di Lirio Abbate
La libertà di informazione è un principio fondamentale della democrazia. Quando viene insidiata da intimidazioni, violenze o censure, è la libertà stessa delle persone e delle istituzioni a correre seri pericoli. È un giornalismo di trincea quello che verrà raccontato: per tenere insieme la vicenda umana di persone uccise dalle mafie con la necessità di “fare memoria” su questi delitti. Occorre tenerli bene in mente.
Sono storie di giornalisti uccisi in Italia per aver fatto con decenza e professionalità il loro mestiere, perché nessuno di loro è stato un eroe. Nessuno aveva questa vocazione. Ma c’era un grande bisogno proprio di decenza, cioè di restituire al mestiere di giornalista la sua funzione civile, raccontando le mafie in periodi storici in cui nel nostro Paese non si poteva nemmeno pronunciare pubblicamente la parola mafia. O mafiosi.
Un Paese degno e civile avrebbe dovuto attrezzarsi eticamente contro la criminalità organizzata, attraverso il dovere della verità nei confronti delle mafie e del bisogno di silenzio che le mafie provavano ad insegnare. È interessante scoprire come queste storie che vi racconterò abbiano realmente un denominatore comune, perché sono storie normali, di persone normali che non avevano una vocazione all’eroismo. Ma al giornalismo.
Sono storie che appartengono molto alla vicenda umana, politica e civile di questo Paese. Sono storie italiane che ci dicono come il mestiere di giornalista è un mestiere al quale non è consentito avere alcuna neutralità quando si affronta un tema come quello delle mafie, perché occorre scegliere da che parte stare. Non si può essere neutrali con i mafiosi. Bisogna fare una scelta e schierarsi. Raccontando ciò che si può dimostrare. E mostrare.
Non esiste altro Paese occidentale in cui siano morti 11 giornalisti per mano delle mafie e del terrorismo. I giornalisti purtroppo di solito muoiono durante le guerre. In Italia, invece, i giornalisti vengono uccisi e intimiditi. Accade perché nella mente dei criminali e dei mafiosi occorre dare una lezione ai vivi, insegnare loro il dovere del silenzio, l’obbedienza dell’oblio. Se a questo silenzio non ci siamo abituati lo dobbiamo a questi uomini, a queste storie, e ai tanti che hanno imparato a fare il mestiere di giornalista imitando questi colleghi che non ci sono più. Imparando a tenere la schiena dritta che poi è la virtù di un buon giornalista.
Serve dunque ricordare questi colleghi e fare memoria. È questo il senso di questa rappresentazione teatrale: mostrare i loro volti, far sentire le loro parole, farli conoscere a chi giovane è oggi e vuole fare questa professione, fino a farli diventare un esempio per ognuno che oggi si lancia in questo mondo dell’informazione. Strappando un titolo a Leonardo Sciascia aggiungo: «A futura memoria. Se la memoria ha un futuro».
In Italia sono stati uccisi undici giornalisti: Beppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Peppino Impastato (nella foto), Mauro Rostagno, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato, Walter Tobagi. Nove dei quali dalla criminalità organizzata, ai quali aggiungo anche Giuseppe Francese, il figlio di Mario, il cronista di giudiziaria di Palermo. Di Giuseppe parleremo ampiamente durante la rappresentazione. E non si possono dimenticare quei colleghi uccisi all’estero in circostanze diverse, come Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, per citarne alcuni. Giornalisti detective che hanno colmato quei vuoti investigativi lasciati da magistratura e forze dell’ordine.
Ognuno di questi “omicidi eccellenti” si contraddistingue per quell’alone di mistero che resta, ad anni di distanza, a causa di mezze verità, documenti scomparsi, depistaggi e, soprattutto, per le “badilate di fango” che hanno voluto lanciare i colpevoli e i complici dei colpevoli per annientare anche il ricordo di chi invece, con coraggio, non faceva altro che il proprio lavoro, in nome della verità dei fatti.
C’è chi è stato accusato di essere venditore di fumo, chi un ambizioso carrierista, chi di essere un esaltato, un drogato, un complice, un “femminaro”. Ingiurie e calunnie per screditare, insieme alle persone, il loro lavoro. Un ulteriore elemento a conferma che il loro essere scomodi non era temuto soltanto dalle mafie ma anche da certi vertici di potere. Dai complici dei mafiosi che li hanno aiutati ad arricchirsi, a infiltrasi nella politica e nell’economia, inquinandola e rendendola una palude.
La storia dei giornalisti uccisi dalle mafie, il ricordo del loro lavoro contro il potere e i mafiosi. Le cronache con le quali hanno tentato di illuminare gli angoli bui di un Paese che però fa fatica a ricordare questi eroi civili che avevano il “vizio” di informare. Dalla Sicilia alla Campania, il racconto vi condurrà fino a Roma, dentro la nuova “mafia Capitale”, che come le altre mafie vuole imbavagliare i giornalisti scomodi.
