di Enza Scalisi
E’ la prima ricorrenza sotto un governo di Destra.
I nostri Padri costituzionali e i Partigiani hanno lottato anche per questo? Per consentire a un partito erede, più o meno camuffato, del Fascismo di esprimere il premier? Sono le regole inderogabili della Democrazia.
Ora si parla di pacificazione: ben venga, ne abbiamo bisogno, ma partendo da un assioma: il giudizio storico. La Resistenza è stata una grande tragica epopea, “una guerra civile” in cui l’odio e la violenza si sono esasperati, anche dalla parte giusta (non si poteva combattere con i guanti bianchi il Nazifascismo). Ma se la pierà umana è dovuta anche ai morti della parte sbagliata, spesso giovani che hanno creduto in buona fede in idee di follia, non si devono perdere di vista gli obiettivi contrapposti: da una parte la realizzazione di un regime dittatoriale e sanguinario, dall’altra la fondazione di un ordine nuovo di libertà, democrazia e giustizia sociale.
Dunque questo governo che gli Italiani hanno voluto, adempia ai suoi compiti, non si perda in vano chiacchiericcio distrattivo, ma si impegni a realizzare seri e condivisibili obiettivi, riconoscendo il merito, senza pretestuosi e folli revisionismi, della lotta partigiana, che gli ha consentito di occupare, senza spargimento di sangue, quel ruolo da onorare.
La Festa della Liberazione, perché si celebra il 25 aprile
Un giorno simbolico nella storia d'Italia
Il 25 aprile di ogni anno si celebra in Italia la Festa della Liberazione, un anniversario molto significativo nella storia italiana perché commemora la liberazione dell’Italia dal nazifascismo, con la fine dell’occupazione nazista e la caduta del fascismo.
È una festa nazionale, simbolo della Resistenza, della lotta partigiana condotta dall'8 settembre 1943 (il giorno in cui gli italiani seppero della firma dell'armistizio a Cassibile).
La guerra non finì il 25 aprile 1945. Questo è un giorno simbolico, scelto perché in questa data cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati della Repubblica di Salò da Milano e Torino, in seguito allo sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati e all’azione della Resistenza.
Su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il 22 aprile 1946, il Re Umberto II emanò un decreto: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. La ricorrenza venne celebrata anche negli anni successivi, ma solo nel 1949 è stata istituzionalizzata come festa nazionale, insieme al 2 giugno, festa della Repubblica.
Da allora ogni anno, in varie città d’Italia da Nord a Sud, il 25 aprile vengono organizzate manifestazioni pubbliche in memoria della Liberazione. Tra gli eventi c'è il solenne omaggio, da parte del presidente della Repubblica italiana e delle alte cariche dello Stato, al Milite Ignoto presso l’Altare della Patria a Roma, con la deposizione di una corona di alloro in ricordo ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre.
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L'intervento di Michele Sequenzia da Freiburg Germania
Oltre 300.000 italiani, sfiniti, senza casa, umiliati, sbeffeggiati, derisi e sputati in faccia .... " Andé via, fascisti".
Un racconto di un sopravvissuto:
"Uno mi dava delle pedate ,un secondo mi picchiava con un filo di ferro.un terzo con un pezzo di legno, un quarto con i pugni, la femmina mi picchiava in testa con un pezzo di cuoio.Prima dell'alba mi legarono con le mani dietro la schiena, e in fila indiana, assieme a carlo Radolovich di Marza, Natale Mazzucca da Pinesi, Felice Cossi di Sissano, Graziano Udivisi di Pola, Giuseppe Sabatti da Visinada, mi condussero fino all’imboccatura della Foiba. Per strada ci picchiavano col calcio e colla canna del moschetto. Arrivati al posto del supplizio ci levarono quanto loro sembrava ancora utile."
Ma altrettanto doloroso è stato l’esodo dei sopravvisuti. Che nulla ebbero a che fare con il fascismo. Gente di tradizione pacifica.
Tra cui mia nonna ( 85 anni) Irene De Pangher Manzini, mio nonno Carlo, 88anni , medico condotto a Parenzo, mio zio Renato De Pangher, mio cugino Egidio farmacista di Umago.
L'epiteto più gentile con cui molti dei nostri connazionali accolsero quei fuggiaschi era , non vi vogliamo...«banditi giuliani».
Vergognoso il racconto di chi ha sofferto solo per essere " italiano". I ferrovieri di Bologna negarono agli esili istriani un piatto di minestra perché li considerarono" bastardi fascisti."
Le foibe non debbono essere dimenticate. Sono sacra memoria storica. Ricordiamo gli esuli italiani.
Derubati, infoibati, senza Patria.
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di Pippo Rao
Crotone, Magna Grecia culla pensiero filosofico e scientifico, epicentro del Mediterraneo crogiolo di miti e leggende, oggi ribolle e risuona di un cupo concerto di invocazioni, di preghiere inascoltate, di rantoli di morte.
Crocevia di scambi, sincretismo di lingue, religioni e culture diverse, centro di incontro e accoglienza, oggi è lo specchio del cinismo e della pochezza di una politica che crede di trovare la soluzione “nel bloccare le partenze”, quasi fosse una gita di piacere, incapace di cogliere la disperazione di chi tenta la sua ultima carta di sopravvivenza.
A tal punto è giunto il degrado della compagine umana, a tal punto l’ineffabile barbarie del nostro tempo!
di Francesca Vitali
Se fosse tuo figlio…
Se fosse tuo figlio
riempiresti il mare di navi
di qualsiasi bandiera.
Vorresti che tutte insieme,
a milioni,
facessero da ponte
per farlo passare.
Premuroso,
non lo lasceresti mai da solo,
faresti ombra
per non far bruciare i suoi occhi,
lo copriresti
per non farlo bagnare
dagli schizzi d’acqua salata.
Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare,
te la prenderesti con il pescatore che non presta la barca,
urleresti per chiedere aiuto,
busseresti alle porte dei governi
per rivendicare la vita.
Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto,
anche a rischio di odiare il mondo,
i porti pieni di navi attraccate.
E chi le tiene ferme e lontane
e chi, nel frattempo,
sostituisce le urla
con acqua di mare.
Se fosse tuo figlio li chiameresti
vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso.
Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti,
perché una rabbia incontrollata potrebbe portarti
a farli annegare tutti nello stesso mare.
Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa
non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Puoi dormire tranquillo.
E sopratutto sicuro.
Non è tuo figlio.
È solo un figlio dell’umanitá perduta,
dell’umanità sporca, che non fa rumore.
Non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Dormi tranquillo, certamente
non è il tuo.
Non ancora.
❤️
Facile essere nati dalla parte migliore (ancora) del mondo...
Messina, ci lascia un’altra giovane vita Valentina Denaro