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di Gianfranco Guarino

Ho provato a mettere su carta le zone non idonee alla balneazione di Lipari, magari è più facile individuarle...

Ci sono anche Praja Vinci – Grotta degli Angeli – Sotto il Monte Valle Muria

L'intervento

Alle Isole Eolie è scattata una nuova ondata di preoccupazione dopo la pubblicazione, lo scorso 10 aprile 2025, dell’ordinanza con cui il Comune di Lipari vieta la balneazione su circa 47 chilometri di costa, su un totale di 117. Il provvedimento riguarda tutte le isole dell’arcipelago ad eccezione di Salina, che ha un’amministrazione autonoma.

Secondo l’ordinanza, molte delle zone più frequentate e suggestive delle Eolie rientrano nell’area soggetta a divieto, generando preoccupazione tra turisti, operatori e skipper.

Un’ordinanza che si ripete ogni anno

Analizzando i documenti e confrontandoli con quelli degli anni passati, si scopre che l’ordinanza del 2025 è identica a quelle già pubblicate nel 2024 e nel 2023. Si tratta di un provvedimento ormai ricorrente, che viene aggiornato annualmente senza sostanziali modifiche.

Le aree indicate sono generalmente quelle soggette a rischio di caduta massi, come Valle Muria a Lipari o la baia della Grotta del Cavallo a Vulcano. Zone bellissime, ma considerate potenzialmente pericolose.

Il divieto è reale, ma raramente applicato

Nonostante il divieto sia formale, nella realtà dei fatti non vengono effettuati controlli costanti e la balneazione in molte delle zone interdette continua indisturbata.

L’ordinanza sembra avere principalmente una funzione cautelativa e di scarico di responsabilità: il Comune segnala i rischi, ma non interviene in modo diretto per far rispettare il divieto. In questo modo, in caso di incidenti, l’amministrazione può dimostrare di aver preso provvedimenti formali.

Il nodo della sicurezza

In mancanza di controlli o di soluzioni concrete, come la posa di reti contenitive nelle zone più a rischio – adottate invece in altri contesti – il problema resta aperto.

Chi visita le isole deve essere consapevole dei rischi, soprattutto in presenza di pareti rocciose. Da qui a dare la caccia al turista che fa il bagno ci passa il mondo, perché, se il sindaco si impuntasse a far rispettare l’ordinanza, i danni per i suoi cittadini, che di turismo vivono, sarebbero enormi.

L’ordinanza ha valore legale e interdice formalmente la balneazione in tutte le aree indicate, considerate pericolose. Tuttavia, in assenza di controlli sistematici, finisce per essere percepita come una misura più cautelativa che operativa. Se poi qualcuno ignora il divieto e si fa male, entra in gioco il detto popolare “uomo avvisato, mezzo salvato”.

Prima o poi, però, il Comune dovrebbe passare dalle ordinanze a interventi più concreti. Una possibilità potrebbe essere l’installazione capillare di reti contenitive nei punti più critici, come accaduto a Chiaia di Luna, a Ponza, dove però si è intervenuti solo dopo una tragedia. Alle Eolie, fortunatamente, episodi gravi non si sono mai verificati, ma è proprio questa assenza a offrire l’opportunità di agire in anticipo, con misure di prevenzione adeguate.

In attesa che vengano adottate soluzioni strutturali è importante che la segnaletica delle aree interdette alla balneazione risulti sempre chiara e ben visibile, sia da terra che da mare.

Un’indicazione efficace aiuta chi arriva in barca a riconoscere i tratti di costa vietati, così come consente ai bagnanti che raggiungono le spiagge da terra di evitare inconsapevolmente zone potenzialmente pericolose.(solovela.net)

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