di Pietro Lo Cascio*
I recenti avvistamenti di tartarughe comuni Caretta caretta in alcune spiagge di Salina e di Lipari, analogamente a quanto si sta verificando in altre isole e in diversi tratti delle coste italiane, rappresentano un segnale incoraggiante che lascia ben sperare sul futuro della specie e sullo stato di conservazione del Mediterraneo.
Tuttavia, alcuni episodi si sono verificati nelle ore diurne, che sono anche quelle dove gli animali risultano maggiormente esposti a varie forme di disturbo.
È opportuno ricordare che le tartarughe NON VANNO ASSOLUTAMENTE MANIPOLATE, “AIUTATE” O INFASTIDITE IN QUALSIASI MODO, ANCHE INVOLONTARIO: sono animali che si riproducono da migliaia di generazioni e sanno perfettamente cosa fare.
IN CASO DI AVVISTAMENTO, VA IMMEDIATAMENTE ED ESCLUSIVAMENTE CONTATTATA LA GUARDIA COSTIERA, la quale provvederà a sua volta a contattare chi di competenza per monitoraggio e l’eventuale messa in sicurezza il nido.
Caretta caretta è una specie in allegato alla Direttiva 43/92/UE e SOLTANTO CHI È IN POSSESSO DELL’AUTORIZZAZIONE IN DEROGA RILASCIATA DAL MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA per i territori di competenza può intervenire per le procedure previste a tutela delle femmine e dei nidi.
*Presidente associazione "Nesos"
Addio Vulcanello
Da qualche giorno, anche l’ultimo sentiero che permetteva di accedere a Vulcanello è stato chiuso. Non per il rischio vulcanico, non per le emissioni di gas che non ci sono, ma semplicemente perché – per arrivarci – si era costretti a passare da un condominio privato.
E i condomini hanno evidentemente ritenuto fastidioso l’andirivieni di escursionisti che – privati della possibilità di visitare il cratere della Fossa – salivano in cerca di uno scampolo di bellezza in cima alla penisoletta che sorge a Nord di Vulcano. Del resto, a casa propria ognuno è padrone di fare ciò che vuole.
L’altro, quello riaperto nell’aprile 2022 con un’iniziativa di volontariato coordinata da Nesos e da Federalberghi, era stato chiuso pochi mesi dopo dalla proprietaria del fondo, che ha pensato bene di sbarrare la strada con una recinzione, paventando denunce per violazione di proprietà privata.
E quindi adesso che si fa?
La desolante constatazione è che, sebbene si faccia un gran parlare di “destagionalizzazione” e di “valorizzazione della sentieristica”, negli ultimi anni continuiamo ad assistere alla cancellazione di percorsi possibili, un po’ per le ordinanze, un po’ per l’incuria e il perdurante abbandono.
E questo non è certamente un segnale incoraggiante per i tour operator, per le agenzie e per i turisti che si organizzano in autonomia, e che scelgono di visitare le isole fuori stagione con la prospettiva di cose che poi, giunti sul posto, scopriranno di non potere fare.
Il cratere della Fossa – ammesso che venga riaperto – non risolverà il problema, perché comunque il suo omologo in miniatura rappresentava non soltanto un ripiego temporaneo, ma un’ulteriore opportunità per i numerosi escursionisti che visitano l’isola di Vulcano.
L’aspetto più grave della vicenda, a mio avviso, consiste però nella deprivazione di un diritto e nell’atteggiamento passivo che la accompagna. Cercherò di spiegarmi in breve.
Vulcanello è un luogo dove in passato si estraeva lo zolfo, e in tempi più recenti si continuava ad accedere per diletto. È dunque abbastanza evidente che esistessero dei sentieri, per farlo, e che più di un secolo di frequentazione possa essere considerato un lasso di tempo sufficiente per stabilire una servitù di passaggio.
Eppure questi sentieri sono svaniti nel nulla, eccetto gli unici due praticabili finché i proprietari dei fondi non hanno innalzato le idee.
Se è vero che i due in questione sono privati, in tutto o in parte, allora ce ne saranno stati altri. Dove sono finiti? Il piccolo cratere è circondato da una giungla di recinzioni e proprietà private: come hanno fatto a impadronirsi di passaggi pubblici, come lo sono le tante strade comunali, vicinali o poderali che attraversano terreni privati ma vengono regolarmente percorse da chiunque voglia farlo? Perché a Vulcano questo criterio non deve valere?
