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di Michele Sequenzia

Caro Gennaro, 

la Tua recente intervista  con Sandro Mazzola, punta di diamante e capitano dell'Inter, mi ha ricordato un altro grande giocatore, suo padre, Valentino. Usciti dalla guerra, nel 1946, noi bambini, non si andava allo stadio, non esisteva la televisione, noi  si ascoltava il calcio via radio. La domenica, nel pomeriggio, verso le 14 iniziavano le partite. Ci si metteva all'ascolto. Non si vedeva  nulla, tutto era raccontato. Era la  voce del dal giornalista palermitano Nicolo' Carosio. Un vero miracolo. Era una gioia ascoltarlo, sembrava di essere noi stessi " presenti" allo stadio. Carosio ha inventato una cosa che prima non esisteva. Un  nuovo modo di comunicare, mai visto prima, che ha aperto la strada al giornalismo sportivo. Una straordinaria invenzione, dando vita a tutto  quello che oggi sentiamo e vediamo nel mondo  alla radio e in Tv. Tanta era la sua passione, nel trasmetterci dal vivo,  con tanta simpatia, cosa accadeva durante la partita.  Ricordo la sua voce, l'eleganza del suo linguaggio, i suoi modi signorili,  la sua professionalità, l' ottimo italiano, sempre attento, simpatico, stimolante. Un vero piacere ascoltarlo. Ci bastava la radio e Nicolo' Carosio, ed eravamo felici, con lui  in campo. Ci sentivamo uniti, con tanta gioia. Unico, all'epoca in testa alle classifiche c'era il Torino,  i " granata", il mondo "operaio",  quello del cuore, la squadra degli operai, dei muratori, dei "baracchin", di quelli che "ruscano", gente umile che sgobba, oltre 10 ore alla “catena", fanno i turni, notte e giorno, per un salario che non basta mai. Ma la domenica tutti contenti, si andava allo stadio.  A tifare per Valentino Mazzola,  per il " Toro" praticamente invincibile,  non ha rivali,  uno squadrone imbattibile. Fatto per vincere. Una valanga di goals.  

Io mi mettevo all'ascolto alla radio, avevo in mano le figurine dei giocatori in campo e mi immaginavo di vederli, mentre giocavano. Noi, ragazzi vivevamo di calcio attraverso le figurine, con i volti dei giocatori, nostri eroi. Ci trasmettevano calore e simpatia. Era vero amore. Valentino Mazzola, il papà di Sandro, era nato a  Cassano d' Adda; nel borgo Ricetto, un quartiere poverissimo, semi abbandonato, di povere abitazioni, senza servizi…L'Italia era appena uscita dalla prima guerra mondiale, tutto costava molto, si faceva la fame. Mancava il lavoro. 

Molti italiani, i piu' bisognosi, emigravano. La sua era una famiglia molto modesta; il padre Alessandro era operaio all'ATM, guadagnava poco, lavorava giorno e notte, morì nell'agosto 1940 investito da un camion; la madre si chiamava Leonina Ratti; i suoi quattro fratelli si chiamavano Piero, Silvio, Carlo e Stefano. Valentino ebbe un'infanzia dura, povera; già  nel 1929, a causa della Grande depressione,  suo padre fu licenziato; ma bisognava campare, non esistevano i "bonus". Così Valentino, a dieci anni, per aiutare la famiglia, cominciò a lavorare l'anno seguente, quando aveva appena terminato la prima classe della scuola di avviamento, trovando impiego prima come garzone di un fornaio e poi, a quattordici anni, al linificio di Cassano d'Adda. Nell'estate 1929, all'età di dieci anni, gettandosi nelle acque del fiume Adda, salvò la vita a un suo piccolo amico, di quattro anni più giovane che stava annegando: il suo nome era Andrea Bonomi. futuro calciatore e capitano del Milan…Valentino, era soprannominato "Tulen"  dagli amici, per l'abitudine di prendere a calci le vecchie latte che incontrava per strada. Non è mai andato a scuola di calcio.  Coraggiosamente, si è fatto  tutto da solo. Era solito farsi tutto il tragitto di andata e di ritorno tra casa e linificio, tutto a piedi e durante il tragitto continuava a tirare calci a certe latte che incontrava. 

Quando giocava nella squadra del suo quartiere, il Tresoldi, venne notato da un suo amico appassionato di calcio, che lavorava come collaudatore allo stabilimento dell'Alfa Romeo di Milano. Valentino, grazie al suo amico, ottenne un posto nella squadra aziendale dell'Alfa Romeo come meccanico. Il destino fu crudele con Valentino Mazzola, come lo fu per suo padre. Il 4 maggio 1949, l'aereo che trasportava il "Grande Torino" verso casa, da Lisbona, si schiantò contro il muraglione, dietro la Basilica di Superga. Assieme a Valentino perirono tutti i giocatori del Toro, con i giornalisti, accompagnatori e tecnici...Fu per tutti noi  una notizia terribile. L'intera Italia si fermò e pianse il "Grande Torino"…Tutti noi lo ricordiamo con dolore. Per noi è stata una perdita enorme. Ci siamo sentiti tutti orfani. Indro Montanelli, sul Corriere della Sera annotò: “Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta”.

Anche Sandro Mazzola ricorda Nicolo' Carosio. "Ero molto legato a lui, perché aveva commentato le partite di mio papà Valentino con il "Grande Torino". Per questo mi chiamava sempre “Mazzolino” in tutte le telecronache dell’Inter, considerandomi con affetto il figlio di un campione che lui stimava moltissimo. Ho risentito la telecronaca della finale di Vienna del 64 quando abbiamo vinto la prima coppa dei Campioni contro il Real Madrid e mi sono emozionato ancora, perché Carosio era davvero unico. E poi per me è sempre stato un mito fin da piccolo. Ricordo che con mio fratello, quando avevo otto o nove anni, ci mettevamo sotto il tavolo della cucina e cercavamo di imitare le sue radiocronache, perché lì al buio ci sembrava di essere in una cabina come lui». Poco tempo prima della sua morte Valentino Mazzola scrisse: «Ringrazio tutti gli sportivi italiani per la simpatia che hanno dimostrato al sottoscritto ed ai suoi compagni di squadra. Adesso andiamo in Brasile e cercheremo di tenere anche laggiù ben alto il nome del calcio italiano. Intanto auguri di buone ferie a tutti e arrivederci l'anno prossimo a Milano. È mia ferma intenzione di abbandonare il Torino per trasferirmi a Milano e precisamente all'Internazionale. La società nerazzurra mi ha fatto delle ottime proposte e mi ha anzi autorizzato a trattare direttamente con il Torino per suo conto. In questi giorni debbo avere un incontro con il presidente del Torino e farò tutto il possibile perché l'affare vada a buon termine.»  (Valentino Mazzola).

Con viva simpatia.

L’intervista del Notiziario al campione Sandro Mazzola. “Cuore Nerazzurro”, una bandiera per sempre

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