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di Daniele Sequenzia

Caro Direttore,
parabola della solitudine e della miseria umane “Stromboli, Terra di Dio” (1950) di Roberto Rossellini è un film estremamente moderno.

L’assurdita’ della guerra, la sua devastazione fisica e morale, la violenza dell’uomo sulla donna, la incomunicabilita’, la non accettazione del diverso da sé , sono temi di angosciante attualità.
Quanti uomini lottano tuttora per la loro sopravvivenza come gli umili pescatori dell’isola?
Quante donne sono vittime di una violenza irrazionale che le vede come mero possesso da parte degli uomini?

Che cosa rimane se non la forza di volontà, reagire e lottare per un futuro migliore come nella ascensione finale di Karin, la protagonista Ingrid Bergman, alla vetta del vulcano, che nella violenta eruzione pare indifferente alle sofferenze umane?

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Hotel Ravesi Via Roma, 66, 98050 Malfa Salina Telefono: 090 984 4385

 

Caro Direttore,
“Roma Città aperta “ è simbolo della “ Rinascita di una nuova Italia democratica”.
Opera d’ arte di altissima moralità, testimonianza storica di una immensa tragedia.
Roma, dopo la dissoluzione del governo Mussolini, ha subito 51 bombardamenti anglo- americani nel 1943.

Oltre 4.000 bombe (circa 1.060 tonnellate) sganciate sulla città provocarono circa 3.000 morti e
11.000 feriti, di cui 1.500 morti e 4.000 feriti nel solo quartiere di San Lorenzo.
Roma , fu dichiarate “Citta Aperta” , grazie alla diplomazia Vaticana , il 14 agosto 1943.
Il coraggioso regista Roberto Rossellini ( Roma 1906-1977) merita un posto d`onore nella storia italiana per averci fatto rivivere i lunghi, dolorosi tormentati anni della dittatura nazi fascista.
Il suo prezioso film ci ricorda i tragici episodi avvenuti tra il settembre 1943 e l’ aprile 1945

A seguito della caduta del governo Mussolini, la fuga da Roma del Re Vittorio Emanuele III,
la dissoluzione del fascismo , l´armistizio, fascisti contro partigiani, tedeschi contro italiani,
le delazioni, le torture, la censura, le rappresaglie, le fucilazioni, le stragi, l´occupazione militare delle forze armate tedesche.
Quanti giovani italiani sono a conoscenza della spaventosa tragedia romana?
Ancora oggi si stenta a far conoscere la storia.

Occorre non dimenticare come il fascismo ed i suoi falsi miti,
hanno ridotto l`Italia: umiliata, sottomessa , miserevole, sofferente.
“ Roma Città aperta”, aspramente criticato, ritenuto immorale, deriso, vituperato, venne in gran parte censurato.
Proibita la sua diffusione in molti Paesi.
Roma fu liberata dagli anglo- americani il 4 giugno 1944.

Caro Direttore,
oltre il 50% di noi adulti soffre di ansia, non dorme bene, ha difficoltà di relazioni con il prossimo, sente insofferenza, vive in tensione, ingolla pillole di ogni genere, lamenta malattie immaginarie. Anche i giovani ne soffrono.
Non si contano i casi di ansia e di depressione. Anche la demenza senile è in aumento. La schizofrenia colpisce indifferentemente uomini e donne tra i 16 e i 30 anni di eta´.

Cento anni fa l´11 marzo nasceva a Venezia il medico, psichiatra Franco Basaglia, che, primo in Italia coraggiosamente rivoluzionò l’approccio scientifico alla cura mentale, dei malati, chiusi in carcere, modificando l’istituzione manicomiale, strutturata e pensata per secoli esattamente come veri e propri lager, prigioni con le sbarre, punizioni, costrizioni, brutalità, letti di contenimento, scariche elettriche, buio e fame, in assenza di ogni possibile moderna, cura innovativa, liberatoria, umana.

