, talvolta animatamente, confrontarsi, con un unico obiettivo: far "funzionare" la nostra scuola. Non erano sterili rivendicazioni di diritti che invece di esserci tutelati ci erano sistematicamente negati, era la nostra presa di posizione rispetto al nostro futuro: noi costruivamo "dal basso" la nostra democrazia, sotto la guida vigile della prof.ssa Scalisi. Lei non era una "semplice" insegnante, era l'esempio vivente della determinazione di una scelta concreta: vivere per la scuola, per i ragazzi, per un futuro consapevole. Internet ci aprì una finestra sul mondo: decidemmo di scrivere alla redazione delle principali testate giornalistiche. Volevamo si sapesse che, mentre nel resto d'Italia, gli studenti passavano alla ribalta della cronaca per gli atti di vandalismo che avevano perpetrato durante i tempi dell'autogestione e delle occupazioni delle scuole, a Lipari c'erano studenti che "riabilitavano" la propria scuola, rendendola un ambiente pulito e funzionale. Dopo alcuni giorni dalla nostra segnalazione, quando tutto sembrava essere rimasto lettera morta, la prof.ssa Scalisi arrivò al Liceo con l'inserto di Repubblica Palermo: parlavano di noi, avevamo avuto il nostro riconoscimento pubblico, eravamo passati "agli onori della cronaca"! Oggi insegno Lettere nella Capitale, in scuole in cui tutto sembra scontato, dove si resta passivi se le aule e i bagni non vengono puliti perché il numero e il tempo dei "collaboratori scolastici" - prima "bidelli"- non sono sufficienti. Ma io non dimentico la mia esperienza del Liceo, ammonisco gli alunni a lasciare banchi e sedie ordinati, aule senza cartacce sul pavimento. E quando la polvere si accumula, se i collaboratori fanno finta di nulla, protesto e scrivo, insieme ai miei alunni, guadagnandomi, in principio, sguardi torvi e imprecazioni generali da parte dei collaboratori, poi rispetto e collaborazione. Il Liceo, per me, è stata una vera palestra di Vita, non è stato un percorso facile, sono state molte le salite e le arrampicate, poche le discese... Ma, dalla vetta, ho goduto di un panorama unico e ineguagliabile. Poco mi rimane delle formule di trigonometria, dei teoremi di fisica, di reazioni chimiche e appaiamenti, di nomi di filosofi e teorie affascinanti... Mi rimane, invece, la consapevolezza di poter accedere al "Sapere" grazie all'apertura mentale che solo il "nostro" Liceo è stato in grado di trasmettermi. Nell'ottica imperante della semplificazione, chiudere l'indirizzo scientifico di Lipari è una mossa scontata: la "fatica" fa paura, l'ignoranza meno. Io mi appello alle nuove generazioni e ai loro genitori: spingete i vostri figli a "volare" alto, insegnate loro che "cadere" fa parte della vita ma solo la fatica ripaga di ogni sforzo compiuto. Dobbiamo garantire agli studenti di Lipari la libertà e il diritto di poter "scegliere" il loro futuro nella terra in cui sono nati e cresciuti.
Giuliana Abbate: ... ricordo in particolare una lezione di chimica, prima interrogazione, voto 4. ... ricordo il senso di sconfitta provato, " odiavo" quella materia perché non era per me dicevo..e poi ricordo la voglia di riscatto e il mio primo 8. Lo scientifico mi ha insegnato la caparbietà, il sacrificio, la voglia di farcela, mi ha fatto innamorare della letteratura e poi mi ha dato la chiave del ragionamento con la filosofia.. Detta così sono un genio, in realtà ricordo molto poco, ma quello che voglio dire e' che il liceo non mi ha insegnato solo nozioni, mi ha insegnato ad affrontare le situazioni ed e' questo il bene più prezioso. Ricordo ragazzi, Valentino tra questi, che non passavano ore sui libri ma che si emozionavano davanti ad un buon voto in filosofia o in storia, ricordo grande soddisfazione negli occhi di mio fratello quando a tavola orgoglioso annunciava un buon voto. Boh sarà che gli anni del Liceo mi portano a ricordi bellissimi e forse la mia emotività e' sempre molto trainante ma mi rattrista molto sapere che vogliono chiudere il nostro Liceo. Spero che non si torni indietro e che il nostro Liceo continui a "sfornare" altri futuri professionisti che,come e' già più volte accaduto, si affermino ricoprendo ruoli importanti in ambito lavorativo e non solo.
