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La rivoluzione dell’auto, la ex Fiat con la storia dell’auto protetta, la grande opportunità, la Cina consumatrice, i grafici parlanti, le batterie, il sistema paese, volare con Airlander, i km della vita, il parcheggio, l’aggiudicazione delle cave della pomice, il consiglio e… 

Lipari, il ritorno del veliero da crociera "Star Flyer" con 170 turisti...

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ll "Star Flyer" è giunto alle 10 da Civitavecchia e ripartirà alle 19 per Messina. Ha 4 alberi. Accoglie 170 persone più 90 di equipaggio. Gli ambienti sono in legno. Non c’è discoteca ma piano bar, non c’è il casino’ ma la possibilità di dialogare con gli altri ospiti a bordo a luci soffuse.

Gli ospiti possono aiutare a issare le vele, arrampicarsi su uno degli alberi della nave e – vero spettacolo – sdraiarsi sulla rete a prua, mentre il veliero è in navigazione. La nave è ovviamente motorizzata, ma appena vi è la possibilità di sfruttare il vento, i motori si spengono e si procede solo con la navigazione a vela: i 3.350 metri quadrati di vele spingono il clipper fino a 17 nodi.

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Nel pontile galleggiante di Peppe Li Donni a Marina Lunga vi è "Triple Fun", di 36 metri.

Realizzato dal costruttore italiano Sanlorenzo è in vetroresina. L’esterno è stato progettato da Francesco Paszkowski e l’interno da Sanlorenzo. Ha due motori MTU 16V 2000 M94 che arrivano a produrre in totale fino a 5274 cavalli, con velocità di 29 nodi. Ospita 8 turisti con 4 d'equipaggio.

Il ricordo di Nonna Lina

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di Martina Costa

Leggendo un bellissimo libro di Francesca Maccani, “Agata del vento”, ambientato a Lipari e uscito nelle librerie lo scorso Aprile, ho rivissuto le storie che, di generazione in generazione, hanno tramandato i nonni alle proprie nipoti, le mamme ai propri figli.

Sono le storie della nostra tradizione, fulcro di valori che portiamo con noi ovunque andiamo.

Sono le storie dei nostri luoghi, del nostro mare, della nostra terra. Profumano di sale e di sole e hanno in loro una forma di arcaica dignità. Sono alla base della nostra vita.

Agata è una ragazza, una pescatrice, è colei che ha il dono di Eolo.

Tra tradizione, magia e romanzo, la Maccani da voce ad una storia che affonda le sue radici nel passato.

Tutte quelle donne, pescatrici, contadine, lavoratrici alle cave della pomice, levatrici, maghe, mamme e moglie, sono state le nostre bisnonne, le nostre nonne, le nostre mamme.

Sono le testimoni di un’epoca eoliana.

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Nel ricordo di queste donne, rivedo la mia amata nonna, seduta accanto a me quando si apprestava al racconto di queste storie. Ne teneva a mente tante, tra le più diverse, tra le più bizzarre, tra le più remote. Una vita di storie, di canti, di poesiole che mi narrava con un impeto di urgenza nella sua voce. Era la forza del voler istruire, del tramandare per non dimenticare. Era un dono che consegnava. Quello più prezioso che io abbia mai potuto ereditare.

Versi, strofe, filastrocche, racconti, che mi faceva trascrivere prima nella mente e poi sulla carta.

E, io, come una brava amanuense, impiegavo ore a scrivere seduta vicino a te, cara nonna, ti ricordi?

Lavorava instancabilmente la terra, la mia Nonna, guardava le lune per la semina e per il raccolto, si affidava al suo “signuruzzu”, chiedendo la pioggia quando il terreno era fin troppo arido, e chiedendo una giornata di sole quando la pioggia rendeva, lo stesso terreno, troppo fangoso.

La sua era una forma di amore, una primordiale fonte di vita: era la terra che forniva buona parte del cibo per nutrire la sua famiglia e per garantire ai suoi figli quel benessere del tempo, benessere che può essere sintetizzato in tre parole: nutrimento, salute e garantire un’ istruzione.

Ma la terra era anche fonte di instancabile gioia per mia nonna: numerosi sono stati i premi vinti alle sue Sagre, le sue partecipazioni a feste locali, dove gareggiava e saliva puntualmente sul podio. Vittorie di cui andava fiera. Ricordo ancora il suo sorriso sornione quando guardavamo le foto e i video di questi momenti, insieme. Un sorriso che celava una malinconica amarezza, perché la tua schiena e le tue gambe, troppo presto, cara nonna, ti hanno voluta seduta su una poltrona. E tu di questo ne eri intristita.

Ma c’era in quel sorriso anche la felicità della vita che hai vissuto in maniera piena, totalitaria, senza frenare il divertimento che essa ti offriva.

Donna di altri tempi, un’istituzione per la famiglia, mamma, nonna, ma prima di tutto una guida per tutte le persone che le sono state accanto.

Tutti ricordiamo le tue “sfinci di zucca”, tutti ricordiamo la tua mostarda di vino cotto. Dico tutti, perchè ogni qual volta tu preparavi queste specialità, pensavi proprio a tutti: c’era un piatto preparato per la famiglia, per i vicini di casa, per la tua comunità.

“Lina Muleta”, tutti ti conoscevano con questo nome.

Sei stata un punto di riferimento, Nonna.

Donna coraggiosa, fino alla fine: lei che mai era salita su un’aereo, ha fatto il suo ultimo viaggio in elicottero. Una sorta di tirocinio per l’altra vita. Un imparare a volare, forse.

Rimane il ricordo di una donna che porta via con sé una storia fatta di sacrifici, di amore, di lavoro, di famiglia, di dedizione, di, semplicemente, vita vissuta in un’epoca non di certo facile, ma felice, perché ci si accontentava di ciò che si aveva, senza pretese, senza cercare di volere di più.

E, adesso, ti immagino sorvegliare, da lassù, tutti noi, vicino al suo “signuruzzu beddu”.

«Prima dei figli, ci sono i nipoti», mi dicevi sempre, «i grandi “già crisceru"».

E questo tuo senso di protezione ci accompagnerà per tutta la vita.

Nel ricordo di una Donna che vive tra le pagine di una storia che mai potrà essere cancellata.

E questa storia è anche un po’ mia.

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