A cento anni dalla sua nascita , malgrado il potente progresso scientifico, nulla si è modificato.
Nelle Regioni sono rarissimi gli ambulatori psichiatrici. Mancano moderne strutture, buoni medici, cure e posti letto.

Non abbiamo fatto nuovi progressi. Tutto il contrario. Medici e strutture pubbliche non investono. Chiudono. Si incentivano, al contrario, i centri privati, ben finanziati dalle statali ASL.
Tutto a carico del cittadino.

Per i tuoi lettori interessati, ti segnalo un interessante ricerca sul podcast “Tutta colpa di Basaglia”, realizzato da Ludovica Jona e Elisa Storace, prodotto da Piano P e disponibile su Spotify e tutte le piattaforme di podcast gratuito.

Bella ricostruzione storica: "Cento giorni che non torno" (Ed. Laterza) di Valentina Furlanetto, psichiatra, un’inchiesta su chi è stato Franco Basaglia, su cosa ha inciso la sua azione e quanto ancora oggi sia necessario ed urgente fare per la cura del disagio mentale.

Partono oggi da Trieste le celebrazioni per il centenario dalla nascita di Franco Basaglia:
«Promotore di un nuovo umanesimo».
Annunciate una serie di iniziative in tutta Italia. La figlia: «Importante partire da Trieste».

Caro Direttore,

secondo i dati di Eurostat, 95,3 milioni di persone, pari al 21,6% della popolazione europea , sono a rischio povertà e di esclusione sociale.
Aumentano i cittadini che non possono permettersi un pasto completo ogni due giorni.
Rispetto alla media europea, pesante è la situazione dell’Italia, che ha un tasso di povertà doppio: circa 15 italiani su 100.

È quanto emerge dalle rilevazioni dell'Eurostat. Secondo l'istituto di statistica europeo nel suo ultimo report, l'8,3% della popolazione dell'Ue non ha potuto permettersi un pasto contenente carne, pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni.
Aumenta il costo della vita. Si diventa piu' poveri, cresce la miseria.
In Europa la povertà colpisce circa 48 milioni di persone.

Grave è la situazione alimentare nell’Africa sub-sahariana, una persona su quattro è denutrita.
Ogni anno, circa tre milioni di bambini non superano il quinto anno di età.
Un terzo dei decessi è dovuto alla mancanza di cibo e acqua.

Caro Direttore,
si conclude il 30 dicembre, “ La Fiera del Bue Grasso” di Carru’. Tutti in piazza : stanno arrivando i migliori capi bovini di razza piemontese.
Le giurie degli esperti al lavoro, studiano, osservano, pesano.
Seguirà la premiazione dei migliori esemplari, onorati con le prestigiose gualdrappe.
Finalmente a tavola, si mangia, si beve, scodelle di minestra ricolme di deliziose trippe con cui si festeggia “ Il gran bollito di Carrù”, si commenta la bontà della carne, godendosi il fascino di una delle più antiche fiere del Piemonte.

Il bue grasso è un bel vitello dal manto bianco, di Razza Piemontese, nelle varianti “ Fassona “ e “ Migliorato”.
Il vitello viene castrato ad un anno, mandato al pascolo per due e poi “ingrassato” per circa cinque anni, finché non arriva a pesare più di 12 quintali. Il bue viene allevato alla vecchia maniera, con fieno, orzo e crusca, cresce sano, si muove libero, e non accumula grasso. Il risultato: una carne rossa, sanguigna, morbida, tenera.
Come si gusta il bue grasso?

Il “bue grasso”, di antica cucina contadina viene cotto e cucinato in appositi “ brentoni” ricolmi di verdure e carne: ecco pronto il “ il gran bollito”, composto da ogni parte del bue, non si spreca nulla. Tutto in pentola: testina, lingua, fiocco, biancostato, reale, scaramella del reale e la coda.
Il delizioso bollito, delizia del palato, ricoperto da una sostanziosa “ grattata” di parmigiano , accompagnato rigorosamente da una gustosissima specialità contadina, la salsa verde.
Il vino Barbera, a fiumi, non manca mai in Piemonte.