Lo scrittore e giornalista catanese Giuseppe Fava, diceva: «Ho un concetto etico del giornalismo. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il buon governo. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare e le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni e le violenze che non è mai stato capace di combattere».
Dal 1 gennaio 2006 a oggi “ Ossigeno per l’informazione ”, l’associazione che tutela i giornalisti minacciati, presieduta da Alberto Spampinato, ha inserito 2788 nomi di giornalisti, blogger, fotoreporter e videoreporter nell’elenco delle vittime di intimidazioni e abusi compiuti in Italia contro il lavoro di chi svolge un’attività di informazione nell’interesse pubblico e nel rispetto delle leggi che affermano la libertà di espressione e di informazione. Dal primo gennaio 2016 sono stati aggiunti alla tabella 115 nomi. Sono tanti, sconosciuti, invisibili, dispersi per paesi e città della nostra Italia.
E sono decisi, appassionati, a volte anche sfrontati. Tutti hanno il vizio di scrivere. Molti non hanno neanche trent’anni, più raccontano e più sono bersaglio. Quello che la commissione antimafia chiama “il giornalismo offeso” è finito in un rapporto di 104 pagine firmato dalla presidente Rosy Bindi e dal relatore Claudio Fava, ed è la prima relazione parlamentare su questo argomento. Il dossier si apre con i numeri raccolti da “Ossigeno per l’Informazione”.
Come ha recentemente scritto Attilio Bolzoni su “Repubblica” : «I giornalisti senza nome sono sempre più soli. Le mafie studiano ogni loro movimento, analizzano ogni loro cronaca. Un capoverso di troppo può provocare risentimenti, affossare traffici. Di solito prima arriva un segnale, una “retinata”, come si fa con le redini che tengono a freno i cavalli. Poi la busta con un proiettile dentro. Poi l’incendio. Poi c’è sempre qualcosa di più. Troppo giornalismo su mafie grandi e piccole non piace. Meglio il silenzio stampa».(L'Espresso)
L'INTERVENTO.
di Michele Sequenzia
Caro Direttore,
condivo al 100%.......il coraggioso intervento di Lirio Abbate, dire pane al pane e vino al vinoè pericoloso.............
Mi schiero con Lirio Abbate.. .e con il suo ennesimo " urlo di dolore" ..e con quello dei suoi colleghi ....l'informazione in generale..da noi viene manipolata..alterata....ai giornalisti. opinionisti..comunicatori.. ai semplici cittadini..lettori...la " verità" ...viene fatta arrivare..distorta...pane raffermo..acido....indigeribile ....Cosa succede?
Ne soffrono tutti coloro che hanno bisogno di verità amano leggere, farsi una opinione, vogliono andare a fondo.... cercano di indagare...capire...." bisogna mettergli un freno"
Ma anche loro sono persone poco.. " gradite"...lo si vede durante le riunioni di Condominio..quanta sia l'ignoranza degli Italiani...e dei nostri Amministratori...guai a cercare di far luce.....di indagare...
Caro Direttore...quanto è difficile fare il tuo mestiere..e quanti rischi si corrono...non appena metti la testa fuori.....quanti nemici ti fai ogni giorno.....
Ma che cosa fa la Scuola Italiana? Cosa fanno le Istituzioni? Cosa si insegna nelle scuole della Repubblica? Perchè tanto oscuratismo ? Perchè tanta ignoranza tra gli studenti? Perchè oscurare l'Informazione? La storia d'Italia è ricca di tanti atroci delitti...ma il Governo che fa?
La peggiore figura la fanno i " politici"....quelli delle amministative....quelli delle politiche.. quelli che vogliono diventare sindaco...quelli che mestano, che imbrogliano, che rubano, che truffano..le ministre che si " danno da fare", un Primo Ministro Pulcinella..che sa solo sbraitare...a.capo di un governo di sbandati..di incapaci..in un Parlamento diviso su tutto, dove si studiano i peggiori imbrogli, le peggiori azioni, quelli che " fanno il doppio giuoco", quelli che " si vendono " quelli dei lussuosi" salotti televisivi"... quelli seduti ai tavoli..si " proteggono a vicenda" ..quelli che fingono di alterarsi..... quelli ben vestiti e ben pasciuti...che sanno intrattenere... invitati di lusso..tutti sempre a carico nostro...quelli del dopo cena....dei trombati....tanta moneta falsa...ben lustri, con la pancia piena gli Italiani sonnecchiano.....improvvisamente tutto diventa urgente...domani..domani...ma poi domani mattina ...non succede nulla...assolutamente nulla.....come da copione....