di Rosa Oliva*
Non sono un’esperta di detti dialettali, ma mi viene in mente questo modo di dire a proposito di riscossione di tasse e tributi: la riscossione delle imposte riguarda altro.
E quindi "parla cumu ti fici mammata" potrebbe essere applicato a tutti quelli, me compresa, che si avventurano su terreni ostici e non a portata di mano. I tuttologi non sono specialisti.
Pensate, sulla riscossione di imposte, tasse e tributi è stato scritto persino un testo unico riformulato e riadattato da Quintino Sella a oggi.
I bilanci dei comuni sono in affanno perché i contribuenti non pagano le tasse. Semplicisticamente abbiamo liquidato il problema e allontanato ogni responsabilità. Partiamo dall'educazione civica per arrivare a quella fiscale, per favore. I bilanci dei comuni sono entrati in affanno da quando lo Stato ha deciso di sottrarre, in parte, alle casse comunali una serie di entrate derivanti dalla riscossione delle imposte erariali, tanto per fare un esempio la vecchia ricchezza mobile, poi Ilor su terreni e fabbricati e via via sino all’IMU dei giorni nostri.
Altro problema, sempre per le entrate delle casse comunali: l'eliminazione del "non riscosso come riscosso", cioè l'anticipazione da parte dei privati esattori comunali, poi diventati Montespaschi Serit, sino ai giorni nostri Ufficio Riscossione delle Agenzie delle Entrate. I privati esattori in pratica alla consegna dei cosiddetti ruoli, a scadenze stabilite, per legge anticipavano allo Stato e quindi anche ai Comuni somme per conto dei contribuenti anche se questi non avevano pagato, salvo poi un recupero, che spesso alla fine non aveva luogo. Corsa quindi da parte degli Enti ai cosiddetti "ruoli gonfiati", che altro non erano che un elenco di contribuenti che avrebbero dovuto pagare.
Perché "gonfiati"? Perché comprendevano quote di difficile riscossione spesso a carico di contribuenti di cui era nota l’insolvenza . Perché ciò? Per assicurare all'ente, in questo caso il Comune, la redazione di un bilancio di previsione di grande consistenza, e anticipazioni altrettanto consistenti. I ruoli per esempio non venivano mai epurati dai deceduti o dalle ditte cessate.
Tutto funzionale, appunto, ad assicurarsi le anticipazioni senza disturbare molto i contribuenti "facoltosi" e senza impegnarsi nella caccia agli evasori. Se poi si poteva iscrivere a ruolo un prestanome per qualche ditta fantasma, sbagliando a inserire gli zeri volutamente, ogni problema di bilancio era risolto.
Fu l'abolizione del "non riscosso come riscosso”- così si chiamava - nel 1999, con l'abrogazione dell'articolo 32, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica del 28 gennaio 1988, n. 43, che mise il collaudato sistema in affanno. Successivamente la situazione peggiorò con l'introduzione della possibilità di riscossione di tasse e tributi anche a soggetti diversi da quelli canonici. Sino a precipitare nel 2012 quando buona parte dell’imposta pagata sugli immobili e terreni, diventata IMU, fu sottratta in parte, alle casse dei comuni e dirottata alle casse dello Stato. Ecco che nacque la "favola" che i contribuenti sono evasori! Che gioco di parole su un concetto così importante come gli evasori, che non sono i poveri contribuenti tartassati a più non posso, ma quelli che gli enti e lo Stato non hanno mai perseguito i cosiddetti " evasori fiscali". Ritornando alle entrate comunali.
Non vi è dubbio che sarebbe stato necessario "affilare le armi" per ottenere e assicurarsi una buona entrata nelle casse dei Comuni. Come? Mettendo mano ai ruoli (elenco dei contribuenti), epurandoli dai deceduti e attivando gli accertamenti al fine di incrementare le entrate. Tutto ciò è avvenuto? In alcuni comuni no! Quindi come si presenta al contribuente un ente che deve riscuotere se non è credibile? Come si presenta un ente che non ha cognizione di chi ha pagato e chi no? Come si presenta un ente che nel tentare di riscuotere dà inizio a contenziosi che costeranno un mare di soldi all'ente e al contribuente? Non è colpa del destino cinico e baro, né semplicisticamente dei contribuenti.
È il motore che non funziona se la macchina non cammina. È responsabilità di chi non adotta l'educazione civica nel riscuotere le tasse, di chi non offre garanzie di esattezza, di chi non offre certezza dell’esazione, di chi non adotta le misure del buon padre di famiglia rispettoso dei diritti e dei doveri.
Ci sarebbe da ridere, però la situazione è tragica.
Il gioco di "è colpa vostra" non ha risparmiato i cittadini.
*Ex funzionario Montespaschi Serit