Caro Direttore,
da tempo leggiamo il pesante rischio di chiusura dei “ Tribunali”.
Si aggrava il sentimento di “cattiva giustizia”.
I cittadini vivono nel terrore di essere preda di giudici “ incompetenti”.
Il “caso Tortora “ dimostra tutte le mostruose lacune, distorsioni, errori, di una cattiva giustizia.
Come lo è il tema “ critico” dell’ indipendenza dei giudici .

Come sono protetti i giudici? Quale è la loro reale “ indipendenza”?
Si alimentano storie come la “ lunghezza “ del processo?
Spesso si arriva a superare i 6 anni. Perché? Che “tipo” di giustizia si ottiene?
Si critica il rinvio pregiudiziale alla Cassazione della decisione sulla competenza per territorio, introdotto dalla Riforma Cartabia.

Dove finisce la “ Giustizia”?
Peggio ancora se si procede al rinvio pregiudiziale in Cassazione. Mentre si discute del “giudice incompetente”, si corre il rischio di dover ripartire tutto da capo. Ed i costi vanno alle stelle. Di quale giustizia stiamo parlando?

Caro Direttore,

La Regione Piemonte ospita il “Villaggio delle Regioni”. Sono presenti il Capo dello Stato Sergio Mattarella e il Primo Ministro Giorgia Meloni, i Presidenti regionali, insieme agli assessori, giornalisti, radio e Tv. L’appuntamento è in Piazza Carignano, sede del primo parlamento sabaudo, del 1848.

Inaspettatamente, da Palazzo Nuovo, sede dell’università, sbuca una folla urlante che rapidamente vuole raggiungere il corteo del governo.
Si tratta di studenti universitari e di gruppi dei centri sociali Askatasuna, che manifestano contro la Presidente Giorgia Meloni.
In testa uno grosso striscione che recita “Meloni a Torino non sei benvenuta”.
Molte le bandiere “ No Tav e Cambiare Rotta”.
Subito la polizia blocca il corteo. Gli studenti rispondono con continue cariche. Vengono lanciati contro la polizia sassi, bastoni e uova.

La gente ha paura e fugge. Molti negozi hanno abbassato le saracinesche. Il traffico viene deviato.
In via Principe Amedeo, il corteo dei manifestanti ha cercato con la forza di superare un nuovo cordone di polizia.
Ci sono stati scontri violenti, con alcuni feriti, la polizia ha fatto uso di manganelli.
Fermi i treni a Porta Nuova . Da via Roma fino a Piazza san Carlo, non si transita, tutte le vie sono bloccate.

Chiusi gli accessi che portano a piazza Carignano, dove si svolge la manifestazione. Bloccati i servizi dei trasporti urbani.
Torino, 5 maggio 1939
Grande festa in città e in Piemonte, per la visita ufficiale di Sua Eccellenza, il Capo del governo fascista, il Dittatore, il Duce, Benito Mussolini.
Tutto lo stato maggiore Fiat è presente. Il senatore Giovanni Agnelli, il professore Vittorio Valletta, Direttore Generale Fiat,
con i vertici dell’aristocrazia piemontese-industriale, la Chiesa, alla presenza di oltre 60.000 dipendenti, operai e dirigenti, sono tutti schierati, sull’attenti, per ascoltare il discorso di Mussolini, per l’inaugurazione del nuovo, modernissimo stabilimento auto di Mirafiori, che è costato oltre 180 milioni di lire ( 1939).

Nel 1939, l’impianto torinese segna per Fiat l’inizio della moderna produzione, a ritmi di 24 ore giornaliere su tre turni.
I torinesi sono buoni, forti lavoratori, molti provengono dal duro lavoro dei campi. La paga è buona.
Il bisogno di lavorare attira molte nuove forze a Torino.
Mirafiori è un gioiello di moderna architettura industriale. Una macchina industriale concepita per trasportare rapidamente ovunque,
grazie a rapidi collegamenti ferroviari, verso Milano e Genova, il triangolo industriale, che crea ricchezza.

