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I gestori di porti turistici e di lidi balneari versano all'amministrazione concedente canoni che coincidono, grosso modo, al dato nazionale, fra lo 0,8 e l’1% del fatturato, ma nell'Isola vi sono marine in alcune isole minori che farebbero pagare ad agosto fino a 800 euro al giorno per il posto di una barca di dimensioni medio-grandi. Questi dati stanno in mezzo a due eccessi: la Sicilia fa pagare il doppio della media europea a chi estrae petrolio e gas, mentre lascia in totale abbandono un settore, quello del turismo idrotermale con una ventina di siti importanti, sul quale invece nazioni come l’Austria e la Polonia, pur disponendo di meno fonti con simili caratteristiche, vi costruiscono le loro fortune.

In poche parole, la Regione non ha un’idea complessiva della situazione delle concessioni e per ciascun settore ha adottato strategie diverse. Ma ora l’assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao, in vista della legge di stabilità 2019, ha deciso di rivedere tutte le concessioni, marittime, fluviali e terrestri, avviando un censimento per sapere quante sono, quanto ne ricava l’amministrazione e quanti sono i crediti da riscuotere e i contenziosi aperti.

«Finora - spiega Armao - nessuno lo ha fatto e si ha la forte sensazione che siano state affidate a privati ingenti risorse dalle quali i siciliani ricavano ben poco. L’obiettivo - aggiunge - è quello di inserire, già nella prossima legge di stabilità, nuovi meccanismi di equità e univocità, partendo dal presupposto che la Regione è un socio di fatto di queste attività che non hanno immobilizzato alcun capitale nell'acquisto di immobili, a differenza dei loro concorrenti, e che, quindi, è giusto che paghino a chi ha concesso il bene una somma proporzionata al guadagno ottenuto».

Martedi' si insedierà, presso l’assessorato all'Economia, il gruppo di lavoro congiunto interassessoriale con lo scopo, oltre al censimento, di «definire le modalità operative per assicurare la congruità dei canoni rispetto alle attività svolte, garantire meccanismi di riscossione dei canoni, incrementare il gettito adeguandolo all'andamento dell’economia».

Coordinato dal Ragioniere generale, Giovanni Bologna, ne fanno parte l’Avvocato generale della Regione, Gianluigi Amico, per i profili passibili di ricorso da parte degli interessati; Benedetta Cannata, dirigente generale delle Finanze; Fulvio Bellomo, dirigente generale dei Trasporti; Giuseppe Battaglia, dirigente generale dell’Ambiente; Carmelo Frittitta, dirigente generale dell’Agricoltura; Tuccio D’Urso, dirigente generale dell’Energia; e il capo di gabinetto di Armao, Giancarlo Migliorisi.

Ciascun assessorato ha il polso della propria situazione, nessuno ha mai provato a mettere insieme i dati. Fare una mappa produce solo caos. I giacimenti petroliferi e di gas sono vecchi ed in esaurimento. Forse per questo il settore ha perso appeal e capacità di influenzare i politici. Sta di fatto che negli ultimi anni la Regione ha stracaricato i produttori, portando le royalties al doppio della media Ue sia sulle quantità estratte che sul prezzo di vendita, imponendo inoltre una tassa sugli investimenti per ristrutturare gli impianti e ulteriori royalties che la Regione gira ai Comuni interessati sotto forma di opere pubbliche.

Di segno opposto il comportamento per le miniere, rimaste solo quelle di salgemma gestite dall’Italkali, di cui la Regione è socio e che pone a se stessa canoni di gran lunga inferiori pur essendo anche questa attività estrattiva. La Regione ha invece avuto mano pesante con le cave, al punto che le imprese hanno impugnato la nuova legge avanti alla Consulta: il gruppo di lavoro si occuperà pure di una revisione del sistema. Pagano molto meno i gestori di lidi, rimessaggi, porti, gli imbottigliatori di acqua; poco o nulla le terme.

«È la prima volta - conclude Gaetano Armao - che la Regione affronta il riordino dell’intero sistema delle concessioni in maniera unitaria. Intendiamo legare le autorizzazioni alle tariffe: la Regione deve sapere quanto ricava davvero il concessionario e su quello deve incassare una congrua percentuale. Siamo pronti a firmare una convenzione con l’Agenzia del Demanio per una gestione congiunta».

IL FUTURO DELLE CONCESSIONI DEMANIALI. LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA "NO A NUOVE PROROGHE..."

La Corte di Giustizia Europea: “No alle proroghe automatiche. Il diritto di sfruttamento turistico di spiagge e beni demaniali dal 2020 dovrà passare da bandi pubblici”. Sulle spiagge, insomma, si ripartirà da zero.

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