Jlenia Reitano: Cara professoressa, ancora una volta riesce a commuovermi. Mi vengono i brividi leggendo le sue parole, soprattutto perché le sue memorie si intrecciano alle mie. Quando frequentavo il liceo mi maledicevo per aver scelto lo scientifico, le mie inclinazioni erano già letterarie e umanistiche e credevo di aver fatto la scelta sbagliata ogni volta che si trattava di studiare materie a me meno congeniali. Avevo torto però, dopo aver compreso quanto mi ha dato non sono pentita nemmeno un pò di aver scelto il liceo scientifico. Ho avuto una preparazione completa, sia scientifica che umanistica, e questo é stato possibile per me anche perché questo indirizzo era in loco. La ringrazio per aver partecipato sempre a queste cause, mostrando la sensibilità che la rende ancora disponibile a scrivere per noi.
Samuele Amendola: Il liceo scientifico anche per me fu scelta obbligata. Non volevo fare il tecnico commerciale, così come il geometra, il mio sogno era il liceo artistico...ma c'era il mare...e per i miei, allora, era impensabile mandarmi a studiare fuori. Arrivai al liceo scientifico di Lipari, un po' frastornato, con in testa tutta la confusione che un ragazzo di 14 anni può avere. Ma trovai immediatamente un luogo di crescita prima ancora che un luogo di istruzione, un ambiente familiare, che quasi ti abbracciava...ti accoglieva. La prof.essa Trotta, estremamente buona e dolce, mi ha presentato il latino, materia stupenda...e che ti apre davvero la mente. Pia piano il disordine che regnava dentro me...ha lasciato il posto alla serenità di aver fatto la scelta migliore tra quelle possibili. Inutile nascondere le mie pecche in matematica, disciplina nella quale, forse a causa di insegnanti che non sn riusciti a comprendere il mio stile d'apprendimento, non ho mai brillato...anzi... Tuttavia le materie scientifiche hanno contribuito a mettere ordine nel mio caos...ricordo le lezioni e le tremende interrogazioni della prof.essa Barbieri, con lei lo studio della biologia era un penetrare all'interno del corpo umano...per scomprirne i segreti: le cellule, il funzionamento dell'organismo, il dna... Grazie a quelle importantissime basi oggi riesco ad addentrarmi senza problemi nello studio delle neuroscienze, della neuropedagogia. Ma il mio colpo di fulmine fu con la filosofia...e la storia...due discipline che mi appassionarono dal primo momento, senza dubbio tale passione è stato il frutto dell'impegno e del profondo amore che la prof.essa Scalisi metteva nel proprio lavoro. Da lei ho appreso le lezioni più importanti...così all'Università tutti i prof. di filosofia non hanno potuto far a meno, dopo aver messo il voto nel libretto, di fare i complimenti alla mia prof.essa del liceo, <> Il liceo scientifico è davvero una scuola completa che permette di poter con facilità intraprendere le direzioni di studio più svariate. Ho potuto coltivare il mio amore per la scrittura, ma al tempo approfondire le leggi della fisica...tutto questo, certamente, con fatica...anche xkè già lavoravo...e portare avanti due impegni cosi importanti non è stato semplice. Ma ringrazio tutti i docenti, anche quelli incompetenti, che ho incontrato lungo il cammino...ringrazio i compagni, in particolare ringrazio la prof. Scali si che è sempre riuscita a fare l'impossibile in situazioni...talvolta...davvero impossibili! Non lasciamo morire quest'indirizzo di studio...sarebbe davvero un peccato.
Alessandra Lo Ricco: L'indirizzo scientifico raduna in se un insieme di discipline che permettono di sviluppare interesse per diverse direzioni universitarie e abolirlo in un arcipelago dove le scelte sono limitate vuol dire costringere dei tredicenni a dover prendere una specifica via per il loro futuro, limitando l' arco di attività a cui approcciarsi e costringendoli anche a dover affrontare, nel caso in cui arrivati alla maturità decidessero di cambiare totalmente i loro progetti, un percorso universitario per cui probabilmente non sono preparati.