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di Salvatore Iacono

A Lipari, la via che unisce Corso Vittorio Emanuele II con Via Garibaldi, fin al 1874 si chiamava “Strada di San Pietro”. Da quell’anno assunse il nome con cui la conosciamo oggi: Via Francesco Maurolico. Ma chi era Maurolico? Sicuramente è ben noto ai messinesi essendo nato a Messina da Antonio Mauroli e da Penuccia Spatafora, del ramo dei baroni di Venetico, il 16 settembre del 1494, quinto di sette fratelli e una sorella.

Questa sua cittadinanza è espressamente dichiarata nel frontespizio di una delle sue principali opere, “Opuscola Mathematica”, edita a Venezia nel 1575: «Dom Francisci Maurolyci – Abbatis Messanensis». Il cognome paterno, Mauroli, fu modificato dallo stesso Francesco, seguendo la moda degli umanisti del suo tempo, per renderlo più classicheggiante, aggiungendo un riferimento a Lycos, storico e poeta siciliano del III secolo avanti Cristo. Il suo animo mite e pio lo portò a maturare una profonda vocazione religiosa, approdando nel 1521 all’ordinazione sacerdotale.

Da quell’anno inizia per Francesco un’intensa attività intellettuale. Si dedica agli studi di ottica, testimoniati da due lavori pubblicati postumi a Napoli nel 1611: “Photismi de lumine et umbra” e “Diaphana”, nei quali rielabora sia le teorie di propagazione e riflessione della luce sia le sue osservazioni sul fenomeno della rifrazione. Nel 1528 è nominato docente di matematica all’Università di Messina. La sua prima opera a stampa, pubblicata a Messina nel 1554 (appena dieci anni dopo la distruzione di Lipari operata dalle armate del Barbarossa) è di carattere umanistico, “Grammaticorum rudimentarum libelli sex”, sebbene non manchi di inserirvi argomenti di carattere scientifico.

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Ad esempio, aggiunge un’incisione a piena pagina che raffigura il mappamondo in proiezione cilindrica, tratteggiando le coste del continente americano, particolare questo di modernità per quel tempo. Ma la materia in cui eccelle il genio di Maurolico è la Matematica. La sua raffinata conoscenza del latino e del greco gli consentì di accedere alle opere dei più grandi matematici dell’antichità come Archimede, Euclide ed Apollonio da Perga. Non solo le traduce, ma le analizza e le integra con alcune sue scoperte. Tra queste, voglio citare la precisa definizione del principio d’induzione in matematica.

L’opera in cui raccolse le sue lezioni di matematica ha il titolo “Opuscola Mathematica”. Nel 1543 venne pubblicata a Venezia un’altra sua opera, “Cosmographia” nella quale raccolse tutta la conoscenza che si aveva dell’Astronomia del suo tempo, facendone sia una esposizione rigorosamente scientifica che una divulgativa. Si dedicò, inoltre, a studi di idraulica costruendo macchine mosse dalla forza dell’acqua ed una fontana che produceva un getto continuo della durata di mezz’ora senza intervento dall’esterno. Scrisse alcune opere di storia siciliana e come sacerdote curò diversi testi devozionali. Francesco Maurolico morì di peste a Messina il 22 luglio del 1575.

P. S. La maggior parte dei manoscritti di suo pugno giunti fino a noi si trovano nel fondo latino della Bibliothèque Nationale di Parigi.

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