La città tutta si muove ai ritmi della Fiat. Il nuovo Stabilimento di Mirafiori ( anticamente Miraflores) ha una superficie di oltre due milioni di metri quadrati, il corpo centrale su Corso Unione Sovietica, è su cinque piani di uffici per oltre 100 mila metri quadrati, tutto ben protetto e rinchiuso da alte mura, con porte di accesso, ben controllate da addetti della polizia di Stato.
Dotato di ampi garages sotterranei, un ospedale, una area doganale, un lussuoso ristorante ed edifici per i dirigenti, con dodici chilometri di strade sotterranee per movimentare migliaia di moderni motori e varie componenti, più di venti chilometri di sistemi di trasporto su cui si muovono materiali, parti e autovetture finite.
Si tratta di una vera e propria “città”, che produce ricchezza per tutti, e che vive insieme ai ritmi produttivi di Fiat.

Torino nel 1939, ha una popolazione di oltre ‪660.000‬ abitanti, la Fiat ha un fatturato di oltre 2 miliardi di lire, occupa oltre 57.000 dipendenti. ‬
Silenzio assoluto: Mussolini inizia a parlare. Ma il piazzale, che resta gelido, non reagisce, non si leva la minima ovazione.
Mussolini riprende a parlare citando il suo discorso di Milano, ma si accorge che nessuno dei presenti lo conosce: il volto di Mussolini diventa scarlatto dalla rabbia.
Urla ed invita tutti a leggerlo. Silenzio glaciale.
Mussolini minaccia di abbandonare il palco e lo fa subito rivolgendo alla piazza con il saluto romano.

Al Duce saltano i nervi. Strilla imbestialito: «Se non lo ricordate, leggetelo!», e si volta infuriato, abbandona il palco, sta per andarsene.
Il senatore Agnelli, costernato, gli corre incontro, lo prega di rimanere, lo invoca, piange,
lo prende e lo blocca per le braccia, le spalle.
Dopo tante preghiere, lo calma, lo prega, lo costringe a tornare indietro per salutare la folla.
Mussolini torna sul palco, fa il saluto romano, poi corre via, senza dire una sola parola.
A Torino non sarebbe mai più venuto. Torino, la città di Gramsci, non lo ha mai amato.
Mussolini non ha mai amato Torino: per lui il Piemonte è “Il centro della Vandea monarchica, reazionaria, bolscevica”.

Caro Direttore,

sul Notiziario un tuo Lettore scrive: “Tutti parlano di tutto, ma la loro conoscenza si limita ai libri della scuola primaria. I media stampati e le televisioni si sono divisi fra raccontatori (spesso falsi) di ciò che fa il Governo e chi sta all’opposizione, che invece di fare opposizione (inesistente) fomenta odio. Il primo fenomeno che salta all’occhio è costituito dai cosiddetti talk-show. È un fenomeno che ha avuto in Italia una diffusione che non trova riscontro in altri Paesi europei.” 

In tutti i Paesi democratici, la democrazia si alimenta con lo studio, la buona scuola, ottimi insegnanti, la conoscenza ed il dialogo. 

La mancanza di cultura è il vero problema nazionale. Il Governo Meloni non ha speso un solo euro per la cultura e la scuola. L’Italia è in coda in preparazione scolastica. Grave errore politico non alimentare il sapere. Esiste una vera emergenza nazionale sulla preparazione generale dei cittadini, che non sanno distinguere il buono dal falso. 

Le statistiche denunciano il basso livello di istruzione in Italia. Oltre 13 milioni di italiani, tra i 25 anni ed i 64 anni, non sono andati oltre la licenza di terza media, sono il 37,8 % della totalità degli adulti.

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