Gli uffici tecnici del Comune di Lipari sarebbero il soggetto titolato ad effettuare una ricostruzione attendibile – sulla base delle vecchie mappe catastali – del tracciato delle antiche strade di accesso a Vulcanello, ed eventualmente a indicare dove andrebbe ripristinata la servitù di passaggio. Ma ci vuole il cosiddetto indirizzo “politico”, ovvero qualche amministratore che si prenda a cuore il problema e lo trasformi in una questione di principio. Di fatto lo è, mi sembra abbastanza evidente.
Vorrei tacere un’ultima considerazione, ma proprio non ci riesco. L’“emergenza Vulcano” dura ormai da un anno e mezzo. Tirando le somme, l’escursionismo è stata una delle vittime sacrificali, probabilmente la principale, perché persino una spiaggia a rischio di eruzione freatica è stata parzialmente riaperta, mentre il cratere è rimasto un tabù. Come è giusto che sia, l’emergenza ha previsto interventi risarcitori per le attività dell’isola che ne hanno sofferto evidenti conseguenze economiche. Ora, per riaprire un accesso a Vulcanello e offrire un’alternativa ai visitatori, probabilmente sarebbe stato necessario spendere… un migliaio di euro. A fronte delle somme di cui ho letto sulla stampa locale, onestamente, non mi pare una cifra molto impegnativa, e nemmeno una spesa che avrebbe sottratto risorse ai tanti e più gravi problemi da gestire.
Potremo sperare di tornare a camminare su Vulcanello? Qualcuno deciderà di ripristinare il diritto di percorrere una strada che, un tempo, era pubblica? L’alternativa è ripristinare usanze medioevali, anche se care al cinema italiano.
“Dove vai?”
“A Vulcanello”
“Un fiorino!”.
Stromboli, indetto "Concorso di Poesie..."
La bellezza dell’Isola di Stromboli farà da cornice alla prima edizione del nuovo progetto poetico ideato dal poeta editore Giuseppe Aletti, che ha indetto una specifica manifestazione per suggellare il fascino del luogo. Di origine calabrese, già ideatore di note manifestazioni, su tutte “Il Federiciano”, Aletti è stato conquistato dal magnetismo dell’isola più selvaggia dell’Arcipelago delle Eolie, tanto da sceglierla come destinataria del Concorso Internazionale di Poesia Inedita Isola di Stromboli.
Faro del mediterraneo, così la chiamavano gli antichi, Stromboli ben si presta all’estro creativo, avendo ispirato da sempre intellettuali e romanzieri del calibro di Alexandre Dumas, Jules Verne, Friedrich Nietzche, e anche di Tolkien per la creazione del paesaggio immaginario di Monte Fato.
«È un luogo sospeso nel tempo, dove hai il privilegio dell’immersione completa nella natura – ha dichiarato Aletti -. È un’esperienza che dà un senso più vero al nostro arco vitale. È un luogo che tutti i poeti dovrebbero vivere almeno una volta nella vita».
Promuovere la bellezza attraverso la poesia, è la finalità primaria del concorso, che mira a raccogliere, a Stromboli, poeti e amanti del verso da ogni dove. Anche dalla vicina Calabria.
La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti, e prevede l’invio da una a tre poesie, che possono essere anche in vernacolo. Per gli autori minorenni è prevista l’apposita sezione “I Germogli – Autori in divenire“.
La cerimonia di premiazione sarà inclusa nel festival poetico che si terrà in un fine settimana del mese di giugno 2023, alla presenza dei presidenti di Giuria: Giuseppe Aletti e Hafez Haidar. Durante il festival ci sarà anche un’Estemporanea di poesia aperta a tutti, dove i partecipanti avranno il compito di redigere un componimento scegliendo una delle tracce tematiche fornite dagli organizzatori, magari lasciandosi ispirazione dall’incanto dell’isola, dalle suggestive spiagge, dai panorami mozzafiato, dalle vie silenziose del borgo. Una volta scritto, leggeranno il testo davanti ad una giuria tecnica e popolare, che decreterà il vincitore.
