Fotografia, foto-grafia, significa scrivere con la luce. La fotografia, il cinema, conferiscono una specie di immortalità, una preminenza alle immagini e non alla vita reale.
(Marshall McLuhan)
La foto di un'estate, l'estate 2015, per molti di noi sarà senza dubbio l'immagine di Lamberto Lucaccioni, 16 anni, morto in discoteca al Cocoricò di Riccione per un dose eccessiva di ecstasy o di mdma.
Un ragazzo come tanti, tranquillo, con una famiglia benestante alle spalle, liceo classico. Uno di noi, uno dei tanti amici dei nostri figli e che noi classifichiamo come "ragazzi tranquilli". Eppure, quella fotografia immortala una situazione drammatica. Uno stato di insoddisfazione che porta al cosiddetto sballo per divertimento.
Per non parlare delle sconvolgenti pratiche di Magaluf (Spagna, Baleari) che vanno dal sesso sfrenato in pubblico al balconing (tuffo dai balconi nella piscina dell'albergo) finito spesso in drammatici incidenti mortali.
Una serie di immagini che ci lasciano pensierosi o peggio ci mettono ansia sull'oggi e sul futuro. Cosa, dove abbiamo sbagliato? È sempre stato così e siamo solo invecchiati noi? È una situazione irreversibile o no?
Eppure in quest' estate 2015 ci sarebbero altre foto che varrebbe la pena memorizzare per i valori che mostrano e perché sono opere d'arte e testimonianza del nostro passato. Farebbe bene a noi e forse, magari, riuscirebbe ad attrarre l'attenzione dei giovani, "sballati" e non.
Alle Isole Eolie è in corso la mostra "Lipari 1952 - viaggio nelle cave di pietra pomice", una raccolta di foto inedite della fotografa Cecilia Mangini scattate da una giovane donna che all'epoca, oltre ad essere donna in un'Italia maschilista, aveva solo 25 anni. "Riscoperte" dopo anni di colpevole oblio, ora le 47 foto in bianco e nero, di cui molte inedite, sono esposte al pubblico. Un pregevole e importante lavoro di allestimento curato dall'associazione onlus Centro Studi Eoliano, che ci mostra un'Italia, un Sud, di soli 60 anni fa in cui spesso ci si trovava, senza distinzione di sesso o età, a dover scegliere fra emigrazioni in paesi lontanissimi come Argentina, Australia o a lavorare nella propria terra senza alcuna tutela e con salari sufficienti solo a superare la settimana. Foto drammatiche, scritte con la luce, come direbbe Mcluhan ("il medium è il messaggio") che ci mostrano corpi consumati dal lavoro nelle cave di pomice, corpi piegati dalla fatica. Il bianco irreale della polvere di pomice illuminato da quella incredibile luce delle Isole Eolie che affascinò Rossellini, Dieterle, Antonioni e altri artisti della luce.
Opere d'arte ma anche tracce del progresso sociale, sindacale che in questa metà di secolo ha interessato il nostro Paese. Foto che, per chi avrà la fortuna di vederle, rimarranno nella memoria alla stregua di quella del Cocoricò. Un giovane piegato dalla fatica in uno scenario di un bianco irreale con una luce apocalittica alle spalle, e di fronte quel mare blu che già Verga descriveva come fonte di vita e di disgrazia. Un'immagine che ci lascia a riflettere ma non ci dice se 60 anni dopo quel ragazzo è divenuto uomo ed i suoi figli si sballano, oggi, come i nostri o se è morto di silicosi come tanti altri.
Ecco, quella foto, per quei pochi che girando per Lipari hanno avuto la fortuna di vederla, rimarrà nella memoria come quella di Riccione. Eppure la mancanza di promozione della mostra, l'assenza di risalto dato ad un piccolo ma importante evento culturale farà si che molti perderanno una bella opportunità. Colpa certamente di nessuno, ma un'occasione persa.
Foto diverse ma essenziali di una estate che la nuova Rai non dovrebbe farsi sfuggire. Il presidente Maggioni e il dg Campo Dall'Orto sono giovani e cittadini del mondo, non ci deludano. Potremo avere una televisione più bella e forse qualche drammatico "sballo" in meno. Spunti di riflessione che, in questo momento così difficile per le nostre società, non dovrebbero essere tralasciati dalla Rai servizio pubblico.
*parlamentare nazionale Pd e vicepresidente commissione vigilanza Rai