Anche la scelta dei premi richiama bellezza, attenzione alla cultura e alla promozione turistica. Al vincitore assoluto andranno 500 euro per visitare, in un fine settimana, l’Isola di Stromboli: il viaggio comprenderà anche il giro dell’isola in barca per vedere la Sciara del Fuoco. Altri premi: un docufilm, sulla vita del poeta vincitore e la sua produzione poetica, da girare sempre nella magica isola. Una visita nella casa laboratorio e museo dello scultore Salvatore Russo, definito da Giuseppe Aletti “lo scultore della lava”, che lavora solo pietre laviche fuoriuscite dal cratere del vulcano Stromboli. «Trovo che questo concorso sia una grande opportunità per la mia isola – ha asserito Russo –. Stromboli regala tanta energia e tanta ispirazione. È grazie a questo che io sono riuscito a scolpire ed avere sempre nuove idee. Spero che i partecipanti al concorso sappiano abbracciare quest’isola, che sono sicuro regalerà loro tante emozioni per comporre nuove poesie».
Altri riconoscimenti: una pubblicazione monografica gratuita. Un addetto stampa personale che seguirà l’autore per due anni. La realizzazione di un format televisivo di 22 minuti in cui l’autore sarà intervistato da Alessandro Quasimodo o Hafez Haidar. E un audiolibro, per la Collana Le Perle – Edizione Quasimodo, che permetterà di far ascoltare le poesie dalla voce di Alessandro Quasimodo. Come prezioso omaggio, anche il videocorso di scrittura poetica “La Nuova Era della Poesia”, ideato e condotto da Giuseppe Aletti, da trent’anni dedito alla scrittura poetica, alla divulgazione e formazione della scritta parola. Riconoscimenti per i primi dieci classificati saranno di grandezza diversa, in relazione al posizionamento nella classifica definitiva.
Saranno giorni di grande sinergia tra arte e natura, poesia e mistero della bellezza di Stromboli, garantendo un appuntamento esclusivo e imperdibile.
foto di Fabio Famularo
Il casotto solitario
Spesso le pagine dei giornali locali ospitano immagini di luoghi della nostra isola imbruttiti dalla presenza di rifiuti ordinari e straordinari; che siano sacchi di spazzatura, lavatrici ormai esauste, auto dimenticate o parsimoniosamente sottratte alla rottamazione, li troviamo nei più disparati angoli del centro urbano, a margine delle strade carrozzabili, insomma, costantemente sotto i nostri occhi.
Il loro fugace momento di celebrazione mediatica vorrebbe scuotere quel senso civico che – da un po’ di tempo – sembra esserci sfuggito, ma paradossalmente stimola il senso di assuefazione e il vizio della rassegnazione. Il giorno in cui non ci sarà più, di quel vecchio televisore piazzato nel marciapiede sotto casa potremmo addirittura avvertire la mancanza, come se fosse diventato un amico che incrociamo abitualmente mentre andiamo a fare due passi.
Quando il degrado colpisce invece luoghi discreti e nascosti, possibilmente dotati di intrinseca bellezza, siamo ancora in grado di percepire un intimo senso di disagio, di chiederci perché mai qualcuno abbia deciso di imbruttirli e a chi possa giovare tutto ciò.
È questa la domanda che mi rivolgo quando passo dal sentiero delle cave di Caolino e guardo la centralina di monitoraggio che l’INGV ha collocato qualche decennio addietro nei pressi delle fumarole sotto Timpone Pataso.
È ovvio che un tempo debba essere stata indispensabile per raccogliere dati sullo stato del vulcano di Lipari – ancora attivo, nonostante le apparenze – e che dunque sia stata preziosa per valutarne il rischio e scongiurare eventuali, nefaste conseguenze sulla nostra vita. Ma oggi, e ormai da molti anni, non monitora più nulla. I cavi che la circondano sono quasi tutti divelti, i tubi corrugati spaccati, i fili di rame corrosi dall’acido solfidrico che si sprigiona dalle fumarole. Il casotto si erge come un inutile orpello, e una mano pietosa ha piazzato una pietra sul tetto di plastica per evitare che decolli quando soffia il maestrale.
Attorno c’è un paesaggio ancestrale, selvaggio, le rupi dei timponi, il giallo acceso dell’area fumarolica, il blu cangiante del mare.
Da lì passano ogni anno migliaia di escursionisti, soprattutto stranieri. Di certo lo noteranno, perché oggettivamente è brutto. Ma non tutti conoscono cosa si cela dietro l’acronimo INGV, e magari qualcuno lo scambierà per un gabinetto chimico. “Però, questi italiani sono davvero strani”, penseranno, dopo avere cercato senza successo un wc pubblico nei pressi del porto e trovandone finalmente uno nel mezzo del nulla.